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    00 04/02/2010 16:05
    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE ALL’ARCIVESCOVO DI VANCOUVER IN OCCASIONE DELLA XXI EDIZIONE DEI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI E DELLA X DEI GIOCHI PARAOLIMPICI INVERNALI

    Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato all’Arcivescovo di Vancouver, S.E. Mons. J. Michael Miller, in occasione della XXI edizione dei Giochi olimpici invernali (12-28 febbraio 2010) e della X dei Giochi paraolimpici invernali (12-21 marzo 2010) che si svolgeranno a Vancouver (Canada):


    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

    To the Most Reverend J. Michael Miller
    Archbishop of Vancouver

    I was pleased to learn that the XXI Winter Olympic Games and the X Paralympic Winter Games are to be held in the Archdiocese of Vancouver and the Diocese of Kamloops, from 12 to 28 February 2010. As I send my cordial greetings to you and Bishop David Monroe, my good wishes also go to the participating athletes, the organizers and the many community volunteers who are generously cooperating in the celebration of the significant international event.

    Such an important occurrence for both athletes and spectators allows me to recall how sport "can make an effective contribution to peaceful understanding between peoples and to establishing the new civilization of love" (JOHN PAUL II, Homily, 29 October 2000, 2). In this light, may sport always be a valued building block of peace and friendship between peoples and nations. I also note the ecumenical initiative More Than Gold, intended to provide spiritual and material assistance to visitors, participants and volunteers alike. I pray that all who avail themselves of this service will be confirmed in their love of God and neighbour.

    With these sentiments in mind, upon all associated with the celebration of the XXI Winter Olympic Games and the X Paralympic Winter Games, I cordially invoke the abundant blessings of Almighty God.

    From the Vatican, 30 December 2009

    BENEDICTUS PP. XVI

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    00 04/02/2010 16:05
    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2010

    Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2010 sul tema: "La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo" (Rm 3, 21-22):


    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,

    ogni anno, in occasione della Quaresima, la Chiesa ci invita a una sincera revisione della nostra vita alla luce degli insegnamenti evangelici. Quest’anno vorrei proporvi alcune riflessioni sul vasto tema della giustizia, partendo dall’affermazione paolina: La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22).

    Giustizia: "dare cuique suum"

    Mi soffermo in primo luogo sul significato del termine "giustizia", che nel linguaggio comune implica "dare a ciascuno il suo - dare cuique suum", secondo la nota espressione di Ulpiano, giurista romano del III secolo. In realtà, però, tale classica definizione non precisa in che cosa consista quel "suo" da assicurare a ciascuno. Ciò di cui l’uomo ha più bisogno non può essergli garantito per legge. Per godere di un’esistenza in pienezza, gli è necessario qualcosa di più intimo che può essergli accordato solo gratuitamente: potremmo dire che l’uomo vive di quell’amore che solo Dio può comunicargli avendolo creato a sua immagine e somiglianza. Sono certamente utili e necessari i beni materiali – del resto Gesù stesso si è preoccupato di guarire i malati, di sfamare le folle che lo seguivano e di certo condanna l’indifferenza che anche oggi costringe centinaia di milioni di essere umani alla morte per mancanza di cibo, di acqua e di medicine -, ma la giustizia "distributiva" non rende all’essere umano tutto il "suo" che gli è dovuto. Come e più del pane, egli ha infatti bisogno di Dio. Nota sant’Agostino: se "la giustizia è la virtù che distribuisce a ciascuno il suo... non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio" (De civitate Dei, XIX, 21).

    Da dove viene l’ingiustizia?

    L’evangelista Marco riporta le seguenti parole di Gesù, che si inseriscono nel dibattito di allora circa ciò che è puro e ciò che è impuro: "Non c'è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro... Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male" (Mc 7,14-15.20-21). Al di là della questione immediata relativa al cibo, possiamo scorgere nella reazione dei farisei una tentazione permanente dell’uomo: quella di individuare l’origine del male in una causa esteriore. Molte delle moderne ideologie hanno, a ben vedere, questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene "da fuori", affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male. Lo riconosce amaramente il Salmista: "Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre" (Sal 51,7). Sì, l’uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo mortifica nella capacità di entrare in comunione con l’altro. Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri: è l’egoismo, conseguenza della colpa originale. Adamo ed Eva, sedotti dalla menzogna di Satana, afferrando il misterioso frutto contro il comando divino, hanno sostituito alla logica del confidare nell’Amore quella del sospetto e della competizione; alla logica del ricevere, dell’attendere fiducioso dall’Altro, quella ansiosa dell’afferrare e del fare da sé (cfr Gen 3,1-6), sperimentando come risultato un senso di inquietudine e di incertezza. Come può l’uomo liberarsi da questa spinta egoistica e aprirsi all’amore?

    Giustizia e Sedaqah

    Nel cuore della saggezza di Israele troviamo un legame profondo tra fede nel Dio che "solleva dalla polvere il debole" (Sal 113,7) e giustizia verso il prossimo. La parola stessa con cui in ebraico si indica la virtù della giustizia, sedaqah, ben lo esprime. Sedaqah infatti significa, da una parte, accettazione piena della volontà del Dio di Israele; dall’altra, equità nei confronti del prossimo (cfr Es 20,12-17), in modo speciale del povero, del forestiero, dell’orfano e della vedova (cfr Dt 10,18-19). Ma i due significati sono legati, perché il dare al povero, per l’israelita, non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo. Non a caso il dono delle tavole della Legge a Mosè, sul monte Sinai, avviene dopo il passaggio del Mar Rosso. L’ascolto della Legge, cioè, presuppone la fede nel Dio che per primo ha ‘ascoltato il lamento’ del suo popolo ed è "sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto" (cfr Es 3,8). Dio è attento al grido del misero e in risposta chiede di essere ascoltato: chiede giustizia verso il povero (cfr Sir 4,4-5.8-9), il forestiero (cfr Es 22,20), lo schiavo (cfr Dt 15,12-18). Per entrare nella giustizia è pertanto necessario uscire da quell’illusione di auto-sufficienza, da quello stato profondo di chiusura, che è l’origine stessa dell’ingiustizia. Occorre, in altre parole, un "esodo" più profondo di quello che Dio ha operato con Mosè, una liberazione del cuore, che la sola parola della Legge è impotente a realizzare. C’è dunque per l’uomo speranza di giustizia?

    Cristo, giustizia di Dio

    L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: "Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio... per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue" (3,21-25).

    Quale è dunque la giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’"espiazione" avvenga nel "sangue" di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé "la maledizione" che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la "benedizione" che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò solleva subito un’obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del "suo"? In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.

    Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del "mio", per darmi gratuitamente il "suo". Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia "più grande", che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare.

    Proprio forte di questa esperienza, il cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall’amore.

    Cari fratelli e sorelle, la Quaresima culmina nel Triduo Pasquale, nel quale anche quest’anno celebreremo la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia. Con tali sentimenti, imparto di cuore a tutti l’Apostolica Benedizione.

    Dal Vaticano, 30 ottobre 2009

    BENEDICTUS PP. XVI

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    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Scozia, in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Philip Tartaglia, Vescovo di Paisley

    con il Vescovo emerito:

    S.E. Mons. John Aloysius Mone;

    S.E. Mons. Peter Anthony Moran, Vescovo di Aberdeen;

    S.E. Mons. Joseph Anthony Toal, Vescovo di Argyll and the Isles

    con il Vescovo emerito:

    S.E. Mons. Ian Murray;

    S.E. Mons. Vincent Logan, Vescovo di Dunkeld;

    S.E. Mons. John Cunningham, Vescovo di Galloway.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Scozia, in Visita "ad Limina Apostolorum".









    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DELL’AUSILIARE DI VILNIUS (LITUANIA)

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Vilnius (Lituania) il Rev.do Mons. Arūnas Poniškaitis, finora Vicario Generale di Vilkaviškis, assegnandogli la sede titolare vescovile di Sinna.

    Rev.do Mons. Arūnas Poniškaitis

    Il Rev.do Mons. Arūnas Poniškaitis è nato a Šakiai, diocesi di Vilkaviškis, il 1° agosto 1966. Ha compiuto gli studi filosofico-teologici nel Seminario Maggiore di Kaunas.

    È stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1992 per la diocesi di Vilkaviškis.

    Dal 1992 al 1995 ha ricoperto l’incarico di Vicario parrocchiale nella parrocchia degli "Angeli Custodi" di Alytus.

    Nel 2000 ha conseguito il Dottorato in Teologia a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana.

    Rientrato in diocesi, è stato Parroco della parrocchia "San Casimiro" ad Alytus (2001-2003) e, contemporaneamente, Direttore Spirituale dell’allora Seminario di Marijampolė. Successivamente, è stato Notaio della Curia di Vilkaviškis (2003-2004).

    Nel 2005 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.

    Dal 2001 ad oggi ha insegnato Teologia Fondamentale nel Seminario Maggiore di Kaunas e dal 2004 è stato Vicario Generale della diocesi di Vilkaviškis.

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    VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI SCOZIA

    Alle ore 12.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Scozia, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Dear Brother Bishops,

    I extend a warm welcome to all of you on your ad Limina visit to Rome. I thank you for the kind words that Cardinal Keith Patrick O’Brien has addressed to me on your behalf, and I assure you of my constant prayers for you and for the faithful entrusted to your care. Your presence here expresses a reality that lies at the heart of every Catholic diocese – its relationship of communio with the See of Peter, and hence with the universal Church. Pastoral initiatives that take due account of this essential dimension bring authentic renewal: when the bonds of communion with the universal Church, and in particular with Rome, are accepted joyfully and lived fully, the people’s faith can grow freely and yield a harvest of good works.

    It is a happy coincidence that the Year for Priests, which the whole Church is currently celebrating, marks the four hundredth anniversary of the priestly ordination of the great Scottish martyr Saint John Ogilvie. Rightly venerated as a faithful servant of the Gospel, he was truly outstanding in his dedication to a difficult and dangerous pastoral ministry, to the point of laying down his life. Hold him up as an example for your priests today. I am glad to know of the emphasis you place on continuing formation for your clergy, especially through the initiative "Priests for Scotland". The witness of priests who are genuinely committed to prayer and joyful in their ministry bears fruit not only in the spiritual lives of the faithful, but also in new vocations. Remember, though, that your commendable initiatives to promote vocations must be accompanied by sustained catechesis among the faithful about the true meaning of priesthood. Emphasize the indispensable role of the priest in the Church’s life, above all in providing the Eucharist by which the Church herself receives life. And encourage those entrusted with the formation of seminarians to do all they can to prepare a new generation of committed and zealous priests, well equipped humanly, academically and spiritually for the task of ministry in the twenty-first century.

    Hand in hand with a proper appreciation of the priest’s role is a correct understanding of the specific vocation of the laity. Sometimes a tendency to confuse lay apostolate with lay ministry has led to an inward-looking concept of their ecclesial role. Yet the Second Vatican Council’s vision is that wherever the lay faithful live out their baptismal vocation – in the family, at home, at work – they are actively participating in the Church’s mission to sanctify the world. A renewed focus on lay apostolate will help to clarify the roles of clergy and laity and so give a strong impetus to the task of evangelizing society.

    That task requires a readiness to grapple firmly with the challenges presented by the increasing tide of secularism in your country. Support for euthanasia strikes at the very heart of the Christian understanding of the dignity of human life. Recent developments in medical ethics and some of the practices advocated in the field of embryology give cause for great concern. If the Church’s teaching is compromised, even slightly, in one such area, then it becomes hard to defend the fullness of Catholic doctrine in an integral manner. Pastors of the Church, therefore, must continually call the faithful to complete fidelity to the Church’s Magisterium, while at the same time upholding and defending the Church’s right to live freely in society according to her beliefs.

    The Church offers the world a positive and inspiring vision of human life, the beauty of marriage and the joy of parenthood. It is rooted in God’s infinite, transforming and ennobling love for all of us, which opens our eyes to recognize and love his image in our neighbour (cf. Deus Caritas Est, 10-11 et passim). Be sure to present this teaching in such a way that it is recognized for the message of hope that it is. All too often the Church’s doctrine is perceived as a series of prohibitions and retrograde positions, whereas the reality, as we know, is that it is creative and life-giving, and it is directed towards the fullest possible realization of the great potential for good and for happiness that God has implanted within every one of us.

    The Church in your country, like many in Northern Europe, has suffered the tragedy of division. It is sobering to recall the great rupture with Scotland’s Catholic past that occurred four hundred and fifty years ago. I give thanks to God for the progress that has been made in healing the wounds that were the legacy of that period, especially the sectarianism that has continued to rear its head even in recent times. Through your participation in Action of Churches Together in Scotland, see that the work of rebuilding unity among the followers of Christ is carried forward with constancy and commitment. While resisting any pressure to dilute the Christian message, set your sights on the goal of full, visible unity, for nothing less can respond to the will of Christ.

    You can be proud of the contribution made by Scotland’s Catholic schools in overcoming sectarianism and building good relations between communities. Faith schools are a powerful force for social cohesion, and when the occasion arises, you do well to underline this point. As you encourage Catholic teachers in their work, place special emphasis on the quality and depth of religious education, so as to prepare an articulate and well-informed Catholic laity, able and willing to carry out its mission "by engaging in temporal affairs and by ordering them according to the plan of God" (Christifideles Laici, 15). A strong Catholic presence in the media, local and national politics, the judiciary, the professions and the universities can only serve to enrich Scotland’s national life, as people of faith bear witness to the truth, especially when that truth is called into question.

    Later this year, I shall have the joy of being present with you and the Catholics of Scotland on your native soil. As you prepare for the Apostolic Visit, encourage your people to pray that it will be a time of grace for the whole Catholic community. Take the opportunity to deepen their faith and to rekindle their commitment to bear witness to the Gospel. Like the monks from Iona who spread the Christian message throughout the length and breadth of Scotland, let them be beacons of faith and holiness for the Scottish people today.

    With these thoughts, I commend your apostolic labours to the intercession of Our Lady, Saint Andrew, Saint Margaret and all the saints of Scotland. To all of you, and to your clergy, religious and lay faithful I cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of peace and joy in the Lord Jesus Christ.


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    00 06/02/2010 00:00
    Discorso del Papa ai Vescovi della Scozia in visita “ad limina”
    La Chiesa difende senza compromessi la dignità della vita umana



    CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 5 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo venerdì in udienza i Vescovi della Scozia, in occasione della loro visita “ad limina Apostolorum”.

