00 22/01/2009 17:17
CONFERIMENTO AL SANTO PADRE DELLA CITTADINANZA ONORARIA DI MARIAZELL (CONTINUAZIONE)

Nella mattinata di ieri, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, al Santo Padre Benedetto XVI è stata conferita la Cittadinanza onoraria del Comune di Mariazell, alla presenza del Sindaco della città, Sig. Helmut Pertl, del Vescovo di Graz-Seckau, S.E. Mons. Egon Kapellari, e del Rettore del Santuario di Mariazell, Padre Karl Schauer, O.S.B.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Exzellenz,

lieber Bischof Kapellari,

sehr verehrter Herr Bürgermeister,

lieber Pater Karl, verehrte Freunde,

ich kann jetzt nicht alle aufzählen, die ich nennen müsste…

Herr Botschafter, natürlich!

In dieser Stunde kann ich nur einfach von Herzen Dank sagen, „vergelt’s Gott" erwidern; ich freue mich, daß ich jetzt ein „Mariazeller" bin und so ganz nah bei der Muttergottes wohnen darf. Mir sind natürlich wieder die zwei Besuche, die Sie erwähnt haben, in den Sinn gekommen: 2004 mit den europäischen Notaren, bei strahlendem Wetter. Wir haben damals miteinander gespürt, was Europa bauen kann, wovon her es gekommen ist, was seine Identität ist und wodurch es immer wieder es selbst werden kann: durch die Begegnung mit dem Herrn, zu der uns seine Mutter verhilft. Denn gerade in der Mutter spüren wir, daß Gott ein Mensch geworden ist. Und so haben wir die Freude des Gemeinsamseins, die Kraft unserer Wurzeln und damit auch die Möglichkeit einer neuen Zukunft miteinander verspürt.

Beim Pastoralbesuch, dann, hat es geregnet. Aber ich finde, daß wir gerade durch den Regen eigentlich noch näher, noch fester beieinander gestanden sind: Der Regen hat uns zueinander geführt und uns dieses Gefühl des Miteinander und des Miteinander mit dem Herrn und seiner Mutter erst recht gegeben. Bischof Kapellari hat das Wort geprägt: „Katholiken sind wetterfest". Und daß das wahr ist, haben wir dann auch gesehen. Und so ist gerade im Regen Freude entstanden. Wir haben gemerkt, daß es manchmal auch gut sein kann, „im Regen zu stehen", daß Regen eine Gnade sein kann – der Direktor des Osservatore Romano hat dann das Wort geprägt, das sei eine „pioggia di grazie", ein „Gnadenregen" gewesen – und daß es vielleicht auch gut sein kann, manchmal in der Geschichte „im Regen zu stehen", daß man dann gerade am richtigen Ort ist und das Richtige tut.

Mariazell ist mehr als ein „Ort", es ist Gegenwart lebendiger Geschichte einer Pilgerschaft der Jahrhunderte des Glaubens und des Betens. Und mit dieser Pilgerschaft von Jahrhunderten des Betens, die man förmlich physisch wahrnimmt, ist nicht nur das Beten und Rufen der Menschen, sondern auch die Wirklichkeit einer Antwort gegenwärtig: Wir spüren, daß es Antwort gibt, daß wir nicht irgendwo ins Unbekannte ausgreifen, sondern daß Gott da ist und daß er durch die Mutter uns besonders nahe sein will. Dieses Gefühl der Dankbarkeit überkommt einen dort, und deswegen freue ich mich eben, daß ich mit dem Herzen und nun auch „rechtlich", sozusagen, in Mariazell mit angesiedelt bin.

Aller Voraussicht nach werde ich in diesem Leben nicht mehr physisch dorthin wallfahren können, aber nun wohne ich ja richtig dort, und insofern bin ich doch immer mit dabei. Und bei den Wanderungen in den Landschaften der Erinnerungen mache ich auch immer wieder Halt in Mariazell, gerade auch weil ich spüre, wie hier die Mutter uns begegnet und uns zueinander führt. Die Muttergottes von Mariazell hat große Titel – Magna Mater Austriae, Domina Magna Hungarorum, Magna Mater gentium slavorum –, und in diesen großen Titeln kommt zum Ausdruck daß da, wo Menschen zur Mutter kommen – und zum Vater kommen –, daß sie da Geschwister werden, daß da Einheit entsteht, daß dies einheitsbildende Kraft hat und daß von da aus dann Gemeinschaft gebaut werden kann. Und vor allen Dingen: Maria ist sehr wohl Magna Mater, aber ihre Größe zeigt sich gerade darin, daß sie sich zu den Kleinen neigt und für die Kleinen da ist, daß man ohne Eintrittsbillet nur einfach mit dem Herzen immerfort zu ihr Zutritt hat. Und so lernen wir von ihr auch, was wahrhaft groß ist: nicht die Unnahbarkeit, nicht die äußere Hoheit, sondern gerade die Güte des Herzens, die allen das Miteinander eröffnet.

