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    00 18/12/2010 15:44
    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELLA XIX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO (11 FEBBRAIO 2011)

    Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI in occasione della XIX Giornata Mondiale del Malato, che come di consueto si celebra l’11 febbraio, nella ricorrenza della memoria della Beata Vergine di Lourdes:


    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

    "Dalle sue piaghe siete stati guariti" (1Pt 2,24)

    Cari fratelli e sorelle!

    Ogni anno, nella ricorrenza della memoria della Beata Vergine di Lourdes, che si celebra l’11 febbraio, la Chiesa propone la Giornata Mondiale del Malato. Tale circostanza, come ha voluto il venerabile Giovanni Paolo II, diventa occasione propizia per riflettere sul mistero della sofferenza e, soprattutto, per rendere più sensibili le nostre comunità e la società civile verso i fratelli e le sorelle malati. Se ogni uomo è nostro fratello, tanto più il debole, il sofferente e il bisognoso di cura devono essere al centro della nostra attenzione, perché nessuno di loro si senta dimenticato o emarginato; infatti "la misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana" (Lett. enc. Spe salvi, 38). Le iniziative che saranno promosse nelle singole Diocesi in occasione di questa Giornata, siano di stimolo a rendere sempre più efficace la cura verso i sofferenti, nella prospettiva anche della celebrazione in modo solenne, che avrà luogo, nel 2013, al Santuario mariano di Altötting, in Germania.

    1. Ho ancora nel cuore il momento in cui, nel corso della visita pastorale a Torino, ho potuto sostare in riflessione e preghiera davanti alla Sacra Sindone, davanti a quel volto sofferente, che ci invita a meditare su Colui che ha portato su di sé la passione dell'uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati. Quanti fedeli, nel corso della storia, sono passati davanti a quel telo sepolcrale, che ha avvolto il corpo di un uomo crocifisso, che in tutto corrisponde a ciò che i Vangeli ci trasmettono sulla passione e morte di Gesù! Contemplarlo è un invito a riflettere su quanto scrive san Pietro: "dalle sue piaghe siete stati guariti" (1Pt 2,24). Il Figlio di Dio ha sofferto, è morto, ma è risorto, e proprio per questo quelle piaghe diventano il segno della nostra redenzione, del perdono e della riconciliazione con il Padre; diventano, però, anche un banco di prova per la fede dei discepoli e per la nostra fede: ogni volta che il Signore parla della sua passione e morte, essi non comprendono, rifiutano, si oppongono. Per loro, come per noi, la sofferenza rimane sempre carica di mistero, difficile da accettare e da portare. I due discepoli di Emmaus camminano tristi per gli avvenimenti accaduti in quei giorni a Gerusalemme, e solo quando il Risorto percorre la strada con loro, si aprono ad una visione nuova (cfr Lc 24,13-31). Anche l’apostolo Tommaso mostra la fatica di credere alla via della passione redentrice: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo" (Gv 20,25). Ma di fronte a Cristo che mostra le sue piaghe, la sua risposta si trasforma in una commovente professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). Ciò che prima era un ostacolo insormontabile, perché segno dell'apparente fallimento di Gesù, diventa, nell'incontro con il Risorto, la prova di un amore vittorioso: "Solo un Dio che ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite e il nostro dolore, soprattutto quello innocente, è degno di fede" (Messaggio Urbi et Orbi, Pasqua 2007).

    2. Cari ammalati e sofferenti, è proprio attraverso le piaghe del Cristo che noi possiamo vedere, con occhi di speranza, tutti i mali che affliggono l'umanità. Risorgendo, il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma li ha vinti alla radice. Alla prepotenza del Male ha opposto l'onnipotenza del suo Amore. Ci ha indicato, allora, che la via della pace e della gioia è l'Amore: "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34). Cristo, vincitore della morte, è vivo in mezzo a noi. E mentre con san Tommaso diciamo anche noi: "Mio Signore e mio Dio!", seguiamo il nostro Maestro nella disponibilità a spendere la vita per i nostri fratelli (cfr 1 Gv 3,16), diventando messaggeri di una gioia che non teme il dolore, la gioia della Risurrezione.

    San Bernardo afferma: "Dio non può patire, ma può compatire". Dio, la Verità e l'Amore in persona, ha voluto soffrire per noi e con noi; si è fatto uomo per poter com-patire con l'uomo, in modo reale, in carne e sangue. In ogni sofferenza umana, allora, è entrato Uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; in ogni sofferenza si diffonde la con-solatio, la consolazione dell'amore partecipe di Dio per far sorgere la stella della speranza (cfr Lett. enc. Spe salvi, 39).

    A voi, cari fratelli e sorelle, ripeto questo messaggio, perché ne siate testimoni attraverso la vostra sofferenza, la vostra vita e la vostra fede.

    3. Guardando all’appuntamento di Madrid, nel prossimo agosto 2011, per la Giornata Mondiale della Gioventù, vorrei rivolgere anche un particolare pensiero ai giovani, specialmente a coloro che vivono l’esperienza della malattia. Spesso la Passione, la Croce di Gesù fanno paura, perché sembrano essere la negazione della vita. In realtà, è esattamente il contrario! La Croce è il "sì" di Dio all'uomo, l’espressione più alta e più intensa del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Dal cuore trafitto di Gesù è sgorgata questa vita divina. Solo Lui è capace di liberare il mondo dal male e di far crescere il suo Regno di giustizia, di pace e di amore al quale tutti aspiriamo (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù 2011, 3). Cari giovani, imparate a "vedere" e a "incontrare" Gesù nell'Eucaristia, dove è presente in modo reale per noi, fino a farsi cibo per il cammino, ma sappiatelo riconoscere e servire anche nei poveri, nei malati, nei fratelli sofferenti e in difficoltà, che hanno bisogno del vostro aiuto (cfr ibid., 4). A tutti voi giovani, malati e sani, ripeto l'invito a creare ponti di amore e solidarietà, perché nessuno si senta solo, ma vicino a Dio e parte della grande famiglia dei suoi figli (cfr Udienza generale, 15 novembre 2006).

    4. Contemplando le piaghe di Gesù il nostro sguardo si rivolge al suo Cuore sacratissimo, in cui si manifesta in sommo grado l'amore di Dio. Il Sacro Cuore è Cristo crocifisso, con il costato aperto dalla lancia dal quale scaturiscono sangue ed acqua (cfr Gv 19,34), "simbolo dei sacramenti della Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati al Cuore del Salvatore, attingano con gioia alla fonte perenne della salvezza" (Messale Romano, Prefazio della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù). Specialmente voi, cari malati, sentite la vicinanza di questo Cuore carico di amore e attingete con fede e con gioia a tale fonte, pregando: "Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, fortificami. Oh buon Gesù, esaudiscimi. Nelle tue piaghe, nascondimi" (Preghiera di S. Ignazio di Loyola).

    5. Al termine di questo mio Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del Malato, desidero esprimere il mio affetto a tutti e a ciascuno, sentendomi partecipe delle sofferenze e delle speranze che vivete quotidianamente in unione a Cristo crocifisso e risorto, perché vi doni la pace e la guarigione del cuore. Insieme a Lui vegli accanto a voi la Vergine Maria, che invochiamo con fiducia Salute degli infermi e Consolatrice dei sofferenti. Ai piedi della Croce si realizza per lei la profezia di Simeone: il suo cuore di Madre è trafitto (cfr Lc 2,35). Dall'abisso del suo dolore, partecipazione a quello del Figlio, Maria è resa capace di accogliere la nuova missione: diventare la Madre di Cristo nelle sue membra. Nell’ora della Croce, Gesù le presenta ciascuno dei suoi discepoli dicendole: "Ecco tuo figlio" (cfr Gv 19,26-27). La compassione materna verso il Figlio, diventa compassione materna verso ciascuno di noi nelle nostre quotidiane sofferenze (cfr Omelia a Lourdes, 15 settembre 2008).

    Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata Mondiale del malato, invito anche le Autorità affinché investano sempre più energie in strutture sanitarie che siano di aiuto e di sostegno ai sofferenti, soprattutto i più poveri e bisognosi, e, rivolgendo il mio pensiero a tutte le Diocesi, invio un affettuoso saluto ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone consacrate, ai seminaristi, agli operatori sanitari, ai volontari e a tutti coloro che si dedicano con amore a curare e alleviare le piaghe di ogni fratello o sorella ammalati, negli ospedali o Case di Cura, nelle famiglie: nei volti dei malati sappiate vedere sempre il Volto dei volti: quello di Cristo.

    A tutti assicuro il mio ricordo nella preghiera, mentre imparto a ciascuno una speciale Benedizione Apostolica.

    Dal Vaticano, 21 Novembre 2010, Festa di Cristo Re dell'Universo.

    BENEDICTUS PP XVI













    RINUNCE E NOMINE




    NOMINA DEL VESCOVO DI KOTTAPURAM (INDIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Kottapuram (India) S.E. Mons. Joseph Karikkassery, finora Vescovo tit. di Capo della Foresta ed Ausiliare di Verapoly.



    NOMINA DELL’AUSILIARE DI SEVILLA (SPAGNA)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Sevilla (Spagna) il Rev.do Santiago Gómez Sierra, finora Decano del Capitolo Cattedrale di Córdoba, assegnandogli la sede titolare di Vergi.

    Rev.do Santiago Gómez Sierra

    Il Rev.do Santiago Gómez Sierra è nato a Madridejos, provincia e arcidiocesi di Toledo, il 24 novembre 1957. Ha compiuto gli studi filosofico-teologici presso il Seminario di Córdoba, ha conseguito la Licenza in Filosofia e Scienze della Comunicazione (sezione di Filosofia) presso l’Università Complutense di Madrid e la Licenza in Teologia (specialità Dogmatica e Fondamentale) presso la Pontificia Università di Comillas di Madrid. Ha pubblicato la tesi di Licenza Fe y Culturas en Juan Pablo II.

    Il 18 settembre 1982 è stato ordinato sacerdote e quindi ha ricoperto i seguenti incarichi: Formatore, Vice Rettore e Prefetto degli studi del Seminario Maggiore San Pelagio di Córdoba (1982-1993); Parroco di N.S. de los Ángeles, de Alcolea (1983-1991); Arciprete dell’Alto Guadalquivir (1989-1991); Incaricato di Pastorale Vocazionale (1991-1993); Parroco di San Juan y Todos los Santos in Córdoba (1993-2005); Vice-Presidente della Giunta di Governo e Presidente della Commissione Esecutiva dell’Opera Pia Santísima Trinidad in Córdoba (1993-2006); Vicario generale (1997-2001); Vicario generale e Moderatore della Curia (2004-2007).

    Attualmente in Córdoba è Decano del Capitolo Cattedrale (dal 2005); Presidente della Cassa di Risparmio CajaSur e Cappellano delle Esclavas del Sagrado Corazón (dal 2007); Professore del Seminario Maggiore San Pelagio (dal 1982).



    NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN GRAN BRETAGNA

    Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Gran Bretagna S.E. Mons. Antonio Mennini, Arcivescovo titolare di Ferento, finora Nunzio Apostolico nella Federazione Russa e in Uzbekistan.



    NOMINA DELL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DI CHIUSURA DELL’ANNO GIUBILARE DELLA CHIESA IN VIÊT NAM (SANTUARIO MARIANO DI LA VANG, 4-6 GENNAIO 2011)

    Il Papa ha nominato l'Em.mo Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni di chiusura dell'Anno Giubilare della Chiesa in Viêt Nam (nel 350° anniversario della creazione dei due primi Vicariati Apostolici e nel 50° anniversario dell'istituzione della gerarchia cattolica), in programma presso il Santuario Mariano di La Vang nei giorni 4-6 gennaio 2011.












    VISITA DEL SANTO PADRE ALLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA

    Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita alla Biblioteca Apostolica Vaticana, in occasione della riapertura dopo la ristrutturazione dei locali.

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    00 19/12/2010 15:27
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



    Alle ore 12 di oggi, IV domenica di Avvento, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    In questa quarta domenica di Avvento il Vangelo di san Matteo narra come avvenne la nascita di Gesù ponendosi dal punto di vista di san Giuseppe. Egli era il promesso sposo di Maria, la quale, "prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo" (Mt 1,18). Il Figlio di Dio, realizzando un’antica profezia (cfr Is 7,14), diventa uomo nel grembo di una vergine, e tale mistero manifesta insieme l’amore, la sapienza e la potenza di Dio in favore dell’umanità ferita dal peccato. San Giuseppe viene presentato come "uomo giusto" (Mt 1,19), fedele alla legge di Dio, disponibile a compiere la sua volontà. Per questo entra nel mistero dell’Incarnazione dopo che un angelo del Signore, apparsogli in sogno, gli annuncia: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,20-21). Abbandonato il pensiero di ripudiare in segreto Maria, egli la prende con sé, perché ora i suoi occhi vedono in lei l’opera di Dio.

    Sant’Ambrogio commenta che "in Giuseppe ci fu l’amabilità e la figura del giusto, per rendere più degna la sua qualità di testimone" (Exp. Ev. sec. Lucam II, 5: CCL 14,32-33). Egli – prosegue Ambrogio – "non avrebbe potuto contaminare il tempio dello Spirito Santo, la Madre del Signore, il grembo fecondato dal mistero" (ibid., II, 6: CCL 14,33). Pur avendo provato turbamento, Giuseppe agisce "come gli aveva ordinato l’angelo del Signore", certo di compiere la cosa giusta. Anche mettendo il nome di "Gesù" a quel Bambino che regge tutto l’universo, egli si colloca nella schiera dei servitori umili e fedeli, simile agli angeli e ai profeti, simile ai martiri e agli apostoli – come cantano antichi inni orientali. San Giuseppe annuncia i prodigi del Signore, testimoniando la verginità di Maria, l’azione gratuita di Dio, e custodendo la vita terrena del Messia. Veneriamo dunque il padre legale di Gesù (cfr CCC, 532), perché in lui si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza.

    Cari amici, a san Giuseppe, patrono universale della Chiesa, desidero affidare tutti i Pastori, esortandoli ad offrire "ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo" (Lettera Indizione Anno Sacerdotale). Possa la nostra vita aderire sempre più alla Persona di Gesù, proprio perché "Colui che è il Verbo assume Egli stesso un corpo, viene da Dio come uomo e attira a sé l’intera esistenza umana, la porta dentro la parola di Dio" (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 383). Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, la piena di grazia "adornata di Dio", affinché, nel Natale ormai prossimo, i nostri occhi si aprano e vedano Gesù, e il cuore gioisca in questo mirabile incontro d’amore.



    DOPO L’ANGELUS

    Je vous salue avec joie, chers pèlerins francophones ! En cette dernière semaine de l’Avent, notre préparation à Noël se fait plus intense. Comme Joseph et Marie, son épouse, puissions-nous offrir l’hospitalité à Dieu qui vient chez nous sous la figure d’un enfant humble et fragile, plein d’amour et de tendresse pour tous les hommes! Bonne préparation aux fêtes de la Nativité !

    I greet all the English-speaking visitors and pilgrims here today. On this fourth Sunday of Advent, we are filled with joy because the Lord is at hand. We heard in today’s Gospel about the promise made to Joseph, that his wife Mary was to bear a child who would save his people from their sins. This child would be called Emmanuel, meaning that from now on, God is truly with us, he lives among us and shares our joys and sorrows, our hopes and our fears. As the great feast of Christmas draws near, I invoke God’s abundant blessings upon all of you, and upon your families and loved ones at home.

    Gerne heiße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache willkommen. Die Lesungen des heutigen vierten Adventssonntags zeigen uns noch einmal deutlich, wer uns verheißen ist. Wir erwarten den Immanuel, den „Gott mit uns". Ja, Gott ist nicht fern; er tritt ein in die Geschichte der Menschen und wird selbst Mensch. In seinem Sohn Jesus Christus bekundet er der ganzen Menschheit seine erbarmende Liebe, die niemals aufhört. So dürfen auch wir erfahren: Der Herr ist uns nahe, er ist wirklich der „Gott mit uns" und „für uns". Euch allen wünsche ich eine gute geistliche Vorbereitung für ein frohes und gesegnetes Weihnachtsfest.

    Saludo con afecto a los fieles de lengua española aquí presentes y a cuantos participan en esta oración mariana a través de los diversos medios de comunicación. En la proximidad de la Navidad, os invito a dirigir vuestra oración humilde y confiada al Niño Jesús, nacido de la Santísima Virgen, para que su luz oriente vuestras vidas y os llene de su amor y paz. Que impulsados por la docilidad de nuestra Madre del Cielo estemos siempre dispuestos a realizar en todo la voluntad del Señor, que nos llama y cuenta con cada uno de nosotros. Feliz domingo.

    Moje pozdrowienie kieruję do wszystkich Polaków. Orędzie IV Niedzieli Adwentu, to słowa Proroka Izajasza: „Pan sam da wam znak: Oto Panna pocznie i porodzi Syna i nazwie Go imieniem Emmanuel" (Iz 7, 14). Ten znak, to Jezus, Syn Boży, nadzieja naszego zbawienia, którego narodzin oczekuje Maryja, Dziewicza Matka. Otwórzmy serca, by wraz z Nią przyjąć Go z miłością i pokorą, by jak święty Józef odczytywać Boże znaki w codziennym życiu. Z serca wam błogosławię.

    [Rivolgo il mio saluto a tutti i polacchi. Il messaggio della quarta domenica d’Avvento è riassunto nelle parole del Profeta Isaia: «Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14). Questo segno è Gesù, il Figlio di Dio, la speranza del nostro popolo, la cui nascita è attesa da Maria, Vergine Madre. Apriamo i nostri cuori affinché, insieme con Lei, possiamo accoglierLo con amore e umiltà, e come San Giuseppe sappiamo leggere nella vita quotidiana i segni della Provvidenza. Con tutto il cuore, vi benedico.]

    Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti dalle diocesi di Ozieri, Sassari e Nuoro, come pure i ragazzi e i giovani della parrocchia di San Luigi Gonzaga in Roma. A tutti auguro una buona domenica e un sereno Natale nella luce e nella pace del Signore.

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    00 20/12/2010 00:44
    Messaggio del Papa per la XIX Giornata Mondiale del Malato






    CITTA' DEL VATICANO, domenica, 19 dicembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il Messaggio di Papa Benedetto XVI in occasione della XIX Giornata Mondiale del Malato, che si celebrerà l’11 febbraio 2011, nella ricorrenza della memoria della Beata Vergine di Lourdes.
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    "Dalle sue piaghe siete stati guariti" (1Pt 2,24)

    Cari fratelli e sorelle!

    Ogni anno, nella ricorrenza della memoria della Beata Vergine di Lourdes, che si celebra l’11 febbraio, la Chiesa propone la Giornata Mondiale del Malato. Tale circostanza, come ha voluto il venerabile Giovanni Paolo II, diventa occasione propizia per riflettere sul mistero della sofferenza e, soprattutto, per rendere più sensibili le nostre comunità e la società civile verso i fratelli e le sorelle malati. Se ogni uomo è nostro fratello, tanto più il debole, il sofferente e il bisognoso di cura devono essere al centro della nostra attenzione, perché nessuno di loro si senta dimenticato o emarginato; infatti "la misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana" (Lett. enc. Spe salvi, 38). Le iniziative che saranno promosse nelle singole Diocesi in occasione di questa Giornata, siano di stimolo a rendere sempre più efficace la cura verso i sofferenti, nella prospettiva anche della celebrazione in modo solenne, che avrà luogo, nel 2013, al Santuario mariano di Altötting, in Germania.

    1. Ho ancora nel cuore il momento in cui, nel corso della visita pastorale a Torino, ho potuto sostare in riflessione e preghiera davanti alla Sacra Sindone, davanti a quel volto sofferente, che ci invita a meditare su Colui che ha portato su di sé la passione dell'uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati. Quanti fedeli, nel corso della storia, sono passati davanti a quel telo sepolcrale, che ha avvolto il corpo di un uomo crocifisso, che in tutto corrisponde a ciò che i Vangeli ci trasmettono sulla passione e morte di Gesù! Contemplarlo è un invito a riflettere su quanto scrive san Pietro: "dalle sue piaghe siete stati guariti" (1Pt 2,24). Il Figlio di Dio ha sofferto, è morto, ma è risorto, e proprio per questo quelle piaghe diventano il segno della nostra redenzione, del perdono e della riconciliazione con il Padre; diventano, però, anche un banco di prova per la fede dei discepoli e per la nostra fede: ogni volta che il Signore parla della sua passione e morte, essi non comprendono, rifiutano, si oppongono. Per loro, come per noi, la sofferenza rimane sempre carica di mistero, difficile da accettare e da portare. I due discepoli di Emmaus camminano tristi per gli avvenimenti accaduti in quei giorni a Gerusalemme, e solo quando il Risorto percorre la strada con loro, si aprono ad una visione nuova (cfr Lc 24,13-31). Anche l’apostolo Tommaso mostra la fatica di credere alla via della passione redentrice: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo" (Gv 20,25). Ma di fronte a Cristo che mostra le sue piaghe, la sua risposta si trasforma in una commovente professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). Ciò che prima era un ostacolo insormontabile, perché segno dell'apparente fallimento di Gesù, diventa, nell'incontro con il Risorto, la prova di un amore vittorioso: "Solo un Dio che ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite e il nostro dolore, soprattutto quello innocente, è degno di fede" (Messaggio Urbi et Orbi, Pasqua 2007).

    2. Cari ammalati e sofferenti, è proprio attraverso le piaghe del Cristo che noi possiamo vedere, con occhi di speranza, tutti i mali che affliggono l'umanità. Risorgendo, il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma li ha vinti alla radice. Alla prepotenza del Male ha opposto l'onnipotenza del suo Amore. Ci ha indicato, allora, che la via della pace e della gioia è l'Amore: "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34). Cristo, vincitore della morte, è vivo in mezzo a noi. E mentre con san Tommaso diciamo anche noi: "Mio Signore e mio Dio!", seguiamo il nostro Maestro nella disponibilità a spendere la vita per i nostri fratelli (cfr 1 Gv 3,16), diventando messaggeri di una gioia che non teme il dolore, la gioia della Risurrezione.

    San Bernardo afferma: "Dio non può patire, ma può compatire". Dio, la Verità e l'Amore in persona, ha voluto soffrire per noi e con noi; si è fatto uomo per poter com-patire con l'uomo, in modo reale, in carne e sangue. In ogni sofferenza umana, allora, è entrato Uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; in ogni sofferenza si diffonde la con-solatio, la consolazione dell'amore partecipe di Dio per far sorgere la stella della speranza (cfr Lett. enc. Spe salvi, 39).

    A voi, cari fratelli e sorelle, ripeto questo messaggio, perché ne siate testimoni attraverso la vostra sofferenza, la vostra vita e la vostra fede.

    3. Guardando all’appuntamento di Madrid, nel prossimo agosto 2011, per la Giornata Mondiale della Gioventù, vorrei rivolgere anche un particolare pensiero ai giovani, specialmente a coloro che vivono l’esperienza della malattia. Spesso la Passione, la Croce di Gesù fanno paura, perché sembrano essere la negazione della vita. In realtà, è esattamente il contrario! La Croce è il "sì" di Dio all'uomo, l’espressione più alta e più intensa del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Dal cuore trafitto di Gesù è sgorgata questa vita divina. Solo Lui è capace di liberare il mondo dal male e di far crescere il suo Regno di giustizia, di pace e di amore al quale tutti aspiriamo (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù 2011, 3). Cari giovani, imparate a "vedere" e a "incontrare" Gesù nell'Eucaristia, dove è presente in modo reale per noi, fino a farsi cibo per il cammino, ma sappiatelo riconoscere e servire anche nei poveri, nei malati, nei fratelli sofferenti e in difficoltà, che hanno bisogno del vostro aiuto (cfr ibid., 4). A tutti voi giovani, malati e sani, ripeto l'invito a creare ponti di amore e solidarietà, perché nessuno si senta solo, ma vicino a Dio e parte della grande famiglia dei suoi figli (cfr Udienza generale, 15 novembre 2006).

    4. Contemplando le piaghe di Gesù il nostro sguardo si rivolge al suo Cuore sacratissimo, in cui si manifesta in sommo grado l'amore di Dio. Il Sacro Cuore è Cristo crocifisso, con il costato aperto dalla lancia dal quale scaturiscono sangue ed acqua (cfr Gv 19,34), "simbolo dei sacramenti della Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati al Cuore del Salvatore, attingano con gioia alla fonte perenne della salvezza" (Messale Romano, Prefazio della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù). Specialmente voi, cari malati, sentite la vicinanza di questo Cuore carico di amore e attingete con fede e con gioia a tale fonte, pregando: "Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, fortificami. Oh buon Gesù, esaudiscimi. Nelle tue piaghe, nascondimi" (Preghiera di S. Ignazio di Loyola).

    5. Al termine di questo mio Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del Malato, desidero esprimere il mio affetto a tutti e a ciascuno, sentendomi partecipe delle sofferenze e delle speranze che vivete quotidianamente in unione a Cristo crocifisso e risorto, perché vi doni la pace e la guarigione del cuore. Insieme a Lui vegli accanto a voi la Vergine Maria, che invochiamo con fiducia Salute degli infermi e Consolatrice dei sofferenti. Ai piedi della Croce si realizza per lei la profezia di Simeone: il suo cuore di Madre è trafitto (cfr Lc 2,35). Dall'abisso del suo dolore, partecipazione a quello del Figlio, Maria è resa capace di accogliere la nuova missione: diventare la Madre di Cristo nelle sue membra. Nell’ora della Croce, Gesù le presenta ciascuno dei suoi discepoli dicendole: "Ecco tuo figlio" (cfr Gv 19,26-27). La compassione materna verso il Figlio, diventa compassione materna verso ciascuno di noi nelle nostre quotidiane sofferenze (cfr Omelia a Lourdes, 15 settembre 2008).

    Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata Mondiale del malato, invito anche le Autorità affinché investano sempre più energie in strutture sanitarie che siano di aiuto e di sostegno ai sofferenti, soprattutto i più poveri e bisognosi, e, rivolgendo il mio pensiero a tutte le Diocesi, invio un affettuoso saluto ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone consacrate, ai seminaristi, agli operatori sanitari, ai volontari e a tutti coloro che si dedicano con amore a curare e alleviare le piaghe di ogni fratello o sorella ammalati, negli ospedali o Case di Cura, nelle famiglie: nei volti dei malati sappiate vedere sempre il Volto dei volti: quello di Cristo.

    A tutti assicuro il mio ricordo nella preghiera, mentre imparto a ciascuno una speciale Benedizione Apostolica.

    Dal Vaticano, 21 Novembre 2010, Festa di Cristo Re dell'Universo.

    BENEDICTUS PP XVI

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]
















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    00 20/12/2010 15:33
    UDIENZA DEL SANTO PADRE ALLA CURIA ROMANA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI



    Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Cardinali con i membri della Curia Romana e del Governatorato per la presentazione degli auguri natalizi.

    Nel corso dell’incontro, dopo l’indirizzo di omaggio al Santo Padre del Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, il Papa rivolge ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,

    venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,

    cari fratelli e sorelle!

    È con vivo piacere che vi incontro, cari Membri del Collegio Cardinalizio, Rappresentanti della Curia Romana e del Governatorato, per questo appuntamento tradizionale. Rivolgo a ciascuno un cordiale saluto, ad iniziare dal Cardinale Angelo Sodano, che ringrazio per le espressioni di devozione e di comunione, e per i fervidi auguri che mi ha rivolto a nome di tutti. Prope est jam Dominus, venite, adoremus! Contempliamo come un’unica famiglia il mistero dell’Emmanuele, del Dio-con-noi, come ha detto il Cardinale Decano. Ricambio volentieri i voti augurali e desidero ringraziare vivamente tutti, compresi i Rappresentanti Pontifici sparsi per il mondo, per l’apporto competente e generoso che ciascuno presta al Vicario di Cristo e alla Chiesa.

    "Excita, Domine, potentiam tuam, et veni" – con queste e con simili parole la liturgia della Chiesa prega ripetutamente nei giorni dell’Avvento. Sono invocazioni formulate probabilmente nel periodo del tramonto dell’Impero Romano. Il disfacimento degli ordinamenti portanti del diritto e degli atteggiamenti morali di fondo, che ad essi davano forza, causavano la rottura degli argini che fino a quel momento avevano protetto la convivenza pacifica tra gli uomini. Un mondo stava tramontando. Frequenti cataclismi naturali aumentavano ancora questa esperienza di insicurezza. Non si vedeva alcuna forza che potesse porre un freno a tale declino. Tanto più insistente era l’invocazione della potenza propria di Dio: che Egli venisse e proteggesse gli uomini da tutte queste minacce.

    "Excita, Domine, potentiam tuam, et veni". Anche oggi abbiamo motivi molteplici per associarci a questa preghiera di Avvento della Chiesa. Il mondo con tutte le sue nuove speranze e possibilità è, al tempo stesso, angustiato dall’impressione che il consenso morale si stia dissolvendo, un consenso senza il quale le strutture giuridiche e politiche non funzionano; di conseguenza, le forze mobilitate per la difesa di tali strutture sembrano essere destinate all’insuccesso.

    Excita – la preghiera ricorda il grido rivolto al Signore, che stava dormendo nella barca dei discepoli sbattuta dalla tempesta e vicina ad affondare. Quando la sua parola potente ebbe placato la tempesta, Egli rimproverò i discepoli per la loro poca fede (cfr Mt 8,26 e par.). Voleva dire: in voi stessi la fede ha dormito. La stessa cosa vuole dire anche a noi. Anche in noi tanto spesso la fede dorme. PreghiamoLo dunque di svegliarci dal sonno di una fede divenuta stanca e di ridare alla fede il potere di spostare i monti – cioè di dare l’ordine giusto alle cose del mondo.

    "Excita, Domine, potentiam tuam, et veni": nelle grandi angustie, alle quali siamo stati esposti in quest’anno, tale preghiera di Avvento mi è sempre tornata di nuovo alla mente e sulle labbra. Con grande gioia avevamo iniziato l’Anno sacerdotale e, grazie a Dio, abbiamo potuto concluderlo anche con grande gratitudine, nonostante si sia svolto così diversamente da come ce l’eravamo aspettato. In noi sacerdoti e nei laici, proprio anche nei giovani, si è rinnovata la consapevolezza di quale dono rappresenti il sacerdozio della Chiesa Cattolica, che ci è stato affidato dal Signore. Ci siamo nuovamente resi conto di quanto sia bello che esseri umani siano autorizzati a pronunciare in nome di Dio e con pieno potere la parola del perdono, e così siano in grado di cambiare il mondo, la vita; quanto sia bello che esseri umani siano autorizzati a pronunciare le parole della consacrazione, con cui il Signore attira dentro di sé un pezzo di mondo, e così in un certo luogo lo trasforma nella sua stessa sostanza; quanto sia bello poter essere, con la forza del Signore, vicino agli uomini nelle loro gioie e sofferenze, nelle ore importanti come in quelle buie dell’esistenza; quanto sia bello avere nella vita come compito non questo o quell’altro, ma semplicemente l’essere stesso dell’uomo – per aiutare che si apra a Dio e sia vissuto a partire da Dio. Tanto più siamo stati sconvolti quando, proprio in quest’anno e in una dimensione per noi inimmaginabile, siamo venuti a conoscenza di abusi contro i minori commessi da sacerdoti, che stravolgono il Sacramento nel suo contrario: sotto il manto del sacro feriscono profondamente la persona umana nella sua infanzia e le recano un danno per tutta la vita.

    In questo contesto, mi è venuta in mente una visione di sant’Ildegarda di Bingen che descrive in modo sconvolgente ciò che abbiamo vissuto in quest’anno. "Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava scarpe di onice. Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di sopra. Con voce alta e lamentosa, la donna gridò verso il cielo: ‘Ascolta, o cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti, o terra: il mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpe sono insudiciate!’

    E proseguì: ‘Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa.

    Le stimmate del mio sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia trovo in alcuni lo splendore della verità’.

    E sentii una voce dal cielo che diceva: ‘Questa immagine rappresenta la Chiesa. Per questo, o essere umano che vedi tutto ciò e che ascolti le parole di lamento, annuncialo ai sacerdoti che sono destinati alla guida e all’istruzione del popolo di Dio e ai quali, come agli apostoli, è stato detto: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»’ (Mc 16,15)" (Lettera a Werner von Kirchheim e alla sua comunità sacerdotale: PL 197, 269ss).

    Nella visione di sant’Ildegarda, il volto della Chiesa è coperto di polvere, ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato – per la colpa dei sacerdoti. Così come lei l’ha visto ed espresso, l’abbiamo vissuto in quest’anno. Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva. Dobbiamo interrogarci su che cosa possiamo fare per riparare il più possibile l’ingiustizia avvenuta. Dobbiamo chiederci che cosa era sbagliato nel nostro annuncio, nell’intero nostro modo di configurare l’essere cristiano, così che una tale cosa potesse accadere. Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere. È questo anche il luogo per ringraziare di cuore tutti coloro che si impegnano per aiutare le vittime e per ridare loro la fiducia nella Chiesa, la capacità di credere al suo messaggio. Nei miei incontri con le vittime di questo peccato, ho sempre trovato anche persone che, con grande dedizione, stanno a fianco di chi soffre e ha subito danno. È questa l’occasione per ringraziare anche i tanti buoni sacerdoti che trasmettono in umiltà e fedeltà la bontà del Signore e, in mezzo alle devastazioni, sono testimoni della bellezza non perduta del sacerdozio.

    Siamo consapevoli della particolare gravità di questo peccato commesso da sacerdoti e della nostra corrispondente responsabilità. Ma non possiamo neppure tacere circa il contesto del nostro tempo in cui è dato vedere questi avvenimenti. Esiste un mercato della pornografia concernente i bambini, che in qualche modo sembra essere considerato sempre più dalla società come una cosa normale. La devastazione psicologica di bambini, in cui persone umane sono ridotte ad articolo di mercato, è uno spaventoso segno dei tempi. Da Vescovi di Paesi del Terzo Mondo sento sempre di nuovo come il turismo sessuale minacci un’intera generazione e la danneggi nella sua libertà e nella sua dignità umana. L’Apocalisse di san Giovanni annovera tra i grandi peccati di Babilonia – simbolo delle grandi città irreligiose del mondo – il fatto di esercitare il commercio dei corpi e delle anime e di farne una merce (cfr Ap 18,13). In questo contesto, si pone anche il problema della droga, che con forza crescente stende i suoi tentacoli di polipo intorno all’intero globo terrestre – espressione eloquente della dittatura di mammona che perverte l’uomo. Ogni piacere diventa insufficiente e l’eccesso nell’inganno dell’ebbrezza diventa una violenza che dilania intere regioni, e questo in nome di un fatale fraintendimento della libertà, in cui proprio la libertà dell’uomo viene minata e alla fine annullata del tutto.

    Per opporci a queste forze dobbiamo gettare uno sguardo sui loro fondamenti ideologici. Negli anni Settanta, la pedofilia venne teorizzata come una cosa del tutto conforme all’uomo e anche al bambino. Questo, però, faceva parte di una perversione di fondo del concetto di ethos. Si asseriva – persino nell’ambito della teologia cattolica – che non esisterebbero né il male in sé, né il bene in sé. Esisterebbe soltanto un "meglio di" e un "peggio di". Niente sarebbe in se stesso bene o male. Tutto dipenderebbe dalle circostanze e dal fine inteso. A seconda degli scopi e delle circostanze, tutto potrebbe essere bene o anche male. La morale viene sostituita da un calcolo delle conseguenze e con ciò cessa di esistere. Gli effetti di tali teorie sono oggi evidenti. Contro di esse Papa Giovanni Paolo II, nella sua Enciclica Veritatis splendor del 1993, indicò con forza profetica nella grande tradizione razionale dell’ethos cristiano le basi essenziali e permanenti dell’agire morale. Questo testo oggi deve essere messo nuovamente al centro come cammino nella formazione della coscienza. È nostra responsabilità rendere nuovamente udibili e comprensibili tra gli uomini questi criteri come vie della vera umanità, nel contesto della preoccupazione per l’uomo, nella quale siamo immersi.

    Come secondo punto vorrei dire una parola sul Sinodo delle Chiese del Medio Oriente. Esso ebbe inizio con il mio viaggio a Cipro dove potei consegnare l’Instrumentum laboris per il Sinodo ai Vescovi di quei Paesi lì convenuti. Rimane indimenticabile l’ospitalità della Chiesa ortodossa che abbiamo potuto sperimentare con grande gratitudine. Anche se la piena comunione non ci è ancora donata, abbiamo tuttavia constatato con gioia che la forma basilare della Chiesa antica ci unisce profondamente gli uni con gli altri: il ministero sacramentale dei Vescovi come portatore della tradizione apostolica, la lettura della Scrittura secondo l’ermeneutica della Regula fidei, la comprensione della Scrittura nell’unità multiforme incentrata su Cristo sviluppatasi grazie all’ispirazione di Dio e, infine, la fede nella centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa. Così abbiamo incontrato in modo vivo la ricchezza dei riti della Chiesa antica anche all’interno della Chiesa Cattolica. Abbiamo avuto liturgie con Maroniti e con Melchiti, abbiamo celebrato in rito latino e abbiamo avuto momenti di preghiera ecumenica con gli Ortodossi, e, in manifestazioni imponenti, abbiamo potuto vedere la ricca cultura cristiana dell’Oriente cristiano. Ma abbiamo visto anche il problema del Paese diviso. Si rendevano visibili colpe del passato e profonde ferite, ma anche il desiderio di pace e di comunione quali erano esistite prima. Tutti sono consapevoli del fatto che la violenza non porta alcun progresso – essa, infatti, ha creato la situazione attuale. Solo nel compromesso e nella comprensione vicendevole può essere ristabilita l’unità. Preparare la gente per questo atteggiamento di pace è un compito essenziale della pastorale.

    Nel Sinodo lo sguardo si è poi allargato sull’intero Medio Oriente, dove convivono fedeli appartenenti a religioni diverse ed anche a molteplici tradizioni e riti distinti. Per quanto riguarda i cristiani, ci sono le Chiese pre-calcedonesi e quelle calcedonesi; Chiese in comunione con Roma ed altre che stanno fuori di tale comunione ed in entrambe esistono, uno accanto all’altro, molteplici riti. Negli sconvolgimenti degli ultimi anni è stata scossa la storia di condivisione, le tensioni e le divisioni sono cresciute, così che sempre di nuovo con spavento siamo testimoni di atti di violenza nei quali non si rispetta più ciò che per l’altro è sacro, nei quali anzi crollano le regole più elementari dell’umanità. Nella situazione attuale, i cristiani sono la minoranza più oppressa e tormentata. Per secoli sono vissuti pacificamente insieme con i loro vicini ebrei e musulmani. Nel Sinodo abbiamo ascoltato parole sagge del Consigliere del Mufti della Repubblica del Libano contro gli atti di violenza nei confronti dei cristiani. Egli diceva: con il ferimento dei cristiani veniamo feriti noi stessi. Purtroppo, però, questa e analoghe voci della ragione, per le quali siamo profondamente grati, sono troppo deboli. Anche qui l’ostacolo è il collegamento tra avidità di lucro ed accecamento ideologico. Sulla base dello spirito della fede e della sua ragionevolezza, il Sinodo ha sviluppato un grande concetto del dialogo, del perdono e dell’accoglienza vicendevole, un concetto che ora vogliamo gridare al mondo. L’essere umano è uno solo e l’umanità è una sola. Ciò che in qualsiasi luogo viene fatto contro l’uomo alla fine ferisce tutti. Così le parole e i pensieri del Sinodo devono essere un forte grido rivolto a tutte le persone con responsabilità politica o religiosa perché fermino la cristianofobia; perché si alzino a difendere i profughi e i sofferenti e a rivitalizzare lo spirito della riconciliazione. In ultima analisi, il risanamento può venire soltanto da una fede profonda nell’amore riconciliatore di Dio. Dare forza a questa fede, nutrirla e farla risplendere è il compito principale della Chiesa in quest’ora.

    Mi piacerebbe parlare dettagliatamente dell’indimenticabile viaggio nel Regno Unito, voglio però limitarmi a due punti che sono correlati con il tema della responsabilità dei cristiani in questo tempo e con il compito della Chiesa di annunciare il Vangelo. Il pensiero va innanzitutto all’incontro con il mondo della cultura nella Westminster Hall, un incontro in cui la consapevolezza della responsabilità comune in questo momento storico creò una grande attenzione, che, in ultima analisi, si rivolse alla questione circa la verità e la stessa fede. Che in questo dibattito la Chiesa debba recare il proprio contributo, era evidente per tutti. Alexis de Tocqueville, a suo tempo, aveva osservato che in America la democrazia era diventata possibile e aveva funzionato, perché esisteva un consenso morale di base che, andando al di là delle singole denominazioni, univa tutti. Solo se esiste un tale consenso sull’essenziale, le costituzioni e il diritto possono funzionare. Questo consenso di fondo proveniente dal patrimonio cristiano è in pericolo là dove al suo posto, al posto della ragione morale, subentra la mera razionalità finalistica di cui ho parlato poco fa. Questo è in realtà un accecamento della ragione per ciò che è essenziale. Combattere contro questo accecamento della ragione e conservarle la capacità di vedere l’essenziale, di vedere Dio e l’uomo, ciò che è buono e ciò che è vero, è l’interesse comune che deve unire tutti gli uomini di buona volontà. È in gioco il futuro del mondo.

    Infine, vorrei ancora ricordare la beatificazione del Cardinale John Henry Newman. Perché è stato beatificato? Che cosa ha da dirci? A queste domande si possono dare molte risposte, che nel contesto della beatificazione sono state sviluppate. Vorrei rilevare soltanto due aspetti che vanno insieme e, in fin dei conti, esprimono la stessa cosa. Il primo è che dobbiamo imparare dalle tre conversioni di Newman, perché sono passi di un cammino spirituale che ci interessa tutti. Vorrei qui mettere in risalto solo la prima conversione: quella alla fede nel Dio vivente. Fino a quel momento, Newman pensava come la media degli uomini del suo tempo e come la media degli uomini anche di oggi, che non escludono semplicemente l’esistenza di Dio, ma la considerano comunque come qualcosa di insicuro, che non ha alcun ruolo essenziale nella propria vita. Veramente reale appariva a lui, come agli uomini del suo e del nostro tempo, l’empirico, ciò che è materialmente afferrabile. È questa la "realtà" secondo cui ci si orienta. Il "reale" è ciò che è afferrabile, sono le cose che si possono calcolare e prendere in mano. Nella sua conversione Newman riconosce che le cose stanno proprio al contrario: che Dio e l’anima, l’essere se stesso dell’uomo a livello spirituale, costituiscono ciò che è veramente reale, ciò che conta. Sono molto più reali degli oggetti afferrabili. Questa conversione significa una svolta copernicana. Ciò che fino ad allora era apparso irreale e secondario si rivela come la cosa veramente decisiva. Dove avviene una tale conversione, non cambia semplicemente una teoria, cambia la forma fondamentale della vita. Di tale conversione noi tutti abbiamo sempre di nuovo bisogno: allora siamo sulla via retta.

    La forza motrice che spingeva sul cammino della conversione era in Newman la coscienza. Ma che cosa si intende con ciò? Nel pensiero moderno, la parola "coscienza" significa che in materia di morale e di religione, la dimensione soggettiva, l’individuo, costituisce l’ultima istanza della decisione. Il mondo viene diviso negli ambiti dell’oggettivo e del soggettivo. All’oggettivo appartengono le cose che si possono calcolare e verificare mediante l’esperimento. La religione e la morale sono sottratte a questi metodi e perciò sono considerate come ambito del soggettivo. Qui non esisterebbero, in ultima analisi, dei criteri oggettivi. L’ultima istanza che qui può decidere sarebbe pertanto solo il soggetto, e con la parola "coscienza" si esprime, appunto, questo: in questo ambito può decidere solo il singolo, l’individuo con le sue intuizioni ed esperienze. La concezione che Newman ha della coscienza è diametralmente opposta. Per lui "coscienza" significa la capacità di verità dell’uomo: la capacità di riconoscere proprio negli ambiti decisivi della sua esistenza – religione e morale – una verità, la verità. La coscienza, la capacità dell’uomo di riconoscere la verità, gli impone con ciò, al tempo stesso, il dovere di incamminarsi verso la verità, di cercarla e di sottomettersi ad essa laddove la incontra. Coscienza è capacità di verità e obbedienza nei confronti della verità, che si mostra all’uomo che cerca col cuore aperto. Il cammino delle conversioni di Newman è un cammino della coscienza – un cammino non della soggettività che si afferma, ma, proprio al contrario, dell’obbedienza verso la verità che passo passo si apriva a lui. La sua terza conversione, quella al Cattolicesimo, esigeva da lui di abbandonare quasi tutto ciò che gli era caro e prezioso: i suoi averi e la sua professione, il suo grado accademico, i legami familiari e molti amici. La rinuncia che l’obbedienza verso la verità, la sua coscienza, gli chiedeva, andava ancora oltre. Newman era sempre stato consapevole di avere una missione per l’Inghilterra. Ma nella teologia cattolica del suo tempo, la sua voce a stento poteva essere udita. Era troppo aliena rispetto alla forma dominante del pensiero teologico e anche della pietà. Nel gennaio del 1863 scrisse nel suo diario queste frasi sconvolgenti: "Come protestante, la mia religione mi sembrava misera, non però la mia vita. E ora, da cattolico, la mia vita è misera, non però la mia religione". Non era ancora arrivata l’ora della sua efficacia. Nell’umiltà e nel buio dell’obbedienza, egli dovette aspettare fino a che il suo messaggio fosse utilizzato e compreso. Per poter asserire l’identità tra il concetto che Newman aveva della coscienza e la moderna comprensione soggettiva della coscienza, si ama far riferimento alla sua parola secondo cui egli – nel caso avesse dovuto fare un brindisi – avrebbe brindato prima alla coscienza e poi al Papa. Ma in questa affermazione, "coscienza" non significa l’ultima obbligatorietà dell’intuizione soggettiva. È espressione dell’accessibilità e della forza vincolante della verità: in ciò si fonda il suo primato. Al Papa può essere dedicato il secondo brindisi, perché è compito suo esigere l’obbedienza nei confronti della verità.

    Devo rinunciare a parlare dei viaggi così significativi a Malta, in Portogallo e in Spagna. In essi si è reso nuovamente visibile che la fede non è una cosa del passato, ma un incontro con il Dio che vive ed agisce adesso. Egli ci chiama in causa e si oppone alla nostra pigrizia, ma proprio così ci apre la strada verso la gioia vera.

    "Excita, Domine, potentiam tuam, et veni!". Siamo partiti dall’invocazione della presenza della potenza di Dio nel nostro tempo e dall’esperienza della sua apparente assenza. Se apriamo i nostri occhi, proprio nella retrospettiva sull’anno che volge al termine, può rendersi visibile che la potenza e la bontà di Dio sono presenti in maniera molteplice anche oggi. Così tutti noi abbiamo motivo per ringraziarLo. Con il ringraziamento al Signore rinnovo il mio ringraziamento a tutti i collaboratori. Voglia Dio donare a tutti noi un Santo Natale ed accompagnarci con la sua bontà nel prossimo anno.

    Affido questi voti all’intercessione della Vergine Santa, Madre del Redentore, e a voi tutti e alla grande famiglia della Curia Romana imparto di cuore la Benedizione Apostolica. Buon Natale!

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    00 21/12/2010 15:27
    RINUNCE E NOMINE

    RINUNCIA DEL VESCOVO DI PASIG (FILIPPINE)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Pasig (Filippine), presentata da S.E. Mons. Francisco C. San Diego, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

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    00 22/12/2010 15:29
    RINUNCE E NOMINE




    NOMINA DEL VESCOVO DI JOAÇABA (BRASILE)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Joacaba (Brasile) S.E. Mons. Mário Marquez, O.F.M. Cap., finora Vescovo titolare di Nasai ed Ausiliare di Vitória.

    S.E. Mons. Mário Marquez, O.F.M. Cap.
    S.E. Mons. Mário Marquez, O.F.M. Cap., è nato il 23 novembre 1952 a Luzerna, nella diocesi di Joaçaba, Stato di Santa Catarina. Entrato nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, presso i quali ha frequentato il liceo nel Seminario Santa Maria a Engenheiro Gutierrez e ha compiuto gli studi di Filosofia nel Convento CappuccinoBom Jesus a Ponta Grossa, ha studiato Teologia nell’ITESC – Istituto Teológico de Santa Catarina a Florianópolis.
    Ha emesso la sua prima professione come Francescano Cappuccino il 22 febbraio 1976 e quella perpetua il 6 ottobre 1979. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 22 novembre 1980.
    Come Religioso appartenente alla Provincia Cappuccina di Paraná e Santa Catarina ha svolto gli incarichi seguenti: Parroco della Parrocchia São Pedro a Rancho Alegre e della Parrocchia di Nossa Senhora Aparecida a Uraí (1980 - 1982); Cappellano Militare della Forza Aerea, Cappellano della Base Aerea di Curitiba (1983 - 1984); Vicario delle Parrocchie di Nossa Senhora das Mercês e di Nossa Senhora da Luz a Curitiba (1992-– 1993); Cappellano del II Comando Aereo Regionale di Recife (1994 - 1996); Parroco della Cattedrale Rainha da Paz dell’Ordinariato Militare del Brasile, a Brasília (1996 - 2006).
    Il 31 maggio 2006 è stato nominato Vescovo titolare di Nasai ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Vitória, nello Stato di Espírito Santo. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 6 agosto dello stesso anno.



    NOMINA DI AUSILIARE DI PORTO ALEGRE (BRASILE)

    Il Papa ha nominato Ausiliare dell’arcidiocesi di Porto Alegre (Brasile) il Rev.do P Agenor Girardi, M.S.C., finora Parroco della Parrocchia São José nella diocesi di Palmas-Francisco Beltrão, assegnandogli la sede titolare vescovile di Fornos maggiore.