    * * *

    Cari Fratelli Vescovi,

    porgo un cordiale benvenuto a tutti voi in occasione della vostra visita ad limina a Roma. Vi ringrazio per le cortesi parole che il cardinale Keith Patrick O'Brien mi ha rivolto a vostro nome e vi assicuro delle mie preghiere costanti per voi e per i fedeli affidati alla vostra sollecitudine. La vostra presenza qui esprime una realtà che sta al centro di ogni diocesi cattolica, ovvero il suo rapporto di communio con la Sede di Pietro e quindi con la Chiesa universale. Le iniziative pastorali che tengono nel dovuto conto questa dimensione essenziale portano a un rinnovamento autentico: quando i vincoli di comunione con la Chiesa universale e in particolare con Roma sono accettati gioiosamente e vissuti pienamente, la fede delle persone può crescere liberamente e ottenere un raccolto di buone opere.

    È una lieta coincidenza che l'Anno Sacerdotale, che tutta la Chiesa sta celebrando attualmente, corrisponda anche al quattrocentesimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale del grande martire scozzese san John Ogilvie. Giustamente venerato come servitore fedele del Vangelo, è stato veramente eccezionale nella sua dedizione a un ministero pastorale difficile e pericoloso, al punto di sacrificare la propria vita. Prendetelo ad esempio per i vostri sacerdoti oggi. Sono lieto di apprendere che ponete grande enfasi sulla formazione permanente del vostro clero, in particolare attraverso l'iniziativa «Sacerdoti per la Scozia». La testimonianza di sacerdoti che sono autenticamente impegnati nella preghiera e gioiosi nel loro ministero reca frutti non solo nelle vite spirituali dei fedeli, ma anche nelle nuove vocazioni. Tuttavia, ricordate che le vostre lodevoli iniziative per promuovere le vocazioni devono essere accompagnate da una catechesi permanente fra i fedeli sul significato autentico del sacerdozio. Enfatizzate il ruolo indispensabile del sacerdote nella vita della Chiesa, soprattutto nell'offrire l'Eucaristia con la quale la Chiesa stessa riceve la vita. Incoraggiate quanti hanno per compito la formazione dei seminaristi a fare tutto il possibile per preparare una nuova generazione di sacerdoti impegnati e zelanti, ben dotati umanamente, accademicamente e spiritualmente per il compito del ministero nel ventunesimo secolo.

    Di pari passo con un corretto apprezzamento del ruolo del sacerdote va una corretta comprensione della vocazione specifica del laicato. A volte, la tendenza a confondere l'apostolato laicale con il ministero laicale ha portato a una concezione del suo ruolo ecclesiale che guarda all'interno. Tuttavia, secondo la visione del concilio Vaticano ii, ovunque i fedeli laici vivano la propria vocazione battesimale, nella famiglia, a casa, sul luogo di lavoro, partecipano attivamente alla missione della Chiesa di santificare il mondo. Una rinnovata attenzione all'apostolato laicale aiuterà a chiarire i ruoli del clero e del laicato e a dare così un forte impulso al compito di evangelizzare la società.

    Questo compito richiede una disponibilità a cimentarsi fermamente con le sfide presentate dall'ondata crescente di secolarismo nel vostro Paese. Il sostegno all'eutanasia colpisce il cuore stesso della concezione cristiana di dignità della vita umana. Gli sviluppi recenti nell'etica medica e alcune pratiche propugnate nel campo dell'embriologia sono motivo di preoccupazione. Se l'insegnamento della Chiesa è compromesso, anche solo leggermente, in una di queste aree, allora diventa difficile difendere la pienezza della dottrina cattolica in modo integrale. I Pastori della Chiesa, quindi, devono continuamente esortare i credenti alla totale fedeltà al Magistero della Chiesa, sostenendo e difendendo, nello stesso tempo, il diritto della Chiesa a vivere liberamente nella società secondo le sue convinzioni.

    La Chiesa offre al mondo una visione positiva e ispiratrice della vita umana, la bellezza del matrimonio e la gioia della genitorialità. È radicata nell'amore di Dio infinito, trasformante e nobilitante per tutti noi, che apre i nostri occhi per riconoscere e amare la sua immagine nel nostro prossimo (cfr. Deus caritas est, 10-11 et passim). Siate certi di presentare questo insegnamento in modo tale che sia riconosciuto per il messaggio di speranza che è. Troppo spesso la dottrina della Chiesa è percepita come una serie di proibizioni e posizioni retrograde, mentre la realtà, come sappiamo, è che essa è creativa e donatrice di vita ed è volta alla realizzazione più piena possibile del grande potenziale di bene e di felicità che Dio ha posto dentro ognuno di noi.

    La Chiesa nel vostro Paese, come in molti Paesi dell'Europa del Nord, ha vissuto la tragedia della divisione. È triste ricordare la grande frattura con il passato cattolico della Scozia, avvenuta quattrocentocinquanta anni fa. Rendo grazie a Dio per i progressi compiuti per guarire le ferite che erano eredità di quel periodo, in particolare il settarismo che ha continuato ad alzare la testa anche in tempi recenti. Con la vostra partecipazione ad Action of Churches Together in Scotland, vedete come l'opera di riedificazione dell'unità fra i seguaci di Cristo sia perseguita con costanza e impegno. Pur resistendo a qualsiasi pressione per diluire il messaggio cristiano, prefiggetevi l'obiettivo di un'unità piena e visibile perché niente meno di questo può corrispondere alla volontà di Cristo.

    Potete essere orgogliosi del contributo reso dalle scuole cattoliche della Scozia nel superare il settarismo e nell'instaurare buone relazioni fra comunità. Le scuole confessionali sono una forza potente di coesione sociale, e quando si verifica l'occasione, fate bene a sottolinearlo. Mentre incoraggiate gli insegnanti cattolici nel loro lavoro, ponete un'enfasi particolare sulla qualità e sulla profondità dell'educazione religiosa per preparare un laicato cattolico articolato e ben informato, capace e desideroso di portare avanti la propria missione «trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio» (Christifideles laici, n. 15). Una forte presenza cattolica nei mezzi di comunicazione sociale, nella politica locale e nazionale, nel sistema giudiziario, nelle professioni e nelle università può servire solo ad arricchire la vita nazionale della Scozia perché le persone di fede rendono testimonianza della verità, in particolare quando la verità viene messa in dubbio.

    Prossimamente, quest'anno, avrò la gioia di essere con voi e con i cattolici della Scozia sul vostro suolo natale. Mentre vi preparate alla Visita Apostolica, incoraggiate il vostro popolo a pregare affinché essa sia un tempo di grazia per tutta la comunità cattolica. Cogliete l'opportunità di rendere più profonda la loro fede e di riaccendere il loro impegno a rendere testimonianza al Vangelo. Come i monaci di Iona che diffondono il messaggio cristiano in lungo e in largo in Scozia, permettete loro di essere fari di fede e santità per il popolo scozzese oggi.

    Con queste riflessioni, affido le vostre opere apostoliche all'intercessione di Nostra Signora, di sant'Andrea, di santa Margherita e di tutti i santi di Scozia. A tutti voi e al vostro clero, ai religiosi e ai fedeli laici imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica quale pegno di pace e di gioia nel Signore Gesù Cristo.

    [Traduzione dal testo originale in inglese a cura de “L'Osservatore Romano”]

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    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    S.E. il Sig. Alfonso Roberto Matta Fahsen, Ambasciatore del Guatemala presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali;

    Em.mo Card. Michele Giordano, Arcivescovo emerito di Napoli (Italia);

    S.E. Mons. Kurt Koch, Vescovo di Basel (Svizzera).

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
    Dirigenti e Personale dell’ACEA (Azienda Comunale Energia e Ambiente).

    Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:
    Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi





    RINUNCE E NOMINE


    NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN SÃO TOMÉ E PRÍNCIPE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Nunzio Apostolico in São Tomé e Príncipe il Rev.do Mons. Novatus Rugambwa, finora Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Tagaria, con dignità di Arcivescovo.

    Rev.do Mons. Novatus Rugambwa
    Il Rev.do Mons. Novatus Rugambwa è nato a Bukoba (Tanzania) l'8 ottobre 1957.
    È stato ordinato sacerdote il 6 luglio 1986.Si è incardinato a Bukoba.
    È laureato in Diritto Canonico.
    Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1991, ha prestato successivamente la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Panama, Repubblica del Congo, Pakistan, Nuova Zelanda e in Indonesia.
    È stato nominato Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il 28 giugno 2007.
    Conosce il kiswahili, l’inglese, l’italiano, il francese, lo spagnolo e il tedesco.



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    00 06/02/2010 15:19
    UDIENZA AI DIRIGENTI E AL PERSONALE DELL’ACEA (AZIENDA COMUNALE ENERGIA E AMBIENTE)

    Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in udienza i Dirigenti e il Personale dell’Azienda romana ACEA (Azienda Comunale Energia e Ambiente) e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signor Cardinale,

    cari amici dell’Azienda Comunale Energia e Ambiente!

    Sono lieto di accogliervi e di rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto. Saluto il Signor Cardinale Salvatore De Giorgi, i Membri del Direttivo Nazionale UCID e il Presidente di ACEA, il Dott. Giancarlo Cremonesi, che ringrazio per le cortesi parole con cui ha introdotto il nostro incontro e per i doni offerti, in particolare per il bel volume sull’applicazione al mondo dell’impresa dei principi dell’Enciclica Caritas in veritate, edito dalla Libreria Editrice Vaticana in collaborazione con l’UCID, nella collana "Imprenditori per il bene comune". Desidero esprimere vivo apprezzamento per tale iniziativa editoriale, auspicando che possa diventare un punto di riferimento nel cercare soluzioni per i complessi problemi del mondo del lavoro e dell’economia. Vorrei, inoltre, esprimere il mio vivo compiacimento per il progetto di collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, che si propone l’obiettivo di rispondere all’urgenza di acqua e di energia in alcuni Paesi in via di sviluppo.

    Ho, inoltre, visto con interesse la "Carta dei Valori" ed il "Codice Etico", nei quali vengono richiamati i principi di responsabilità, trasparenza, correttezza, lo spirito di servizio e di collaborazione cui si richiama l’ACEA. Si tratta di orientamenti che codesta Azienda vuole ricordare e sui quali costruire la propria immagine e reputazione.

    Avete da poco concluso le celebrazioni del centenario dell’ACEA. Sono, infatti, passati cento anni da quel 20 settembre del 1909, quando i Cittadini romani, con referendum popolare, scelsero che l’illuminazione pubblica e i trasporti collettivi fossero municipalizzati. Da quel giorno la vostra Azienda è cresciuta insieme a Roma. Un cammino lungo e affascinante, ricco di sfide e di successi. Basti pensare a quanto è stato complesso garantire i servizi essenziali a fasce sempre più estese di cittadini, in quartieri nuovi, spesso cresciuti in maniera caotica e abusiva, in una Città che cambiava e si espandeva a dismisura. Così, nel corso degli anni, possiamo affermare che il rapporto fra l’Urbe e l’ACEA è diventato sempre più stretto, e questo grazie soprattutto alla pluralità di servizi che l’Azienda ha erogato e continua ad erogare alla Città, sostenendone e favorendone la trasformazione in una moderna Metropoli.

    La celebrazione centenaria giunge al termine di un periodo denso di difficoltà, caratterizzato da una grave crisi internazionale che ha portato il mondo a ripensare un modello di sviluppo basato soprattutto sulla finanza e sul profitto, per orientarsi a rimettere al centro dell’azione dell’uomo la sua capacità di produrre, di innovare, di pensare e costruire il futuro. Come sottolineavo nell’Enciclica Caritas in veritate, è importante che cresca la consapevolezza circa la necessità di una più ampia "responsabilità sociale" dell’impresa, che spinga a tenere nella giusta considerazione le attese e i bisogni dei lavoratori, dei clienti, dei fornitori e dell’intera comunità, e ad avere una particolare attenzione verso l’ambiente (cfr n. 40). In questo modo la produzione di beni e servizi non sarà legata esclusivamente alla ricerca del profitto economico, ma anche alla promozione del bene di tutti. Mi rallegro perché la storia di questi cento anni non si traduce soltanto nei termini numerici di una sempre maggiore competitività, ma anche in un impegno morale che tende a perseguire il benessere della collettività.

    Nello spirito di servizio che la caratterizza, desidero esprimere il mio apprezzamento per quanto l’ACEA, grazie alla competenza professionale dei suoi dipendenti, ha realizzato nell’illuminazione dei monumenti che rendono Roma unica al mondo. A questo proposito, voglio ricordare con gratitudine il fattivo aiuto in occasione delle celebrazioni per l’80° Anniversario della fondazione dello Stato della Città del Vaticano. Anche numerose Chiese, ad iniziare dalla Basilica di San Pietro, sono valorizzate da sapienti giochi di luce che mettono in risalto quanto l’uomo ha saputo realizzare per manifestare la propria fede in Cristo, "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1, 9).

    Ho appreso, poi, con favore dell’impegno dell’Azienda nel tutelare l’ambiente attraverso la gestione sostenibile delle risorse naturali, la riduzione dell’impatto ambientale e il rispetto del creato. E’ però ugualmente importante favorire un’ecologia umana, che sia in grado di rendere gli ambienti di lavoro e le relazioni interpersonali degne dell’uomo. Vorrei, a questo proposito, ribadire quanto ho affermato nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, auspicando "l’adozione di un modello di sviluppo fondato sulla centralità dell’essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita" (n. 9).

    Anche a Roma, come in ogni grande Città, si avvertono gli effetti di una cultura che esaspera il concetto di individuo: spesso si vive chiusi in se stessi, ripiegati sui propri problemi, distratti dalle tante preoccupazioni che affollano la mente e rendono l’uomo incapace di cogliere le semplici gioie presenti nella vita di ciascuno. La custodia della creazione, compito affidato dal Creatore all’umanità (cfr Gen 2,15), implica anche la custodia di quei sentimenti di bontà, generosità, correttezza e onestà che Dio ha posto nel cuore di ogni essere umano, creato a sua "immagine e somiglianza" (cfr Gen 1,26).

    Vorrei, infine, rivolgere ai presenti l’invito a guardare a Cristo, l’uomo perfetto, a prendere sempre come esempio il suo agire, per poter crescere in umanità, e così realizzare una Città dal volto sempre più umano, nella quale ognuno è considerato persona, essere spirituale in relazione con gli altri. Anche grazie al vostro impegno nel migliorare i rapporti interpersonali e la qualità del lavoro, Roma potrà continuare ad assolvere quel ruolo di faro di civiltà, che l’ha resa illustre nel corso dei secoli.

    Mentre vi rinnovo l’espressione della mia gratitudine per questa vostra visita, assicuro un particolare ricordo nella preghiera per ciascuno di voi e per le vostre attività, e di cuore vi benedico insieme ai vostri cari.

