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Le curiosità nei Sacri Palazzi ed anche al di fuori...

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 08:28
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24/04/2010 00:43
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Disponibili le agende di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II per il 2011
Con fotografie de "L'Osservatore Romano"



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 23 aprile 2010 (ZENIT.org).- Il 2011 in compagnia di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II: è la proposta del Servizio fotografico de "L'Osservatore Romano", che pubblica due agende per il prossimo anno corredate dalle immagini dei due Pontefici.

La prima contiene le foto di Benedetto XVI ritratto nei momenti più significativi del suo servizio petrino, l'altra quelle di Giovanni Paolo II, tratte dal fondo omonimo dell'archivio, che conserva oltre sei milioni di scatti del suo pontificato.

Le due agende, ha riferito il direttore del Servizio fotografico, don Giuseppe Colombara, hanno la particolarità di essere bilingui: tutte le diciture e le didascalie sono infatti in italiano e in inglese.

Vengono messe in vendita a 18 euro, presentate in un elegante cofanetto in cartone bianco recante lo stemma dello Stato della Città del Vaticano e cellofanate singolarmente.

Viene offerta anche la possibilità - con un minimo di tiratura di sole 50 copie - di personalizzare le agende inserendo nella parte iniziale quattro pagine con foto, scritte e loghi.

Chi fosse interessato può chiedere informazioni all'indirizzo di posta elettronica calendar@ossrom.va.

27/04/2010 21:08
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Nelle stanze private del Pontefice