    Rev.do P Agenor Girardi, M.S.C.
    Il Rev.do P Agenor Girardi, M.S.C., è nato il 2 febbraio 1952 nella città di Orleans, nello Stato di Santa Catarina, nella diocesi di Tubarão. Ha emesso la professione religiosa nella Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore il 1° febbraio 1982 ed è stato ordinato sacerdote il 5 settembre successivo.
    Dopo gli studi preparatori nel Seminario Minore São José a Francisco Beltrão (1966 - 1975), ha studiato Filosofia presso la Pontificia Università Cattolica di Campinas (1975 - 1977) e Teologia nella Facoltà di Teologia Nossa Senhora da Assunção a São Paulo. Ha ottenuto la Licenza in Teologia Spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma.
    Ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario Parrocchiale della Parrocchia Santa Rita de Cássia a Marmeleiro (1982); Parroco e Rettore del Santuario Nossa Senhora do Sagrado Coração a Curitiba (1999 - 2001); Vicario Parrocchiale e poi Parroco della Parrocchia São José a Francisco Beltrão (dal 2002); Membro del Consiglio Presbiterale della diocesi di Palmas-Francisco Beltrão (dal 2007). Nell’ambito della Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore ha ricoperto gli incarichi di: Direttore del Seminario São José a Francisco Beltrão (1984 - 1988); Maestro dei Novizi a Pirassununga (1991 - 1995); Rettore della Casa di Teologia a Curitiba (2001 - 2002); Consulente della Conferenza dei Religiosi Brasiliani per gli orientamenti di esercizi spirituali e formazione sulla Vita Consacrata.



    NOMINA DI AUSILIARE DI SÃO LUÍS DO MARANHÃO (BRASILE)

    Il Santo Padre ha nominato Ausiliare dell’arcidiocesi di São Luís do Maranhão (Brasile) il Rev.do P. José Carlos Chacorowski, C.M., finora Direttore delle Figlie della Carità della Provincia di Amazzonia, nell’arcidiocesi di Belém do Pará, assegnandogli la sede titolare vescovile di Case nere.

    Rev.do P. José Carlos Chacorowski, C.M.
    Il Rev.do P. José Carlos Chacorowski, C.M., è nato il 26 dicembre 1956 a Curitiba, Stato di Paraná. Il 15 gennaio 1977 ha fatto l’ingresso nella Congregazione della Missione (Lazzaristi), nella quale ha emesso i voti religiosi il 16 aprile 1980.
    Ha ricevuto l’ordinazione sacerdote il 2 luglio 1980, dal Papa Giovanni Paolo II, a Rio de Janeiro.
    Ha compiuto gli studi superiori e quelli di Filosofia nel Seminário São Vicente de Paulo ad Araucária. Ha ottenuto il baccalaureato in Teologia presso lo Studium Theologicum a Curitiba. Ha, poi, completato alcuni corsi di Criatividade, Técnica vocal, Leitura dinâmica, Oratória básica e Relações humanas, oltre un corso di lingua francese a Bruxelles e un corso al Centro Internazionale di Formazione a Parigi.
    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: Formatore nel Seminario diocesano di Palmas-Francisco Beltrão (1980 - 1982); Missionario nella Repubblica Democratica del Congo (1982 - 1987); Incaricato della Pastorale degli itineranti (1987 - 1996); Assessore nazionale della Juventude Marial Vicentina e Direttore delle Figlie della Carità della Provincia di Curitiba (1996 - 2005); Parroco della Parrocchia Senhor Bom Jesus dos Perdões di Guaraqueçaba, nella diocesi di Paranaguá (2005 - 2009).
    Attualmente è Direttore delle Figlie della Carità della Provincia di Amazzonia, nell’arcidiocesi di Belém do Pará.
















    CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL TEMPO DI NATALE 2010-2011 PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


    Venerdì 24 dicembre 2010
    SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE

    Cappella Papale
    Basilica Vaticana, ore 22

    Il Santo Padre Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa della Notte nella Solennità del Natale del Signore.

    Sabato 25 dicembre 2010
    SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE

    Loggia Centrale della Basilica Vaticana, ore 12

    Il Santo Padre Benedetto XVI rivolgerà il Suo messaggio natalizio al mondo e impartirà la Benedizione «Urbi et Orbi».

    Venerdì 31 dicembre 2010
    SOLENNITÀ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

    Basilica Vaticana, ore 18

    Il Santo Padre Benedetto XVI presiederà i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio a cui faranno seguito l’esposizione del Santissimo Sacramento, il canto del tradizionale inno «Te Deum», a conclusione dell’anno civile, e la benedizione eucaristica.

    Sabato 1° gennaio 2011
    SOLENNITÀ DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
    GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

    Cappella Papale
    Basilica Vaticana, ore 10

    Il Santo Padre Benedetto XVI presiederà la Celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale in occasione della XLIV Giornata Mondiale della Pace sul tema: « Libertà religiosa, via per la pace» e per il XXXVI Congresso Internazionale dei Pueri Cantores.

    Concelebreranno con il Santo Padre il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Mons. Fernando Filoni, Arcivescovo tit. di Volturno, Sostituto della Segreteria di Stato, Mons. Dominique Mamberti, Arcivescovo tit. di Sagona, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, e Mons. Mario Toso, S.D.B., Vescovo tit. di Bisarcio, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

    Giovedì 6 gennaio 2011
    SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE

    Cappella Papale
    Basilica Vaticana, ore 10

    Il Santo Padre Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa nella Solennità dell’Epifania del Signore.

    Domenica 9 gennaio 2011
    FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE

    Cappella Sistina, ore 10

    Il Santo Padre Benedetto XVI presiederà la Celebrazione Eucaristica nel corso della quale amministrerà il Sacramento del Battesimo ad alcuni bambini.















    L’UDIENZA GENERALE



    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sul mistero del Natale ormai prossimo.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle!

    Con quest’ultima Udienza prima delle Festività Natalizie, ci avviciniamo, trepidanti e pieni di stupore, al "luogo" dove per noi e per la nostra salvezza tutto ha avuto inizio, dove tutto ha trovato un compimento, là dove si sono incontrate e incrociate le attese del mondo e del cuore umano con la presenza di Dio. Possiamo già ora pregustare la gioia per quella piccola luce che si intravede, che dalla grotta di Betlemme comincia ad irradiarsi sul mondo. Nel cammino dell’Avvento, che la liturgia ci ha invitato a vivere, siamo stati accompagnati ad accogliere con disponibilità e riconoscenza il grande Avvenimento della venuta del Salvatore e a contemplare pieni di meraviglia il suo ingresso nel mondo.

    L’attesa gioiosa, caratteristica dei giorni che precedono il Santo Natale, è certamente l’atteggiamento fondamentale del cristiano che desidera vivere con frutto il rinnovato incontro con Colui che viene ad abitare in mezzo a noi: Cristo Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo. Ritroviamo questa disposizione del cuore, e la facciamo nostra, in coloro che per primi accolsero la venuta del Messia: Zaccaria ed Elisabetta, i pastori, il popolo semplice, e specialmente Maria e Giuseppe, i quali in prima persona hanno provato la trepidazione, ma soprattutto la gioia per il mistero di questa nascita. Tutto l’Antico Testamento costituisce un’unica grande promessa, che doveva compiersi con la venuta di un salvatore potente. Ce ne dà testimonianza in particolare il libro del profeta Isaia, il quale ci parla del travaglio della storia e dell’intera creazione per una redenzione destinata a ridonare nuove energie e nuovo orientamento al mondo intero. Così, accanto all’attesa dei personaggi delle Sacre Scritture, trova spazio e significato, attraverso i secoli, anche la nostra attesa, quella che in questi giorni stiamo sperimentando e quella che ci mantiene desti per l’intero cammino della nostra vita. Tutta l’esistenza umana, infatti, è animata da questo profondo sentimento, dal desiderio che quanto di più vero, di più bello e di più grande abbiamo intravisto e intuito con la mente ed il cuore, possa venirci incontro e davanti ai nostri occhi diventi concreto e ci risollevi.

    "Ecco viene il Signore onnipotente: sarà chiamato Emmanuele, Dio-con-noi" (Antifona d’ingresso, S. Messa del 21 dicembre). Frequentemente, in questi giorni, ripetiamo queste parole. Nel tempo della liturgia, che riattualizza il Mistero, è ormai alle porte Colui che viene a salvarci dal peccato e dalla morte, Colui che, dopo la disobbedienza di Adamo ed Eva, ci riabbraccia e spalanca per noi l’accesso alla vita vera. Lo spiega sant’Ireneo, nel suo trattato "Contro le eresie", quando afferma: "Il Figlio stesso di Dio scese «in una carne simile a quella del peccato» (Rm 8,3) per condannare il peccato, e, dopo averlo condannato, escluderlo completamente dal genere umano. Chiamò l’uomo alla somiglianza con se stesso, lo fece imitatore di Dio, lo avviò sulla strada indicata dal Padre perché potesse vedere Dio, e gli diede in dono lo stesso Padre" (III, 20, 2-3).

    Ci appaiono alcune idee preferite di sant’Ireneo, che Dio con il Bambino Gesù ci richiama alla somiglianza con se stesso. Vediamo com’è Dio. E così ci ricorda che noi dovremmo essere simili a Dio. E dobbiamo imitarlo. Dio si è donato, Dio si è donato nelle nostre mani. Dobbiamo imitare Dio. E infine l’idea che così possiamo vedere Dio. Un’idea centrale di sant’Ireneo: l’uomo non vede Dio, non può vederlo, e così è nel buio sulla verità, su se stesso. Ma l’uomo che non può vedere Dio, può vedere Gesù. E così vede Dio, così comincia a vedere la verità, così comincia a vivere.

    Il Salvatore, dunque, viene per ridurre all’impotenza l’opera del male e tutto ciò che ancora può tenerci lontani da Dio, per restituirci all’antico splendore e alla primitiva paternità. Con la sua venuta tra noi, Dio ci indica e ci assegna anche un compito: proprio quello di essere somiglianti a Lui e di tendere alla vera vita, di arrivare alla visione di Dio nel volto di Cristo. Ancora sant’Ireneo afferma: "Il Verbo di Dio pose la sua abitazione tra gli uomini e si fece Figlio dell’uomo, per abituare l’uomo a percepire Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell’uomo secondo la volontà del Padre. Per questo, Dio ci ha dato come «segno» della nostra salvezza colui che, nato dalla Vergine, è l’Emmanuele" (ibidem). Anche qui c’è un’idea centrale molto bella di sant’Ireneo: dobbiamo abituarci a percepire Dio. Dio è normalmente lontano dalla nostra vita, dalle nostre idee, dal nostro agire. È venuto vicino a noi e dobbiamo abituarci a essere con Dio. E audacemente Ireneo osa dire che anche Dio deve abituarsi a essere con noi e in noi. E che Dio forse dovrebbe accompagnarci a Natale, abituarci a Dio, come Dio si deve abituare a noi, alla nostra povertà e fragilità. La venuta del Signore, perciò, non può avere altro scopo che quello di insegnarci a vedere e ad amare gli avvenimenti, il mondo e tutto ciò che ci circonda, con gli occhi stessi di Dio. Il Verbo fatto bambino ci aiuta a comprendere il modo di agire di Dio, affinché siamo capaci di lasciarci sempre più trasformare dalla sua bontà e dalla sua infinita misericordia.

    Nella notte del mondo, lasciamoci ancora sorprendere e illuminare da questo atto di Dio, che è totalmente inaspettato: Dio si fa Bambino. Lasciamoci sorprendere, illuminare dalla Stella che ha inondato di gioia l’universo. Gesù Bambino, giungendo a noi, non ci trovi impreparati, impegnati soltanto a rendere più bella la realtà esteriore. La cura che poniamo per rendere più splendenti le nostre strade e le nostre case ci spinga ancora di più a predisporre il nostro animo ad incontrare Colui che verrà a visitarci, che è la vera bellezza e la vera luce. Purifichiamo quindi la nostra coscienza e la nostra vita da ciò che è contrario a questa venuta: pensieri, parole, atteggiamenti e azioni, spronandoci a compiere il bene e a contribuire a realizzare in questo nostro mondo la pace e la giustizia per ogni uomo e a camminare così incontro al Signore.

    Segno caratteristico del tempo natalizio è il presepe. Anche in Piazza San Pietro, secondo la consuetudine, è quasi pronto e idealmente si affaccia su Roma e sul mondo intero, rappresentando la bellezza del Mistero del Dio che si è fatto uomo e ha posto la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14). Il presepe è espressione della nostra attesa, che Dio si avvicina a noi, che Gesù si avvicina a noi, ma è anche espressione del rendimento di grazie a Colui che ha deciso di condividere la nostra condizione umana, nella povertà e nella semplicità. Mi rallegro perché rimane viva e, anzi, si riscopre la tradizione di preparare il presepe nelle case, nei posti di lavoro, nei luoghi di ritrovo. Questa genuina testimonianza di fede cristiana possa offrire anche oggi per tutti gli uomini di buona volontà una suggestiva icona dell’amore infinito del Padre verso noi tutti. I cuori dei bambini e degli adulti possano ancora sorprendersi di fronte ad essa.

    Cari fratelli e sorelle, la Vergine Maria e san Giuseppe ci aiutino a vivere il Mistero del Natale con rinnovata gratitudine al Signore. In mezzo all’attività frenetica dei nostri giorni, questo tempo ci doni un po’ di calma e di gioia e ci faccia toccare con mano la bontà del nostro Dio, che si fa Bambino per salvarci e dare nuovo coraggio e nuova luce al nostro cammino. E’ questo il mio augurio per un santo e felice Natale: lo rivolgo con affetto a voi qui presenti, ai vostri familiari, in particolare ai malati e ai sofferenti, come pure alle vostre comunità e a quanti vi sono cari.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE



    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    L’attente joyeuse qui caractérise le temps de l’Avent est l’attitude fondamentale du chrétien qui désire rencontrer ‘l’Emmanuel’ : le ‘Dieu-avec-nous’. Alors que s’achève ce temps, remplis d’étonnement, nous nous approchons du « lieu » où, dans la nuit du monde, pour nous et pour notre salut, tout a commencé. Puissions-nous avoir devant cette lumière de Bethléem qui commence à s’irradier sur le monde, un avant-goût de la joie éprouvée par Zacharie et Elisabeth. Il est proche Celui qui nous donne accès à la vraie vie et nous rend à la splendeur des origines. Il nous appelle à lui ressembler. Il nous apprend à regarder et à aimer les événements et le monde avec les yeux mêmes de Dieu. Puisse la crèche, signe émouvant et caractéristique de la beauté du Mystère de l’Incarnation, offrir à tous les hommes de bonne volonté une icône de l’amour infini de Dieu. Chers frères et sœurs, que la Vierge Marie et Saint Joseph nous aident à vivre ce Mystère avec une gratitude renouvelée au Seigneur ! Puisse le temps de Noël nous apporter une joie profonde et nous faire toucher du doigt la bonté de notre Dieu ! Ce sont les vœux que j’offre à tous, notamment aux malades et à ceux qui souffrent, ainsi qu’à vos communautés, à vos familles et aux personnes qui vous sont proches.

    Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier les étudiants de l’enseignement catholique de la région de Lyon, ainsi que la délégation de la Croix-Rouge française et les missionnaires de la divine Miséricorde accompagnés de Mgr Rey, Évêque de Fréjus-Toulon. Que votre préparation aux fêtes qui approchent ne soit pas seulement matérielle, mais qu’elle soit aussi l’occasion de purifier vos cœurs de tout ce qui les empêche d’accueillir le Sauveur qui vient. Joyeux Noël à tous !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    In these last days before Christmas, the Church invites us to contemplate the mystery of Christ’s Birth and to receive the gift of his presence, which is the fulfilment of humanity’s deepest hopes and expectations. We share in the quiet joy which filled the hearts of Mary and Joseph, and all those who first welcomed the promised Saviour, who is Emmanuel, God-with-us. By taking our flesh, the Lord saved us from the sin of our first parents; now he bids us to become like him, to see the world through his eyes and to let our hearts be transformed by his infinite goodness and mercy. This Christmas, may the Christ Child find all of us spiritually prepared for his coming. The traditional Christmas crib, which families prepare in these days, is an eloquent sign of our expectation of the Lord who comes. May the wonderment that the crib evokes in children and adults alike bring us closer to the mystery of God’s love revealed in the incarnation of his beloved Son. Let us ask the Virgin Mary and Saint Joseph to help us contemplate this great mystery with renewed joy and gratitude.

    I offer a warm welcome to the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience. To all of you, and especially the children, I offer my heartfelt good wishes for a serene and joy-filled Christmas!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Mit dieser Audienz unmittelbar vor Weihnachten wollen wir uns ein wenig einstimmen auf das Geheimnis der Heiligen Nacht. Wir schauen schon jetzt auf den Ort – auf Betlehem und die Krippe –, wo für uns und zu unserem Heil alles begonnen hat und wo die Erwartungen der Welt und die Hoffnungen unseres Herzens sich mit der Antwort Gottes begegnen. Freudige Erwartung kennzeichnet die Tage vor Weihnachten. Davon kündet auf seine Art schon der Prophet Jesaja, der in vielfältiger Weise die Erwartung der Geschichte, die Erwartung Israels auf eine erneuerte Welt, auf Freiheit und Friede von Gott her ausgesprochen hat, eine Welt, in der Gott selbst Orientierung schenkt. Die Hoffnung Israels, die vor allem in den prophetischen Büchern aufklingt, ist aber konkrete Gestaltung einer Hoffnung, die in jedem Menschen lebt. Denn alle Menschen erwarten irgendwie eine andere Welt, das Große, das Neue, das Schöne, das Wahre, das Gute, den Frieden und die Liebe aller Menschen in der Welt. Gottes Antwort auf unsere Hoffnungen, auf die Verheißungen, die er uns gibt, ist oft überraschend, ganz anders, als wir sie uns vorstellen: Gott schenkt sich als Kind. Darüber können wir uns zuerst nur staunend wundern. Es ist die größte Überraschung, die wir uns vorstellen konnten: Gott wird Kind und gibt sich in unsere Hände. Er bettelt gleichsam um unsere Liebe und macht sich abhängig von uns. Dafür sollen wir still werden, froh werden und uns von dieser Überraschung Gottes berühren, uns von ihm anrühren und verändern lassen, um uns so wieder selbst zur Ähnlichkeit mit Gott zurückzurufen; denn in dieser Gebärde, im ganzen Leben Jesu sehen wir, wie Gott ist, wie das Abbild Gottes sein müßte, wie wir sein müßten. Und so hilft er uns auch, Gott zu sehen, den wir nicht wahrnehmen in dieser Welt, den wir aber im Gesicht Jesu Christi, in seiner Gestalt sehen können, so daß wir zu ihm hin leben können. So stellt uns der Erlöser mit dem Geschenk seiner selbst die Aufgabe, ihm ähnlicher zu werden, um tiefer zu erkennen, wie er die Welt liebt und in seiner Liebe mitzulieben. Das Ewige Wort Gottes, das zum Kind geworden ist, helfe uns, das Handeln Gottes, sein Sein zu verstehen, um uns mehr und mehr von seiner Güte und Liebe formen zu lassen.

    Ganz herzlich grüße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache. Wir freuen uns über den weihnachtlichen Schmuck in unseren Städten und Häusern. Aber lassen wir das nicht Äußerlichkeit sein, die veräußerlicht, sondern bereiten wir uns inwendig für die Schönheit Gottes, versuchen wir inwendig uns zu reinigen, so daß Gott in uns Platz finden kann. Der Herr segne euch alle und schenke euch allen ein gnadenreiches Weihnachtsfest.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    En la espera gozosa que caracteriza los días que preceden a la Navidad, nos acercamos al "lugar" donde ha iniciado nuestra salvación, donde todo encuentra cumplimiento y se cruza la espera del mundo y el corazón humano. Nos alegramos por la pequeña luz que se vislumbra en la gruta de Belén y que se irradia sobre el mundo. En el camino del Adviento, se nos invita a acoger con disponibilidad y a contemplar con admiración el gran acontecimiento de la venida del Salvador, como ora la Iglesia en su liturgia: Muy pronto vendrá el Señor, que domina los pueblos, y se llamará Emmanuel, porque tendremos a Dios-con-nosotros. El Verbo hecho Niño ayuda a comprender el modo de actuar de Dios, transforma al hombre por su bondad y misericordia, purifica la conciencia y la vida de todo lo que es contrario a su venida: pensamientos, palabras, actitudes y acciones. La tradición de preparar el pesebre en las casas, en los lugares de trabajo, en los sitios de encuentro, ha de ser cada vez más un signo auténtico del tiempo de Navidad, mostrándose como expresión de nuestra espera y acción de gracias a Aquel que ha decidido compartir nuestra condición humana, en la pobreza y en la sencillez. El pesebre, como genuino testimonio de fe cristiana, puede ofrecer aún hoy a los hombres de buena voluntad una sugestiva imagen del amor infinito del Padre.

    Saludo a los grupos de lengua española, en particular a los peregrinos de Alange y Córdoba, así como a los demás fieles provenientes de España, México y otros países latinoamericanos. Deseo a todos una feliz Navidad y os invito a preparar vuestro corazón para recibir al Niño Jesús. Que la Virgen María y San José nos ayuden a vivir el Misterio de este tiempo santo con renovada gratitud al Señor, ofreciendo a los demás paz y alegría. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    No tempo próprio da Liturgia, que actualiza o mistério, está para chegar o Deus Menino, nosso Salvador: Aquele que, depois da desobediência de Adão e Eva, nos abraça de novo e abre o acesso à vida verdadeira. Ele vem para reduzir à impotência a obra do maligno e tudo aquilo que nos faz andar longe de Deus. O Verbo feito menino ajuda-nos a compreender o modo de agir de Deus, para sermos capazes de nos deixar transformar pela sua bondade e misericórdia infinita. A sua vinda serve para nos ensinar a ver e a amar os acontecimentos da vida, o mundo e tudo aquilo que nos rodeia com os próprios olhos de Deus. No meio da actividade frenética dos nossos dias, possa este tempo natalício trazer-nos um pouco de calma e tanta alegria, fazendo-nos sentir a bondade do nosso Deus que Se faz menino para nos salvar e dar nova coragem e nova luz ao nosso caminho.

    Amados peregrinos de língua portuguesa, a minha cordial saudação de boas vindas para todos, com votos de um santo Natal, portador das consolações e graças do Deus Menino: nos vossos corações, famílias e comunidades, resplandeça a luz do Salvador, que nos revela o rosto terno e misericordioso do Pai do Céu. Em seu Nome, eu vos abençoo, pedindo a Deus um Ano Novo sereno e feliz para todos.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków.

    „W tym objawiła się miłość Boga ku nam, że zesłał Syna swego Jednorodzonego na świat, abyśmy życie mieli dzięki Niemu" (1J 4, 9). Życzę wszystkim głębokiego przeżycia świąt Bożego Narodzenia. Osobiste, pełne wiary spotkanie z Chrystusem, wcieloną Miłością Boga, niech budzi nadzieję, daje pokój i radość; niech otwiera serca na światło Ducha Świętego, aby przewodziło w drodze do szczęścia. Niech Bóg wam błogosławi!

    [Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi.

    „In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui" (1Gv 4, 9). Auguro a tutti una profonda partecipazione alla solennità del Natale. L’incontro personale e pieno di fede con Cristo, l’amore Incarnato, risvegli la speranza, doni la pace e la gioia; apra i cuori alla luce dello Spirito Santo, affinché ci guidi sulle vie della felicità. Dio vi benedica!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, ricordando, in modo speciale, gli Zampognari di Bojano e la delegazione del Comune di Bolsena.

    Desidero, poi, salutare i giovani, i malati e gli sposi novelli. A pochi giorni dalla solennità del Natale, possa l'amore, che Dio manifesta all'umanità nella nascita di Cristo, accrescere in voi, cari giovani, il desiderio di servire generosamente i fratelli. Sia per voi, cari malati, fonte di conforto e di serenità, perché il Signore viene a visitarci, recando consolazione e speranza. Ispiri voi, cari sposi novelli, a consolidare la vostra promessa di amore e di reciproca fedeltà.

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    00 23/12/2010 15:29
    RINUNCE E NOMINE




    NOMINA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI PRETORIA E ORDINARIO MILITARE PER IL SUD AFRICA

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo Metropolita di Pretoria e Ordinario Militare per il Sud Africa S.E. Mons. William Slattery, O.F.M., finora Vescovo di Kokstad.



    NOMINA DEL VESCOVO DI KIMBERLEY (SUD AFRICA)

    Il Papa ha nominato Vescovo di Kimberley (Sud Africa) il Rev.do Mons. Abel Gabuza, Amministratore Apostolico dell’arcidiocesi di Pretoria.

    Rev.do Mons. Abel Gabuza
    Il Rev.do Mons. Abel Gabuza è nato il 23 marzo 1955 ad Alexandra, nell’arcidiocesi di Johannesburg. Dopo aver completato gli studi secondari nel Seminario Minore St. Paul ad Hammanskraal, è entrato al Seminario Maggiore St. Peter, sempre ad Hammanskraal, dove ha svolto gli studi di Filosofia, prima di trasferirsi al Seminario Maggiore Nazionale di St. John Vianney, per completare gli studi teologici.
    È stato ordinato sacerdote il 15 dicembre 1984, nella Cattedrale del Sacro Cuore di Pretoria, ed incardinato nella medesima arcidiocesi.
    Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti ministeri: 1985-1987: Assistente parrocchiale nella Parrocchia di St. Oliver, a Tweefontein, allora Ndebele Homeland, e in quella di St. Charles Lwanga, a Soshanguve; 1987-1988: inviato a proseguire gli studi teologici presso la Jesuit School of Theology, Università di Berkeley, California (U.S.A.), conseguendo un Master in Teologia; 1989-1990: Professore al Seminario Propedeutico St. Paul, a Hammanskraal; 1991-1994: Rettore del medesimo Seminario Propedeutico, che è stato poi trasferito a Cape Town e ha cambiato nome in St. Francis Xavier; 1995-1996: nuovamente Parroco di St. Charles Lwanga, a Soshanguve; 1996-1999: Parroco di Maria Regina a Lyttleton; 1999-2001: Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Pretoria; 2001-2009: Parroco di St. Thomas Moore, a Monavoni.
    Dal 2009 è Amministratore Apostolico di Pretoria.