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    00 06/02/2010 15:20
    LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DI GUATEMALA PRESSO LA SANTA SEDE

    Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza S.E. il Signor Alfonso Roberto Matta Fahsen, Ambasciatore del Guatemala presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al nuovo ambasciatore, nonché i cenni biografici essenziali di S.E. Alfonso Roberto Matta Fahsen:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Señor Embajador:

    1. Recibo complacido de sus manos las Cartas que lo acreditan como Embajador Extraordinario y Plenipotenciario de la República de Guatemala ante la Santa Sede. Le doy la cordial bienvenida en el momento que da comienzo a la alta responsabilidad que le ha sido encomendada, a la vez que agradezco las gentiles palabras que me ha dirigido y el deferente saludo que me transmite de parte de Su Excelencia, Ingeniero Álvaro Colom Caballeros, Presidente de Guatemala. Le ruego que tenga la bondad de hacerle llegar mis mejores deseos para él y su Gobierno, que acompaño con mis oraciones por su Patria y sus nobles gentes.

    2. Bien conoce Vuestra Excelencia la atención que la Santa Sede presta a Guatemala, cuya historia desde hace siglos ha sido fecundamente permeada y enriquecida por la sabiduría que brota del Evangelio. En efecto, el pueblo guatemalteco, con su variedad de etnias y culturas, tiene muy arraigada la fe en Dios, una entrañable devoción a María Santísima y un amor fiel al Papa y a la Iglesia. Esto se corresponde con las estrechas y fluidas relaciones que su País mantiene desde hace tiempo con la Santa Sede, y que alcanzaron especial relieve con la creación de la Nunciatura Apostólica en Guatemala. Es de esperar que la conmemoración del 75 aniversario de este importante acontecimiento, en el año 2011, dé nuevos impulsos a la cooperación existente en su Patria entre el Estado y la Iglesia, fundada en el respeto y la autonomía de las distintas esferas que les son propias, y se progrese en el diálogo leal y honesto para fomentar el bien común de toda la sociedad guatemalteca, que ha de otorgar una atención especial a los más desfavorecidos.

    3. En este contexto, no puedo olvidar a quienes sufren las consecuencias de los fenómenos climáticos que, también en su País, contribuyen a aumentar la sequía y favorecen la pérdida de las cosechas, produciendo desnutrición y pobreza. Esta situación extrema ha llevado recientemente al Gobierno nacional a declarar el "estado de calamidad pública" y a solicitar la ayuda de la comunidad internacional. Deseo manifestar mi afecto y cercanía espiritual a los que padecen estas graves contrariedades, así como el reconocimiento a las instituciones de su Patria que con dedicación se esfuerzan por aportar soluciones a estos problemas tan serios. También se ha de mencionar en estos momentos la magnanimidad de los cooperantes y voluntarios, así como la de todas las personas que con sus desvelos y sacrificios están intentado paliar el dolor, el hambre y la indigencia de tantos hermanos suyos. Asimismo, quiero expresar mi gratitud a los distintos organismos y agencias de cooperación internacional, que están haciendo todo lo posible por mitigar la carestía de amplios sectores de la población. Y, en particular, pienso en los amados hijos de la Iglesia en Guatemala, Pastores, religiosos y fieles que, una vez más, tratan de imitar el modelo evangélico del Buen Samaritano, asistiendo pródigamente a los más menesterosos.

    Conseguir que todos puedan disponer del alimento necesario es un derecho básico de toda persona y, por tanto, un objetivo prioritario. Para ello, además de recursos materiales y decisiones técnicas, hacen falta hombres y mujeres con sentimientos de compasión y solidaridad, que se encaminen hacia la consecución de esta meta, dando muestras de esa caridad que es fuente de vida, y que todo ser humano necesita. Trabajar en esta dirección es promover y dignificar la vida de todos, especialmente la de aquellos más vulnerables y desprotegidos, como los niños que, sin una adecuada alimentación, ven comprometido su crecimiento físico y psíquico y, a menudo, se ven abocados a trabajos impropios de su edad o inmersos en tragedias, que constituyen una violación de su dignidad personal y de los derechos que de ella se derivan (Cf. Mensaje para la Jornada mundial de la Alimentación 2007, 3).

    4. Los numerosos valores humanos y evangélicos que atesora el corazón de los ciudadanos de su País, como el amor a la familia, el respeto a los mayores, el sentido de responsabilidad y, sobre todo, la confianza en Dios, que reveló su rostro en Jesucristo, y al que invocan en medio de sus tribulaciones, representan importantes motivos para la esperanza. De este copioso patrimonio espiritual se pueden sacar las fuerzas necesarias para contrarrestar otros factores que deterioran el tejido social guatemalteco, como el narcotráfico, la violencia, la emigración, la inseguridad, el analfabetismo, las sectas o la pérdida de referencias morales en las nuevas generaciones. Por eso, a las iniciativas que ya se están llevando a cabo en su Nación para salvaguardar e incrementar esta inestimable riqueza, se habrán de añadir nuevas soluciones, que han de buscarse "a la luz de una visión integral del hombre que refleje los diversos aspectos de la persona humana, considerada con la mirada purificada por la caridad" (Caritas in veritate, 32). En esta empresa tan decisiva, las Autoridades de su País podrán contar siempre con la solícita colaboración de la Iglesia en su intento constante por abrir "caminos nuevos y creativos" para responder a los desoladores efectos de la pobreza y cooperar a la dignificación de todo ser humano (cf. Documento conclusivo de la V Conferencia general del Episcopado Latinoamericano y del Caribe, Aparecida, 380-546).

    5. Deseo manifestar también mi reconocimiento por las acciones que se están llevando a cabo en Guatemala para consolidar las garantías de un verdadero Estado de derecho. Este proceso ha de ir acompañado por una firme determinación, que nace de la conversión personal del corazón, de eliminar cualquier forma de corrupción en las instituciones y administraciones públicas y de reformar la justicia, para aplicar justamente las leyes y erradicar la sensación de impunidad con respecto a quienes ejercen cualquier tipo de violencia o desprecian los derechos humanos más esenciales. Esta labor de fortalecimiento democrático y de estabilidad política ha de ser constante, y es imprescindible para poder avanzar en un verdadero desarrollo integral de la persona, que repercuta de manera positiva en todos los ámbitos de la sociedad, ya sea el económico, cultural, político, territorial o religioso (cf. Caritas in veritate, 41).

    6. En el acerbo cultural de su Patria, en la historia reciente de pacificación de la sociedad guatemalteca, o en la formulación jurídica de sus leyes, hay realidades que determinan la identidad específica de su pueblo y que pueden repercutir de modo benéfico en la estabilidad política y social de la zona centroamericana. A este respecto, es digna de mención la clarividencia con que la Constitución de Guatemala garantiza la defensa y protección legal de la vida humana, desde su concepción hasta su muerte natural. Exhorto a todos los agentes sociales de su País, en particular a los representantes del pueblo en las instituciones legislativas, a mantener y reforzar este elemento básico de la "cultura de la vida", que contribuirá sin duda a engrandecer el patrimonio moral de los guatemaltecos.

    7. Señor Embajador, tenga la seguridad de la completa disponibilidad de mis colaboradores para el fructuoso desempeño de la misión que ahora inicia, a la vez que le ruego formule mis mejores votos a las Autoridades que se la han confiado y a los amados hijos e hijas de Guatemala, por cuya prosperidad y paz elevo fervientes plegarias al Altísimo, por intercesión de Nuestra Señora del Rosario, celestial Patrona de esa bendita tierra.

    S.E. il Sig. Alfonso Roberto Matta Fahsen
    Ambasciatore del Guatemala presso la Santa Sede
    È nato a Ciudad de Guatemala il 28 ottobre 1946.
    Ha sette figli.
    Laureato in Ingegneria tecnico-industriale (1969), ha intrapreso la carriera diplomatica, ricoprendo i seguenti incarichi: Segretario di Ambasciata in Spagna (1969-1982); Ministro e poi Ministro Consigliere di Ambasciata in Spagna (1982-1988); Ministro Consigliere di Ambasciata in Cile (1988-1991); Ambasciatore in Colombia (1991-1993); Ambasciatore nella Federazione Russa (1994); Ambasciatore nei Paesi Bassi (2004-2006); Assessore presso il Ministero degli Affari Esteri nonché Segretario esecutivo della Commissione per il Belize (2006-2008); Ambasciatore in Gran Bretagna (2006-2009). Dal 2002 è Cavaliere dello SMOM.
    Oltre allo spagnolo, parla inglese, francese e russo.

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    00 07/02/2010 00:02
    Il discorso di Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore del Guatemala

    Nessuna impunità
    per chi viola i diritti umani



    Signor Ambasciatore,
    1. Ricevo con piacere dalle sue mani le Lettere che l'accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica del Guatemala presso la Santa Sede. Le porgo un cordiale benvenuto nel momento in cui dà inizio all'alta responsabilità che le è stata affidata, e allo stesso tempo la ringrazio per le gentili parole che mi ha rivolto e per il deferente saluto che mi ha trasmesso da parte di Sua Eccellenza, l'ingegnere Álvaro Colom Caballero, Presidente del Guatemala. Le sarei grato se gli facesse pervenire i miei migliori auguri per lui e per il suo Governo, che accompagno con le mie preghiere per la sua Patria e il suo nobile popolo.
    2. Lei, Eccellenza, conosce bene l'attenzione che la Santa Sede presta al Guatemala, la cui storia è da secoli permeata e arricchita in modo fecondo dalla sapienza che proviene dal Vangelo. In effetti, il popolo guatemalteco, con la sua varietà di etnie e di culture, nutre una fede profondamente radicata in Dio, una sincera devozione per Maria Santissima e un amore fedele al Papa e alla Chiesa. Ciò rispecchia le strette e fluide relazioni che il suo Paese mantiene da tempo con la Santa Sede, e che hanno acquistato particolare rilievo con la creazione della Nunziatura Apostolica in Guatemala. È auspicabile che la commemorazione del 75° anniversario di questo importante evento, nell'anno 2011, dia nuovo impulso alla cooperazione esistente con la sua Patria e fra lo Stato e la Chiesa, fondata sul rispetto e sull'autonomia delle diverse sfere proprie di ognuno, e si progredisca nel dialogo leale e onesto per promuovere il bene comune di tutta la società guatemalteca, che deve prestare un'attenzione particolare ai più bisognosi.
    3. In tale contesto, non posso dimenticare quanti stanno subendo le conseguenze dei fenomeni climatici che, anche nel suo Paese, contribuiscono ad aumentare la siccità e favoriscono la perdita dei raccolti, causando denutrizione e povertà. Questa situazione estrema ha portato di recente il Governo nazionale a dichiarare lo "stato di calamità pubblica" e a chiedere l'aiuto della comunità internazionale. Desidero manifestare il mio affetto e la mia vicinanza spirituale alle vittime di queste gravi contrarietà, come pure la mia riconoscenza alle istituzioni della sua Patria che con dedizione si sforzano di offrire soluzione a questi problemi tanto seri. Bisogna menzionare anche, in questo momento, la magnanimità dei cooperatori e dei volontari, come pure quella di tutte le persone che con i loro sforzi e i loro sacrifici stanno cercando di alleviare il dolore, la fame e l'indigenza di tanti loro fratelli. Allo stesso modo, desidero esprimere la mia gratitudine ai diversi organismi e agenzie di cooperazione internazionale, che stanno facendo tutto il possibile per mitigare la carestia in ampi settori della popolazione. E, in particolare, penso agli amati figli della Chiesa in Guatemala, pastori, religiosi e fedeli che, ancora una volta, cercano di imitare il modello evangelico del Buon Samaritano, assistendo generosamente i più bisognosi.
    Che tutti possano disporre degli alimenti necessari è un diritto fondamentale di ogni persona e, pertanto, un obiettivo prioritario. Per questo, oltre alle risorse materiali e alle decisioni tecniche, sono necessari uomini e donne con sentimenti di compassione e di solidarietà, che s'incamminino verso il conseguimento di questa meta, dando prova di quella carità che è fonte di vita e di cui ogni essere umano ha bisogno. Operare in questa direzione significa promuovere e rendere degna la vita di tutti, specialmente quella delle persone più vulnerabili e indifese, come i bambini che, senza un'adeguata alimentazione, vedono la loro crescita fisica e psichica compromessa e, spesso, si vedono esposti a lavori inadatti alla loro età o immersi in tragedie, che costituiscono una violazione della loro dignità personale e dei diritti che da essa derivano (cfr. Messaggio per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione 2007, n. 3).
    4. I numerosi valori umani ed evangelici che il cuore dei cittadini del suo Paese custodisce, come l'amore per la famiglia, il rispetto per gli anziani, il senso di responsabilità e, soprattutto, la fiducia in Dio, che ha rivelato il suo volto in Gesù Cristo e che i guatemaltechi invocano nelle loro sofferenze, rappresentano importanti motivi di speranza. Da questo copioso patrimonio spirituale si possono trarre le forze necessarie per contrastare altri fattori che deteriorano il tessuto sociale guatemalteco, come il narcotraffico, la violenza, l'emigrazione, l'insicurezza, l'analfabetismo, le sette e la perdita di punti di riferimento morale nelle nuove generazioni. Per questo, alle iniziative che già si stanno portando avanti nella sua Nazione per salvaguardare e incrementare questa inestimabile ricchezza, si dovranno aggiungere nuove soluzioni, che vanno cercare "alla luce di una visione integrale dell'uomo, che rispecchi i vari aspetti della persona umana, contemplata con lo sguardo purificato dalla carità" (Caritas in veritate, n. 32). Per questa impresa così decisiva, le autorità del suo Paese potranno sempre contare sulla sollecita collaborazione della Chiesa nel suo costante proposito di aprire "cammini nuovi e creativi", per rispondere ai desolanti effetti della povertà e cooperare alla nobilitazione di ogni essere umano (cfr. Documento conclusivo della v Conferenza generale dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, Aparecida, nn. 380-546).
    5. Desidero esprimere anche la mia riconoscenza per le azioni che si stanno realizzando in Guatemala per consolidare le garanzie di un vero Stato di diritto. Questo processo deve essere accompagnato da una ferma determinazione, che nasce dalla conversione personale del cuore, di eliminare qualsiasi forma di corruzione nelle istituzioni e amministrazioni pubbliche e di riformare la giustizia, per applicare in modo giusto le leggi e sradicare la sensazione di impunità rispetto a coloro che esercitano qualsiasi forma di violenza o disprezzano i diritti umani fondamentali. Questa opera di rafforzamento democratico e di stabilità politica deve essere costante, ed è imprescindibile per poter avanzare verso un vero sviluppo integrale della persona, che si rifletta in modo positivo su ogni ambito della società, sia esso economico, culturale, politico, territoriale o religioso (cfr. Caritas in veritate, n. 41).
    6. Nel patrimonio culturale della sua Patria, nella storia recente di pacificazione della società guatemalteca, o nella formulazione giuridica delle sue leggi, vi sono realtà che determinano l'identità specifica del suo popolo e che possono avere ripercussioni benefiche sulla stabilità politica e sociale dell'area centroamericana. A tale proposito, è degna di menzione la lungimiranza con cui la Costituzione del Guatemala garantisce la difesa e la tutela legale della vita umana, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Esorto tutti gli agenti sociali del suo Paese, in particolare i rappresentanti del popolo nelle istituzioni legislative, a mantenere e a rafforzare questo elemento fondamentale della "cultura della vita", che senza dubbio contribuirà ad accrescere il patrimonio morale dei guatemaltechi.
    7. Signor Ambasciatore, sia certo della completa disponibilità dei miei collaboratori per il fruttuoso svolgimento della sua missione che inizia ora, e nello stesso tempo la prego di formulare i miei voti migliori alle autorità che gliela hanno affidata e agli amati figli e figlie del Guatemala, per la cui pace e prosperità levo ferventi preghiere all'Altissimo, per intercessione di Nostra Signora del Rosario, Patrona celeste di questa terra benedetta.