So sage ich am Schluß einfach nochmal ein herzliches „Vergelt’s Gott" und vielen Dank, daß ich ein Mariazeller bin! Das wird in meinem Herzen verankert bleiben. Lieber Bischof Kapellari, liebe Professoren, ich hätte vielleicht auch noch etwas zu dem Buch sagen sollen, aber die Muttergottes ist so groß, daß das Buch dann mit eingeschlossen ist. Herzlichen Dank für alles!



TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

Eccellenza,

caro mons. Kapellari,

signor Sindaco,

caro padre Karl,

cari amici,

non riesco a nominare tutti quelli che dovrei elencare…

signor Ambasciatore, naturalmente!

In questo momento posso soltanto dire semplicemente un grazie di cuore, rispondere a un "Vergelt’s Gott". Sono contento di essere ora un cittadino di Mariazell e di poter vivere così vicino alla Madre di Dio. Ovviamente, mi sono tornate alla mente le due visite che Lei ha menzionato: nel 2004, con i Notai europei avendo un tempo splendido. Insieme abbiamo allora percepito che cosa sia capace di costruire l’Europa, da dove essa provenga, in che cosa consista la sua identità, e attraverso che cosa l’Europa possa sempre nuovamente tornare ad essere se stessa: attraverso l’incontro con il Signore, al quale ci conduce sua Madre. Infatti, proprio nella Madre noi sentiamo che Dio è diventato uomo. E così abbiamo percepito la gioia dell’essere insieme, la forza delle nostre radici e con essa anche la possibilità di un nuovo futuro insieme.

Durante la visita pastorale è, invece, piovuto. Ma io trovo che proprio la pioggia ci ha fatto essere ancora più legati e più vicini: la pioggia ci ha avvicinati e ci ha dato ancora di più questa sensazione dell’"insieme", dell’"insieme con il Signore e con sua Madre". Mons. Kapellari allora coniò l’espressione: "i cattolici sono a prova di pioggia". Abbiamo poi anche potuto constatare quanto fosse è vero. E così proprio nella pioggia è nata la gioia. Ci siamo accorti che a volte può essere positivo "stare sotto la pioggia", che la pioggia può essere una grazia – il Direttore de L’Osservatore Romano coniò a sua volta un’espressione, scrivendo che questa sarebbe stata una "pioggia di grazie" – e che forse a volte anche nella storia può essere utile "stare sotto la pioggia", perché ci si viene a trovare nel posto giusto per fare la cosa giusta.

Mariazell è molto più di un "luogo": è l’attualizzazione di storia viva di un pellegrinaggio di fede e di preghiera nei secoli. E con questo pellegrinaggio di preghiera nei secoli, che si percepisce quasi fisicamente, non sono presenti solamente le preghiere e le invocazioni degli uomini, ma è presente anche la realtà di una risposta: noi sentiamo che la risposta esiste, che non allunghiamo la mano verso qualcosa di sconosciuto, ma che Dio c’è e che attraverso sua Madre Egli vuole essere particolarmente vicino a noi. Questo sentimento di gratitudine ci avvolge in quel luogo, e per questo, appunto, sono felice di essere con il cuore, e ormai anche – per così dire – "di diritto" domiciliato a Mariazell.

Secondo ogni probabilità, in questa vita non riuscirò più a recarmici in pellegrinaggio fisicamente, ma ora lì ci vivo veramente ed in questo senso sono sempre lì presente. E nelle passeggiate che faccio nei paesaggi dei ricordi, torno sempre a fare una sosta a Mariazell, proprio anche perché sento come la Madre, lì, ci viene incontro e ci riunisce tutti. La Madonna di Mariazell ha nomi imponenti – Magna Mater Austriae, Domina Magna Hungarorum, Magna Mater gentium slavorum – e questi grandi titoli esprimono come, là dove gli uomini vengono dalla Madre – e dal Padre –, lì diventano fratelli, lì nasce l’unità, c’è una forza unificante, e a partire da ciò si può poi costruire la comunione. E soprattutto: Maria è, sì, la Magna Mater, ma la sua grandezza si manifesta proprio nel fatto che Ella si rivolge ai piccoli ed è presente per i piccoli, che possiamo recarci da lei in qualunque momento, senza dover pagare alcun biglietto d’ingresso, semplicemente portando il cuore. Impariamo da lei, in questo modo, cosa è veramente "grande": non il fatto di essere "inavvicinabile", non la maestà esteriore, ma proprio la bontà del cuore che apre a tutti l’essere in comunione gli uni con gli altri.

Ecco, per concludere, ancora una volta vi dico di cuore "Vergelt’s Gott" e tante grazie per avere fatto di me un cittadino di Mariazell! Questo rimarrà profondamente radicato nel mio cuore. Caro mons. Kapellari, cari Professori, forse avrei dovuto dire qualcosa anche per il libro, ma la Madonna è così grande che il libro, poi, vi è incluso! Grazie di cuore per tutto!