    NOMINA DEL SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

    Il Santo Padre ha nominato Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli il Rev.do Don Savio Hon Tai-Fai, S.D.B., Professore di Teologia nel Seminario di Hong Kong, Membro della Commissione Teologica Internazionale ed Accademico ordinario della Pontificia Accademia di Teologia, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Sila, con dignità di Arcivescovo.

    Rev.do Don Savio Hon Tai-Fai, S.D.B.

    Il Rev.do Don Savio Hon Tai-Fai, S.D.B., è nato a Hong Kong il 21 ottobre 1950.

    Compiuti gli studi negli Studentati Salesiani, ha emesso la prima Professione religiosa il 15 agosto 1969, quella perpetua il 15 agosto 1975 ed è stato ordinato Sacerdote a Hong Kong il 17 luglio 1982.

    Ha conseguito il baccalaureato in Filosofia presso l'Università di Londra ed il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Salesiana di Roma.

    Ha ricoperto diversi incarichi all'interno del suo Istituto, tra cui: Segretario provinciale, Rettore della Casa provincializia, Delegato provinciale delle comunicazioni sociali, Moderatore e Presidente in più Capitoli provinciali, Vice-Provinciale, Provinciale, Delegato in più Capitoli generali, Moderatore del Capitolo generale del 2002.

    Ha svolto attività di insegnamento come Professore invitato in vari Seminari della Cina.

    L'attività scientifica si è manifestata in diverse pubblicazioni, soprattutto di Teologia. Inoltre è stato responsabile della traduzione in cinese del Catechismo della Chiesa Cattolica.

    Appartiene alla Provincia Salesiana della Cina (Cina, Hong Kong, Macao, Taiwan).

    È Accademico ordinario della Pontificia Accademia di Teologia dal 1999.

    È Membro della Commissione Teologica Internazionale dal 2004.

    È Professore di Teologia nel Seminario di Hong Kong.



    NOMINA DI MEMBRO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

    Il Papa ha nominato Membro della Congregazione per la Dottrina della Fede S.E. Mons. Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi.

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    00 24/12/2010 17:20
    MESSAGGIO NATALIZIO DEL SANTO PADRE REGISTRATO PER IL PROGRAMMA "THOUGHT FOR THE DAY" DELLA BBC


    Questa mattina la BBC di Londra ha trasmesso un radiomessaggio, registrato mercoledì scorso dal Santo Padre Benedetto XVI per il programma "Thought for the Day", con il quale - nel ricordo della visita compiuta nello scorso mese di settembre - il Papa invia gli auguri di Natale agli abitanti del Regno Unito ed a tutti gli ascoltatori.
    Riportiamo di seguito la trascrizione del radiomessaggio del Santo Padre:


    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

    Recalling with great fondness my four-day visit to the United Kingdom last September, I am glad to have the opportunity to greet you once again, and indeed to greet listeners everywhere as we prepare to celebrate the birth of Christ. Our thoughts turn back to a moment in history when God's chosen people, the children of Israel, were living in intense expectation. They were waiting for the Messiah that God had promised to send, and they pictured him as a great leader who would rescue them from foreign domination and restore their freedom.

    God is always faithful to his promises, but he often surprises us in the way he fulfils them. The child that was born in Bethlehem did indeed bring liberation, but not only for the people of that time and place - he was to be the Saviour of all people throughout the world and throughout history. And it was not a political liberation that he brought, achieved through military means: rather, Christ destroyed death for ever and restored life by means of his shameful death on the Cross. And while he was born in poverty and obscurity, far from the centres of earthly power, he was none other than the Son of God. Out of love for us he took upon himself our human condition, our fragility, our vulnerability, and he opened up for us the path that leads to the fullness of life, to a share in the life of God himself. As we ponder this great mystery in our hearts this Christmas, let us give thanks to God for his goodness to us, and let us joyfully proclaim to those around us the good news that God offers us freedom from whatever weighs us down: he gives us hope, he brings us life.

    Dear Friends from Scotland, England, Wales, and indeed every part of the English-speaking world, I want you to know that I keep all of you very much in my prayers during this Holy Season. I pray for your families, for your children, for those who are sick, and for those who are going through any form of hardship at this time. I pray especially for the elderly and for those who are approaching the end of their days. I ask Christ, the light of the nations, to dispel whatever darkness there may be in your lives and to grant to every one of you the grace of a peaceful and joyful Christmas. May God bless all of you!



    TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

    Ricordando con grande tenerezza la mia visita di quattro giorni nel Regno Unito nel settembre scorso, sono lieto di avere l’opportunità di rivolgere nuovamente a voi il mio saluto, e anzi di rivolgere i miei auguri agli ascoltatori dovunque si trovino, mentre ci prepariamo a celebrare la nascita di Cristo. I nostri pensieri ritornano a un momento della storia in cui il popolo scelto da Dio, i figli di Israele, vivevano un’attesa intensa. Aspettavano il Messia che Dio aveva promesso di inviare, e lo descrivevano come un grande leader che li avrebbe riscattati dal dominio straniero e avrebbe restaurato la loro libertà.

    Dio è sempre fedele alle sue promesse, ma spesso ci sorprende nel modo di compierle. Il bimbo nato a Betlemme ha portato sì la liberazione, ma non solo per le persone di quel tempo e di quel luogo – egli sarebbe stato il Salvatore di tutti, in ogni luogo del mondo e in ogni tempo della storia. E la liberazione che egli ha portato non era politica, attuata con mezzi militari: al contrario, Cristo ha distrutto la morte per sempre e rinnovato la vita per mezzo della sua morte obbrobriosa sulla croce. E benché sia nato nella povertà e nel nascondimento, lontano dai centri del potere terreno, egli era lo stesso Figlio di Dio. Per amore nostro egli ha preso su di sé la nostra condizione umana, la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità, e ha aperto per noi la via che porta alla pienezza della vita, alla partecipazione alla vita stessa di Dio. Mentre meditiamo nei nostri cuori su questo grande mistero in questo Natale, ringraziamo Dio per la sua bontà verso di noi, e annunciamo con gioia a chi è intorno a noi la buona notizia che Dio ci offre la libertà da tutto ciò che ci opprime: ci dona speranza, ci porta vita.

    Cari amici della Scozia, dell’Inghilterra, del Galles, e di ogni parte del mondo di lingua inglese, desidero che sappiate che vi tengo tutti molto presenti nelle mie preghiere in questo tempo santo. Prego per le vostre famiglie, per i vostri figli, per i malati, per tutti coloro che soffrono per qualsiasi difficoltà in questo tempo. Prego specialmente per gli anziani e coloro che si avvicinano alla fine dei loro giorni. Chiedo a Cristo, luce delle nazioni, di allontanare ogni oscurità dalle vostre vite e di donare a ognuno di voi la grazia di un Natale di pace e di gioia. Il Signore vi benedica tutti.



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    00 25/12/2010 15:29
    SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE

    OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI



    Basilica Vaticana
    Venerdì, 24 dicembre 2010



    Cari fratelli e sorelle!

    „Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato“ – con questa parola del Salmo secondo, la Chiesa inizia la liturgia della Notte Santa. Essa sa che questa parola originariamente apparteneva al rituale dell’incoronazione dei re d’Israele. Il re, che di per sé è un essere umano come gli altri uomini, diventa “figlio di Dio” mediante la chiamata e l’insediamento nel suo ufficio: è una specie di adozione da parte di Dio, un atto di decisione, mediante il quale Egli dona a quell’uomo una nuova esistenza, lo attrae nel suo proprio essere. In modo ancora più chiaro la lettura tratta dal profeta Isaia, che abbiamo appena ascoltato, presenta lo stesso processo in una situazione di travaglio e di minaccia per Israele: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere” (9,5). L’insediamento nell’ufficio del re è come una nuova nascita. Proprio come nuovo nato dalla decisione personale di Dio, come bambino proveniente da Dio, il re costituisce una speranza. Sulle sue spalle poggia il futuro. Egli è il detentore della promessa di pace. Nella notte di Betlemme, questa parola profetica è diventata realtà in un modo che al tempo di Isaia sarebbe stato ancora inimmaginabile. Sì, ora è veramente un bambino Colui sulle cui spalle è il potere. In Lui appare la nuova regalità che Dio istituisce nel mondo. Questo bambino è veramente nato da Dio. È la Parola eterna di Dio, che unisce l’una all’altra umanità e divinità. Per questo bambino valgono i titoli di dignità che il cantico d’incoronazione di Isaia gli attribuisce: Consigliere mirabile – Dio potente – Padre per sempre – Principe della pace (9,5). Sì, questo re non ha bisogno di consiglieri appartenenti ai sapienti del mondo. Egli porta in se stesso la sapienza e il consiglio di Dio. Proprio nella debolezza dell’essere bambino Egli è il Dio forte e ci mostra così, di fronte ai poteri millantatori del mondo, la fortezza propria di Dio.

    Le parole del rituale dell’incoronazione in Israele, in verità, erano sempre soltanto rituali di speranza, che prevedevano da lontano un futuro che sarebbe stato donato da Dio. Nessuno dei re salutati in questo modo corrispondeva alla sublimità di tali parole. In loro, tutte le parole sulla figliolanza di Dio, sull’insediamento nell’eredità delle genti, sul dominio delle terre lontane (Sal 2,8) restavano solo rimando a un avvenire – quasi cartelli segnaletici della speranza, indicazioni che conducevano verso un futuro che in quel momento era ancora inconcepibile. Così l’adempimento della parola che inizia nella notte di Betlemme è al contempo immensamente più grande e – dal punto di vista del mondo – più umile di ciò che la parola profetica lasciava intuire. È più grande, perché questo bambino è veramente Figlio di Dio, veramente “Dio da Dio, Luce da Luce, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”. L’infinita distanza tra Dio e l’uomo è superata. Dio non si è soltanto chinato verso il basso, come dicono i Salmi; Egli è veramente “disceso”, entrato nel mondo, diventato uno di noi per attrarci tutti a sé. Questo bambino è veramente l’Emmanuele – il Dio-con-noi. Il suo regno si estende veramente fino ai confini della terra. Nella vastità universale della santa Eucaristia, Egli ha veramente eretto isole di pace. Ovunque essa viene celebrata si ha un’isola di pace, di quella pace che è propria di Dio. Questo bambino ha acceso negli uomini la luce della bontà e ha dato loro la forza di resistere alla tirannia del potere. In ogni generazione Egli costruisce il suo regno dal di dentro, a partire dal cuore. Ma è anche vero che “il bastone dell’aguzzino” non è stato spezzato. Anche oggi marciano rimbombanti i calzari dei soldati e sempre ancora e sempre di nuovo c’è il “mantello intriso di sangue” (Is 9,3s). Così fa parte di questa notte la gioia per la vicinanza di Dio. Ringraziamo perché Dio, come bambino, si dà nelle nostre mani, mendica, per così dire, il nostro amore, infonde la sua pace nel nostro cuore. Questa gioia, tuttavia, è anche una preghiera: Signore, realizza totalmente la tua promessa. Spezza i bastoni degli aguzzini. Brucia i calzari rimbombanti. Fa che finisca il tempo dei mantelli intrisi di sangue. Realizza la promessa: “La pace non avrà fine” (Is 9,6). Ti ringraziamo per la tua bontà, ma ti preghiamo anche: mostra la tua potenza. Erigi nel mondo il dominio della tua verità, del tuo amore – il “regno della giustizia, dell’amore e della pace”.

    “Maria diede alla luce il suo figlio primogenito” (Lc 2,7). Con questa frase, san Luca racconta, in modo assolutamente privo di pathos, il grande evento che le parole profetiche nella storia di Israele avevano intravisto in anticipo. Luca qualifica il bambino come “primogenito”. Nel linguaggio formatosi nella Sacra Scrittura dell’Antica Alleanza, “primogenito” non significa il primo di una serie di altri figli. La parola “primogenito” è un titolo d’onore, indipendentemente dalla questione se poi seguono altri fratelli e sorelle o no. Così, nel Libro dell’Esodo (Es 4,22), Israele viene chiamato da Dio “il mio figlio primogenito”, e con ciò si esprime la sua elezione, la sua dignità unica, l’amore particolare di Dio Padre. La Chiesa nascente sapeva che in Gesù questa parola aveva ricevuto una nuova profondità; che in Lui sono riassunte le promesse fatte ad Israele. Così la Lettera agli Ebrei chiama Gesù “il primogenito” semplicemente per qualificarLo, dopo le preparazioni nell’Antico Testamento, come il Figlio che Dio manda nel mondo (cfr Eb 1,5-7). Il primogenito appartiene in modo particolare a Dio, e per questo egli – come in molte religioni – doveva essere in modo particolare consegnato a Dio ed essere riscattato mediante un sacrificio sostitutivo, come san Luca racconta nell’episodio della presentazione di Gesù al tempio. Il primogenito appartiene a Dio in modo particolare, è, per così dire, destinato al sacrificio. Nel sacrificio di Gesù sulla croce, la destinazione del primogenito si compie in modo unico. In se stesso, Egli offre l’umanità a Dio e unisce uomo e Dio in modo tale che Dio sia tutto in tutti. San Paolo, nelle Lettere ai Colossesi e agli Efesini, ha ampliato ed approfondito l’idea di Gesù come primogenito: Gesù, ci dicono tali Lettere, è il Primogenito della creazione – il vero archetipo dell’uomo secondo cui Dio ha formato la creatura uomo. L’uomo può essere immagine di Dio, perché Gesù è Dio e Uomo, la vera immagine di Dio e dell’uomo. Egli è il primogenito dei morti, ci dicono inoltre queste Lettere. Nella Risurrezione, Egli ha sfondato il muro della morte per tutti noi. Ha aperto all’uomo la dimensione della vita eterna nella comunione con Dio. Infine, ci viene detto: Egli è il primogenito di molti fratelli. Sì, ora Egli è tuttavia il primo di una serie di fratelli, il primo, cioè, che inaugura per noi l’essere in comunione con Dio. Egli crea la vera fratellanza – non la fratellanza, deturpata dal peccato, di Caino ed Abele, di Romolo e Remo, ma la fratellanza nuova in cui siamo la famiglia stessa di Dio. Questa nuova famiglia di Dio inizia nel momento in cui Maria avvolge il “primogenito” in fasce e lo pone nella mangiatoia. Preghiamolo: Signore Gesù, tu che hai voluto nascere come primo di molti fratelli, donaci la vera fratellanza. Aiutaci perché diventiamo simili a te. Aiutaci a riconoscere nell’altro che ha bisogno di me, in coloro che soffrono o che sono abbandonati, in tutti gli uomini, il tuo volto, ed a vivere insieme con te come fratelli e sorelle per diventare una famiglia, la tua famiglia.

    Il Vangelo di Natale ci racconta, alla fine, che una moltitudine di angeli dell’esercito celeste lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.” (Lc 2,14). La Chiesa ha amplificato, nel Gloria, questa lode, che gli angeli hanno intonato di fronte all’evento della Notte Santa, facendone un inno di gioia sulla gloria di Dio. “Ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa”. Ti rendiamo grazie per la bellezza, per la grandezza, per la tua bontà, che in questa notte diventano visibili a noi. L’apparire della bellezza, del bello, ci rende lieti senza che dobbiamo interrogarci sulla sua utilità. La gloria di Dio, dalla quale proviene ogni bellezza, fa esplodere in noi lo stupore e la gioia. Chi intravede Dio prova gioia, e in questa notte vediamo qualcosa della sua luce. Ma anche degli uomini parla il messaggio degli angeli nella Notte Santa: “Pace agli uomini che egli ama”. La traduzione latina di tale parola, che usiamo nella liturgia e che risale a Girolamo, suona diversamente: “Pace agli uomini di buona volontà”. L’espressione “gli uomini di buona volontà” proprio negli ultimi decenni è entrata in modo particolare nel vocabolario della Chiesa. Ma quale traduzione è giusta? Dobbiamo leggere ambedue i testi insieme; solo così comprendiamo la parola degli angeli in modo giusto. Sarebbe sbagliata un’interpretazione che riconoscesse soltanto l’operare esclusivo di Dio, come se Egli non avesse chiamato l’uomo ad una risposta libera di amore. Sarebbe sbagliata, però, anche un’interpretazione moralizzante, secondo cui l’uomo con la sua buona volontà potrebbe, per così dire, redimere se stesso. Ambedue le cose vanno insieme: grazia e libertà; l’amore di Dio, che ci previene e senza il quale non potremmo amarLo, e la nostra risposta, che Egli attende e per la quale, nella nascita del suo Figlio, addirittura ci prega. L’intreccio di grazia e libertà, l’intreccio di chiamata e risposta non lo possiamo scindere in parti separate l’una dall’altra. Ambedue sono inscindibilmente intessute tra loro. Così questa parola è insieme promessa e chiamata. Dio ci ha prevenuto con il dono del suo Figlio. Sempre di nuovo Dio ci previene in modo inatteso. Non cessa di cercarci, di sollevarci ogniqualvolta ne abbiamo bisogno. Non abbandona la pecora smarrita nel deserto in cui si è persa. Dio non si lascia confondere dal nostro peccato. Egli ricomincia sempre nuovamente con noi. Tuttavia aspetta il nostro amare insieme con Lui. Egli ci ama affinché noi possiamo diventare persone che amano insieme con Lui e così possa esservi pace sulla terra.

    Luca non ha detto che gli angeli hanno cantato. Egli scrive molto sobriamente: l’esercito celeste lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli…” (Lc 2,13s). Ma da sempre gli uomini sapevano che il parlare degli angeli è diverso da quello degli uomini; che proprio in questa notte del lieto messaggio esso è stato un canto in cui la gloria sublime di Dio ha brillato. Così questo canto degli angeli è stato percepito fin dall’inizio come musica proveniente da Dio, anzi, come invito ad unirsi nel canto, nella gioia del cuore per l’essere amati da Dio. Cantare amantis est, dice sant'Agostino: cantare è cosa di chi ama. Così, lungo i secoli, il canto degli angeli è diventato sempre nuovamente un canto di amore e di gioia, un canto di coloro che amano. In quest’ora noi ci associamo pieni di gratitudine a questo cantare di tutti i secoli, che unisce cielo e terra, angeli e uomini. Sì, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa. Ti ringraziamo per il tuo amore. Fa che diventiamo sempre di più persone che amano insieme con te e quindi persone di pace. Amen.




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    MESSAGGIO NATALIZIO DEL SANTO PADRE E BENEDIZIONE URBI ET ORBI



    Alle ore 12 di oggi, Solennità del Natale del Signore, dalla Loggia della Benedizione il Santo Padre Benedetto XVI rivolge il tradizionale Messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltano attraverso la radio e la televisione.
    Questo il testo del Messaggio del Santo Padre per il Natale 2010:


    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

    "Verbum caro factum est" - "Il Verbo si fece carne" (Gv 1,14).

    Cari fratelli e sorelle, che mi ascoltate da Roma e dal mondo intero, con gioia vi annuncio il messaggio del Natale: Dio si è fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi. Dio non è lontano: è vicino, anzi, è l’"Emmanuele", Dio-con-noi. Non è uno sconosciuto: ha un volto, quello di Gesù.

    E’ un messaggio sempre nuovo, sempre sorprendente, perché oltrepassa ogni nostra più audace speranza. Soprattutto perché non è solo un annuncio: è un avvenimento, un accadimento, che testimoni credibili hanno veduto, udito, toccato nella Persona di Gesù di Nazareth! Stando con Lui, osservando i suoi atti e ascoltando le sue parole, hanno riconosciuto in Gesù il Messia; e vedendolo risorto, dopo che era stato crocifisso, hanno avuto la certezza che Lui, vero uomo, era al tempo stesso vero Dio, il Figlio unigenito venuto dal Padre, pieno di grazia e di verità (cfr Gv 1,14).

    "Il Verbo si fece carne". Di fronte a questa rivelazione, riemerge ancora una volta in noi la domanda: come è possibile? Il Verbo e la carne sono realtà tra loro opposte; come può la Parola eterna e onnipotente diventare un uomo fragile e mortale? Non c’è che una risposta: l’Amore. Chi ama vuole condividere con l’amato, vuole essere unito a lui, e la Sacra Scrittura ci presenta proprio la grande storia dell’amore di Dio per il suo popolo, culminata in Gesù Cristo.

    In realtà, Dio non cambia: Egli è fedele a Se stesso. Colui che ha creato il mondo è lo stesso che ha chiamato Abramo e che ha rivelato il proprio Nome a Mosè: Io sono colui che sono … il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe … Dio misericordioso e pietoso, ricco di amore e di fedeltà (cfr Es 3,14-15; 34,6). Dio non muta, Egli è Amore da sempre e per sempre. E’ in Se stesso Comunione, Unità nella Trinità, ed ogni sua opera e parola mira alla comunione. L’incarnazione è il culmine della creazione. Quando nel grembo di Maria, per la volontà del Padre e l’azione dello Spirito Santo, si formò Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, il creato raggiunse il suo vertice. Il principio ordinatore dell’universo, il Logos, incominciava ad esistere nel mondo, in un tempo e in uno spazio.

    "Il Verbo si fece carne". La luce di questa verità si manifesta a chi la accoglie con fede, perché è un mistero d’amore. Solo quanti si aprono all’amore sono avvolti dalla luce del Natale. Così fu nella notte di Betlemme, e così è anche oggi. L’incarnazione del Figlio di Dio è un avvenimento che è accaduto nella storia, ma nello stesso tempo la oltrepassa. Nella notte del mondo si accende una luce nuova, che si lascia vedere dagli occhi semplici della fede, dal cuore mite e umile di chi attende il Salvatore. Se la verità fosse solo una formula matematica, in un certo senso si imporrebbe da sé. Se invece la Verità è Amore, domanda la fede, il "sì" del nostro cuore.

    E che cosa cerca, in effetti, il nostro cuore, se non una Verità che sia Amore? La cerca il bambino, con le sue domande, così disarmanti e stimolanti; la cerca il giovane, bisognoso di trovare il senso profondo della propria vita; la cercano l’uomo e la donna nella loro maturità, per guidare e sostenere l’impegno nella famiglia e nel lavoro; la cerca la persona anziana, per dare compimento all’esistenza terrena.

    "Il Verbo si fece carne". L’annuncio del Natale è luce anche per i popoli, per il cammino collettivo dell’umanità. L’"Emmanuele", Dio-con-noi, è venuto come Re di giustizia e di pace. Il suo Regno – lo sappiamo – non è di questo mondo, eppure è più importante di tutti i regni di questo mondo. E’ come il lievito dell’umanità: se mancasse, verrebbe meno la forza che manda avanti il vero sviluppo: la spinta a collaborare per il bene comune, al servizio disinteressato del prossimo, alla lotta pacifica per la giustizia. Credere nel Dio che ha voluto condividere la nostra storia è un costante incoraggiamento ad impegnarsi in essa, anche in mezzo alle sue contraddizioni. E’ motivo di speranza per tutti coloro la cui dignità è offesa e violata, perché Colui che è nato a Betlemme è venuto a liberare l’uomo dalla radice di ogni schiavitù.

    La luce del Natale risplenda nuovamente in quella Terra dove Gesù è nato e ispiri Israeliani e Palestinesi nel ricercare una convivenza giusta e pacifica. L’annuncio consolante della venuta dell’Emmanuele lenisca il dolore e consoli nelle prove le care comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, donando loro conforto e speranza per il futuro ed animando i Responsabili delle Nazioni ad una fattiva solidarietà verso di esse. Ciò avvenga anche in favore di coloro che ad Haiti soffrono ancora per le conseguenze del devastante terremoto e della recente epidemia di colera. Così pure non vengano dimenticati coloro che in Colombia ed in Venezuela, ma anche in Guatemala e in Costa Rica, hanno subito le recenti calamità naturali.

    La nascita del Salvatore apra prospettive di pace duratura e di autentico progresso alle popolazioni della Somalia, del Darfur e della Costa d’Avorio; promuova la stabilità politica e sociale del Madagascar; porti sicurezza e rispetto dei diritti umani in Afghanistan e in Pakistan; incoraggi il dialogo fra Nicaragua e Costa Rica; favorisca la riconciliazione nella Penisola Coreana.

    La celebrazione della nascita del Redentore rafforzi lo spirito di fede, di pazienza e di coraggio nei fedeli della Chiesa nella Cina continentale, affinché non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza. L’amore del "Dio con noi" doni perseveranza a tutte le comunità cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i leader politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della libertà religiosa di tutti. Cari fratelli e sorelle, "il Verbo si fece carne", è venuto ad abitare in mezzo a noi, è l’Emmanuele, il Dio che si è fatto a noi vicino. Contempliamo insieme questo grande mistero di amore, lasciamoci illuminare il cuore dalla luce che brilla nella grotta di Betlemme! Buon Natale a tutti!