    (©L'Osservatore Romano - 7 febbraio 2010)

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    00 07/02/2010 16:17
    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle,

    la liturgia di questa quinta domenica del tempo ordinario ci presenta il tema della chiamata divina. In una visione maestosa, Isaia si trova al cospetto del Signore tre volte Santo ed è preso da grande timore e dal sentimento profondo della propria indegnità. Ma un serafino purifica le sue labbra con un carbone ardente e cancella il suo peccato, ed egli, sentendosi pronto a rispondere alla chiamata, esclama: "Eccomi Signore, manda me!" (cfr Is 6,1-2.3-8). La stessa successione di sentimenti è presente nell’episodio della pesca miracolosa, di cui ci parla l’odierno brano evangelico. Invitati da Gesù a gettare le reti, nonostante una notte infruttuosa, Simon Pietro e gli altri discepoli, fidandosi della sua parola, ottengono una pesca sovrabbondante. Di fronte a tale prodigio, Simon Pietro non si getta al collo di Gesù per esprimere la gioia di quella pesca inaspettata, ma, come racconta l’Evangelista Luca, gli si getta alle ginocchia dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". Gesù, allora, lo rassicura: "Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini" (cfr Lc 5,10); ed egli, lasciato tutto, lo segue.

    Anche Paolo, ricordando di essere stato un persecutore della Chiesa, si professa indegno di essere chiamato apostolo, ma riconosce che la grazia di Dio ha compiuto in lui meraviglie e, nonostante i propri limiti, gli ha affidato il compito e l’onore di predicare il Vangelo (cfr 1Cor 15, 8-10). In queste tre esperienze vediamo come l’incontro autentico con Dio porti l’uomo a riconoscere la propria povertà e inadeguatezza, il proprio limite e il proprio peccato. Ma, nonostante questa fragilità, il Signore, ricco di misericordia e di perdono, trasforma la vita dell’uomo e lo chiama a seguirlo. L’umiltà testimoniata da Isaia, da Pietro e da Paolo invita quanti hanno ricevuto il dono della vocazione divina a non concentrarsi sui propri limiti, ma a tenere lo sguardo fisso sul Signore e sulla sua sorprendente misericordia, per convertire il cuore, e continuare, con gioia, a "lasciare tutto" per Lui. Egli, infatti, non guarda ciò che è importante per l’uomo: "L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore" (1 Sam 16,7), e rende degli uomini poveri e deboli, ma che hanno fede in Lui, intrepidi apostoli e annunciatori della salvezza.

    In quest’Anno Sacerdotale, preghiamo il Padrone della messe, perché mandi operai alla sua messe e perché quanti sentono l’invito del Signore a seguirlo, dopo il necessario discernimento, sappiano rispondergli con generosità, non confidando nelle proprie forze, ma aprendosi all’azione della sua grazia. In particolare, invito tutti i sacerdoti a ravvivare la loro generosa disponibilità a rispondere ogni giorno alla chiamata del Signore con la stessa umiltà e fede di Isaia, di Pietro e di Paolo.

    Alla Vergine Santa affidiamo tutte le vocazioni, particolarmente quelle alla vita religiosa e sacerdotale. Maria susciti in ciascuno il desiderio di pronunciare il proprio "sì" al Signore con gioia e dedizione piena.



    DOPO L’ANGELUS

    Si celebra oggi in Italia la Giornata per la Vita. Mi associo volentieri ai Vescovi italiani e al loro messaggio sul tema: "La forza della vita, una sfida nella povertà". Nell’attuale periodo di difficoltà economica, diventano ancora più drammatici quei meccanismi che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli e indifesi. Tale situazione, pertanto, impegna a promuovere uno sviluppo umano integrale per superare l’indigenza e il bisogno, e soprattutto ricorda che il fine dell’uomo non è il benessere, ma Dio stesso e che l’esistenza umana va difesa e favorita in ogni suo stadio. Nessuno, infatti, è padrone della propria vita, ma tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla, dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale.

    Mentre esprimo apprezzamento per coloro che più direttamente operano al servizio dei bambini, dei malati e degli anziani, saluto con affetto i molti fedeli di Roma qui convenuti, guidati dal Cardinale Vicario e da alcuni Vescovi Ausiliari. La Diocesi di Roma dedica speciale attenzione alla Giornata per la Vita e la prolunga nella "Settimana della vita e della famiglia". Auguro la buona riuscita di questa iniziativa ed incoraggio l’attività dei consultòri, delle associazioni e dei movimenti, come pure dei docenti universitari, impegnati a sostegno della vita e della famiglia.

    In questo contesto ricordo che il prossimo 11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes e Giornata Mondiale del Malato, al mattino celebrerò la Santa Messa con gli ammalati, nella Basilica di San Pietro.

    Chers pèlerins francophones, dans l’Évangile d’aujourd’hui le Christ nous adresse une invitation à avancer vers le large et à jeter les filets, car la Bonne Nouvelle doit s’étendre jusqu’aux extrémités du monde. Comme disciples de Jésus, quittons le rivage de nos certitudes humaines pour jeter avec lui les filets de la Parole de Dieu. En cette Année Sacerdotale, que la force de l’Esprit guide et remplisse de bonheur et de joie ceux qui ont accepté de se laisser saisir par le Christ ! Que la Vierge Marie, Mère des prêtres, accompagne chacun d’eux sur son chemin! Bon dimanche et bonne semaine à tous !

    I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present for this Angelus. In the liturgy of today, the Gospel invites us, like the Apostles, to "put out into the deep", that is, to be brave and zealous in our following Jesus by being obedient to his will. Like Saint Peter on the Lake of Gennesaret, we will discover that fidelity to the Lord leads to a deeper relationship with God and opens us to his gifts. Let us overcome all fears and hesitation that we may rediscover how much God longs to bless us! Upon each of you and your loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings.

    Mit Freude heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher willkommen. Das Evangelium dieses Sonntags läßt uns an der Begegnung Jesu mit den Fischern von Galiläa teilhaben: Petrus wirft auf Anweisung Jesu hin nochmals die Netze aus und macht einen überreichen Fischfang. Die Macht der Worte Jesu läßt ihn die Gegenwart Gottes erahnen. In der Nähe des Herrn erkennt er seine Kleinheit, er erfährt aber auch, daß er am Heilswerk Gottes mitwirken darf. Auch wir wollen immer neu aufbrechen aus unserer Beschaulichkeit und für Gottes Wirken in unserem Leben offen sein. Der Herr will mit uns und durch uns seine Liebe und seinen Segen allen Menschen schenken. Die Kraft des Heiligen Geistes begleite euch auf all euren Wegen.

    Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, en particular a los fieles venidos de Caravaca de la Cruz, Alicante, Valencia, Villafranca de los Barros y Elche. A la luz de la Palabra de Dios que la Iglesia proclama hoy, invito a todos a suplicar fervientemente al Señor que suscite en muchos jóvenes el deseo de responder generosamente a su llamada, para que, dejándolo todo, consagren su vida por completo a la hermosa misión de ser mensajeros valientes de la buena noticia de la salvación, celebrar con dignidad los Sagrados Misterios y ser testigos fieles y convencidos de la caridad. Pidamos que en este camino se vean acompañados por la presencia amorosa de María, Madre de Jesús. Feliz domingo.

    Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Liturgia dzisiejszej niedzieli kieruje nasze myśli ku tajemnicy powołania do świętości. Chrystus, który zaprasza nas, byśmy z Nim poznawali i spełniali wolę Ojca, wzywa: „Wypłyń na głębię...!" i dodaje otuchy: „Nie bój się...!" Idźmy za Nim z odwagą, a Jego obecność w naszej codzienności niech ją uświęca. Niech Bóg wam błogosławi.

    [Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. La liturgia della domenica odierna indirizza i nostri pensieri verso il mistero della vocazione alla santità. Cristo, che ci invita perché con Lui riconosciamo e compiamo la volontà del Padre, dice: "Prendi il largo...!", e ci rincuora: "Non temere...!". SeguiamoLo con coraggio, e la sua presenza nel nostro quotidiano lo santifichi. Dio vi benedica!]

    Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare l’Associazione "Amici di Papa Luciani", di Padova, e i fedeli provenienti da Milano, Pescara e Valenzano. A tutti auguro una buona domenica.

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    00 08/02/2010 15:41
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Romania, in Visita "ad Limina Apostolorum":

    S.E. Mons. Ioan Robu, Arcivescovo di Bucureşti

    con l’Ausiliare:

    S.E. Mons. Cornel Damian, Vescovo tit. di Iziriana;

    S.E. Mons. György-Miklós Jakubínyi, Arcivescovo di Alba Iulia; Amministratore Apostolico "ad nutum Sanctae Sedis" dell’Ordinariato per i cattolici di rito armeno residenti in Romania

    con l’Ausiliare:

    S.E. Mons. József Tamás, Vescovo tit. di Valabria;

    S.E. Mons. Petru Gherghel, Vescovo di Iaşi

    con l’Ausiliare:

    S.E. Mons. Aurel Percă, Vescovo tit. di Mauriana;

    S.E. Mons. László Bőcskei, Vescovo di Oradea Mare dei Latini;

    S.E. Mons. Jenő Schönberger, Vescovo di Satu Mare.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

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    00 08/02/2010 15:42
    UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

    Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti alla XIX Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che si svolge dal 8 al 10 febbraio corrente sul tema dei diritti dell’infanzia, nel XX anniversario della Convenzione Internazionale sulle misure a tutela del bambino, adottata dalle Nazioni Unite il 20 novembre 1989.

    Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,

    Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

    cari fratelli e sorelle!

    All’inizio della XIX Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, sono lieto di accogliervi con il mio cordiale benvenuto! Tale momento istituzionale vede quest’anno il vostro Dicastero particolarmente rinnovato non soltanto nel Cardinale Presidente e nel Vescovo Segretario, ma anche in alcuni Cardinali e Vescovi del Comitato di Presidenza, in taluni Officiali e coniugi Membri, come pure in numerosi Consultori. Mentre ringrazio di cuore quanti hanno concluso il proprio servizio al Pontificio Consiglio e coloro che tuttora vi prestano la loro preziosa opera, invoco su tutti copiosi doni dal Signore. Il mio grato pensiero va, in particolare, al defunto Cardinale Alfonso López Trujillo, che per ben 18 anni ha guidato il vostro Dicastero con appassionata dedizione alla causa della famiglia e della vita nel mondo di oggi. Desidero, infine, manifestare al Cardinale Ennio Antonelli le espressioni della mia viva gratitudine per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi, e per aver voluto illustrare i temi di questa importante Assemblea.

    La presente attività del Dicastero si colloca tra il VI Incontro Mondiale delle Famiglie, celebratosi a Città del Messico nel 2009, e il VII, in programma a Milano nel 2012. Mentre rinnovo la mia riconoscenza al Cardinale Norberto Rivera Carrera per il generoso impegno profuso dalla sua Arcidiocesi per la preparazione e la realizzazione dell’Incontro del 2009, esprimo fin d’ora la mia affettuosa gratitudine alla Chiesa Ambrosiana e al suo Pastore, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, per la disponibilità a ospitare il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Oltre alla cura di tali eventi straordinari, il Pontificio Consiglio sta portando avanti varie iniziative per far crescere la consapevolezza del fondamentale valore della famiglia per la vita della Chiesa e della società. Tra queste si collocano il progetto "La famiglia soggetto di evangelizzazione", con cui si vuole predisporre una raccolta, a livello mondiale, di valide esperienze nei diversi ambiti della pastorale familiare, perché servano di ispirazione ed incoraggiamento per nuove iniziative; e il progetto "La famiglia risorsa per la società", con cui si intende porre in evidenza presso l’opinione pubblica i benefici che la famiglia reca alla società, alla sua coesione ed al suo sviluppo.

    Un altro importante impegno del Dicastero è l’elaborazione di un Vademecum per la preparazione al Matrimonio. Il mio amato Predecessore, il venerabile Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio affermava che tale preparazione è "più che mai necessaria ai giorni nostri" e "comporta tre principali momenti: uno remoto, uno prossimo e uno immediato" (n. 66). Riferendosi a tali indicazioni, il Dicastero si propone di delineare convenientemente la fisionomia delle tre tappe dell’itinerario per la formazione e la risposta alla vocazione coniugale. La preparazione remota riguarda i bambini, gli adolescenti e i giovani. Essa coinvolge la famiglia, la parrocchia e la scuola, luoghi nei quali si viene educati a comprendere la vita come vocazione all’amore, che si specifica, poi, nelle modalità del matrimonio e della verginità per il Regno dei Cieli, ma è sempre vocazione all'amore. In questa tappa, inoltre, dovrà progressivamente emergere il significato della sessualità come capacità di relazione e positiva energia da integrare nell’amore autentico. La preparazione prossima riguarda i fidanzati e dovrebbe configurarsi come un itinerario di fede e di vita cristiana, che conduca ad una conoscenza approfondita del mistero di Cristo e della Chiesa, dei significati di grazia e di responsabilità del matrimonio (cfr ibid.). La durata e le modalità di attuazione saranno necessariamente diverse secondo le situazioni, le possibilità e i bisogni. Ma è auspicabile che si offra un percorso di catechesi e di esperienze vissute nella comunità cristiana, che preveda gli interventi del sacerdote e di vari esperti, come pure la presenza di animatori, l’accompagnamento di qualche coppia esemplare di sposi cristiani, il dialogo di coppia e di gruppo e un clima di amicizia e di preghiera. Occorre, inoltre, porre particolare cura perché in tale occasione i fidanzati ravvivino il proprio rapporto personale con il Signore Gesù, specialmente ascoltando la Parola di Dio, accostandosi ai Sacramenti e soprattutto partecipando all’Eucaristia. Solo ponendo Cristo al centro dell’esistenza personale e di coppia è possibile vivere l’amore autentico e donarlo agli altri: "Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" ci ricorda Gesù (Gv 15,5). La preparazione immediata ha luogo in prossimità del matrimonio. Oltre all’esame dei fidanzati, previsto dal Diritto Canonico, essa potrebbe comprendere una catechesi sul Rito del matrimonio e sul suo significato, il ritiro spirituale e la cura affinché la celebrazione del matrimonio sia percepita dai fedeli e particolarmente da quanti vi si preparano, come un dono per tutta la Chiesa, un dono che contribuisce alla sua crescita spirituale. E’ bene, inoltre, che i Vescovi promuovano lo scambio delle esperienze più significative, offrano stimoli per un serio impegno pastorale in questo importante settore e mostrino particolare attenzione perché la vocazione dei coniugi diventi una ricchezza per l’intera comunità cristiana e, specialmente nel contesto attuale, una testimonianza missionaria e profetica.