Da Michelangelo alla cucina hi-tech

CLAUDIO RENDINA

PER localizzarla basta guardare l' edificio che si estende lateralmente alla piazza San Pietro, che è il Palazzo Apostolico Vaticano, da dove è solito affacciarsi il papa ogni domenica, esattamente dalla penultima finestra d' angolo dell' ultimo piano. E' soprannominato Palazzo Sistino da Sisto V che nel 1588 lo fece innalzare da Domencio Fontana, anche se fu completato sotto Clemente VIII (1592-1605), quando oltretutto i papi si erano già insediati al Quirinale. Finché non è ridiventato forzatamente la casa del papa con Pio IX (1846-78) dal 20 settembre 1870, quando Roma divenne città del regno d' Italia. E' la parte terminale del complesso edilizio che prosegue con l' Archivio Segreto Vaticano e la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Cappella Sistina e la Cappella Niccolina, dalle quali si sviluppa il complesso dei Musei Vaticani. L' entrata ai Palazzo Apostolico Vaticano è dal cosiddetto Portone di Bronzo, a custodia del quale è una Guardia Svizzera con alabarda. Da qui si protende la scenografica Scala Regia, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini, che immette nella Sala Regia, un tempo aula di ricevimento di sovrani. La sala è ricca di un apparato iconografico appositamente programmato a scopo persuasivo nei confronti degli ospiti: ogni affresco, nel raffigurare una vittoria del papa, era finalizzato a ricordare ai monarchi in visita la preminenza del romano pontefice sulla sovranità temporale. Così la Sottomissione del Barbarossa ad Alessadro III di Francesco Salviati, la Restituzione delle province ad Agapito di Orazio Samacchini, l' Offerta di Pietro d' Aragona ad Eugenio III di Livio Agresti e la Donazione di Ravenna del Sermoneta, nonché le vittorie contro i Turchi come la Presa di Tunisi di Taddeo e Federico Zuccari e la Battaglia di Lepanto di Giorgio Vasari. Da questa sala si accede, da sinistra a destra, alla Sala Ducale, creata da Gian Lorenzo Bernini con l' unione di due ambienti mediante la scenografica invenzione di una tenda marmorea sorretta da due putti; qui avevano udienza i principi e i sovrani minori. Di seguito si passa alla Sala delle Benedizioni, in corrispondenza del sottostante atrio della basilica, da dove il papa impartisce la benedizione Urbi et Orbi; la Loggia. Di seguito è la Cappella Paolina, recentemente restaurata, chiusa al pubblico, perchè luogo di preghiera riservato al papa. Costruita da Antonio da Sangallo il Giovane nel 1540 per Paolo III, accoglie gli ultimi drammatici affreschi di Michelangelo, la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro. Sulla sinistra è il corridoio che porta all' appartamento pontificio. Ma l' entrata più opportuna e accessibile alla casa del papa, sempre grazie ad un permesso speciale, e dalla quale perlopiù entrano anche oggi capi di stato e ministri, è nel retrostante cortile di San Damaso, a pochi metri dal Portone di Bronzo, salendo la scala di Pio IX. La casa di Benedetto XVI è al terzo piano, là dove sono state le dimore dei papi che lo hanno preceduto da Pio X, che nel 1903 fece a cambio con la dimora del Segretario di Stato, al quale furono assegnati i locali del primo piano. L' appartamento da allora è sempre rimasto qui, pur subendo ogni volta quei parziali cambiamenti interni nell' arredamento, come riflesso delle abitudini personali del nuovo pontefice; in particolare Paolo VI fece costruire un giardino pensile sul largo tetto a terrazza. L' appartamento si sviluppa su dieci stanze, alle quali si affiancano altri undici ambienti riservati a quattro professe della Memores Domini, un' associazione religiosa di Comunione e Liberazione. Benedetto XVI ha mantenuto la disposizione delle stanze esistente con Giovanni Paolo II, pur adottando tinte chiare alle pareti dallo studio, dal quale il papa si affaccia ogni domenica, alla camera da letto verso sinistra, sull' angolo del palazzo, che prosegue con il bagno e l' infermeria adattata a gabinetto chirurgico e dentistico.
Qui è disposta una cyclette, che il papa usa quotidianamente per mezz' ora, come prescrittogli dal professor Renato Buzzonetti, che era il medico personale del papa fino a giugno del 2009. Ecco quindi la sala da pranzo e la cucina, rinnovata questa con fuochi, pensili, forni, utensili elettrici a scomparsa e luci a incasso nel controsoffitto, il tutto offerto da una ditta tedesca. Il cibo di Benedetto XVI era di ispirazione tedesca, basata sulla cucina bavarese con wurstel e insaccati, ma i medici gli hanno imposto una dieta. Ovviamente non incontreremo il papa a tavola, ma possiamo immaginarcelo con i suoi segretari particolari, che sono monsignor Georg Gaenswein e il maltese Alfred Xuereb, alle prese con un pranzo o una cena a base di pasta al curry o con salmone e zucchine, risotto allo zafferano, involtini di pollo e straccetti con rucola. Il tutto accompagnato da una succo d' arancia, anche se il bel monsignor Gaenswein si concede del vino, di cui è grande intenditore. Sulla destra dello studio l' appartamento si sviluppa nella stanza-ufficio dei due segretari particolari e di seguito finisce nella Sala di Ricevimento. A fronte di questa suite c' è la cappella privata, nella quale il papa dice messa ogni mattina alle sette, e che confina con gli ambienti delle quattro professe della Memores Domini: Manuela, Cristina, Carmela e Loredana. Manuela si occupa delle stanze dei segretari, Cristina è addetta alla cappella e Carmela segue la stanza e il guardaroba del papa, a Loredana è affidata la cucina, grazie alla quale "sovrintende" alla salute di Benedetto XVI. Ma c' è anche un piano superiore: nei cosiddetti "soffittoni" sono stati ricavati 12 appartamentini per i due segretari, che sovrintendono alle udienze, alle celebrazioni liturgiche e ai documenti pontifici. E in fondo questi ambienti costituiscono un appartamento a sé rispetto alla casa del papa, sono principalmente i locali in cui vive Gaenswein. Questo monsignore è il personaggio predominante tra i due segretari, perché l' altro segretario, il maltese Alfred Xuereb, è stato nominato "Prelato d' anticamera" solo nel 2006 e con la qualifica di "Segretario personale in seconda"; oltretutto Ganswein ha la qualifica di "Prelato d' onore di Sua Santità" con tanto di bel portamento. «Sul metro e ottanta, fisico sportivo e decisamente un bell' uomo - lo stigmatizza il giornale cattolico Avvenire il 20 aprile 2006, così che gli sono arrivate le definizioni come il "Sonny Boy in sottana", il nuovo padre Ralph di Uccelli di rovo e il George Clooney del Vaticano. Ha 54 anni, ma non li dimostra. Meno misteriose sono le stanze dell' appartamento di rappresentanza al secondo piano, spesso riprese dalle telecamere per le udienze pontificie a personalità politiche e celebrità. Quella fuga di tredici stanze in un crescendo di preziositàè rimasta identica fino a Giovanni XXIII, con ogni sala finalizzata a una funzione ben precisa in rapporto alla permanenza in servizio di dignitari laici o militari, con i nomi appropriati alla Guardia Svizzera, ai Sediari, ai Bussolanti, alle Guardie Nobili, ai Camerieri di Spada e Cappa, all' Esente di Guardia. Quando Paolo VI nel 1970 abolì tutte le cariche onorifiche del Vaticano, scomparvero molti di quei nomi tradizionali dati alle sale, e furono tolti arredi vecchio stampo come il colossale lampadario della Sala Clementina, eliminando anche i "foconi", che eranoi bracieri utilizzati da secoli per riscaldare l' ambiente. Sono così venute le nuove denominazioni delle sale riferite a Sant' Ambrogio, agli Scultori, ai Pittori, agli Evangelisti, al Redentore, alla Madonna, a Santa Caterina e ai Santi Pietro e Paolo. Sono rimaste la Biblioteca, con gli splendidi affreschi di paesaggi, e la Sala del Trono, non più fastoso come un tempo, ma costituito oggi da un semplice seggio in marmo con le statue degli apostoli Pietro e Paolo. A fronte della casa del papa non si può dimenticare la figura del Decano di Sala dell' Anticamera Pontificia, impersonato da un laico Gentiluomo di Sua Santità, cheè il responsabile del buon governo dell' Appartamento pontificio: è infatti preposto alla vigilanza e alla cura delle sale, alla regolamentazione degli accessi e allo svolgimento delle funzioni a carattere diplomatico. Non sarà difficile distinguerlo con quel suo abbigliamento signorile nel classico di colore nero e sparato bianco, sul quale è di dovere il "collare" proprio dei Sediari, realizzato peraltro in a differenza degli altri sediari che lo hanno in E' lui il vero custode laico dei segreti della casa del papa.