    AUGURI DEL SANTO PADRE AI POPOLI E ALLE NAZIONI IN OCCASIONE DEL SANTO NATALE


    Ai fedeli radunati in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltano attraverso la radio e la televisione, dopo il Messaggio natalizio "Urbi et Orbi" dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI invia l’augurio natalizio in 65 lingue:

    A quanti mi ascoltano, rivolgo un cordiale augurio nelle diverse espressioni linguistiche:

    italiano:
    Buon Natale ai romani e agli italiani! In questo giorno, illuminato dalla speranza evangelica che proviene dall’umile grotta di Betlemme, auspico di cuore il dono natalizio della gioia e della pace per ogni abitante dell'amata Italia: per i bambini e gli anziani, per i giovani e le famiglie. Il Cristo, nato per noi, ispiri i responsabili, perché ogni loro scelta e decisione sia sempre per il bene comune; conforti quanti sono provati dalla malattia e dalla sofferenza; sostenga coloro che si dedicano al servizio dei fratelli più bisognosi.

    francese:
    Heureuse et sainte fête de Noël ! Que le Christ Sauveur vous garde dans l’espérance et qu’il vous fasse le don de la paix profonde !

    inglese:
    May the birth of the Prince of Peace remind the world where its true happiness lies; and may your hearts be filled with hope and joy, for the Saviour has been born for us.

    tedesco:
    Die Geburt Jesu Christi, des Erlösers der Menschen, erfülle Euer Leben mit tiefer Freude und reicher Gnade; sein Friede möge in Euren Herzen wohnen. Gesegnete und frohe Weihnachten!

    spagnolo:
    ¡Feliz Navidad! Que la Paz de Cristo reine en vuestros corazones, en la familias y en todos los pueblos.

    portoghese:
    Feliz Natal para todos, e que a Luz de Cristo Salvador ilumine os vossos corações de paz e de esperança!

    neerlandese:
    Zalig en gelukkig Kerstmis.

    lussemburghese:
    Schéin Chreschtdag.

    greco:
    5"8 5D4FJ@L(¨<<"

    albanese:
    Per shum vjet Krishtlindjen.

    romeno:
    Sărbători Fericite de Crăciun si Anul Nou.

    ungherese:
    Àldott Karácsonyt.

    polacco:
    Błogosławionych świąt Bożego Narodzenia.

    ceco:
    Narodil se vám Spasitel. Radujte se!

    slovacco:
    Milostiplné a radostné Viacočné Sviatky.

    croato:
    Sretan Božić, Isusovo Porođenje!

    sloveno:
    Božje Dete, naj vam podeli svoj blagoslov.

    serbo:
    Среħан Божиħ - Христос се роди!

    serbo-lusazio:
    Zohnowane hody! A zbožowne Nowe lěto!

    bulgaro:
    Честито Рождество Христово

    macedone:
    Нека ви е честит Божиу н Нова Година

    bielorusso:
    Viasíòłych kalàdnych Sviàtaû!

    russo:
    Сердечно поздравляю всех с Праздником
    Рождества Христова

    mongolo:


    kazako:
    Родecтвo мepeкeci ктты болсын!

    ucraino:
    Веселих Свят з Різдвом
    Христовим і Новим Роком!

    lituano:
    Linksmų šwentų Kaledų.

    lettone:
    Priecīgus Ziemsvētkus!

    estone:
    Häid joulupühi.

    finlandese:
    Hyvää Joulua.

    svedese:
    God Jul, Gott Nytt Àr.

    islandese:
    Gleðileg jól!

    irlandese:
    Nollaig shona dhaoibh go léir.

    romanès:
    Baxtalò Krečùno! Thaj Nevo berš!

    maltese:
    Il-Milied it tajjeb lill-poplu kollu ta' Malta u ta' Għawdex.

    georgiano:


    turco:
    Noel bayramı kutlu olsun.

    arabo:


    etiopico-eritreo:


    ebraico:


    aramaico:


    armeno:


    suahili:
    Heri kwa noeli na baraka nyingi kwa mwaka mpya.

    kirundi e kinyarwanda:
    Gumya umutima mu mahoro! Noeli nziza!

    malgascio:
    Arahaba tratrin'i Noely.

    hindi:


    tamil:


    malayalam:


    bengalese:


    birmano:


    urdu (Pakistan):


    cinese:


    giapponese:


    coreano:


    vietnamita:
    Chúc mùng giáng sinh.

    singalese:


    tailandese:


    indonesiano:
    Selamat Hari Natal.

    cambogiano:



    filippino:
    Malygayang pasko at manigong bagong taon.

    maori:
    Meri Kirihimete.

    samoano:
    Ia manuia le Kirisimasi.

    esperanto:
    Dibenitan Kristnaskon kaj prosperan novjaron.

    guaraní:
    Ko navidad árape che maitei ame'ê peême.

    latino:
    Verbum caro factum est.

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    00 26/12/2010 15:29
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Il Vangelo secondo Luca racconta che i pastori di Betlemme, dopo aver ricevuto dall’angelo l’annuncio della nascita del Messia, "andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia" (2,16). Ai primi testimoni oculari della nascita di Gesù si presentò, dunque, la scena di una famiglia: madre, padre e figlio neonato. Per questo la Liturgia ci fa celebrare, nella prima domenica dopo il Natale, la festa della santa Famiglia. Quest’anno essa ricorre proprio all’indomani del Natale e, prevalendo su quella di santo Stefano, ci invita a contemplare questa "icona" in cui il piccolo Gesù appare al centro dell’affetto e delle premure dei suoi genitori. Nella povera grotta di Betlemme – scrivono i Padri della Chiesa – rifulge una luce vivissima, riflesso del profondo mistero che avvolge quel Bambino, e che Maria e Giuseppe custodiscono nei loro cuori e lasciano trasparire nei loro sguardi, nei gesti, soprattutto nei loro silenzi. Essi, infatti, conservano nell’intimo le parole dell’annuncio dell’angelo a Maria: "colui che nascerà sarà chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35).

    Eppure, la nascita di ogni bambino porta con sé qualcosa di questo mistero! Lo sanno bene i genitori che lo ricevono come un dono e che, spesso, così ne parlano. A tutti noi è capitato di sentir dire a un papà e a una mamma: "Questo bambino è un dono, un miracolo!". In effetti, gli esseri umani vivono la procreazione non come mero atto riproduttivo, ma ne percepiscono la ricchezza, intuiscono che ogni creatura umana che si affaccia sulla terra è il "segno" per eccellenza del Creatore e Padre che è nei cieli. Quant’è importante, allora, che ogni bambino, venendo al mondo, sia accolto dal calore di una famiglia! Non importano le comodità esteriori: Gesù è nato in una stalla e come prima culla ha avuto una mangiatoia, ma l’amore di Maria e di Giuseppe gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amati. Di questo hanno bisogno i bambini: dell’amore del padre e della madre. E’ questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita. La santa Famiglia di Nazareth ha attraversato molte prove, come quella – ricordata nel Vangelo secondo Matteo – della "strage degli innocenti", che costrinse Giuseppe e Maria ed emigrare in Egitto (cfr 2,13-23). Ma, confidando nella divina Provvidenza, essi trovarono la loro stabilità e assicurarono a Gesù un’infanzia serena e una solida educazione.

    Cari amici, la santa Famiglia è certamente singolare e irripetibile, ma al tempo stesso è "modello di vita" per ogni famiglia, perché Gesù, vero uomo, ha voluto nascere in una famiglia umana, e così facendo l’ha benedetta e consacrata. Affidiamo pertanto alla Madonna e a san Giuseppe tutte le famiglie, affinché non si scoraggino di fronte alle prove e alle difficoltà, ma coltivino sempre l’amore coniugale e si dedichino con fiducia al servizio della vita e dell’educazione.



    DOPO L’ANGELUS DOPO L’ANGELUS

    In questo tempo del Santo Natale, il desiderio e l’invocazione del dono della pace si sono fatti ancora più intensi. Ma il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo. Ho appreso con grande tristezza l’attentato in una chiesa cattolica nelle Filippine, mentre si celebravano i riti del giorno di Natale, come pure l’attacco a chiese cristiane in Nigeria. La terra si è macchiata ancora di sangue in altre parti del mondo come in Pakistan. Desidero esprimere il mio sentito cordoglio per le vittime di queste assurde violenze, e ripeto ancora una volta l’appello ad abbandonare la via dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità. In questo giorno in cui celebriamo la Santa Famiglia, che visse la drammatica esperienza di dover fuggire in Egitto per la furia omicida di Erode, ricordiamo anche tutti coloro – in particolare le famiglie - che sono costretti ad abbandonare le proprie case a causa della guerra, della violenza e dell’intolleranza. Vi invito, quindi, ad unirvi a me nella preghiera per chiedere con forza al Signore che tocchi il cuore degli uomini e porti speranza, riconciliazione e pace.

    Je salue cordialement les pèlerins de langue française ! Célébrant aujourd’hui la fête de la Sainte Famille, nous nous rappelons que chaque famille humaine doit être le reflet de la beauté de l’amour divin et au fondement d’une civilisation de l’amour. Rendons grâce à Dieu pour nos familles, demandons-Lui de les bénir et de les garder toujours unies par les liens de son amour ! Bonne fête à tous !

    I am pleased to greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus prayer on the Feast of the Holy Family. Reflecting on the love of Jesus, Mary and Joseph for one another, we see that Nazareth is a kind of school where we may begin to discover the life of Christ and to understand his Gospel. May the peace of the Holy Family always be in your homes and fill you with gladness. Upon you and your loved ones, I invoke God’s abundant blessings!

    Einen weihnachtlichen Gruß richte ich an die Pilger und Besucher deutscher Sprache. Heute feiert die Kirche das Fest der Heiligen Familie. Das Wort Gottes ist Mensch geworden und in einer Familie aufgewachsen, die ihm in den Stürmen der Zeit Schutz und Heimat gegeben hat. Jesus Christus segne auch unsere Familien und lasse den Glanz seiner göttlichen Liebe in ihnen aufscheinen. Euch und euern Lieben wünsche ich eine gnadenreiche Weihnachtszeit.

    Saludo cordialmente a los fieles de lengua española que participan en esta oración mariana. En la fiesta de la Sagrada Familia, contemplamos el misterio del Hijo de Dios que vino al mundo rodeado del afecto de María y de José. Invito a las familias cristianas a mirar con confianza el hogar de Nazaret, cuyo ejemplo de vida y comunión nos alienta a afrontar las preocupaciones y necesidades domésticas con profundo amor y recíproca comprensión. A vosotros y a vuestras familias os reitero mi cordial felicitación en estas fiestas de Navidad. Que Dios os bendiga siempre.

    Pozdrawiam Polaków. Dziś, w niedzielę Świętej Rodziny, proszę Boga, aby wiara, nadzieja i miłość były fundamentem stałości polskich rodzin. Małżeńska miłość mężczyzny i kobiety niech owocuje nowym życiem i duchowym wzrastaniem przyszłych pokoleń. Niech Bóg wam błogosławi!

    [Saluto i polacchi. Oggi, nella domenica della Santa Famiglia, chiedo a Dio che la fede, la speranza e l’amore siano il fondamento della saldezza delle famiglie polacche. L’amore coniugale dell’uomo e della donna fruttifichi di nuova vita e di crescita spirituale nelle future generazioni. Dio vi benedica!]

    Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. Auguro a tutti di vivere in serenità e armonia questi giorni, condividendo la gioia profonda che scaturisce dalla Nascita di Cristo. Buona domenica!

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    00 27/12/2010 15:42
    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DI AUSILIARE DELL’ARCIDIOCESI DI EGER (UNGHERIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Eger il Rev.do Ferenc Palánki, del clero della diocesi di Vác, finora Direttore Spirituale del Seminario Propedeutico, assegnandogli la sede titolare vescovile di Fidoloma.

    Rev.do Ferenc Palánki
    Il Rev.do Ferenc Palánki è nato l’11 marzo 1964 a Balassagyarmat. Ha completato gli studi liceali a Balassagyarmat negli anni 1978-82. Presso l’Istituto Superiore di Győr ha conseguito un diploma in telecomunicazioni (1983-87). Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso l’Istituto Superiore di Teologia di Esztergom. Ha ottenuto una licenza presso la facoltà di Diritto Canonico all’Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest.
    È stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1994 incardinandosi nella diocesi di Vác.
    Ha quindi ricoperto i seguenti incarichi: Viceparroco di Balassagyarmat (1994-96); Parroco di Dorogháza (1996-2000), Parroco di Püspökszilágy (2000-2005).
    Attualmente è Direttore spirituale nel Seminario propedeutico di Vác e Difensore del vincolo presso il Tribunale diocesano.

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    00 28/12/2010 15:36
    RINUNCE E NOMINE


    RINUNCIA DEL VESCOVO DI MANGA (BURKINA FASO) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Manga (Burkina Faso), presentata da S.E. Mons. Wenceslas Compaoré, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Manga (Burkina Faso), il Rev.do Gabriel Sayaogo, del clero di Ouahigouya, Vicario Generale della diocesi di Ouahigouya.

    Rev.do Gabriel Sayaogo
    Il Rev. do Gabriel Sayaogo è nato il 9 gennaio 1962 a Niességa, nella diocesi di Ouahigouya. Ha studiato in patria e in Italia, presso la Pontificia Università Urbaniana, dove si è laureato in Diritto Canonico.
    È stato ordinato sacerdote il 13 luglio 1991 ed incardinato nella diocesi di Ouahigouya.
    Ha poi ricoperto i seguenti incarichi: 1991-1997: Vicario parrocchiale della Cattedrale di Ouahigouya; 1997-2001: Studi per la Laurea in Diritto Canonico alla Pontificia Università Urbaniana, a Roma; 2001-2004: Parroco della Cattedrale di Ouahigouya; 2003-2007: Docente di Diritto Canonico al Seminario Maggiore di Koumi; 2007-2009: Vicario Generale della diocesi di Ouahigouya; 2009-2010: Amministratore Apostolico di Ouahigouya; dal 2010: Vicario generale della diocesi di Ouahigouya.











    LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLE CELEBRAZIONI DI CHIUSURA DELL'ANNO GIUBILARE DELLA CHIESA IN VIÊT NAM (SANTUARIO MARIANO DI LA VANG, 4-6 GENNAIO 2011)


    Il 18 dicembre scorso è stata pubblicata la nomina dell'Em.mo Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ad Inviato Speciale del Santo Padre alle celebrazioni di chiusura dell'Anno Giubilare della Chiesa in Viêt Nam (nel 350° anniversario della creazione dei due primi Vicariati Apostolici e nel 50° anniversario dell'istituzione della gerarchia cattolica), in programma presso il Santuario Mariano di La Vang nei giorni 4-6 gennaio 2011.

    Il Cardinale Inviato Speciale sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti ecclesiastici:

    Rev.do Don Antoine Duong Quynh, Cancelliere dell’Arcidiocesi di Huê, e Rettore della Cattedrale di Phu Cam, Huê;
    Rev.do P. François Xavier Vu Phan Long, OFM, Segretario della Commissione Biblica della Conferenza Episcopale vietnamita.
    Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santoall’Em.mo Card. Ivan Dias:


    LETTERA DEL SANTO PADRE

    Venerabili Fratri Nostro
    IVANO S.R.E. CARDINALI DIAS
    Congregationis pro Gentium Evangelizatione Praefecto

    Evangelici nuntii seminandi opus, olim a missionariis plurimas inter difficultates inchoatum, uberrimos attulit fructus, cuius peculiares primitias constituunt sancti martyres Andreas Dunc-Lac eiusque Socii. Ecclesia igitur in Vietnamia cum laetanter recordetur fidei suae origines, renovare simul cupit et augere apostolicum fervorem quo nova illic promoveatur evangelizatio. Optimam autem occasionem praebet nunc duplex commemoratio magni ponderis vitae eius eventuum, videlicet trecentesimi et quinquagesimi anni a creatione ibidem duorum primorum Vicariatuum Apostolicorum necnon quinquagesimi anni ab institutione hierarchiae catholicae in Vietnamia.

    De hac re, nomine totius Populi Dei morantis in Vietnamia, certiores Nos fecit Venerabilis Frater Petrus Nguyen Van Nhon, Archiepiscopus Metropolita Hanoiensis, Praeses Conferentiae Episcopatus Vietnamiae, atque filialem reverentiam et caritatem Nobis humaniter exprompsit, quam Nos magni aestimamus. Ipse quoque petivit ut Legatum Nostrum illuc mitteremus ad confirmandam eorum fidem catholicam vivamque communionem spiritualem cum beati Petri Successore atque Ecclesia universali.

    Placet propositum laudare quod iubilare iter comitatur: "Eamus una cum Matre ad proclamandum Evangelium". Illud enim in memoriam reducit iter beatissimae Virginis Mariae ad Elisabeth cui festinans attulit gaudium et gratiam Salvatoris. Quare ex animo cupimus dilectionem spiritalemque Nostram necessitudinem iis manifestare, qui una cum Pastoribus haec sollemnia fidei catholicae illa in Natione sunt celebraturi. Cum autem Nosmet Ipsi hoc iter aggredi non possimus, de te cogitamus, Venerabilis Frater Noster, cui peculiarem hanc legationem committendam arbitramur qui sollicitam habes curam de fide propaganda uti Congregationis pro Gentium Evangelizatione Praefectus. Te igitur ad memoratos eventus designamus Nostrum Missum Extraordinarium, ut a die IV usque ad diem VI proximi mensis Ianuarii Nostras vices agas in sanctuario nationali loci vulgo dicti La Vang, ad quod multi christifideles peregrinantur, Mariali devotione concitati. Confirmabis grave munus Ecclesiae, quae «a Christo missa ad caritatem Dei omnibus hominibus et gentibus manifestandam et communicandam, opus missionale adhuc ingens sibi faciendum intelligit» (Ad gentes 10). Ad renovatum ideo studium apostolicum omnes hortaberis ita ut, vi spei quae ex fide oritur, amore erga Deum accensi laudes Deo praebeant, quoniam in aeternum misericordia eius (cfr Spe salvi, 37). Pro maiore prosperitate omnis populi Vietnamiensis exoptamus ut catholica huius Nationis communitas, his sensibus aedificata, interea corroborare valeat unitatem inter ipsos Pastores, ac vicissim inter Pastores et christifideles, ut foveantur humana et spiritualis institutio tironum ad sacerdotium, institutio permanens presbyterorum atque religiosorum religiosorarumque necnon aequa laicorum praeparatio.

    Nos precibus tuam sustinebimus magni ponderis missionem, dum iam nunc enixe te, Venerabilis Frater Noster, committimus amantissimae tutelae Sanctae Dei Genetricis Virginis Mariae atque sanctorum Martyrum Vietnamiensium. Apostolicam denique Nostram Benedictionem prolixe tibi imprimis elargimur, cum omnibus ad quos nunc mitteris communicandam.

    Ex Aedibus Vaticanis, die XXI mensis Decembris, anno MMX, Pontificatus Nostri sexto.

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 29/12/2010 15:30
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. Mons. Salvatore Pennacchio, Arcivescovo titolare di Montemarano, Nunzio Apostolico in India e in Nepal.









    RINUNCE E NOMINE




    NOMINA DI CARDINALI MEMBRI DEI DICASTERI DELLA CURIA ROMANA

    Il Santo Padre ha annoverato tra i Membri dei Dicasteri della Curia Romana i seguenti Eminentissimi Signori Cardinali, creati e pubblicati nel Concistoro del 20 novembre 2010:

    1) nella Congregazione per la Dottrina della Fede gli Eminentissimi Signori Cardinali: Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi; Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani;

    2) nella Congregazione per le Chiese Orientali gli Eminentissimi Signori Cardinali: Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti; Francesco Monterisi, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura; Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani;

    3) nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti gli Eminentissimi Signori Cardinali: Kazimierz Nycz, Arcivescovo di Warszawa; Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, Arcivescovo di Colombo; Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi; Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero; Velasio De Paolis, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede;

    4) nella Congregazione delle Cause dei Santi gli Eminentissimi Signori Cardinali: Francesco Monterisi, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura; Fortunato Baldelli, Penitenziere Maggiore; Paolo Sardi, Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta;

    5) nella Congregazione per i Vescovi l'Eminentissimo Signor Cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica;

    6) nella Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli gli Eminentissimi Signori Cardinali: Medardo Joseph Mazombwe, Arcivescovo emerito di Lusaka; Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, Arcivescovo di Colombo; Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio «Cor Unum»;

    7) nella Congregazione per il Clero gli Eminentissimi Signori Cardinali: Donald William Wuerl, Arcivescovo di Washington; Kazimierz Nycz, Arcivescovo di Warszawa;

    8) nella Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica l'Eminentissimo Signor Cardinale Paolo Sardi, Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta;

    9) nella Congregazione per l'Educazione Cattolica l'Eminentissimo Signor Cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero;

    10) nel Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica l'Eminentissimo Signor Cardinale Velasio De Paolis, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede;

    11) nel Pontificio Consiglio per i Laici gli Eminentissimi Signori Cardinali: Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo; Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio «Cor Unum»; Paolo Sardi, Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta;

    12) nel Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani gli Eminentissimi Signori Cardinali: Donald William Wuerl, Arcivescovo di Washington; Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi;

    13) nel Comitato di Presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia l'Eminentissimo Signor Cardinale Raúl Eduardo Vela Chiriboga, Arcivescovo emerito di Quito;

    14) nel Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace gli Eminentissimi Signori Cardinali: Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa; Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising; Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio «Cor Unum»;

    15) nel Pontificio Consiglio «Cor Unum» l'Eminentissimo Signor Cardinale Medardo Joseph Mazombwe, Arcivescovo emerito di Lusaka;

    16) nel Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti l'Eminentissimo Signor Cardinale Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti;

    17) nel Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi gli Eminentissimi Signori Cardinali: Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Velasio De Paolis, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede;

    18) nel Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso gli Eminentissimi Signori Cardinali: Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani; Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra;

    19) nel Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali gli Eminentissimi Signori Cardinali: Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida; Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero;

    20) nel Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione l'Eminentissimo Signor Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

    Sua Santità, inoltre, ha annoverato tra i Consiglieri della Pontificia Commissione per l'America Latina l'Eminentissimo Signor Cardinale Francesco Monterisi, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, e tra i Membri della medesima Pontificia Commissione gli Eminentissimi Signori Cardinali: Raúl Eduardo Vela Chiriboga, Arcivescovo emerito di Quito; Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo; Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida.



    NOMINA DEL SEGRETARIO E DEL SOTTO-SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

    Il Santo Padre ha nominato Segretario della Congregazione delle Cause dei Santi il Rev.do Mons. Marcello Bartolucci, finora Sotto-Segretario, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Bevagna, con dignità di Arcivescovo, e ha nominato Sotto-Segretario del medesimo Dicastero il Reverendo P. Bogusław Turek, C.S.M.A., finora Capo Ufficio.

    Rev.do Mons. Marcello Bartolucci
    Il Rev.do Mons. Marcello Bartolucci è nato il 9 aprile 1944 a Bastia Umbra (PG), nell'allora diocesi di Assisi, ha frequentato gli studi filosofici e teologici presso il Seminario Regionale Umbro ed è stato ordinato sacerdote il 9 novembre 1968. Ha conseguito il Dottorato in teologia ed il Diploma in teologia pastorale, con specializzazione in catechetica, presso la Pontificia Università Lateranense e la Licenza in diritto canonico presso la Pontificia Università S. Tommaso d'Aquino in Roma.
    Dopo circa dieci anni di esperienza pastorale, prima come Vice Parroco e poi come Parroco, con diversi incarichi in ambito diocesano, ed inoltre come insegnante di religione nelle scuole statali, nel 1977 è entrato presso la Congregazione delle Cause dei Santi, al servizio dell'allora Ufficio Giudiziale del Dicastero. In seguito alla riforma della Congregazione e della procedura nel 1983, ha collaborato con i vari Superiori che si sono succeduti nella preparazione dei pareri sulle singole cause, nello studio dei processi e nelle pratiche di segreteria.
    Per oltre vent'anni ha avuto la responsabilità della redazione dei Decreti sulle virtù, martirio e miracoli, sia in italiano, sia in latino per la pubblicazione sugli "Acta Apostolicae Sedis", curando la stesura in italiano delle Bolle Pontificie di canonizzazione e dei Brevi Apostolici di beatificazione. Ha ricoperto l'incarico di Segretario della Commissione per la revisione del rito di beatificazione. Insegna presso lo "Studium" della Congregazione.

    P. Bogusław Turek, C.S.M.A.
    Padre Bogusław Turek è nato il 20 ottobre 1964 a Wojtkowa, nell'arcidiocesi di Przemyśl (Polonia). Nel 1982 è entrato nella Congregazione di San Michele Arcangelo, ha emesso la prima professione il 16 luglio 1983 e la professione perpetua dei voti religiosi il 28 giugno 1988.
    Dal 1984 risiede in Italia, dove ha frequentato gli studi filosofici e teologici presso l'Istituto "S. Pietro" dei Padri Giuseppini del Murialdo, a Viterbo, ed è stato ordinato sacerdote il 2 luglio 1989. Ha conseguito il Dottorato in teologia dogmatica presso la Pontificia Università S. Tommaso d'Aquino in Roma nel 1995, con una tesi su "La dimensione soteriologica dell'angelologia negli scritti cristiani preniceni".
    Nell'ambito del proprio Istituto è stato Maestro dei novizi in Italia e Vicerettore del Pontificio Santuario di Maria Santissima "ad Rupes" a Castel Sant'Elia (VT). Attualmente è Consigliere ed Economo provinciale. È stato, inoltre, docente di teologia dogmatica presso l'Istituto "S. Pietro" a Viterbo.
    Nel 1994 ha iniziato il servizio presso la Congregazione delle Cause dei Santi, dove dal 2009 è Capo Ufficio. Insegna presso lo "Studium" della Congregazione ed è Membro delle Commissioni Speciali per la trattazione delle Cause di Dispensa dagli obblighi del Diaconato e del Presbiterato presso la Congregazione per il Clero e la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.