    La vostra Assemblea Plenaria ha per tema: "I diritti dell’Infanzia", scelto con riferimento al XX anniversario della Convenzione approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, nel 1989. La Chiesa, lungo i secoli, sull’esempio di Cristo, ha promosso la tutela della dignità e dei diritti dei minori e, in molti modi, si è presa cura di essi. Purtroppo, in diversi casi, alcuni dei suoi membri, agendo in contrasto con questo impegno, hanno violato tali diritti: un comportamento che la Chiesa non manca e non mancherà di deplorare e di condannare. La tenerezza e l’insegnamento di Gesù, che considerò i bambini un modello da imitare per entrare nel regno di Dio (cfr Mt 18,1-6; 19,13-14), hanno sempre costituito un appello pressante a nutrire nei loro confronti profondo rispetto e premura. Le dure parole di Gesù contro chi scandalizza uno di questi piccoli (cfr Mc 9,42) impegnano tutti a non abbassare mai il livello di tale rispetto e amore. Perciò anche la Convenzione sui diritti dell’infanzia è stata accolta con favore dalla Santa Sede, in quanto contiene enunciati positivi circa l’adozione, le cure sanitarie, l’educazione, la tutela dei disabili e la protezione dei piccoli contro la violenza, l’abbandono e lo sfruttamento sessuale e lavorativo.

    La Convenzione, nel preambolo, indica la famiglia "quale ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli". Ebbene, è proprio la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, l’aiuto più grande che si possa offrire ai bambini. Essi vogliono essere amati da una madre e da un padre che si amano, ed hanno bisogno di abitare, crescere e vivere insieme con ambedue i genitori, perché le figure materna e paterna sono complementari nell’educazione dei figli e nella costruzione della loro personalità e della loro identità. E’ importante, quindi, che si faccia tutto il possibile per farli crescere in una famiglia unita e stabile. A tal fine, occorre esortare i coniugi a non perdere mai di vista le ragioni profonde e la sacramentalità del loro patto coniugale e a rinsaldarlo con l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, il dialogo costante, l’accoglienza reciproca ed il perdono vicendevole. Un ambiente familiare non sereno, la divisione della coppia dei genitori, e, in particolare, la separazione con il divorzio non sono senza conseguenze per i bambini, mentre sostenere la famiglia e promuovere il suo vero bene, i suoi diritti, la sua unità e stabilità è il modo migliore per tutelare i diritti e le autentiche esigenze dei minori.

    Venerati e cari Fratelli, grazie per la vostra visita! Sono spiritualmente vicino a voi e al lavoro che svolgete in favore delle famiglie ed imparto di cuore a ciascuno di voi e a quanti condividono questo prezioso servizio ecclesiale la Benedizione Apostolica.

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    00 10/02/2010 16:06
    RINUNCE E NOMINE



    RINUNCIA DEL VESCOVO DI ALTO VALLE DEL RÍO NEGRO (ARGENTINA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Alto Valle Del Río Negro (Argentina), presentata da S.E. Mons. Néstor Hugo Navarro, in conformità al canone 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Alto Valle Del Río Negro (Argentina) il Rev.do Marcelo Alejandro Cuenca, del clero della diocesi di Córdoba in Argentina, finora Parroco di Villa del Dique, in Córdoba.

    Rev.do Marcelo Alejandro Cuenca

    Il Rev.do Marcelo Alejandro Cuenca è nato il 18 maggio 1956 in Córdoba. Dopo aver ottenuto il titolo d’Ingegnere civile con medaglia d’oro presso l’università Nazionale di Córdoba, è entrato nel Seminario Maggiore di Córdoba ed è stato ordinato sacerdote per tale arcidiocesi l’8 dicembre 1983.

    È stato Amministratore parrocchiale (1984), poi parroco (1985-1989) e Delegato Episcopale della Catechesi (1985-1992). Nel 1986 presso il CELAM, in Medellín, ha frequentato alcuni corsi di Catechetica e Bibbia. Negli anni 1989-1990 ha assunto l’ufficio di Ausiliare del Vicario Episcopale della Vicaria della Campagna di Córdoba. Dal 1991 al 2008 è stato Parroco di Cristo Redentor. Contemporaneamente ha insegnato ed è stato confessore nel Seminario Maggiore di Córdoba, Delegato Episcopale per la Famiglia e, per sei anni, Vicario Economo. Membro del Consiglio Presbiterale (1985-2003) ha esercitato pure l’ufficio di Assistente Diocesano dell’Azione Cattolica, del Movimento Famigliare Cristiano, di Comunione e Liberazione e delle Equipes di Notre Dame.

    Dal 2009 è Parroco di Madre de Dios y San José, in Villa del Dique.



    NOMINA DEL COADIUTORE DI NEUQUÉN (ARGENTINA)

    Il Papa ha nominato Vescovo Coadiutore di Neuquén (Argentina) S.E. Mons. Virginio Domingo Bressanelli, S.C.I., finora Vescovo di Comodoro-Rivadavia.

    S.E. Mons. Virginio Domingo Bressanelli

    S.E. Mons. Virginio Domingo Bressanelli, S.C.I. è nato a Berabevú (arcidiocesi di Santa Fe) il 1° maggio 1942.

    È entrato nel Seminario Minore dei Dehoniani in Maciel (Santa Fe) e ha fatto il noviziato a Savona (Italia). Ha studiato Filosofia in un collegio della Congregazione a Monza e Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, dove ha ottenuto la Licenza in Dogmatica (1967). Quindi ha studiato Psico-pedagogia a Buenos Aires, ottenendo il titolo di Professore.

    Ha emesso i voti perpetui il 29 settembre 1964 ed è stato ordinato sacerdote il 17 dicembre 1966. È stato Vice Parroco a Buenos Aires e nella diocesi di San Justo (1970-1975), formatore e Superiore del Teologato Dehoniano (1975-1983), Provinciale per l’Argentina e l’Uruguay (1983-1989), occupandosi poi della formazione permanente (1989-1991). Superiore Generale dal 1991 al 2003, per 12 anni a Roma ha collaborato nell’Unione dei Superiori Generali. Tornato in Argentina, è stato nominato Superiore del Teologato Dehoniano in San Miguel.

    Nominato Vescovo di Comodoro-Rivadavia il 19 febbraio 2005, è stato consacrato il 13 maggio successivo.



    NOMINA DI AUSILIARE DI CURITIBA (BRASILE)

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Curitiba (Brasile), il Rev.do Mons. Rafael Biernaski, del clero della medesima arcidiocesi, finora Capo Ufficio della Congregazione per i Vescovi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ruspe.

    Mons. Rafael Biernaski

    Mons. Rafael Biernaski è nato il 1º novembre 1955 a Curitiba, nell’omonima arcidiocesi, nello Stato del Paraná (Brasile). Nel 1968 è entrato nel Seminario Minore Arcidiocesano di São José, è stato poi alunno del Seminario Maggiore Rainha dos Apóstolos (1975-1981); ha compiuto gli studi Filosofici nella Pontificia Università Cattolica del Paraná e quelli Teologici presso lo Studium Theologicum Claretianum di Curitiba. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha partecipato ad un corso per i Formatori di Seminaristi a México (1986) e, come alunno del Pontificio Collegio Pio Brasiliano di Roma, ha conseguito la licenza (1990) e il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana (2007).

    Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 13 dicembre 1981 ed è stato incardinato nell’arcidiocesi di Curitiba, nella quale ha svolto gli incarichi di Vice-Coordinatore arcidiocesano di Liturgia (1982), Professore e Direttore spirituale del Seminario São José (1982-1988). È membro della "União dos Presbíteros de Schönstatt - (Schönstatt-Priesterbund)" del Movimento Apostolico di Schönstatt.

    Dal gennaio 1995 lavora presso la Santa Sede, dove attualmente è Capo Ufficio della Congregazione per i Vescovi.


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    00 10/02/2010 16:07
    L’UDIENZA GENERALE


    L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

    Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla cultura cristiana nel Medioevo, si è soffermato sulla figura di Sant’Antonio di Padova.

    Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

    L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

    Al termine dell’Udienza Generale, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, il Santo Padre ha ricevuto una Delegazione della "Chiesa Evangelica Luterana in America".


    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    dopo aver presentato, due settimane fa, la figura di Francesco di Assisi, questa mattina vorrei parlare di un altro santo appartenente alla prima generazione dei Frati Minori: Antonio di Padova o, come viene anche chiamato, da Lisbona, riferendosi alla sua città natale. Si tratta di uno dei santi più popolari in tutta la Chiesa Cattolica, venerato non solo a Padova, dove è stata innalzata una splendida Basilica che raccoglie le sue spoglie mortali, ma in tutto il mondo. Sono care ai fedeli le immagini e le statue che lo rappresentano con il giglio, simbolo della sua purezza, o con il Bambino Gesù tra le braccia, a ricordo di una miracolosa apparizione menzionata da alcune fonti letterarie.

    Antonio ha contribuito in modo significativo allo sviluppo della spiritualità francescana, con le sue spiccate doti di intelligenza, di equilibrio, di zelo apostolico e, principalmente, di fervore mistico.

    Nacque a Lisbona da una nobile famiglia, intorno al 1195, e fu battezzato con il nome di Fernando. Entrò fra i Canonici che seguivano la regola monastica di sant’Agostino, dapprima nel monastero di San Vincenzo a Lisbona e, successivamente, in quello della Santa Croce a Coimbra, rinomato centro culturale del Portogallo. Si dedicò con interesse e sollecitudine allo studio della Bibbia e dei Padri della Chiesa, acquisendo quella scienza teologica che mise a frutto nell’attività di insegnamento e di predicazione. A Coimbra avvenne l’episodio che impresse una svolta decisiva nella sua vita: qui, nel 1220 furono esposte le reliquie dei primi cinque missionari francescani, che si erano recati in Marocco, dove avevano incontrato il martirio. La loro vicenda fece nascere nel giovane Fernando il desiderio di imitarli e di avanzare nel cammino della perfezione cristiana: egli chiese allora di lasciare i Canonici agostiniani e di diventare Frate Minore. La sua domanda fu accolta e, preso il nome di Antonio, anch’egli partì per il Marocco, ma la Provvidenza divina dispose altrimenti. In seguito a una malattia, fu costretto a rientrare in Italia e, nel 1221, partecipò al famoso "Capitolo delle stuoie" ad Assisi, dove incontrò anche san Francesco. Successivamente, visse per qualche tempo nel totale nascondimento in un convento presso Forlì, nel nord dell’Italia, dove il Signore lo chiamò a un’altra missione. Invitato, per circostanze del tutto casuali, a predicare in occasione di un’ordinazione sacerdotale, mostrò di essere dotato di tale scienza ed eloquenza, che i Superiori lo destinarono alla predicazione. Iniziò così in Italia e in Francia, un’attività apostolica tanto intensa ed efficace da indurre non poche persone che si erano staccate dalla Chiesa a ritornare sui propri passi. Fu anche tra i primi maestri di teologia dei Frati Minori, se non proprio il primo. Iniziò il suo insegnamento a Bologna, con la benedizione di Francesco, il quale, riconoscendo le virtù di Antonio, gli inviò una breve lettera, che si apriva con queste parole: "Mi piace che insegni teologia ai frati". Antonio pose le basi della teologia francescana che, coltivata da altre insigni figure di pensatori, avrebbe conosciuto il suo apice con san Bonaventura da Bagnoregio e il beato Duns Scoto.

    Diventato Superiore provinciale dei Frati Minori dell’Italia settentrionale, continuò il ministero della predicazione, alternandolo con le mansioni di governo. Concluso l’incarico di Provinciale, si ritirò vicino a Padova, dove già altre volte si era recato. Dopo appena un anno, morì alle porte della Città, il 13 giugno 1231. Padova, che lo aveva accolto con affetto e venerazione in vita, gli tributò per sempre onore e devozione. Lo stesso Papa Gregorio IX, che dopo averlo ascoltato predicare lo aveva definito "Arca del Testamento", lo canonizzò nel 1232, anche in seguito ai miracoli avvenuti per sua intercessione.

    Nell’ultimo periodo di vita, Antonio mise per iscritto due cicli di "Sermoni", intitolati rispettivamente "Sermoni domenicali" e "Sermoni sui Santi", destinati ai predicatori e agli insegnanti degli studi teologici dell’Ordine francescano. In essi egli commenta i testi della Scrittura presentati dalla Liturgia, utilizzando l’interpretazione patristico-medievale dei quattro sensi, quello letterale o storico, quello allegorico o cristologico, quello tropologico o morale, e quello anagogico, che orienta verso la vita eterna. Si tratta di testi teologico-omiletici, che riecheggiano la predicazione viva, in cui Antonio propone un vero e proprio itinerario di vita cristiana. È tanta la ricchezza di insegnamenti spirituali contenuta nei "Sermoni", che il Venerabile Papa Pio XII, nel 1946, proclamò Antonio Dottore della Chiesa, attribuendogli il titolo di "Dottore evangelico", perché da tali scritti emerge la freschezza e la bellezza del Vangelo; ancora oggi li possiamo leggere con grande profitto spirituale.

    In essi, egli parla della preghiera come di un rapporto di amore, che spinge l’uomo a colloquiare dolcemente con il Signore, creando una gioia ineffabile, che soavemente avvolge l’anima in orazione. Antonio ci ricorda che la preghiera ha bisogno di un’atmosfera di silenzio che non coincide con il distacco dal rumore esterno, ma è esperienza interiore, che mira a rimuovere le distrazioni provocate dalle preoccupazioni dell’anima. Secondo l’insegnamento di questo insigne Dottore francescano, la preghiera è articolata in quattro atteggiamenti, indispensabili, che, nel latino di Antonio, sono definiti: obsecratio, oratio, postulatio, gratiarum actio. Potremmo tradurli così: aprire fiduciosamente il proprio cuore a Dio, colloquiare affettuosamente con Lui, presentargli i nostri bisogni, lodarlo e ringraziarlo.

    In questo insegnamento di sant’Antonio sulla preghiera cogliamo uno dei tratti specifici della teologia francescana, di cui egli è stato l’iniziatore, cioè il ruolo assegnato all’amore divino, che entra nella sfera degli affetti, della volontà, del cuore, e che è anche la sorgente da cui sgorga una conoscenza spirituale, che sorpassa ogni conoscenza.