    NOMINA DEL SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Segretario della Congregazione per il Clero il Rev.do Mons. Celso Morga Iruzubieta, del Clero della diocesi di Calahorra y La Calzada - Logroño (Spagna), finora Sotto-Segretario del medesimo Dicastero, elevandolo in pari tempo alla Sede titolare di Alba marittima, con dignità di Arcivescovo.

    Rev.do Mons. Celso Morga Iruzubieta
    Il Rev.do Mons. Celso Morga Iruzubieta è nato il 28 gennaio 1948.
    Dopo gli studi istituzionali nel Seminario diocesano è stato ordinato sacerdote, il 24 giugno 1972, per la diocesi di Calahorra y la Calzada - Logroño (Spagna).
    Ha conseguito il dottorato in Diritto Canonico presso l'Università di Navarra (Spagna).
    È stato Parroco e Vicario Giudiziale Aggiunto nella propria diocesi.
    Per quattro anni ha svolto il ministero sacerdotale nell'Arcidiocesi di Cordoba (Argentina) come Vicario Giudiziale Aggiunto e professore di diritto canonico nel Seminario diocesano.
    Dal 1987 lavora presso la Congregazione per il Clero, dove dal 2000 è Capo Ufficio e dal 2009 Sotto-Segretario. Collabora pastoralmente in una parrocchia dell'Urbe.
    È autore di alcuni libri di spiritualità e pastorale e ha pubblicato diversi articoli, riferiti alla vita e ministero dei sacerdoti, nel giornale quotidiano «L'Osservatore Romano» e altre riviste.



    NOMINA DEL SOTTO-SEGRETARIO AGGIUNTO DELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

    Il Papa ha nominato Sotto-Segretario Aggiunto della Congregazione per i Vescovi il Reverendo Monsignor Serge Poitras, del Clero della diocesi di Chicoutimi (Canada), Officiale del medesimo Dicastero.



    NOMINA DI MEMBRI E DI CONSULTORI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM"

    Il Santo Padre ha nominato Membri del Pontificio Consiglio "Cor Unum": l'Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; l'Ecc.mo Mons. Douglas YOUNG, S.V.D., Arcivescovo di Mount Hagen, finora Consultore del medesimo Dicastero; il Rev.do Mons. Manfred ERTL, finora Consultore del medesimo Dicastero; la Gent.ma Sig.ra Laurence DE LA BROSSE, Presidente della Association Internationale des Charités - A.I.C.; il Rev.do Padre Simon T. FADDOUL, Presidente della Caritas Libano; l'Ill.mo Sig. Michael THIO YAUW BENG, Presidente della Société de Saint Vincent de Paul - Conseil Général International; l'Ill.mo Dott. Roberto H. TARAZONA PONTE, Asistente de la Oficina de Asesoría Pastoral de Cáritas del Perù; la Gent.ma Sig.ra Henrietta T. DE VILLA, finora Consultore del medesimo Dicastero; l'Ill.mo Ing. Carlos Augusto de Oliveira CAMARGO, finora Consultore del medesimo Dicastero.

    Sua Santità ha inoltre nominato Consultori dello stesso Pontificio Consiglio "Cor Unum" i Rev.di Signori: Paolo ASOLAN, Professore presso il Pontificio Istituto Redemptor Hominis, della Pontificia Università Lateranense di Roma, e Silverio NIETO NÚÑEZ, Direttore del Servicio Jurídico Civil della Conferenza Episcopale Spagnola; l'Ill.mo Dott. Paolo Luca BECCEGATO, Responsabile dell'Area Internazionale di Caritas Italia.




















    L’UDIENZA GENERALE



    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
    Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di Santa Caterina da Bologna (1413-1463).
    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    in una recente catechesi ho parlato di santa Caterina da Siena. Oggi vorrei presentarvi un’altra Santa, meno conosciuta, che porta lo stesso nome: santa Caterina da Bologna, donna di vasta cultura, ma molto umile; dedita alla preghiera, ma sempre pronta a servire; generosa nel sacrificio, ma colma di gioia nell’accogliere con Cristo la croce.

    Nasce a Bologna l'8 settembre 1413, primogenita di Benvenuta Mammolini e di Giovanni de’ Vigri, patrizio ferrarese ricco e colto, Dottore in Legge e pubblico Lettore a Padova, dove svolgeva attività diplomatica per Niccolò III d'Este, marchese di Ferrara. Le notizie sull’infanzia e la fanciullezza di Caterina sono scarse e non tutte sicure. Da bambina vive a Bologna, nella casa dei nonni; qui viene educata dai parenti, soprattutto dalla mamma, donna di grande fede. Si trasferisce con lei a Ferrara quando aveva circa dieci anni ed entra alla corte di Niccolò III d’Este come damigella d’onore di Margherita, figlia naturale di Niccolò. Il marchese sta trasformando Ferrara in una splendida città, chiamando artisti e letterati di vari Paesi. Promuove la cultura e, benché conduca una vita privata non esemplare, cura molto il bene spirituale, la condotta morale e l’educazione dei sudditi.

    A Ferrara Caterina non risente degli aspetti negativi, che comportava spesso la vita di corte; gode dell'amicizia di Margherita e ne diventa la confidente; arricchisce la sua cultura: studia musica, pittura, danza; impara a poetare, a scrivere composizioni letterarie, a suonare la viola; diventa esperta nell’arte della miniatura e della copiatura; perfeziona lo studio del latino. Nella vita monastica futura valorizzerà molto il patrimonio culturale e artistico acquisito in questi anni. Apprende con facilità, con passione e con tenacia; mostra grande prudenza, singolare modestia, grazia e gentilezza nel comportamento. Una nota, comunque, la contraddistingue in modo assolutamente chiaro: il suo spirito costantemente rivolto alle cose del Cielo. Nel 1427, a soli quattordici anni, anche in seguito ad alcuni eventi familiari, Caterina decide di lasciare la corte, per unirsi a un gruppo di giovani donne provenienti da famiglie gentilizie che facevano vita comune, consacrandosi a Dio. La madre, con fede, acconsente, benché avesse altri progetti su di lei.

    Non conosciamo il cammino spirituale di Caterina prima di questa scelta. Parlando in terza persona, ella afferma che è entrata al servizio di Dio "illuminata dalla grazia divina […] con retta coscienza e grande fervore", sollecita notte e giorno alla santa orazione, impegnandosi a conquistare tutte le virtù che vedeva in altri, "non per invidia, ma per piacere di più a Dio in cui aveva posto tutto il suo amore" (Le sette armi spirituali, VII, 8, Bologna 1998, p. 12). Notevoli sono i suoi progressi spirituali in questa nuova fase della vita, ma grandi e terribili sono pure le prove, le sofferenze interiori, soprattutto le tentazioni del demonio. Attraversa una profonda crisi spirituale fino alle soglie della disperazione (cfr ibid., VII, p. 12-29). Vive nella notte dello spirito, percossa pure dalla tentazione dell’incredulità verso l’Eucaristia. Dopo tanto patire, il Signore la consola: in una visione le dona la chiara conoscenza della presenza reale eucaristica, una conoscenza così luminosa che Caterina non riesce ad esprimere con le parole (cfr ibid., VIII, 2, p. 42-46). Nello stesso periodo una prova dolorosa si abbatte sulla comunità: sorgono tensioni tra chi vuole seguire la spiritualità agostiniana e chi è più orientata verso la spiritualità francescana.

    Tra il 1429 e il 1430 la responsabile del gruppo, Lucia Mascheroni, decide di fondare un monastero agostiniano. Caterina, invece, con altre, sceglie di legarsi alla regola di santa Chiara d’Assisi. E’ un dono della Provvidenza, perché la comunità abita nei pressi della chiesa di Santo Spirito annessa al convento dei Frati Minori che hanno aderito al movimento dell'Osservanza. Caterina e le compagne possono così partecipare regolarmente alle celebrazioni liturgiche e ricevere un’adeguata assistenza spirituale. Hanno pure la gioia di ascoltare la predicazione di san Bernardino da Siena (cfr ibid., VII, 62, p. 26). Caterina narra che, nel 1429 - terzo anno dalla sua conversione - va a confessarsi da uno dei Frati Minori da lei stimati, compie una buona Confessione e prega intensamente il Signore di donarle il perdono di tutti i peccati e della pena ad essi connessa. Dio le rivela in visione di averle perdonato tutto. È un’esperienza molto forte della misericordia divina, che la segna per sempre, dandole nuovo slancio nel rispondere con generosità all’immenso amore di Dio (cfr ibid., IX, 2, p. 46-48).

    Nel 1431 ha una visione del giudizio finale. La terrificante scena dei dannati la spinge a intensificare preghiere e penitenze per la salvezza dei peccatori. Il demonio continua ad assalirla ed ella si affida in modo sempre più totale al Signore e alla Vergine Maria (cfr. ibid., X, 3, p. 53-54). Negli scritti, Caterina ci lascia alcune note essenziali di questo misterioso combattimento, da cui esce vittoriosa con la grazia di Dio. Lo fa per istruire le sue consorelle e coloro che intendono incamminarsi nella via della perfezione: vuole mettere in guardia dalle tentazioni del demonio, che si nasconde spesso sotto sembianze ingannatrici, per poi insinuare dubbi di fede, incertezze vocazionali, sensualità.

    Nel trattato autobiografico e didascalico, Le sette armi spirituali, Caterina offre, al riguardo, insegnamenti di grande saggezza e di profondo discernimento. Parla in terza persona nel riportare le grazie straordinarie che il Signore le dona e in prima persona nel confessare i propri peccati. Dal suo scritto traspare la purezza della sua fede in Dio, la profonda umiltà, la semplicità di cuore, l’ardore missionario, la passione per la salvezza delle anime. Individua sette armi nella lotta contro il male, contro il diavolo: 1. avere cura e sollecitudine nell'operare sempre il bene; 2. credere che da soli non potremo mai fare qualcosa di veramente buono; 3. confidare in Dio e, per amore suo, non temere mai la battaglia contro il male, sia nel mondo, sia in noi stessi; 4. meditare spesso gli eventi e le parole della vita di Gesù, soprattutto la sua passione e morte; 5. ricordarsi che dobbiamo morire; 6. avere fissa nella mente la memoria dei beni del Paradiso; 7. avere familiarità con la Santa Scrittura, portandola sempre nel cuore perché orienti tutti i pensieri e tutte le azioni. Un bel programma di vita spirituale, anche oggi, per ognuno di noi!

    In convento, Caterina, nonostante fosse abituata alla corte ferrarese, svolge mansioni di lavandaia, cucitrice, fornaia, ed è addetta alla cura degli animali. Compie tutto, anche i servizi più umili, con amore e con pronta obbedienza, offrendo alle consorelle una testimonianza luminosa. Ella vede, infatti, nella disobbedienza quell’orgoglio spirituale che distrugge ogni altra virtù. Per obbedienza accetta l’ufficio di maestra delle novizie, nonostante si ritenga incapace di svolgere l’incarico, e Dio continua ad animarla con la sua presenza e i suoi doni: è, infatti, una maestra saggia e apprezzata.

    In seguito le viene affidato il servizio del parlatorio. Le costa molto interrompere spesso la preghiera per rispondere alle persone che si presentano alla grata del monastero, ma anche questa volta il Signore non manca di visitarla ed esserle vicino. Con lei il monastero è sempre più un luogo di preghiera, di offerta, di silenzio, di fatica e di gioia. Alla morte dell'abbadessa, i superiori pensano subito a lei, ma Caterina li spinge a rivolgersi alle Clarisse di Mantova, più istruite nelle costituzioni e nelle osservanze religiose. Pochi anni dopo, però, nel 1456, al suo monastero è richiesto di creare una nuova fondazione a Bologna. Caterina preferirebbe terminare i suoi giorni a Ferrara, ma il Signore le appare e la esorta a compiere la volontà di Dio andando a Bologna come abbadessa. Si prepara al nuovo impegno con digiuni, discipline e penitenze. Si reca a Bologna con diciotto consorelle. Da superiora è la prima nella preghiera e nel servizio; vive in profonda umiltà e povertà. Allo scadere del triennio di abbadessa è felice di essere sostituita, ma dopo un anno deve riprendere le sue funzioni, perché la nuova eletta è diventata cieca. Sebbene sofferente e con gravi infermità che la tormentano, svolge il suo servizio con generosità e dedizione.

    Ancora per un anno esorta le consorelle alla vita evangelica, alla pazienza e alla costanza nelle prove, all’amore fraterno, all'unione con lo Sposo divino, Gesù, per preparare, così, la propria dote per le nozze eterne. Una dote che Caterina vede nel saper condividere le sofferenze di Cristo, affrontando, con serenità, disagi, angustie, disprezzo, incomprensione (cfr Le sette armi spirituali, X, 20, p. 57-58). All’inizio del 1463 le infermità si aggravano; riunisce le consorelle un’ultima volta nel Capitolo, per annunciare loro la sua morte e raccomandare l'osservanza della regola. Verso la fine di febbraio è colta da forti sofferenze che non la lasceranno più, ma è lei a confortare le consorelle nel dolore, assicurandole del suo aiuto anche dal Cielo. Dopo aver ricevuto gli ultimi Sacramenti, consegna al confessore lo scritto Le sette armi spirituali ed entra in agonia; il suo viso si fa bello e luminoso; guarda ancora con amore quante la circondano e spira dolcemente, pronunciando tre volte il nome di Gesù: è il 9 marzo 1463 (cfr I. Bembo, Specchio di illuminazione. Vita di S. Caterina a Bologna, Firenze 2001, cap. III). Caterina sarà canonizzata dal Papa Clemente XI il 22 maggio 1712. La città di Bologna, nella cappella del monastero del Corpus Domini, custodisce il suo corpo incorrotto.

    Cari amici, santa Caterina da Bologna, con le sue parole e con la sua vita, è un forte invito a lasciarci guidare sempre da Dio, a compiere quotidianamente la sua volontà, anche se spesso non corrisponde ai nostri progetti, a confidare nella sua Provvidenza che mai ci lascia soli. In questa prospettiva, santa Caterina parla con noi; dalla distanza di tanti secoli, è, tuttavia, molto moderna e parla alla nostra vita. Come noi soffre la tentazione, soffre le tentazioni dell'incredulità, della sensualità, di un combattimento difficile, spirituale. Si sente abbandonata da Dio, si trova nel buio della fede. Ma in tutte queste situazioni tiene sempre la mano del Signore, non Lo lascia, non Lo abbandona. E camminando con la mano nella mano del Signore, va sulla via giusta e trova la via della luce. Così, dice anche a noi: coraggio, anche nella notte della fede, anche in tanti dubbi che ci possono essere, non lasciare la mano del Signore, cammina con la tua mano nella sua mano, credi nella bontà di Dio; così è andare sulla via giusta! E vorrei sottolineare un altro aspetto, quello della sua grande umiltà: è una persona che non vuole essere qualcuno o qualcosa; non vuole apparire; non vuole governare. Vuole servire, fare la volontà di Dio, essere al servizio degli altri. E proprio per questo Caterina era credibile nell’autorità, perché si poteva vedere che per lei l'autorità era esattamente servire gli altri. Chiediamo a Dio, per l’intercessione della nostra Santa il dono di realizzare il progetto che Egli ha su di noi, con coraggio e generosità, perché solo Lui sia la salda roccia su cui si edifica la nostra vita. Grazie.



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers frères et sœurs,

    Catherine de Bologne est née le 8 septembre 1413. Très jeune, à la cour de Ferrare, elle acquit une vaste culture artistique et littéraire. Pieuse, serviable et pleine de joie dans l’accueil du Christ et de sa croix, Catherine, ‘illuminée par la grâce divine’, quittera très jeune la cour pour s’adjoindre à un groupe de jeunes femmes consacrées à Dieu. Par la suite, avec quelques compagnes elle optera pour la règle de Sainte Claire d’Assise. Ses progrès spirituels seront accompagnés de souffrances intérieures, de crises profondes et de tentations du démon. Dans son ouvrage, Les sept armes spirituelles, transparaissent la pureté de sa foi en Dieu, sa profonde humilité, sa simplicité, son ardeur missionnaire et sa passion pour le salut des âmes. Au couvent elle accomplira les services les plus humbles, avec amour et obéissance, offrant à ses sœurs un lumineux témoignage. En 1456, Catherine deviendra Abbesse d’une nouvelle fondation, à Bologne. Elle y exhortera ses sœurs à la vie évangélique, à la patience dans les épreuves, à l’amour fraternel et à l’amour pour Jésus, l’Époux divin. Chers amis, le témoignage de Sainte Catherine nous invite à accomplir toujours la volonté de Dieu, à nous confier à sa Providence et à redécouvrir la valeur de l’obéissance.

    Je salue cordialement les pèlerins de langue française, particulièrement ceux venus d’Étampes et du Chesnay. Comme Sainte Catherine de Bologne, cherchez vous aussi à réaliser avec courage et générosité le projet que Dieu a sur vous, parce que lui seul est le rocher inébranlable sur lequel édifier votre vie. Bonne année nouvelle à tous !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    Our catechesis today deals with Saint Catherine of Bologna, a Poor Clare abbess of the fifteenth century and a woman of great wisdom and culture. Born of noble stock, Catherine spent her childhood at the court of Ferrara. At fourteen she joined a group of other young women devoted to the common life and eventually became a Poor Clare. In her spiritual journey, Catherine endured her own dark night of the soul, experiencing doubts and temptation, but also great consolations. In her treatise The Seven Spiritual Weapons, she writes of the many graces she received and lists the most effective means of resisting the temptations of the devil. She also relates the visions which led her to understand both the severity of the Last Judgment and, at the same time, God’s infinite mercy. Catherine’s entire life was a model of humility and obedience; indeed, she saw all disobedience as a sign of that spiritual pride which destroys all virtue. May the example and prayers of Saint Catherine of Bologna inspire in us humble obedience to God’s will in our daily efforts to remain faithful to his plan for our lives.

    I greet the seminarians of the American College of Louvain and I offer prayerful good wishes for your studies. May this pilgrimage to Rome be a source of spiritual enrichment as you prepare for priestly ministry in the United States. I thank the choirs for their praise of God in song. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience I cordially invoke the joy and peace of Christ our newborn Saviour.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Heute möchte ich euch eine weitere große Frauengestalt der Kirche vorstellen: die heilige Katharina von Bologna. Sie wurde im Jahr 1413 geboren und wuchs in einer reichen und gebildeten Familie auf. Sie erhielt durch ihre gläubige Mutter eine ausgezeichnete Erziehung und erwarb sich als Hofdame unter Nikolaus III. d’Este in Ferrara eine weitreichende Bildung an Literatur, Kunst und Musik. In dieser Zeit aber hat sie den Entschluß gefaßt, sich ganz Gott zu weihen und einer Klostergemeinschaft beizutreten. Ihre gläubige Mutter stimmte zu, obgleich sie andere Pläne für ihre Tochter hatte. Katharina begann das Ordensleben mit großem Eifer, aber sehr bald stellten sich schwere Prüfungen ein. Sie erlebte eine geistliche Nacht, in der selbst ihr Glaube an die Gegenwart des Herrn in der heiligen Eucharistie bedrängt war. Ihr Leiden und ihre Treue im Gebet wurden von Gott mit der Gnade einer tiefen Erkenntnis gerade in bezug auf dieses Sakrament belohnt. Sie besaß fortan eine Klarheit über die wunderbare Gegenwart Christi im Sakrament der Eucharistie, die sie nicht in Worte fassen konnte. Sie hat in der Folgezeit ihr Hauptwerk Die sieben geistlichen Waffen verfaßt, in dem man das reichhaltige geistliche Leben dieser Frau bewundern kann, die hier sozusagen die Instrumente des rechten Lebens auch für heute angibt: besonders die Heilige Schrift lieben, diese ständig vor Augen haben, mit dem Leben Jesu umgehen, auf den Herrn vertrauen und so fort. Die gebildete Ordensfrau, die in Bologna ein neues Klarissinnenkloster gründete und ihm als Äbtissin vorstand, war vor allem in den niedrigen Diensten ihren Mitschwestern ein Vorbild. Ausgezehrt, aber erfüllt von der Freude, die ein mit Christus verbundenes Leben schenkt, starb sie am 9. März 1463, nachdem sie dreimal den Namen Jesu, ihres himmlischen Bräutigams, angerufen hatte.

    Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher, ganz besonders die Seminaristen des Collegium Orientale aus Eichstätt, und ich danke für den Gesang, den wir eben hören durften. Das Leben der heiligen Katharina von Bologna zeigt uns, daß Gott den Menschen auch in Schwierigkeiten nie allein läßt und daß er ihn in seinem Heilswillen zum Guten führt, daß er freilich von uns auch das Mitkämpfen erwartet, das Festhalten und die Treue zu ihm in den Schwierigkeiten. Euch und euren Familien wünsche ich ein gesegnetes neues Jahr.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    Quisiera hoy recordar con vosotros la figura de Santa Catalina de Bolonia, nacida en mil cuatrocientos trece en el seno de una noble familia. A los diez años se trasladó a Ferrara, donde recibió una esmerada educación. Cuatro años después, decidió dejar la corte para consagrarse a Dios en una comunidad de piadosas muchachas. Dos años después, la responsable del grupo funda un monasterio de agustinas. Catalina y algunas otras, en cambio, prefieren seguir la espiritualidad franciscana, transformando la comunidad en un monasterio de Clarisas. Tuvo frecuentes visiones y éxtasis, pero también tentaciones y dudas Por obediencia, acepta el encargo de Maestra de novicias, ejerciendo este oficio con sabiduría. Años más tarde, es trasladada a Bolonia como abadesa de un nuevo monasterio, en el que edifica a sus hermanas por su espíritu de oración y servicio. La única obra que se conserva de ella se titula Las siete armas espirituales. Murió en mil cuatrocientos sesenta y tres y fue canonizada por Clemente Once en mil setecientos doce.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de la Parroquia de Nuestra Señora de Guadalupe, de Valdivia, a los miembros de la Escolanía de Loyola, de Pamplona, y a los demás grupos procedentes de España, Méjico, Argentina y otros países latinoamericanos. Que, a ejemplo de Santa Catalina de Bolonia, os dejéis guiar siempre por Dios, confiando en su bondad, que nunca nos abandona. Deseo a todos un Año lleno de las bendiciones del Señor. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    O século XV conheceu uma mulher de vasta cultura, mas muito humilde: Santa Catarina de Bolonha, cidade onde nasceu e onde voltou na fase final da vida, para fundar um mosteiro da sua Família Religiosa, inspirada na regra de Santa Clara de Assis. Catarina deixou-nos um belo programa de vida espiritual, na sua obra As Sete Armas Espirituais, que são: procurar solicitamente cumprir o bem; acreditar que, sozinhos, não poderemos jamais fazer algo de verdadeiramente bom; confiar em Deus e, por amor d’Ele, nunca temer a batalha contra o mal, tanto fora como dentro de nós mesmos; meditar muitas vezes nos factos e nas palavras da vida de Jesus, sobretudo na sua paixão e morte; recordar-nos que temos de morrer; manter viva na mente a lembrança dos bens do Paraíso; ter familiaridade com a Sagrada Escritura, trazendo-a sempre no coração, para que oriente todos os nossos pensamentos e acções.

    Amados peregrinos de língua portuguesa, que viestes junto do túmulo de São Pedro renovar a vossa profissão de fé: a minha saudação de boas vindas para todos vós, em particular para o grupo de Escuteiros de Penedono, desejando-vos abundantes dons de graça e paz do Deus Menino, que imploro para vós e vossas famílias com a minha Bênção Apostólica.



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Serdecznie pozdrawiam Polaków. Siostry i Bracia! Oktawa Bożego Narodzenia i kończący się rok zachęcają nas do refleksji nad tajemnicą narodzin Chrystusa i zbawienia człowieka. Niech Jezus, Zbawiciel świata znajdzie godne miejsce w naszych sercach, niech je napełni miłością, dobrem i pokojem. Życzę wszystkim radości świętowania i z serca błogosławię wam tu obecnym i waszym bliskim.

    [Saluto cordialmente i Polacchi. Sorelle e fratelli! L’ottava di Natale e l’anno che volge al termine ci esortano alla riflessione sul mistero della nascita di Cristo e sulla salvezza dell’uomo. Gesù, Salvatore del mondo trovi sempre un posto degno nei nostri cuori e li colmi d’amore, di bene e di pace. A tutti auguro la gioia delle feste e di cuore benedico voi qui presenti e i vostri cari.]


    ○ Saluto in lingua croata

    Upućujem srdačan pozdrav svim hrvatskim hodočasnicima, a osobito mladim košarkašima iz Zagreba! Dragi prijatelji, neka svjetlo Božićnoga otajstva uvijek prosvjetljuje vaš život, a Božji blagoslov uđe u vaše obitelji. Hvaljen Isus i Marija!

    [Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini Croati, in modo particolare ai giovani cestiti di Zagreb. Cari amici, la luce del mistero di Natale illumini sempre la vostra vita, e la benedizione di Dio entri nelle vostre famiglie. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Cari fratelli e sorelle,

    Rivolgo il mio cordiale saluto alla comunità dei Legionari di Cristo, come pure ai numerosi membri del movimento "Regnum Christi", venuti da diversi Paesi. Saluto le Missionarie Secolari Scalabriniane, che festeggiano i 50 anni del loro Istituto, nato dal carisma del beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini per seminare il Vangelo tra i migranti. Tra i pellegrini di lingua italiana, saluto in particolare i giovani della Prelatura di Pompei, le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù e i vari gruppi parrocchiali. Grazie per la vostra cordialità!

    Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. A voi, cari giovani, auguro di camminare sempre nella via dell’umiltà, che il Figlio di Dio ha scelto per Sé venendo nel mondo. Voi, malati, possiate sentire il conforto della sua presenza, specialmente nei momenti più difficili. E voi, cari sposi novelli, siate sempre guidati dall’esempio della santa Famiglia e sostenuti dalla sua intercessione. Auguri a tutti!

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    00 30/12/2010 15:34
    RINUNCE E NOMINE

    NOMINA DEL VESCOVO DI HUESCA E DI JACA (SPAGNA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Huesca e di Jaca (Spagna) il Rev.do Mons. Julián Ruiz Martorell, finora Vicario Generale dell’arcidiocesi di Zaragoza.

    Mons. Julián Ruiz Martorell
    Mons. Julián Ruiz Martorell è nato a Cuenca il 19 gennaio 1957. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario Metropolitano di Zaragoza.
    Ordinato sacerdote a Zaragoza il 24 ottobre 1981, fra il 1983 ed il 1988 ha completato i suoi studi a Roma, ottenendo la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontifica Università Gregoriana e la Licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico. È autore di vari studi ed articoli sulla Sacra Scrittura.
    In diocesi ha ricoperto i seguenti incarichi: Economo di Plasencia di Jalón ed Incaricato di Bardallur (1981-1983); Incaricato di Bárboles, Pleitas e Oitura (1983); Ascritto alla parrocchia di Santa María Rafaela, di Zaragoza (1988-1993); Direttore del Centro Regional de Estudios Teológicos de Aragón (1998-2004), dove è anche, dal 1988, professore di Sacra Scrittura.
    Al presente è Direttore e Professore del Instituto Superior de Ciencias Religiosas Nuestra Señora del Pilar (dal 1991); Cappellano della Comunità religiosa del Colegio Teresiano del Pilar (dal 1994); Direttore e Professore del Centro di Zaragoza del Instituto Superior de Ciencias Religiosas a distancia San Agustín (dal 1999); Canonico della Cattedrale Basilica di Nuestra Señora del Pilar (dal 2003); membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale (dal 2005); Vicario Generale (2009).







    UDIENZA AI PARTECIPANTI AL XXXVI CONGRESSO INTERNAZIONALE DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DEI PUERI CANTORES

    Alle ore 11 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i partecipanti al 36° Congresso internazionale promosso dalla Federazione Internazionale dei Pueri Cantores.
    Il Congresso si è aperto a Roma il 28 dicembre e si concluderà dopodomani, sabato 1° gennaio, quando i Pueri Cantores parteciperanno alla Cappella Papale nella Basilica Vaticana per la Solennità di Maria Ss.ma Madre di Dio, nella XLIV Giornata Mondiale della Pace.
    Riportiamo di seguito il testo del discorso che il Papa rivolge ai Pueri Cantores presenti all’Udienza di questa mattina nell’Aula Paolo VI:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Dear young members of the Pueri Cantores Federation,
    Dear Friends,

    I am pleased to welcome you today as you celebrate your thirty-sixth International Congress here in Rome, and I thank you for your commitment to the apostolate of liturgical singing. In Saint Augustine’s words: "singing is an expression of joy and … love" (Sermo 34:1). As you tell out God’s praises, you give voice to the natural desire of every human being to glorify him with songs of love. It is hard to find words to convey the joy of the soul’s loving encounter with God, yet fine music is able to express something of the mystery of his love for us and ours for him, as we are reminded by the theme chosen for your Congress: Deus Caritas Est.

    Always remember that your singing is a service. It is a service to God, offering him the praise that is due. It is a service to other worshippers, helping them raise their hearts and minds in prayer. And it is a service to the whole Church, a foretaste of the heavenly liturgy in which the choirs of angels and saints unite in one unending song of love and praise.

    I greet especially the groups present today from the United States, Sweden, Ireland, Latvia and South Korea. I encourage you to persevere in your good work, I assure you of my prayers, and I gladly impart to you and to all the members of the Pueri Cantores Federation my Apostolic Blessing.

    Un affettuoso saluto ai Pueri Cantores di lingua italiana! Cari giovani amici, ringrazio voi e coloro che vi istruiscono nel canto sacro, per il prezioso servizio che svolgete nella Liturgia. Vi incoraggio tutti a perseverare e vi invito a sentirvi sempre partecipi della vita delle comunità cristiane a cui appartenete. Custodite la gioia che la venuta di Gesù porta con sé e scoprite sempre più quanto Egli vi voglia bene. Vi benedico tutti!

    Je suis heureux de saluer très cordialement les Pueri Cantores de langue française, venant de Belgique, de République démocratique du Congo et de France. Par la beauté de vos chants, vous manifestez à Dieu votre joie et votre amour, et vous aidez le peuple chrétien à entrer plus profondément dans les mystères célébrés au cours de la Liturgie. Je vous en remercie vivement. Que le chant liturgique, par lequel vous exprimez la grandeur et l’amour de Dieu, vous permette de grandir en sainteté! Que Dieu vous bénisse!

    Ganz herzlich grüße ich die Pueri Cantores aus den Ländern deutscher Sprache. Das Evangelium der Heiligen Nacht berichtet vom Lobpreis der Engel, den die Hirten auf dem Feld bei Betlehem gehört haben. Immer schon haben Christen diesen Spruch der Engel als ein Lied aufgefaßt und sich dadurch anregen lassen, ihrerseits Gott mit Musik zu ehren. Auch ihr nehmt mit eurem Gesang an diesem schönen Auftrag teil, damit Gott verherrlicht werde und die Menschen Freude finden. Für euren Einsatz danke ich euch, liebe Jugendliche, und wünsche euch den weihnachtlichen Frieden und die Gnade Jesu Christi.

    Saludo con afecto a los Pueri Cantores de lengua española. Con vuestro canto contribuís a que el pueblo cristiano contemple con más profundidad el misterio de Cristo, celebrado en la liturgia. Que el amor de Jesús recién nacido llene vuestros corazones de alegría y de paz. Que Dios os bendiga a vosotros y a vuestras familias.

    A minha afectuosa saudação também para os «Pequenos Cantores» vindos de Portugal. Agradeço-vos o precioso serviço que realizais, animando com o canto as celebrações litúrgicas.

    Serdeczne pozdrowienie kieruję do Pueri Cantores z Polski. Dziękuję wam za cenną posługę, jaką pełnicie, ożywiając śpiewem celebracje liturgiczne. W ten sposób pomagacie innym wielbić i chwalić Pana.

    [Un affettuoso saluto ai Pueri Cantores venuti dalla Polonia. Grazie per il prezioso servizio che svolgete animando con il canto le celebrazioni liturgiche e aiutando, così, a lodare e ringraziare il Signore!]

    Складаю щирі вітання колективам-учасникам «Pueri Cantores» з України. Дякую вам за цінне служіння, яке ви виконуєте, супроводжуючи співом літургічні відправи.

    [Un affettuoso saluto ai Pueri Cantores venuti dall’Ucraina. Vi ringrazio per il prezioso servizio che svolgete animando con il canto le celebrazioni liturgiche!]














    LETTERA APOSTOLICA IN FORMA DI "MOTU PROPRIO" PER LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO DELLE ATTIVITÀ ILLEGALI IN CAMPO FINANZIARIO E MONETARIO

    La Sede Apostolica ha sempre levato la sua voce per esortare tutti gli uomini di buona volontà, e soprattutto i responsabili delle Nazioni, all’impegno nell’edificazione, anche attraverso una pace giusta e duratura in ogni parte del mondo, della universale città di Dio verso cui avanza la storia della comunità dei popoli e delle Nazioni [Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 7: AAS 101 /2009), 645]. La pace purtroppo, ai nostri tempi, in una società sempre più globalizzata, è minacciata da diverse cause, fra le quali quella di un uso improprio del mercato e dell’economia e quella, terribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilità sociale.

    Molto opportunamente la comunità internazionale si sta sempre più dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

    La Santa Sede approva questo impegno ed intende far proprie queste regole nell’utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione e dei compiti dello Stato della Città del Vaticano.

    In tale quadro, anche in esecuzione della Convenzione Monetaria fra lo Stato della Città del Vaticano e l’Unione Europea del 17 dicembre 2009, ho approvato per lo Stato medesimo l’emanazione della Legge concernente la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo del 30 dicembre 2010, che viene oggi promulgata.

    Con la presente Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio:

    a) stabilisco che la suddetta Legge dello Stato della Città del Vaticano e le sue future modificazioni abbiano vigenza anche per i Dicasteri della Curia Romana e per tutti gli Organismi ed Enti dipendenti dalla Santa Sede ove essi svolgano le attività di cui all’art. 2 della medesima Legge;

    b) costituisco l’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) indicata nell’articolo 33 della Legge concernente la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo, quale Istituzione collegata alla Santa Sede, a norma degli articoli 186 e 190-191 della Costituzione Apostolica "Pastor Bonus", conferendo ad essa la personalità giuridica canonica pubblica e la personalità civile vaticana ed approvandone lo Statuto, che è unito al presente Motu Proprio;

    c) stabilisco che l’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) eserciti i suoi compiti nei confronti dei Dicasteri della Curia Romana e di tutti gli Organismi ed Enti di cui alla lettera a);

    d) delego, limitatamente alle ipotesi delittuose di cui alla suddetta Legge, i competenti Organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano ad esercitare la giurisdizione penale nei confronti dei Dicasteri della Curia Romana e di tutti gli Organismi ed Enti di cui alla lettera a).

    Dispongo che quanto stabilito abbia pieno e stabile valore a partire dalla data odierna, nonostante qualsiasi disposizione contraria, pur meritevole di speciale menzione.

    La presente Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio stabilisco che sia pubblicata in Acta Apostolicae Sedis.

    Dato a Roma, dal Palazzo Apostolico, il 30 dicembre dell’anno 2010, sesto del Pontificato.

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 31/12/2010 15:32
    LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’ARCIVESCOVO DI SANTIAGO DE COMPOSTELA (SPAGNA) IN OCCASIONE DELLA CHIUSURA DELL’ANNO SANTO COMPOSTELANO 2010

    Pubblichiamo di seguito il testo della Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato a S.E. Mons. Julián Barrio Barrio, Arcivescovo Metropolita di Santiago de Compostela, per la chiusura dell’Anno Santo Compostelano 2010:


    LETTERA DEL SANTO PADRE

    Al Venerado Hermano, Monseñor Julián Barrio Barrio,
    Arzobispo Metropolitano de Santiago de Compostela

    1. Con ocasión de la solemne clausura del Año Santo Compostelano de 2010, vuelvo a pensar con emoción en la Casa del Señor Santiago, que visité recientemente con hondo gozo interior. Deseo unirme a la acción de gracias a Dios por los dones que su bondad ha derramado en estos meses en la multitud de personas que han peregrinado a ese lugar santo con fe viva, renovando la firme adhesión al mensaje transmitido por los Apóstoles y viviendo con espíritu de conversión el encuentro con la misericordia y el amor de Jesucristo. Al saludar con afecto a los Pastores, religiosos, seminaristas y fieles congregados en esa circunstancia, evocando los inolvidables momentos que vivimos junto a la Tumba del Apóstol protomártir, quisiera dirigirles una palabra de aliento, para que los frutos de vida cristiana y de renovación eclesial cosechados copiosamente en el Año Santo impulsen a los que han llegado hasta Santiago de Compostela a ser testigos de Cristo Resucitado.

    2. En efecto, en el camino, compartieron preocupaciones, esperanzas y desafíos con los hermanos que encontraron a su lado, buscando escuchar al Dios que nos habla y habita en nuestro interior para salir de sí mismos y abrirse a los demás. Al llegar al Pórtico de la gloria, los esperaba la majestad amorosa y acogedora de Cristo, a cuya luz el hombre puede hallar el auténtico sentido de su existencia y sendas para una convivencia pacífica y constructiva entre los pueblos. Bajo la mirada serena del Apóstol, renovaron su profesión de fe, entonaron su alabanza e hicieron humilde confesión de sus pecados. A la profesión de fe siguió la recepción del perdón en el sacramento de la Penitencia y el encuentro con el Señor en la Eucaristía.

    3. Dicho encuentro no puede dejarlos indiferentes. Los peregrinos han de volver a sus casas como regresaron a Jerusalén los discípulos de Emaús, que conversaron con Jesús por el camino y le reconocieron al partir el pan. Gozosos y agradecidos fueron a la Ciudad Santa a comunicar a todos que había resucitado y se les había aparecido vivo. Se convirtieron así en mensajeros alegres y confiados del Cristo viviente, que es bálsamo para nuestras penas y fundamento de nuestra esperanza (cf. Lc 24,13-35). También ahora, al dejar Compostela tras haber experimentado el amor del Señor que nos ha salido al encuentro, se hará sentir el anhelo de cumplir el encargo del Apóstol Pedro: "Glorificad en vuestros corazones a Cristo Señor y estad siempre prontos para dar razón de vuestra esperanza a todo el que os la pidiere" (1 P 3,15). Ello requiere el propósito de fortalecer cada día más nuestra fe, participando asiduamente en los misterios de gracia confiados a la Iglesia y dando ejemplo eficaz y concreto de caridad. No seremos testigos creíbles de Dios si no somos fieles colaboradores y servidores de los hombres. Este servicio a una comprensión profunda y a una defensa valerosa del hombre es una exigencia del Evangelio y una aportación esencial a la sociedad de nuestra condición cristiana.

    4. Con estos sentimientos, quisiera ahora dirigirme en particular a los jóvenes, con quienes tendré la dicha de reunirme el año próximo en Madrid, para la celebración de la Jornada Mundial de la Juventud. Los invito a dejarse interpelar por Cristo, entablando con Él un diálogo franco y pausado y preguntándose también: ¿Contará el Señor conmigo para ser su apóstol en el mundo, para ser mensajero de su amor? Que no falte la generosidad en la respuesta, ni tampoco aquel arrojo que llevó a Santiago a seguir al Maestro sin ahorrar sacrificios. Asimismo, animo a los seminaristas a que se identifiquen cada vez más con Jesús, que los llama a trabajar en su viña (cf. Mt 20,3-4). La vocación al sacerdocio es un admirable don del que se ha de estar orgulloso, porque el mundo necesita de personas dedicadas por completo a hacer presente a Jesucristo, configurando toda su vida y su quehacer con Él, repitiendo diariamente con humildad sus palabras y sus gestos, para ser transparencia suya en medio de la grey que les ha sido encomendada. Aquí está la fatiga y también la gloria de los presbíteros, a quienes quisiera recordar con San Pablo, que nada ni nadie en este mundo podrá arrancarlos del amor de Dios manifestado en Cristo (cf. Rm 8,39).

    5. Conservando en mi alma el recuerdo de mi grata estancia en Compostela, pido al Señor que el perdón y la aspiración a la santidad que han germinado en este Año Santo Compostelano ayuden a hacer más presente, bajo la guía de Santiago, la Palabra redentora de Jesucristo en esa Iglesia particular y en todos los pueblos de España, y que su luz se perciba igualmente en Europa, como una invitación incesante a vigorizar sus raíces cristianas y así potenciar su compromiso por la solidaridad y la firme defensa de la dignidad del hombre.

    6. A la amorosa protección de la Santísima Virgen María, a cuyo corazón de Madre confió el Apóstol Santiago sus penas y alegrías, según venerable tradición, encomiendo a todos los hijos e hijas de esas nobles tierras y les imparto la Bendición Apostólica, signo de consuelo y de constante asistencia divina.

    Vaticano, 18 de diciembre de 2010.

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 01/01/2011 01:04
    CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI
    DELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO
    TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO

    OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


    Basilica Vaticana
    Venerdì, 31 dicembre 2010



    Cari fratelli e sorelle!

    Al termine di un anno, ci ritroviamo questa sera nella Basilica Vaticana per celebrare i Primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio ed elevare un inno di ringraziamento al Signore per le innumerevoli grazie che ci ha donato, ma anche e soprattutto per la Grazia in persona, ossia per il Dono vivente e personale del Padre, che è il Figlio suo prediletto, il Signore nostro Gesù Cristo. Proprio questa gratitudine per i doni ricevuti da Dio nel tempo che ci è dato di vivere ci aiuta a scoprire un grande valore iscritto nel tempo: scandito nei suoi ritmi annuali, mensili, settimanali e quotidiani, esso è abitato dall’amore di Dio, dai suoi doni di grazia; è tempo di salvezza. Sì, il Dio eterno è entrato e rimane nel tempo dell’uomo. Vi è entrato e vi rimane con la persona di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, il Salvatore del mondo. È quanto ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella breve lettura poc’anzi proclamata: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio…perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5).

    Dunque, l’Eterno entra nel tempo e lo rinnova in radice, liberando l’uomo dal peccato e rendendolo figlio di Dio. Già ‘al principio’, ossia con la creazione del mondo e dell’uomo nel mondo, l’eternità di Dio ha fatto sbocciare il tempo, nel quale scorre la storia umana, di generazione in generazione. Ora, con la venuta di Cristo e con la sua redenzione, siamo ‘alla pienezza’ del tempo. Come rileva san Paolo, con Gesù il tempo si fa pieno, giunge al suo compimento, acquistando quel significato di salvezza e di grazia per il quale è stato voluto da Dio prima della creazione del mondo. Il Natale ci richiama a questa ‘pienezza’ del tempo, ossia alla salvezza rinnovatrice portata da Gesù a tutti gli uomini. Ce la richiama e, misteriosamente ma realmente, ce la dona sempre di nuovo. Il nostro tempo umano è sì carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere – da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi naturali –, ma racchiude ormai e in maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo salvatore. Proprio nel Bambino di Betlemme possiamo contemplare in modo particolarmente luminoso ed eloquente l’incontro dell’eternità con il tempo, come ama esprimersi la liturgia della Chiesa. Il Natale ci fa ritrovare Dio nella carne umile e debole di un bambino. Non c’è qui forse un invito a ritrovare la presenza di Dio e del suo amore che dona la salvezza anche nelle brevi e faticose ore della nostra vita quotidiana? Non è forse un invito a scoprire che il nostro tempo umano – anche nei momenti difficili e pesanti – è incessantemente arricchito delle grazie del Signore, anzi della Grazia che è il Signore stesso?

    Alla fine di quest’anno 2010, prima di consegnarne i giorni e le ore a Dio e al suo giudizio giusto e misericordioso, sento più vivo nel cuore il bisogno di elevare il nostro “grazie” a Lui e al suo amore per noi. In questo clima di riconoscenza, desidero rivolgere un particolare saluto al Cardinale Vicario, ai Vescovi Ausiliari, ai sacerdoti, alle persone consacrate, come pure ai tanti fedeli laici qui convenuti. Saluto il Signor Sindaco e le Autorità presenti. Un ricordo speciale va a quanti sono in difficoltà e trascorrono fra disagi e sofferenze questi giorni di festa. A tutti e a ciascuno assicuro il mio affettuoso pensiero, che accompagno con la preghiera.

    Cari fratelli e sorelle, la nostra Chiesa di Roma è impegnata ad aiutare tutti i battezzati a vivere fedelmente la vocazione che hanno ricevuto e a testimoniare la bellezza della fede. Per poter essere autentici discepoli di Cristo, un aiuto essenziale ci viene dalla meditazione quotidiana della Parola di Dio che, come ho scritto nella recente Esortazione apostolica Verbum Domini, «sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana» (n. 86). Per questo desidero incoraggiare tutti a coltivare un intenso rapporto con essa, in particolare attraverso la lectio divina, per avere quella luce necessaria a discernere i segni di Dio nel tempo presente e a proclamare efficacemente il Vangelo. Anche a Roma, infatti, c’è sempre più bisogno di un rinnovato annuncio del Vangelo affinché i cuori degli abitanti della nostra città si aprano all’incontro con quel Bambino, che è nato per noi, con Cristo, Redentore dell’uomo. Poiché, come ricorda l’Apostolo Paolo, «la fede viene dell’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17), un utile aiuto in questa azione evangelizzatrice può venire – come già sperimentato durante la Missione Cittadina in preparazione al Grande Giubileo dell’anno 2000 – dai “Centri di ascolto del Vangelo”, che incoraggio a far rinascere o a rivitalizzare non solo nei condomini, ma anche negli ospedali, nei luoghi di lavoro e in quelli dove si formano le nuove generazioni e si elabora la cultura. Il Verbo di Dio, infatti, si è fatto carne per tutti e la sua verità è accessibile ad ogni uomo e ad ogni cultura. Ho appreso con favore dell’ulteriore impegno del Vicariato nell’organizzazione dei “Dialoghi in Cattedrale”, che avranno luogo nella Basilica di San Giovanni in Laterano: tali significativi appuntamenti esprimono il desiderio della Chiesa di incontrare tutti coloro che sono alla ricerca delle risposte ai grandi quesiti dell’esistenza umana.

    Il luogo privilegiato dell’ascolto della Parola di Dio è la celebrazione dell’Eucaristia. Il Convegno diocesano del giugno scorso, al quale ho partecipato, ha voluto evidenziare la centralità della Santa Messa domenicale nella vita di ogni comunità cristiana e ha offerto delle indicazioni affinché la bellezza dei divini misteri possa maggiormente risplendere nell’atto celebrativo e nei frutti spirituali che da essi derivano. Incoraggio i parroci e i sacerdoti a dare attuazione a quanto indicato nel programma pastorale: la formazione di un gruppo liturgico che animi la celebrazione, e una catechesi che aiuti tutti a conoscere maggiormente il mistero eucaristico, da cui scaturisce la testimonianza della carità. Nutriti da Cristo, anche noi siamo attirati nello stesso atto di offerta totale, che spinse il Signore a donare la propria vita, rivelando in tal modo l’immenso amore del Padre. La testimonianza della carità possiede, dunque, un’essenziale dimensione teologale ed è profondamente unita all’annuncio della Parola. In questa celebrazione di ringraziamento a Dio per i doni ricevuti nel corso dell’anno, ricordo in particolare la visita che ho compiuto all’Ostello della Caritas alla Stazione Termini dove, attraverso il servizio e la generosa dedizione di numerosi volontari, tanti uomini e donne possono toccare con mano l’amore di Dio. Il momento presente genera ancora preoccupazione per la precarietà in cui versano tante famiglie e chiede all’intera comunità diocesana di essere vicina a coloro che vivono in condizioni di povertà e disagio. Dio, infinito amore, infiammi il cuore di ciascuno di noi con quella carità che lo spinse a donarci il suo Figlio unigenito.

    Cari fratelli e sorelle, siamo invitati a guardare al futuro e a guardarlo con quella speranza che è la parola finale del Te Deum: “In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum! - Signore, Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”. A donarci Cristo, nostra Speranza, è sempre lei, la Madre di Dio: Maria santissima. Come già ai pastori e ai magi, le sue braccia e ancor più il suo cuore continuano ad offrire al mondo Gesù, suo Figlio e nostro Salvatore. In Lui sta tutta la nostra speranza, perché da Lui sono venute per ogni uomo la salvezza e la pace. Amen!



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    00 01/01/2011 16:02
    SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO E NELLA 44a GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

    Alle ore 10 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale in occasione della 44.ma Giornata Mondiale della Pace sul tema: Libertà religiosa, via per la pace.
    Concelebrano con il Papa il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, S.E. Mons. Fernando Filoni, Arcivescovo tit. di Volturno, Sostituto della Segreteria di Stato, S.E. Mons. Dominique Mamberti, Arcivescovo tit. di Sagona, Segretario per i Rapporti con gli Stati, S.E. Mons. Mario Toso, S.D.B., Vescovo tit. di Bisarcio, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
    Sono presenti i Pueri Cantores che hanno celebrato in questi giorni a Roma il 36° Congresso internazionale della loro Federazione.
    Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della Santa Messa:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle!

    Ancora avvolti dal clima spirituale del Natale, nel quale abbiamo contemplato il mistero della nascita di Cristo, oggi celebriamo con i medesimi sentimenti la Vergine Maria, che la Chiesa venera quale Madre di Dio, in quanto ha dato carne al Figlio dell’eterno Padre. Le letture bibliche di questa solennità pongono l’accento principalmente sul Figlio di Dio fatto uomo e sul "nome" del Signore. La prima lettura ci presenta la solenne benedizione che i sacerdoti pronunciavano sugli Israeliti nelle grandi feste religiose: essa è scandita appunto dal nome del Signore, ripetuto per tre volte, come ad esprimere la pienezza e la forza che da tale invocazione deriva. Questo testo di benedizione liturgica, infatti, evoca la ricchezza di grazia e di pace che Dio dona all’uomo, con una benevola disposizione nei suoi confronti, e che si manifesta con il "risplendere" del volto divino e il "rivolgerlo" verso di noi.

    La Chiesa riascolta oggi queste parole, mentre chiede al Signore di benedire il nuovo anno appena iniziato, nella consapevolezza che, dinanzi ai tragici eventi che segnano la storia, dinanzi alle logiche di guerra che purtroppo non sono ancora del tutto superate, solo Dio può toccare l’animo umano nel profondo e assicurare speranza e pace all’umanità. E’ ormai consolidata tradizione, infatti, che il primo giorno dell’anno la Chiesa, sparsa in tutto il mondo, elevi una corale preghiera per invocare la pace. E’ bene iniziare un nuovo tratto di cammino ponendosi con decisione sulla via della pace. Oggi, vogliamo raccogliere il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani vittime della guerra, che è il volto più orrendo e violento della storia. Noi oggi preghiamo affinché la pace, che gli angeli hanno annunciato ai pastori la notte di Natale, possa giungere ovunque: "super terram pax in hominibus bonae voluntatis" (Lc 2,14). Per questo, specialmente con la nostra preghiera, vogliamo aiutare ogni uomo e ogni popolo, in particolare quanti hanno responsabilità di governo, a camminare in modo sempre più deciso sulla via della pace.