    Scrive ancora Antonio: "La carità è l’anima della fede, la rende viva; senza l’amore, la fede muore" (Sermones Dominicales et Festivi II, Messaggero, Padova 1979, p. 37).

    Soltanto un’anima che prega può compiere progressi nella vita spirituale: è questo l’oggetto privilegiato della predicazione di sant’Antonio. Egli conosce bene i difetti della natura umana, la tendenza a cadere nel peccato, per cui esorta continuamente a combattere l’inclinazione all’avidità, all’orgoglio, all’impurità, e a praticare invece le virtù della povertà e della generosità, dell’umiltà e dell’obbedienza, della castità e della purezza. Agli inizi del XIII secolo, nel contesto della rinascita delle città e del fiorire del commercio, cresceva il numero di persone insensibili alle necessità dei poveri. Per tale motivo, Antonio più volte invita i fedeli a pensare alla vera ricchezza, quella del cuore, che rendendo buoni e misericordiosi, fa accumulare tesori per il Cielo. "O ricchi - così egli esorta - fatevi amici… i poveri, accoglieteli nelle vostre case: saranno poi essi, i poveri, ad accogliervi negli eterni tabernacoli, dove c’è la bellezza della pace, la fiducia della sicurezza, e l’opulenta quiete dell’eterna sazietà" (Ibid., p. 29).

    Non è forse questo, cari amici, un insegnamento molto importante anche oggi, quando la crisi finanziaria e i gravi squilibri economici impoveriscono non poche persone, e creano condizioni di miseria? Nella mia Enciclica Caritas in veritate ricordo: "L’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento, non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona" (n. 45).

    Antonio, alla scuola di Francesco, mette sempre Cristo al centro della vita e del pensiero, dell’azione e della predicazione. È questo un altro tratto tipico della teologia francescana: il cristocentrismo. Volentieri essa contempla, e invita a contemplare, i misteri dell’umanità del Signore, in modo particolare, quello della Natività, che gli suscitano sentimenti di amore e di gratitudine verso la bontà divina.

    Anche la visione del Crocifisso gli ispira pensieri di riconoscenza verso Dio e di stima per la dignità della persona umana, così che tutti, credenti e non credenti, possano trovarvi un significato che arricchisce la vita. Scrive Antonio: "Cristo, che è la tua vita, sta appeso davanti a te, perché tu guardi nella croce come in uno specchio. Lì potrai conoscere quanto mortali furono le tue ferite, che nessuna medicina avrebbe potuto sanare, se non quella del sangue del Figlio di Dio. Se guarderai bene, potrai renderti conto di quanto grandi siano la tua dignità umana e il tuo valore... In nessun altro luogo l’uomo può meglio rendersi conto di quanto egli valga, che guardandosi nello specchio della croce" (Sermones Dominicales et Festivi III, pp. 213-214).

    Cari amici, possa Antonio di Padova, tanto venerato dai fedeli, intercedere per la Chiesa intera, e soprattutto per coloro che si dedicano alla predicazione. Questi, traendo ispirazione dal suo esempio, abbiano cura di unire solida e sana dottrina, pietà sincera e fervorosa, incisività nella comunicazione. In quest’anno sacerdotale, preghiamo perché i sacerdoti e i diaconi svolgano con sollecitudine questo ministero di annuncio e attualizzazione della Parola di Dio ai fedeli, soprattutto attraverso le omelie liturgiche. Siano esse una presentazione efficace dell’eterna bellezza di Cristo, proprio come Antonio raccomandava: "Se predichi Gesù, egli scioglie i cuori duri; se lo invochi, addolcisci le amare tentazioni; se lo pensi, ti illumina il cuore; se lo leggi, egli ti sazia la mente" (Sermones Dominicales et Festivi III, p. 59).



    SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Sintesi della catechesi in lingua francese

    Chers frères et sœurs,

    Antoine de Padoue, né à Lisbonne vers 1195, est l’un des saints les plus populaires de l'Église. Bouleversé par le martyre, au Maroc, de cinq missionnaires franciscains, il quitta les Chanoines augustiniens pour devenir frère mineur. Il montra de tels dons de science et d’éloquence que Saint François, qu’il rencontra au Chapitre des nattes, lui donna pour mission d’«enseigner la théologie aux frères ». Antoine posa les bases de la théologie franciscaine par ses commentaires si vivants de l’Écriture. Ses écrits pleins de la fraicheur et de la beauté de l’Évangile proposaient à chacun un vrai chemin de vie chrétienne : il lui valurent le titre de « Docteur évangélique ». Antoine nous rappelle que la prière est comme une relation d’amour avec le Seigneur. Elle a besoin d’une atmosphère de silence qui n’est pas seulement absence de bruit mais expérience intérieure qui éloigne les distractions. Il s’agit d’ouvrir son cœur à Dieu dans la confiance, de Lui parler, de Lui présenter nos besoins, de Le louer et de Le remercier. Seul celui qui prie progresse dans la vie spirituelle. Antoine mit toujours le Christ au centre de sa vie et de sa prédication. Qu’il intercède pour les prêtres et les diacres afin qu’ils accomplissent avec sollicitude leur ministère d’annonce et d’actualisation de la Parole de Dieu !

    Je suis heureux d’accueillir les pèlerins francophones, en particulier les élèves et les professeurs de différents collèges de Montaigu, Séverac-le Château et Paris, ainsi que les paroissiens venus en pèlerinage à Rome. Puisse le Seigneur Jésus vous accompagner dans votre vie ! Que Dieu vous bénisse !


    ○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    Continuing our catechesis on medieval Christian culture, we now turn to Saint Anthony of Padua, a contemporary of Saint Francis who helped lay the foundations of the Franciscan theological and spiritual tradition. Born in Lisbon, Anthony became an Augustinian canon and then a Franciscan Friar. His great eloquence and learning made him one of the great preachers of his time. His Sermons, imbued with the traditional spiritual exegesis of the Scriptures, offer a guide to growth in the Christian life and stress the importance of prayer as a loving and joy-filled conversation with the Lord. Here we see one of the principal characteristics of Franciscan theology: its emphasis on God’s love, which grants spiritual knowledge and transforms our lives. At a time of great economic growth, Anthony called for the cultivation of interior riches and sensitivity to the needs of the poor. Typical also of the Franciscan tradition is his stress on the contemplation of Christ in his humanity, particularly in the mysteries of the Nativity and the Crucifixion. In this Year for Priests, let us ask Saint Anthony to pray that all preachers will communicate a burning love for Christ, a thirst for closeness to the Lord in prayer, and a deeper appreciation of the truth and beauty of God’s word.

    I am pleased to offer a warm welcome to the Delegation of the Evangelical Lutheran Church in America here with us today. I also greet all the English-speaking visitors present at this Audience, especially those from England, Denmark and the United States. Upon all of you I invoke God’s blessings of joy and peace!


    ○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Der heilige Antonius von Padua ist zweifelsohne einer der beliebtesten Volksheiligen der Kirche. Antonius gehörte noch zur ersten Generation der Franziskaner und hat entscheidend an der Entwicklung der franziskanischen Spiritualität und Theologie mitgewirkt. Ursprünglich stammte Fernando – so hieß Antonius mit Taufnamen – aus Lissabon und wurde zunächst Augustiner-Chorherr. Unter dem Eindruck der Überführung der sterblichen Überreste der ersten franziskanischen Märtyrer aus Marokko trat er in den Franziskanerorden ein und erhielt den Namen Antonius. 1221 nahm er am Generalkapitel der Franziskaner in Assisi teil und begegnete dort auch dem heiligen Franziskus. Später wurde man eher zufällig auf seine große Predigtgabe aufmerksam wurde. So wurde Antonius nach Oberitalien und Südfrankreich gesandt, wo er viele Irrgläubige zur Umkehr und Rückkehr in die Kirche bewegen konnte. Als erster theologischer Lehrer seines Ordens legte er in solider Kenntnis der Heiligen Schrift und der Kirchenväter, vornehmlich des heiligen Augustinus, die Grundlagen für die spätere franziskanische Theologie. Antonius starb am 13. Juni 1231 bei Padua und wurde ein Jahr später heiliggesprochen. Seine beiden Predigtsammlungen zeugen von seiner tiefen und lebendigen Verkündigung, aus denen die Frische und Schönheit des Evangeliums spricht. So erhielt Antonius 1946 als Kirchenlehrer den Titel „doctor evangelicus". Besonderen Wert legte der Heilige auf das Gebet, das unabdingbar ist für den Fortschritt im geistlichen Leben, auf die göttliche Liebe, die erst ein tieferes Erkennen möglich macht, und auf die Nächstenliebe, die die Seele des Glaubens ist. Dabei steht im Mittelpunkt seiner Verkündigung stets Christus. Die Betrachtung der Geheimnisse der Menschheit Jesu, vor allem seiner Geburt und seines Todes am Kreuz, weckt in uns die Liebe und die Dankbarkeit gegenüber Gott.

    Mit Freude grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Der heilige Antonius helfe uns, in der Liebe zu Christus und zum Nächsten zu wachsen. Bitten wir ihn in diesem Priesterjahr um seine Fürsprache, daß es den Priestern und Diakonen heute gelingt, die Botschaft Christi freudig zu verkünden und die Herzen der Menschen für den Herrn zu öffnen. Gerne begleite ich euch alle mit meinem Segen.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

    Queridos hermanos y hermanas:

    San Antonio de Padua, uno de los santos más populares de la Iglesia, nació en Lisboa, en una familia noble. Después de un tiempo con los Canónigos Agustinos ingresó en los Frailes Menores, con el deseo de ir a Marruecos como misionero. Tras una enfermedad regresó a Italia donde realizó una intensa y eficaz actividad apostólica. Murió en Padua, al poco de concluir su cargo de Provincial. Escribió dos ciclos de Sermones, proponiendo un verdadero itinerario de vida cristiana. Define la oración como una relación de amor del hombre con el Señor, cuyas actitudes fundamentales son: abrir con confianza el corazón a Dios, hablarle afectuosamente, presentarle nuestras necesidades, alabarlo y darle gracias. La teología franciscana, de la que san Antonio es uno de los iniciadores, se caracteriza así por el papel central del amor divino. Exhorta también continuamente a combatir las malas inclinaciones y a practicar las virtudes, especialmente la caridad con los pobres, acumulando de este modo tesoros para el Cielo. Fiel al cristocentrismo de la teología franciscana, invita a contemplar los misterios de la humanidad del Señor, de modo particular su Nacimiento y su muerte en la Cruz.

    Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes, en particular, a los peregrinos de España, México, Colombia y de otros países latinoamericanos. Invito a todos a seguir rezando con fervor, en este Año Sacerdotal, por los sacerdotes, para que sean fieles ministros de la Palabra de Dios, y sepan presentar la belleza del mensaje de Cristo con profundidad y competencia doctrinal. Muchas gracias.


    ○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

    Queridos irmãos e irmãs,

    Dotado de grande inteligência, equilíbrio, zelo apostólico e fervor místico, Antônio de Pádua ou – como também é conhecido – de Lisboa, contribuiu de modo significativo para o desenvolvimento da espiritualidade franciscana, sendo um dos santos mais populares da Igreja Católica. Começou sua vida religiosa entre os Cônegos Regulares de Santo Agostinho, dedicando-se ao estudo da Bíblia e dos Padres da Igreja. Porém, atraído pelo exemplo dos primeiros mártires franciscanos, fez-se discípulo de São Francisco de Assis e acabou por ser destinado para a pregação do Evangelho ao povo simples e o ensino da teologia a seus confrades, lançando as bases da teologia franciscana. No último período da sua vida, Antônio escreveu os «Sermões», onde propõe um verdadeiro itinerário de vida cristã. Neste Ano Sacerdotal, peçamos que os sacerdotes e diáconos cumpram sempre com solicitude este ministério de anúncio e atualização da Palavra de Deus no meio do Povo de Deus.

    Saúdo, com fraterna amizade, os grupos vindos de São Paulo, Rio de Janeiro, Ribeirão Preto e demais peregrinos de língua portuguesa, desejando que esta visita aos lugares santificados pela pregação e martírio dos Apóstolos Pedro e Paulo possa confirmar a todos na fé, esperança e caridade. A Virgem Mãe vos acompanhe e proteja!



    SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


    ○ Saluto in lingua polacca

    Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus. Drodzy pielgrzymi polscy. Jutro, we wspomnienie liturgiczne Matki Bożej z Lourdes, będziemy obchodzili Światowy Dzień Chorego. Opiece Maryi polecamy wszystkich chorych i tych, którzy niosą im ulgę w cierpieniu. Niech nasi bracia obarczeni krzyżem choroby i niemocy znajdują otuchę w Krzyżu Chrystusa. Modląc się za nich, z serca im błogosławię, jak również wam tu obecnym i waszym bliskim.

    [Sia lodato Gesù Cristo. Cari pellegrini polacchi, domani, memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes, celebreremo la Giornata Mondiale del Malato. Alla protezione della Madonna affidiamo tutti i malati e quanti recano loro sollievo nella sofferenza. I nostri fratelli che portano la croce dell’infermità e della sofferenza trovino il conforto nella Croce di Cristo. Pregando per loro, li benedico di cuore, come anche voi qui presenti e i vostri cari.]


    ○ Saluto in lingua croata

    Srdačno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način vas, svećenike, redovnike, redovnice, bogoslove i sve vjernike iz Gospićko-senjske biskupije, predvođene vašim biskupom monsinjorom Milom Bogovićem. Došli ste očitovati svoju zahvalnost i vjernost Apostolskoj Stolici prigodom desete obljetnice vaše biskupije. Ujedno danas slavimo i spomendan Blaženoga Alojzija kardinala Stepinca, biskupa i mučenika, koji je prije pedeset godina dao svoj život za svjedočanstvo vjere. Čuvajte uspomenu na svoje mučenike, i na njihovom hrabrom primjeru budite danas „sol zemlje i svjetlo svijeta" (usp. Mt 5,13.14.). Stoga vas potičem da, s još većim žarom, molite u vašim obiteljima i u vašim zajednicama za prijeko potrebna duhovna zvanja, a osobito u vašoj biskupiji. Dok vam jamčim svoju duhovnu blizinu, vama i vašim obiteljima udjeljujem poseban apostolski blagoslov. Hvaljen Isus i Marija!

    [Saluto di cuore i pellegrini croati, e in modo particolare voi, sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi e fedeli tutti della Diocesi di Gospić-Senj, guidati dal vostro Vescovo Mons. Mile Bogović. Siete venuti a manifestare la vostra gratitudine e fedeltà alla Sede Apostolica in occasione del decimo anniversario di fondazione della vostra Diocesi. Oggi celebriamo la memoria del Beato Luigi cardinale Stepinac, vescovo e martire, che ha sacrificato la sua vita cinquanta anni fa in testimonianza della fede. Custodite la memoria dei vostri martiri, e sul loro eroico esempio nell oggi della Chiesa siate "il sale della terra e la luce del mondo" (cf. Mt 5,13.14.). Vi esorto a pregare con rinnovato fervore nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità, per le vocazioni al Sacerdozio ed alla Vita Consacrata tento necessarie specialmente nella vostra Diocesi. Mentre vi assicuro la mia spirituale vicinanza imparto a voi e alle vostre famiglie una speciale Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!]


    ○ Saluto in lingua ceca

    Srdečně vítám poutníky z Prahy - Chodova! Nechť tato pouť do Říma k hrobům apoštolů Petra a Pavla ve vás rozhojní lásku k Církvi a touhu po duchovní dokonalosti. K tomu vám rád žehnám. Chvála Kristu!

    [Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Praha - Chodov. Possa questo vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo accrescere in voi l'amore per la Chiesa e il desiderio di perfezione spirituale. Con questi voti, volentieri vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua slovacca

    Srdečne pozdravujem spoločenstvo Kňazského seminára svätého Františka Xaverského z Banskej Bystrice - Badína. Milí seminaristi, prajem vám nech púť k hrobom Apoštolov počas Roka kňazov posilní vašu vernosť Krístovi, ktorý vás volá, aby ste mu veľkodušne slúžili v bratoch a sestrách. S láskou žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

    [Saluto cordialmente la comunità del Seminario diocesano di San Francesco Saverio di Banská Bystrica – Badín. Cari seminaristi, vi auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli nell’Anno sacerdotale rafforzi la vostra fedeltà a Cristo, che vi chiama a servirlo generosamente nei fratelli. Con affetto benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


    ○ Saluto in lingua romena

    Salut cu afecţiune studenţii teologi de la Seminarul Mare din Iaşi, însoţiţi de educatorii lor. Iubiţi prieteni, redescoperiţi darul urmării lui Cristos, aderând mereu, cu ajutorul său, la voinţa Tatălui şi pregătiţi-vă sub aspect spiritual, teologic şi pastoral să îndepliniţi în mod temeinic viitorul vostru minister în contextul societăţii de astăzi în mare parte secularizată. Vă însoţesc cu rugăciunea mea şi vă binecuvântez din inimă.

    [Saluto con affetto gli alunni del Seminario Maggiore di Iaşi, accompagnati dai loro educatori. Cari amici, riscoprite il dono della sequela di Cristo, aderendo sempre, con il suo aiuto, alla volontà del Padre e preparatevi spiritualmente, teologicamente e pastoralmente ad esercitare con solidità il vostro futuro ministero nel contesto dell’odierna società in gran parte secolarizzata. Vi accompagno con la mia preghiera e di cuore vi benedico.]


    ○ Saluto in lingua italiana

    Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto con affetto i giovani dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, guidati dal loro Arcivescovo Mons. Rocco Talucci, ed auspico che ciascuno possa essere per i coetanei testimone di fede ed esempio di onestà e di bontà. Ricordo molto volentieri la festosa accoglienza che mi avete riservato in occasione della mia Visita Pastorale a Brindisi. Fu un momento il cui gioioso ricordo resta inciso nella memoria di noi tutti. Grazie per aver voluto oggi ricambiare quella Visita! Saluto i rappresentanti del Comitato Regionale Lazio della Federazione Italiana Gioco Calcio, che ricorda il centenario di fondazione e li esorto a vivere l’attività sportiva, con serenità e gioia, promuovendo così un sano agonismo. Sono lieto di accogliere i Membri della Giunta e il Consiglio della Provincia di Barletta-Andria-Trani, recentemente istituita nella Regione Puglia ed assicuro la mia preghiera per il loro servizio in favore del bene comune.

    Mi rivolgo, infine, ai giovani ai malati ed agli sposi novelli. Domani celebreremo la festa della Beata Vergine di Lourdes e la Giornata Mondiale del Malato. Maria Immacolata vi aiuti, cari giovani, a conservarvi sempre fedeli nell'impegno di seguire Cristo; rivolga il suo sguardo pieno di amore e di tenerezza su voi, cari malati, e vi sostenga nel portare con serenità la vostra croce, in unione a quella di Cristo; illumini voi, cari sposi novelli, nel cammino familiare che avete da poco iniziato, e lo renda ricco di bene e aperto alla vita, dono del Signore.



    UDIENZA AD UNA DELEGAZIONE DELLA "CHIESA EVANGELICA LUTERANA IN AMERICA"

    Al termine dell’Udienza Generale di questa mattina, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, il Santo Padre ha ricevuto una Delegazione della "Chiesa Evangelica Luterana in America", ed ha rivolto loro il seguente discorso:

    Discorso del Santo Padre

    Distinguished Friends,

    I am pleased to greet Bishop Mark Hanson and all of you present here today for this ecumenical visit.

    Since the beginning of my Pontificate, I have been encouraged that relations between Catholics and Lutherans have continued to grow, especially at the level of practical collaboration in the service of the Gospel. In his Encyclical Letter Ut Unum Sint, my beloved predecessor Pope John Paul II described our relationship as "brotherhood rediscovered" (No. 41). I deeply hope that the continuing Lutheran-Catholic dialogue both in the United States of America and at the international level will help to build upon the agreements reached so far. An important remaining task will be to harvest the results of the Lutheran-Catholic dialogue that so promisingly started after the Second Vatican Council. To build on what has been achieved together since that time, a spiritual ecumenism should be grounded in ardent prayer and in conversion to Christ, the source of grace and truth. May the Lord help us to treasure what has been accomplished so far, to guard it with care, and to foster its development.

    I conclude by renewing the wish expressed by my predecessor, during whose Pontificate so much was accomplished on the road to full visible unity among Christians, when he said to a similar delegation from the Lutheran Church in America: "You are most welcome here. Let us rejoice that an encounter such as this can take place. Let us resolve to be open to the Lord so that he can use this meeting for his purposes, to bring about the unity that he desires. Thank you for the efforts you are making for full unity in faith and charity" (Address to the Bishops of the Lutheran Church in America, 26 September 1985).

    Upon you and all those entrusted to your pastoral care, I cordially invoke the abundant blessings of Almighty God.

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    00 11/02/2010 00:10
    Discorso del Papa a una delegazione della Chiesa Evangelica Luterana in America


    CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 10 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questo mercoledì, al termine dell'Udienza generale, rivolgendosi a una delegazione della "Chiesa Evangelica Luterana in America".

    * * *

    Cari Amici,

    sono lieto di salutare il Vescovo Mark Hanson e tutti voi presenti qui, oggi, per questa visita ecumenica.

    Dall'inizio del mio Pontificato m'incoraggia il fatto che le relazioni tra cattolici e luterani abbiano continuato a crescere, specialmente a livello di collaborazione pratica nel servizio del Vangelo. Nella sua Lettera Enciclica Ut unum sint, il mio amato predecessore Papa Giovanni Paolo II ha descritto il nostro rapporto come «fraternità ritrovata» (n. 41). Spero vivamente che il costante dialogo luterano-cattolico sia negli Stati Uniti d'America, sia a livello internazionale, aiuti a costruire sugli accordi raggiunti finora. Un importante compito che rimane è quello di raccogliere i risultati del dialogo luterano-cattolico, iniziato in modo tanto promettente dal Concilio Vaticano II. Al fine di costruire su ciò che è stato ottenuto insieme da allora, occorre un ecumenismo spirituale fondato sulla preghiera ardente e sulla conversione a Cristo, fonte di grazia e di verità. Possa il Signore aiutarci a custodire ciò che è stato realizzato finora, a preservarlo con cura e a favorirne lo sviluppo!

    Concludo rinnovando l'auspicio espresso dal mio predecessore, durante il cui Pontificato tanto è stato fatto sulla via della piena e visibile unità tra cristiani, quando, a una delegazione analoga della Chiesa Luterana d'America, disse: «Voi siete veramente benvenuti qui. Rallegriamoci che un simile incontro possa aver luogo. Disponiamoci a essere aperti al Signore, così che egli possa usare questo incontro per i suoi fini, per conseguire l'unità che egli desidera. Vi ringrazio per gli sforzi che state facendo a favore di una piena unità nella fede e nella carità» (Discorso ai Vescovi della Chiesa luterana d'America, 26 settembre 1985).

    Su di voi e su quanti sono affidati alle vostre cure pastorali invoco di cuore le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.

    [© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de "L'Osservatore Romano"]


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    00 11/02/2010 16:10
    SANTA MESSA NELLA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE MARIA DI LOURDES - XVIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

    Alle ore 10.30 di oggi, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Concelebrazione eucaristica in occasione della XVIII Giornata Mondiale del Malato e del XXV anniversario della fondazione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute).

    Alla liturgia eucaristica - preceduta dall’arrivo in Basilica delle Reliquie di Santa Bernadette Soubirous - partecipano in particolare pellegrini e malati dell’UNITALSI, che questo pomeriggio, alle ore 16.30, concludono le celebrazioni della Giornata del Malato con una processione che da Castel Sant’Angelo raggiunge Piazza San Pietro percorrendo via della Conciliazione. È previsto che verso le 17.30 il Santo Padre si affacci alla finestra dello Studio privato per benedire i fedeli e i malati giunti in Piazza San Pietro.

    Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia che il Papa pronuncia questa mattina nel corso della Santa Messa nella Basilica Vaticana:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Signori Cardinali,
    venerati Fratelli nell’episcopato,
    cari fratelli e sorelle!

    I Vangeli, nelle sintetiche descrizioni della breve ma intensa vita pubblica di Gesù, attestano che egli annuncia la Parola e opera guarigioni di malati, segno per eccellenza della vicinanza del Regno di Dio. Ad esempio, Matteo scrive: "Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo" (Mt 4,23; cfr 9,35). La Chiesa, cui è affidato il compito di prolungare nello spazio e nel tempo la missione di Cristo, non può disattendere queste due opere essenziali: evangelizzazione e cura dei malati nel corpo e nello spirito. Dio, infatti, vuole guarire tutto l’uomo e nel Vangelo la guarigione del corpo è segno del risanamento più profondo che è la remissione dei peccati (cfr Mc 2,1-12). Non meraviglia, dunque, che Maria, madre e modello della Chiesa, sia invocata e venerata come "Salus infirmorum", "Salute dei malati". Quale prima e perfetta discepola del suo Figlio, Ella ha sempre mostrato, nell’accompagnare il cammino della Chiesa, una speciale sollecitudine per i sofferenti. Ne danno testimonianza le migliaia di persone che si recano nei santuari mariani per invocare la Madre di Cristo e trovano in lei forza e sollievo. Il racconto evangelico della Visitazione (cfr Lc 1,39-56) ci mostra come la Vergine, dopo l’annuncio dell’Angelo, non tenne per sé il dono ricevuto, ma partì subito per andare ad aiutare l’anziana cugina Elisabetta, che da sei mesi portava in grembo Giovanni. Nel sostegno offerto da Maria a questa parente che vive, in età avanzata, una situazione delicata come la gravidanza, vediamo prefigurata tutta l’azione della Chiesa a sostegno della vita bisognosa di cura.

    Il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, istituito 25 anni or sono dal Venerabile Giovanni Paolo II, è senza dubbio un’espressione privilegiata di tale sollecitudine. Il pensiero va con riconoscenza al Cardinale Fiorenzo Angelini, primo Presidente del Dicastero e da sempre appassionato animatore di questo ambito di attività ecclesiale; come pure al Cardinale Javier Lozano Barragán, che fino a pochi mesi fa ha dato continuità ed incremento a tale servizio. Con viva cordialità rivolgo, poi, all’attuale Presidente, Mons. Zygmunt Zimowski, che ha assunto tale significativa ed importante eredità, il mio saluto, che estendo a tutti gli officiali ed al personale che in questo quarto di secolo hanno lodevolmente collaborato in tale ufficio della Santa Sede. Desidero, inoltre, salutare le associazioni e gli organismi che curano l’organizzazione della Giornata del Malato, in particolare l’UNITALSI e l’Opera Romana Pellegrinaggi. Il benvenuto più affettuoso va naturalmente a voi, cari malati! Grazie di essere venuti e soprattutto della vostra preghiera, arricchita dall’offerta delle vostre fatiche e sofferenze. E il saluto si dirige poi agli ammalati e ai volontari collegati con noi da Lourdes, Fatima, Częstochowa e dagli altri Santuari mariani, a quanti seguono mediante la radio e la televisione, specialmente dalle case di cura o dalle proprie abitazioni. Il Signore Iddio, che veglia costantemente sui suoi figli, dia a tutti conforto e consolazione.

    Due sono i temi principali che presenta oggi la liturgia della Parola: il primo è di carattere mariano e collega il Vangelo e la prima lettura, tratta dal capitolo finale del Libro di Isaia, come pure il Salmo responsoriale, ricavato dal cantico di lode a Giuditta. L’altro tema, che troviamo nel brano della Lettera di Giacomo, è quello della preghiera della Chiesa per i malati e, in particolare, del sacramento a loro riservato. Nella memoria delle apparizioni a Lourdes, luogo prescelto da Maria per manifestare la sua materna sollecitudine per gli infermi, la liturgia riecheggia opportunamente il Magnificat, il cantico della Vergine che esalta le meraviglie di Dio nella storia della salvezza: gli umili e gli indigenti, come tutti coloro che temono Dio, sperimentano la sua misericordia, che ribalta le sorti terrene e dimostra così la santità del Creatore e Redentore. Il Magnificat non è il cantico di coloro ai quali arride la fortuna, che hanno sempre "il vento in poppa"; è piuttosto il ringraziamento di chi conosce i drammi della vita, ma confida nell’opera redentrice di Dio. È un canto che esprime la fede provata di generazioni di uomini e donne che hanno posto in Dio la loro speranza e si sono impegnati in prima persona, come Maria, per essere di aiuto ai fratelli nel bisogno. Nel Magnificat sentiamo la voce di tanti Santi e Sante della carità, penso in particolare a quelli che hanno speso la loro vita tra i malati e i sofferenti, come Camillo de Lellis e Giovanni di Dio, Damiano de Veuster e Benedetto Menni. Chi rimane a lungo vicino alle persone sofferenti, conosce l’angoscia e le lacrime, ma anche il miracolo della gioia, frutto dell’amore.

    La maternità della Chiesa è riflesso dell’amore premuroso di Dio, di cui parla il profeta Isaia: "Come una madre consola un figlio, / così io vi consolerò; / a Gerusalemme sarete consolati" (Is 66,13). Una maternità che parla senza parole, che suscita nei cuori la consolazione, una gioia intima, una gioia che paradossalmente convive con il dolore, con la sofferenza. La Chiesa, come Maria, custodisce dentro di sé i drammi dell’uomo e la consolazione di Dio, li tiene insieme, lungo il pellegrinaggio della storia. Attraverso i secoli, la Chiesa mostra i segni dell’amore di Dio, che continua ad operare cose grandi nelle persone umili e semplici. La sofferenza accettata e offerta, la condivisione sincera e gratuita, non sono forse miracoli dell’amore? Il coraggio di affrontare il male disarmati – come Giuditta –, con la sola forza della fede e della speranza nel Signore, non è un miracolo che la grazia di Dio suscita continuamente in tante persone che spendono tempo ed energie per aiutare chi soffre? Per tutto questo noi viviamo una gioia che non dimentica la sofferenza, anzi, la comprende. In questo modo i malati e tutti i sofferenti sono nella Chiesa non solo destinatari di attenzione e di cura, ma prima ancora e soprattutto protagonisti del pellegrinaggio della fede e della speranza, testimoni dei prodigi dell’amore, della gioia pasquale che fiorisce dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo.