    Nella seconda lettura, san Paolo riassume nell’adozione filiale l’opera di salvezza compiuta da Cristo, nella quale è come incastonata la figura di Maria. Grazie a lei il Figlio di Dio, "nato da donna" (Gal 4,4), ha potuto venire nel mondo come vero uomo, nella pienezza del tempo. Tale compimento, tale pienezza, riguarda il passato e le attese messianiche, che si realizzano, ma, al tempo stesso, si riferisce anche alla pienezza in senso assoluto: nel verbo fatto carne, Dio ha detto la sua Parola ultima e definitiva. Sulla soglia di un nuovo anno, risuona così l’invito a camminare con gioia verso la luce del "sole che sorge dall’alto" (Lc 1,78), poiché nella prospettiva cristiana, tutto il tempo è abitato da Dio, non c’è futuro che non sia in direzione di Cristo e non esiste pienezza al di fuori di quella di Cristo.

    Il brano del Vangelo di oggi termina con l’imposizione del nome di Gesù, mentre Maria partecipa in silenzio, meditando nel cuore, al mistero di questo suo Figlio, che in modo del tutto singolare è dono di Dio. Ma la pericope evangelica che abbiamo ascoltato mette in particolare evidenza i pastori, che se ne tornarono "glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto" (Lc 2,20). L’angelo aveva annunciato loro che nella città di Davide, cioè Betlemme, era nato il Salvatore e che avrebbero trovato il segno: un bambino avvolto in fasce dentro una mangiatoia (cfr Lc 2,11-12). Partiti in fretta, essi avevano trovato Maria e Giuseppe e il Bambino. Notiamo come l’Evangelista parli della maternità di Maria a partire dal Figlio, da quel "bambino avvolto in fasce", perché è Lui – il Verbo di Dio (Gv 1,14) – il punto di riferimento, il centro dell’evento che si sta compiendo ed è Lui a far sì che la maternità di Maria sia qualificata come "divina".

    Questa attenzione prevalente che le letture odierne dedicano al "Figlio", a Gesù, non riduce il ruolo della Madre, anzi, la colloca nella giusta prospettiva: Maria, infatti, è vera Madre di Dio proprio in virtù della sua totale relazione a Cristo. Pertanto, glorificando il Figlio si onora la Madre e onorando la Madre si glorifica il Figlio. Il titolo di "Madre di Dio", che oggi la liturgia pone in risalto, sottolinea la missione unica della Vergine Santa nella storia della salvezza: missione che sta alla base del culto e della devozione che il popolo cristiano le riserva. Maria infatti non ha ricevuto il dono di Dio solo per se stessa, ma per recarlo nel mondo: nella sua verginità feconda, Dio ha donato agli uomini i beni della salvezza eterna (cfr Colletta). E Maria offre continuamente la sua mediazione al Popolo di Dio peregrinante nella storia verso l’eternità, come un tempo la offrì ai pastori di Betlemme. Ella, che ha dato la vita terrena al Figlio di Dio, continua a donare agli uomini la vita divina, che è Gesù stesso e il suo Santo Spirito. Per questo viene considerata madre di ogni uomo che nasce alla Grazia e insieme è invocata come Madre della Chiesa.

    È nel nome di Maria, madre di Dio e degli uomini, che dal 1° gennaio 1968 si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Pace. La pace è dono di Dio, come abbiamo ascoltato nella prima lettura: "Il Signore … ti conceda pace" (Nm 6,26). Essa è il dono messianico per eccellenza, il primo frutto della carità che Gesù ci ha donato, è la nostra riconciliazione e pacificazione con Dio. La pace è anche un valore umano da realizzare sul piano sociale e politico, ma affonda le sue radici nel mistero di Cristo (cfr Conc. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 77-90). In questa solenne celebrazione, in occasione della quarantaquattresima Giornata Mondiale della Pace, sono lieto di rivolgere il mio deferente saluto agli illustri Signori Ambasciatori presso la Santa Sede, con i migliori voti augurali per la loro missione. Un cordiale e fraterno saluto va, poi, al mio Segretario di Stato ed agli altri Responsabili dei Dicasteri della Curia Romana, con un particolare pensiero per il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e i suoi collaboratori. Desidero manifestare loro viva riconoscenza per il quotidiano impegno a favore di una pacifica convivenza tra i popoli e della formazione sempre più solida di una coscienza di pace nella Chiesa e nel mondo. In questa prospettiva, la comunità ecclesiale è sempre più impegnata ad operare, secondo le indicazioni del Magistero, per offrire un sicuro patrimonio spirituale di valori e di principi nella continua ricerca della pace.

    L’ho voluto ricordare nel mio Messaggio per l’odierna Giornata, dal titolo "Libertà religiosa, via per la pace": "Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi, e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine sociale e internazionale giusto e pacifico" (n. 15). Ho sottolineato, pertanto, che "la libertà religiosa è elemento imprescindibile di uno Stato di diritto; non la si può negare senza intaccare nel contempo tutti i diritti e le libertà fondamentali, essendone sintesi e vertice" (n. 5).

    L’umanità non può mostrarsi rassegnata alla forza negativa dell’egoismo e della violenza; non deve fare l’abitudine a conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli. Di fronte alle minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani (cfr ibid., 1), ancora una volta rivolgo il pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione. Esorto tutti a pregare affinché giungano a buon fine gli sforzi intrapresi da più parti per promuovere e costruire la pace nel mondo. Per questo difficile compito non bastano le parole, occorre l’impegno concreto e costante dei responsabili delle Nazioni, ma è necessario soprattutto che ogni persona sia animata dall’autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente.

    In questa celebrazione eucaristica abbiamo davanti agli occhi, per la nostra venerazione, l’immagine della Madonna del Sacro Monte di Viggiano, così cara alle genti della Basilicata. La Vergine Maria ci dona il suo Figlio, ci mostra il volto del suo Figlio, Principe della Pace: sia lei ad aiutarci a rimanere nella luce di questo volto, che brilla su di noi (cfr Nm 6,25), per riscoprire tutta la tenerezza di Dio Padre; sia lei a sostenerci nell’invocare lo Spirito Santo, perché rinnovi la faccia della terra e trasformi i cuori, sciogliendo la loro durezza davanti alla bontà disarmante del Bambino, che è nato per noi. La Madre di Dio ci accompagni in questo nuovo anno; ottenga per noi e per il mondo intero il desiderato dono della pace. Amen.





    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



    Al termine della Celebrazione Eucaristica nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella ricorrenza della 44a Giornata Mondiale della Pace, il Santo Padre Benedetto XVI, prima di recitare l’Angelus, rivolge ai fedeli e ai pellegrini presenti in Piazza San Pietro le seguenti parole:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    In questo primo Angelus del 2011, rivolgo a tutti il mio augurio di pace e di bene affidandolo all’intercessione di Maria Santissima, che oggi celebriamo quale Madre di Dio. All’inizio di un nuovo anno, il Popolo cristiano si raduna spiritualmente dinanzi alla grotta di Betlemme, dove la Vergine Maria ha dato alla luce Gesù. Chiediamo alla Madre la benedizione, e lei ci benedice mostrandoci il Figlio: infatti, Lui in persona è la Benedizione. Donandoci Gesù, Dio ci ha donato tutto: il suo amore, la sua vita, la luce della verità, il perdono dei peccati; ci ha donato la pace. Sì, Gesù Cristo è la nostra pace (cfr Ef 2,14). Egli ha portato nel mondo il seme dell’amore e della pace, più forte del seme dell’odio e della violenza; più forte perché il Nome di Gesù è superiore ad ogni altro nome, contiene tutta la signoria di Dio, come aveva annunciato il profeta Michea: "E tu, Betlemme, … da te uscirà per me colui che dev’essere il dominatore … Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio … Egli stesso sarà la pace!" (5,1-4).

    Per questo, dinanzi all’icona della Vergine Madre, la Chiesa in questo giorno invoca da Dio, per mezzo di Gesù Cristo, il dono della pace: è la Giornata Mondiale della Pace, occasione propizia per riflettere insieme sulle grandi sfide che la nostra epoca pone all’umanità. Una di queste, drammaticamente urgente ai nostri giorni, è quella della libertà religiosa; perciò, quest’anno ho voluto dedicare il mio Messaggio a questo tema: "Libertà religiosa, via per la pace". Assistiamo oggi a due tendenze opposte, due estremi entrambi negativi: da una parte il laicismo, che, in modo spesso subdolo, emargina la religione per confinarla nella sfera privata; dall’altra il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza. In realtà, "Dio chiama a sé l’umanità con un disegno di amore che, mentre coinvolge tutta la persona nella sua dimensione naturale e spirituale, richiede di corrispondervi in termini di libertà e di responsabilità, con tutto il cuore e con tutto il proprio essere, individuale e comunitario" (Messaggio, 8). Là dove si riconosce effettivamente la libertà religiosa, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e, attraverso una sincera ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale e si rafforzano le stesse istituzioni e la convivenza civile (cfr ibid. 5). Per questo la libertà religiosa è via privilegiata per costruire la pace.

    Cari amici, rivolgiamo di nuovo lo sguardo a Gesù, tra le braccia di Maria, sua Madre. Guardando Lui, che è il "Principe della pace" (Is 9,5), noi comprendiamo che la pace non si raggiunge con le armi, né con il potere economico, politico, culturale e mediatico. La pace è opera di coscienze che si aprono alla verità e all’amore. Ci aiuti Dio a progredire su questa strada nel nuovo anno che ci dona di vivere.



    DOPO L’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle, nel Messaggio per l’odierna Giornata della Pace ho avuto modo di sottolineare come le grandi religioni possano costituire un importante fattore di unità e di pace per la famiglia umana, ed ho ricordato, a tale proposito, che in questo anno 2011 ricorrerà il 25° anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace che il Venerabile Giovanni Paolo II convocò ad Assisi nel 1986. Per questo, nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di san Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà, allo scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio Predecessore e di rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace. Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio. Vi invito ad accompagnare sin d’ora con la vostra preghiera questa iniziativa.

    In questo contesto desidero salutare e incoraggiare quanti, da ieri sera e durante la giornata di oggi, in tutta la Chiesa pregano per la pace e per la libertà religiosa. In Italia, la tradizionale marcia promossa da CEI, Pax Christi e Caritas ha avuto luogo ad Ancona, città che ospiterà nel settembre prossimo il Congresso Eucaristico Nazionale. Qui a Roma, e in altre città del mondo, la Comunità di Sant’Egidio ha riproposto l’iniziativa "Pace in tutte le terre": saluto di cuore quanti vi hanno preso parte. Saluto anche gli aderenti al Movimento dell’Amore Familiare, che stanotte hanno vegliato in Piazza San Pietro e nella diocesi de L’Aquila pregando per la pace nelle famiglie e tra le nazioni.

    Je suis heureux de vous saluer, chers pèlerins francophones présents ce matin, ainsi que les personnes qui nous rejoignent par la radio et la télévision ! En ce premier jour de l’année, nous fêtons Sainte Marie, Mère de Dieu, et nous prions particulièrement pour la paix. Puisse la Vierge Marie, Mère du Prince de la Paix, aider chaque personne à renouveler son engagement pour construire un monde toujours plus fraternel où tous soient libres de professer leur religion ou leur foi. Bonne et heureuse Année à tous !

    I extend a warm welcome to the English-speaking visitors here today. On the first day of the year the Church pays special honour to the Mother of God, recalling how in humble obedience to the Lord’s will she bore in her womb and gave birth to him who is the Light of the World. On this day, too, we pray especially for peace throughout the world, and I invite all of you to join in heartfelt prayer to Christ the Prince of Peace for an end to violence and conflict wherever they are found. Upon all of you, and upon your loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings for the year that lies ahead. Happy New Year!

    Einen frohen Neujahrsgruß richte ich an alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Gerne heiße ich heute die Sternsinger aus Mainz willkommen und grüße mit ihnen alle, die in den Pfarreien am Dreikönigssingen teilnehmen, um den Menschen das Ereignis der Geburt Christi zu künden. Es ist eine Botschaft der Freude und des Friedens für die ganze Welt. Gott will bei den Menschen sein. In seinem menschgewordenen Sohn wendet Gott uns sein Angesicht zu und schenkt uns Heil. So bitten wir ihn um seinen Segen und wollen dieses neue Jahr im Namen des Herrn beginnen. Gott geleite euch auf allen Wegen.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana en este primer día del año, octava de la Navidad. La Iglesia celebra hoy la solemnidad de Santa María, Madre de Dios, y también la Jornada Mundial de la Paz. Os invito a entrar en la escuela de la Virgen Santísima, fiel discípula del Señor, para aprender de Ella a acoger en la fe y en la oración la salvación que Dios quiere derramar sobre los que confían en su paz y amor misericordioso. Feliz Año Nuevo.

    Saúdo os peregrinos de língua portuguesa nesta solenidade de Santa Maria, Mãe de Deus. Ela interceda junto ao seu Divino Filho, Príncipe da Paz, para que a humanidade se abra sempre mais ao Evangelho, único caminho para a verdadeira fraternidade.

    Serdecznie pozdrawiam wszystkich Polaków. Wam obecnym tu w Rzymie, waszym rodakom w kraju i za granicą, życzę błogosławionego Nowego Roku. Niech spełnią się nadzieje i dobre plany, jakie w nim pokładamy. Proszę Maryję, Świętą Bożą Rodzicielkę, by uprosiła pokój dla świata, by otaczała was swoją opieką i wam przewodziła. Niech Bóg wam błogosławi.

    [Saluto cordialmente tutti i Polacchi. A voi presenti qui a Roma, ai vostri connazionali nel vostro Paese e all’estero, auguro un Anno Nuovo colmo delle divine benedizioni. Che si realizzino le nostre speranze e nostri buoni propositi, che noi riponiamo in esso. Chiedo alla Santissima Madre di Dio di impetrare la pace per il mondo, sostenervi con il suo aiuto e di essere la vostra guida. Dio vi benedica.]

    Saluto tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani dell’Opera Don Orione. Buon anno a tutti!

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    00 02/01/2011 15:41
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Rinnovo a tutti i miei auguri per il nuovo anno e ringrazio quanti mi hanno inviato messaggi di spirituale vicinanza. La liturgia di questa domenica ripropone il Prologo del Vangelo di san Giovanni, proclamato solennemente nel giorno di Natale. Questo mirabile testo esprime, nella forma di un inno, il mistero dell’Incarnazione, predicato dai testimoni oculari, gli Apostoli, in particolare da Giovanni, la cui festa, non a caso, si celebra il 27 dicembre. Afferma san Cromazio di Aquileia che "Giovanni era il più giovane di tutti i discepoli del Signore; il più giovane per età, ma già anziano per la fede» (Sermo II,1 De Sancto Iohanne Evangelista, CCL 9a, 101). Quando leggiamo: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio" (Gv 1,1), l’Evangelista – paragonato tradizionalmente ad un’aquila – si eleva al di sopra della storia umana scrutando le profondità di Dio; ma ben presto, seguendo il suo Maestro, ritorna alla dimensione terrena dicendo: "E il Verbo si fece carne" (Gv 1,14). Il Verbo è "una realtà vivente: un Dio che … si comunica facendosi Egli stesso Uomo» (J. Ratzinger, Teologia della liturgia, LEV 2010, 618). Infatti, attesta Giovanni, "venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria" (Gv 1,14). "Egli si è abbassato ad assumere l’umiltà della nostra condizione – commenta san Leone Magno – senza che ne fosse diminuita la sua maestà" (Tractatus XXI, 2, CCL 138, 86-87). Leggiamo ancora nel Prologo: "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia" (Gv 1,16). "Qual è la prima grazia che abbiamo ricevuto? – si chiede sant’Agostino – È la fede". La seconda grazia, subito aggiunge, è "la vita eterna" (Tractatus in Ioh. III, 8.9, CCL 36, 24.25).

    Ora mi rivolgo in lingua spagnola alle migliaia di famiglie radunate a Madrid per una grande manifestazione.

    Saludo con afecto a los numerosos Pastores y fieles reunidos en la Plaza de Colón, de Madrid, para celebrar con gozo el valor del matrimonio y la familia bajo el lema: "La familia cristiana, esperanza para Europa". Queridos hermanos, os invito a ser fuertes en el amor y a contemplar con humildad el Misterio de la Navidad, que continúa hablando al corazón y se convierte en escuela de vida familiar y fraterna. La mirada maternal de la Virgen María, la amorosa protección de San José y la dulce presencia del Niño Jesús son una imagen nítida de lo que ha de ser cada una de las familias cristianas, auténticos santuarios de fidelidad, respeto y comprensión, en los que también se transmite la fe, se fortalece la esperanza y se enardece la caridad. Aliento a todos a vivir con renovado entusiasmo la vocación cristiana en el seno del hogar, como genuinos servidores del amor que acoge, acompaña y defiende la vida. Haced de vuestras casas un verdadero semillero de virtudes y un espacio sereno y luminoso de confianza, en el que guiados por la gracia de Dios se pueda sabiamente discernir la llamada del Señor, que sigue invitando a su seguimiento. Con estos sentimientos, encomiendo fervientemente a la Sagrada Familia de Nazaret los propósitos y frutos de ese encuentro, para que sean cada vez más las familias en las que reine la alegría, la entrega mutua y la generosidad. Que Dios os bendiga siempre.

    Alla Vergine Maria, che il Signore ha affidato come Madre al "discepolo che Egli amava", chiediamo la forza di comportarci come figli "generati da Dio" (cfr Gv 1,13), accogliendoci gli uni gli altri e manifestando così l’amore fraterno.



    DOPO L’ANGELUS

    Ieri mattina abbiamo appreso con dolore la notizia del grave attentato contro la comunità cristiana copta compiuto ad Alessandria d’Egitto. Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, offende Dio e l’umanità intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno. Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo. Penso anche ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010 in varie parti del mondo: ad essi va ugualmente il nostro affettuoso ricordo davanti al Signore. Rimaniamo uniti in Cristo, nostra speranza e nostra pace!

    La prière de l’Angélus me donne la joie de vous saluer, chers pèlerins francophones ! En ce temps de Noël, le Seigneur fait briller sur nous la splendeur de son amour qui dissipe toute ténèbre. Soyons dans la joie en union avec les pays qui célèbrent aujourd’hui l’Épiphanie du Seigneur. Par l’intercession de la Vierge Marie, laissons-nous guider vers son Fils Jésus, lumière née de la lumière ! Bon dimanche et bonne année à tous !

    I am happy to greet all the English-speaking visitors present for this Angelus prayer. Today we continue to contemplate the divine mystery of Jesus Christ, born in Bethlehem of the Virgin Mary. He is the Word of God made flesh for our salvation, the Wisdom of God who has come to enlighten us. Let us always cherish this presence of Jesus who brings us grace and truth! I wish you all a pleasant Sunday and renew my good wishes for a Happy New Year!

    Mit Freude grüße ich alle Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher Sprache. Gottes Wort steht am Anfang von allem, es ist Licht und Leben für die Welt, für uns Menschen. Dies rufen uns die Lesungen am heutigen zweiten Sonntag nach Weihnachten in Erinnerung. Das göttliche Wort hat in Jesus Christus menschliche Gestalt angenommen, es macht sich auf und sucht unsere Liebe. Maria hat ihm ihr mütterliches Herz, ihr ganzes Leben geschenkt. Auch wir sind eingeladen, Gottes Wort in uns lebendig werden zu lassen, damit es uns von innen her verwandle. Denn es gibt uns die Macht, Kinder Gottes, wirklich Menschen nach dem Abbild Gottes zu sein. Der Herr segne und behüte euch.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. La liturgia de este tiempo de Navidad nos conduce a contemplar con asombro a Jesucristo, el Hijo de Dios hecho hombre, el Emmanuel. Os invito en estos días santos a abrir vuestras almas a este misterio de infinito amor. Que a ello os ayude la Santísima Virgen María y san José, cuya protección invoco sobre todas las familias, particularmente sobre las que se encuentran en dificultad o están probadas por la incomprensión y la división. El Salvador, luz del mundo, conceda a todas la gracia para superar cualquier contrariedad, y de este modo puedan avanzar siempre por el camino del bien. Feliz domingo.

    Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dzisiejsza liturgia podpowiada nam, byśmy chwalili odwieczną mądrość Boga i dziękowali za błogosławieństwo, jakim nas obdarzył we wcielonym Słowie. „Ono było na początku u Boga. (...). W Nim było życie, a życie było światłością ludzi". Niech ta światłość opromienia każdy dzień nowego roku i całego naszego życia. Niech Bóg wam błogosławi.

    [Un cordiale saluto rivolgo ai Polacchi. La liturgia odierna ci suggerisce di lodare l’eterna saggezza di Dio e di ringraziare per la benedizione che ci ha donato nel Verbo incarnato. "Egli era in principio presso Dio. (...) In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini". Questa luce risplenda su ogni giorno dell’anno nuovo e di tutta la nostra vita. Dio vi benedica.]

    Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i gruppi parrocchiali di Grandate e Palanzo, presso Como, e di Asola, e i numerosi amici e volontari della "Fraterna Domus" di Roma. Buona domenica – la prima del nuovo anno! – e tanti auguri di pace e di bene a tutti nel Signore.

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    00 03/01/2011 16:08
    RINUNCE E NOMINE

    NOMINA DI AUSILIARE DELL’ORDINARIATO MILITARE PER GLI STATI UNITI D’AMERICA

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Ordinariato Militare per gli Stati Uniti d’America il Rev.do Neal J. Buckon, del clero della diocesi di Cleveland, finora Cappellano Militare in Corea, assegnandogli la sede titolare vescovile di Vissalsa.

    Rev.do Neal J. Buckon
    Il Rev.do Neal J. Buckon è nato il 3 settembre 1953 a Columbus (Ohio) ed è cresciuto a Cleveland (Ohio).
    Ha ottenuto il "B.S." in Biologia presso la "John Carroll University" a University Heights (Ohio).
    Dal 1975 al 1982, ha prestato servizio nella Forza Armata U.S.A., in seguito ha ottenuto il "B.A." in Storia presso la "Cleveland State University". Ha seguito gli studi filosofici presso il "Borromeo College" a Wycliffe (Ohio) e quelli teologici presso il "St. Mary’s Seminary" a Cleveland.
    È stato ordinato sacerdote il 25 maggio 1995 per la diocesi di Cleveland.
    Dal 1995 al 1998 ha svolto l’ufficio di Vicario parrocchiale della "St. Margaret Mary", a South Euclid in Ohio.
    Dal 1998 è al servizio dell’Ordinariato Militare U.S.A.
    I suoi incarichi come sacerdote sono stati primariamente come Cappellano nella Forza Armata U.S.A.: Fort Stewart, GA (1998-2001); Arabia Saudita (2001-2002); Fort Stewart, GA (2002-2003); Baghdad, Iraq (2003-2004); Heidelberg, Germania (2004-2006); Fort Still, Oklahoma (2006-2008); dal 2008 ad oggi Seoul, Corea.
    Conosce la lingua spagnola, tedesca, portoghese e coreana.

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    00 04/01/2011 15:22
    RINUNCE E NOMINE




    RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA


    RINUNCIA DI AUSILIARE DI BOMBAY (INDIA)


    RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA

    Il Santo Padre ha accolto la rinunzia presentata, per raggiunti limiti d'età, dall'Eminentissimo Signor Cardinale Franc Rodé all'incarico di Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico l'Eccellentissimo Monsignor João Braz de Aviz, finora Arcivescovo di Brasília.

    S.E. Mons. João Braz de Aviz
    S.E. Mons. João Braz de Aviz è nato a Mafra, Diocesi di Joinville, SC (Brasile), il 24 aprile 1947, dopo aver frequentato gli studi filosofici nel Seminario maggiore "Rainha dos Apóstolos" di Curitiba e nella Facoltà di Palmas, PR, ha completato gli studi teologici a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, conseguendovi la Licenza, e presso la Pontificia Università Lateranense, dove nel 1992 si è laureato in teologia dogmatica.
    Ordinato Sacerdote il 26 novembre 1972 e incardinato nella Diocesi di Apucarana, ha svolto il proprio ministero come Parroco in diverse parrocchie, come Rettore dei Seminari Maggiori di Apucarana e di Londrina, e come Professore di teologia dogmatica presso l'Istituto teologico Paolo VI a Londrina. E' stato anche Membro del Consiglio presbiterale e del Collegio dei Consultori, nonché Coordinatore generale, della pastorale diocesana di Apucarana.
    Il 6 aprile 1994 è stato eletto alla Sede titolare di Flenucleta, come Ausiliare dell'Arcidiocesi di Vitória, ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 31 maggio dello stesso anno. Trasferito come Vescovo di Ponta Grossa il 12 agosto 1998, promosso ad Arcivescovo di Maringá il 17 luglio 2002, è stato nominato Arcivescovo di Brasília il 28 gennaio 2004. Nel maggio scorso ha organizzato il XVI Congresso Eucaristico Nazionale, in coincidenza con il 50mo anniversario della città.



    RINUNCIA DI AUSILIARE DI BOMBAY (INDIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all'ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Bombay (India), presentata da S.E. Mons. Percival Joseph Fernandez, Vescovo titolare di Bulla, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.


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