    Nel brano della Lettera di Giacomo, appena proclamato, l’Apostolo invita ad attendere con costanza la venuta ormai prossima del Signore e, in tale contesto, rivolge una particolare esortazione riguardante i malati. Questa collocazione è molto interessante, perché rispecchia l’azione di Gesù, che guarendo i malati mostrava la vicinanza del Regno di Dio. La malattia è vista nella prospettiva degli ultimi tempi, con il realismo della speranza tipicamente cristiano. "Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode" (Gc 5,13). Sembra di sentire parole simili di san Paolo, quando invita a vivere ogni cosa in relazione alla radicale novità di Cristo, alla sua morte e risurrezione (cfr 1 Cor 7,29-31). "Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato" (Gc 5,14-15). Qui è evidente il prolungamento di Cristo nella sua Chiesa: è ancora Lui che agisce, mediante i presbiteri; è il suo stesso Spirito che opera mediante il segno sacramentale dell’olio; è a Lui che si rivolge la fede, espressa nella preghiera; e, come accadeva alle persone guarite da Gesù, ad ogni malato si può dire: la tua fede, sorretta dalla fede dei fratelli e delle sorelle, ti ha salvato.

    Da questo testo, che contiene il fondamento e la prassi del sacramento dell’Unzione dei malati, si ricava al tempo stesso una visione del ruolo dei malati nella Chiesa. Un ruolo attivo nel "provocare", per così dire, la preghiera fatta con fede. "Chi è malato, chiami i presbiteri". In questo Anno Sacerdotale, mi piace sottolineare il legame tra i malati e i sacerdoti, una specie di alleanza, di "complicità" evangelica. Entrambi hanno un compito: il malato deve "chiamare" i presbiteri, e questi devono rispondere, per attirare sull’esperienza della malattia la presenza e l’azione del Risorto e del suo Spirito. E qui possiamo vedere tutta l’importanza della pastorale dei malati, il cui valore è davvero incalcolabile, per il bene immenso che fa in primo luogo al malato e al sacerdote stesso, ma anche ai familiari, ai conoscenti, alla comunità e, attraverso vie ignote e misteriose, a tutta la Chiesa e al mondo. In effetti, quando la Parola di Dio parla di guarigione, di salvezza, di salute del malato, intende questi concetti in senso integrale, non separando mai anima e corpo: un malato guarito dalla preghiera di Cristo, mediante la Chiesa, è una gioia sulla terra e nel cielo, è una primizia di vita eterna.

    Cari amici, come ho scritto nell’Enciclica Spe salvi, "la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società" (n. 30). Istituendo un Dicastero dedicato alla pastorale sanitaria, la Santa Sede ha voluto offrire il proprio contributo anche per promuovere un mondo più capace di accogliere e curare i malati come persone. Ha voluto, infatti, aiutarli a vivere l’esperienza dell’infermità in modo umano, non rinnegandola, ma offrendo ad essa un senso. Vorrei concludere queste riflessioni con un pensiero del Venerabile Papa Giovanni Paolo II, che egli ha testimoniato con la propria vita. Nella Lettera apostolica Salvifici doloris egli ha scritto: "Cristo allo stesso tempo ha insegnato all’uomo a far del bene con la sofferenza e a far del bene a chi soffre. In questo duplice aspetto egli ha svelato fino in fondo il senso della sofferenza" (n. 30). Ci aiuti la Vergine Maria a vivere pienamente questa missione. Amen!


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    00 12/02/2010 15:52
    LE UDIENZE

    Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

    Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Romania, in Visita "ad Limina Apostolorum":

    Sua Beatitudine Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore di Făgăras şi Alba Iulia

    con gli Ausiliari:

    S.E. Mons. Vasile Bizău, Vescovo tit. di Appiaria

    S.E. Mons. Mihai Cătălin Frăţilă, Vescovo tit. di Nove;

    S.E. Mons. Florentin Crihălmeanu, Vescovo di Cluj-Gherla;

    S.E. Mons. Alexandru Mesian, Vescovo di Lugoj;

    S.E. Mons. Ioan Şişeştean, Vescovo di Maramureş;

    S.E. Mons. Virgil Bercea, Vescovo di Oradea Mare dei Romeni.

    Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

    Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Romania, in Visita "ad Limina Apostolorum".



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    00 12/02/2010 15:53
    VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ROMANIA


    Alle ore 12.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale di Romania, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


    Venerati Fratelli nell’Episcopato!

    È per me motivo di grande gioia incontrarvi nel corso della visita ad limina, ascoltarvi e riflettere insieme sul cammino del Popolo di Dio a voi affidato. Saluto con affetto ciascuno di voi e ringrazio, in particolare, Mons. Ioan Robu per le cordiali parole che, a nome di tutti, mi ha indirizzato. Rivolgo un pensiero speciale a Sua Beatitudine Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore della Chiesa Greco-cattolica Romena. Voi siete Pastori di comunità di riti diversi, che pongono le ricchezze della propria lunga tradizione a servizio della comunione, per il bene di tutti. In voi saluto le comunità cristiane della Romania e della Repubblica di Moldova, in passato così duramente provate, e rendo omaggio a quei Vescovi e innumerevoli sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli che, nel tempo della persecuzione, hanno mostrato indomito attaccamento a Cristo e alla sua Chiesa e hanno conservata intatta la loro fede.

    A voi, cari Fratelli nell'Episcopato, desidero esprimere il mio ringraziamento per il vostro generoso impegno a servizio della rinascita e dello sviluppo della comunità cattolica nei vostri Paesi ed esortarvi a continuare ad essere zelanti Pastori del gregge di Cristo, nell’appartenenza all'unica Chiesa e nel rispetto delle diverse tradizioni rituali. Conservare e tramandare il patrimonio della fede è un compito di tutta la Chiesa, ma particolarmente dei Vescovi (cfr Lumen gentium, 25). Il campo del vostro ministero è vasto ed esigente: si tratta, infatti, di proporre ai fedeli un itinerario di fede cristiana matura e responsabile, specialmente attraverso l'insegnamento della religione, la catechesi, anche degli adulti, e la preparazione ai Sacramenti. In tale ambito occorre promuovere una maggiore conoscenza della Sacra Scrittura, del Catechismo della Chiesa Cattolica e dei documenti del Magister@, in particolare del Concilio Ecumenico Vaticano II e delle Encicliche Papali. E’ un programma impegnativo, che richiede l'elaborazione comune di piani pastorali miranti al bonum animarum di tutti i cattolici dei diversi riti ed etnie. Ciò esige testimonianza di unità, sincero dialogo e fattiva collaborazione, senza dimenticare che l'unità è primariamente frutto dello Spirito Santo (cfr Gal 5,22), che guida la Chiesa.

    In quest'Anno Sacerdotale, vi esorto ad essere sempre autentici padri dei vostri presbiteri, primi e preziosi collaboratori nella vigna del Signore (cfr Christus Dominus, 16.28); con loro esiste un legame anzitutto sacramentale, che a titolo unico li rende participi della missione pastorale affidata ai Vescovi. Impegnatevi a curare la comunione tra voi e con loro in un clima di affetto, di attenzione e di dialogo rispettoso e fraterno; interessatevi alle loro condizioni spirituali e materiali, al loro necessario aggiornamento teologico e pastorale. Nelle vostre diocesi non mancano Istituti religiosi impegnati nella pastorale. Sarà vostra speciale cura dedicare loro la dovuta attenzione e fornire ogni possibile aiuto perché la loro presenza sia sempre più significativa e i consacrati possano svolgere il loro apostolato secondo il proprio carisma e in piena comunione con la Chiesa particolare.

    Dio non manca di chiamare uomini e donne al suo servizio: di questo dobbiamo essere grati al Signore, intensificando la preghiera perché Egli continui a inviare operai nella sua messe (cfr Mt 9,37). E’ compito primario dei Vescovi promuovere la pastorale vocazionale e la formazione umana, spirituale e intellettuale dei candidati al Sacerdozio nei Seminari e negli altri Istituti formativi (cfr Optatam Totius, 2.4), garantendo loro la possibilità di acquisire una profonda spiritualità e una rigorosa preparazione filosofico-teologica e pastorale, anche mediante la scelta attenta degli educatori e dei docenti. Analoga cura va posta nella formazione dei membri degli Istituti di vita consacrata, in particolare di quelli femminili.

    La fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose dipende in buona parte dalla salute morale e religiosa delle famiglie cristiane. Purtroppo, nel nostro tempo non sono poche le insidie verso l'istituzione familiare in una società secolarizzata e disorientata. Le famiglie cattoliche dei vostri Paesi, che, durante il tempo della prova, hanno testimoniato, talora a caro prezzo, la fedeltà al Vangelo, non sono immuni dalle piaghe dell'aborto, della corruzione, dell'alcolismo e della droga, come pure del controllo delle nascite mediante metodi contrari alla dignità della persona umana. Per combattere queste sfide, occorre promuovere consultori parrocchiali che assicurino un'adeguata preparazione alla vita coniugale e familiare, nonché organizzare meglio la pastorale giovanile. Occorre, soprattutto, un deciso impegno per favorire la presenza dei valori cristiani nella società, sviluppando centri di formazione dove i giovani possano conoscere i valori autentici, impreziositi dal genio della cultura dei vostri Paesi, così da poterli testimoniare negli ambienti dove vivono. La Chiesa vuole dare il suo contributo determinante alla costruzione di una società riconciliata e solidale, capace di far fronte al processo di secolarizzazione in atto. La trasformazione del sistema industriale e agricolo, la crisi economica, l’emigrazione all’estero, non hanno favorito la tenuta dei valori tradizionali, che vanno, perciò, riproposti e rafforzati.

    In questo contesto, risulta particolarmente importante la testimonianza di fraternità tra Cattolici e Ortodossi: prevalga sulle divisioni e sui dissidi e apra i cuori alla riconciliazione. Sono consapevole delle difficoltà che devono affrontare, in questo ambito, le comunità cattoliche; auspico che si possano trovare soluzioni adeguate, in quello spirito di giustizia e carità che deve animare i rapporti tra fratelli in Cristo. Nel maggio 2009, avete ricordato il X anniversario della storica visita che il Venerabile Papa Giovanni Paolo II realizzò in Romania. In quella occasione, la Provvidenza divina offriva al Successore di Pietro la possibilità di compiere un viaggio apostolico in una Nazione a maggioranza ortodossa, dove da secoli è presente una significativa comunità cattolica. Il desiderio di unità suscitato da quella visita alimenti la preghiera e l’impegno a dialogare nella carità e nella verità e a promuovere iniziative comuni. Un ambito di collaborazione oggi particolarmente importante tra Ortodossi e Cattolici riguarda la difesa delle radici cristiane dell'Europa e dei valori cristiani e la comune testimonianza su temi come la famiglia, la bioetica, i diritti umani, l’onestà nella vita pubblica, l'ecologia. L’impegno unitario su tali argomenti offrirà un importante contributo alla crescita morale e civile della società. Un costruttivo dialogo tra Ortodossi e Cattolici non mancherà di essere fermento di unità e di concordia non solo per i vostri Paesi, ma anche per l’intera Europa.

    Al termine del nostro incontro, il mio pensiero si volge alle vostre Comunità. Portate ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, a tutti i fedeli della Romania e della Repubblica di Moldova i miei saluti e il mio incoraggiamento, assicurando il mio affetto e la mia preghiera. Mentre invoco l’intercessione della Madre di Dio e dei Santi delle vostre Terre, imparto di cuore la mia Benedizione a voi e a tutti i membri del Popolo di Dio affidati alla vostra premura pastorale.

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    00 12/02/2010 15:53
    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


    CONCISTORO PER IL VOTO SU ALCUNE CAUSE DI CANONIZZAZIONE


    Venerdì 19 febbraio 2010, alle ore 11.00, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, avrà luogo, durante la celebrazione dell’Ora Sesta, il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati:

    STANISŁAW SOŁTYS (KAZIMIERCZYK), sacerdote dei Canonici Regolari Lateranensi;

    ANDRÉ (ALFRED) BESSETTE, religioso della Congregazione di Santa Croce;

    CÁNDIDA MARÍA DE JESÚS (JUANA JOSEFA) CIPITRIA Y BARRIOLA, vergine, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Gesù;

    MARY OF THE CROSS (MARY HELEN) MACKILLOP, vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore;

    GIULIA SALZANO, vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore;

    BATTISTA (CAMILLA) VARANO, vergine, monaca dell’Ordine di Santa Chiara.



    AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE (CONTINUAZIONE)


    MERCOLEDÌ DELLE CENERI - "STAZIONE" NELLA BASILICA DI SANTA SABINA ALL’AVENTINO PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


    Mercoledì 17 febbraio, giorno di inizio della Quaresima, avrà luogo un’assemblea di preghiera nella forma delle "Stazioni" romane, presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI.

    La celebrazione avrà il seguente svolgimento:

    Alle ore 16.30, nella Chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino avrà luogo un momento di preghiera, cui farà seguito la processione penitenziale verso la Basilica di Santa Sabina.

    Alla processione prenderanno parte i Cardinali, gli Arcivescovi, i Vescovi, i Monaci Benedettini di Sant’Anselmo, i Padri Domenicani di Santa Sabina e alcuni fedeli.

    Al termine della processione, nella Basilica di Santa Sabina, avrà luogo la celebrazione dell’Eucaristia con il rito di benedizione e di imposizione delle ceneri.

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    00 12/02/2010 15:54
    VISITA AL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA MADONNA DELLA FIDUCIA

    Questo pomeriggio, alle ore 18, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita al Seminario Romano Maggiore, alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia. Al Suo arrivo è accolto dal Cardinale Vicario Agostino Vallini e dal Rettore, Mons. Giovanni Tani. Quindi, nella Cappella Maggiore del Seminario, introdotto dall’indirizzo di omaggio del Rettore, il Papa tiene una lectio divina per i Seminaristi del Seminario Romano Maggiore, del Seminario Romano Minore, dell’Almo Collegio Capranica, del Collegio Diocesano "Redemptoris Mater" e del Seminario della Madonna del Divino Amore. Al termine il Santo Padre si ferma al Seminario per la cena. Quindi rientra in Vaticano.

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