© Copyright Repubblica, 25 aprile 2010


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
30/04/2010 00:50
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Da Petrus

Prossima la pubblicazione di un libro del successore di Pietro sulla musica e il canto con la prefazione del Maestro Riccardo Muti

CITTA’ DEL VATICANO - E' firmata da Riccardo Muti la prefazione di un libro che raccoglie scritti e discorsi di Joseph Ratzinger - precedenti e posteriori alla sua elezione al soglio pontificio - dedicati all'arte e in particolare alla musica e al canto (Lodate Dio con arte) e che uscira' prossimamente. Il direttore d'orchestra - nel testo anticipato dall'Osservatore Romano - concorda con Benedetto XVI sul ''basso livello della musica da consumo, in particolare della musica e dei canti eseguiti nelle chiese in questi ultimi decenni soprattutto da noi in Italia". Muti aggiunge anche che "e’ un grande dono per l'umanita’ e per la Chiesa all'inizio del terzo millennio avere un Papa che rivendica spazio e rispetto nella Chiesa e nella societa’ civile per quest'alta espressione umana".


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Ghiberti: Io e il mio amico Papa

PAOLO GRISERI

NON capita a tutti di avere un Papa per amico. Monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione diocesana per la Sindone, ha conosciuto Joseph Ratzinger a Monaco di Baviera, «negli anni immediatamente successivi al trasferimento del futuro Papa a Roma». Ghiberti ricorda con piacere gli incontri estivi, «quando Ratzinger tornava nella sua città e io andavo a trascorrere qualche giorno di vacanza nella parrocchia che mi aveva ospitato per due anni durante gli studi universitari in Germania».
È un' amicizia della quale, com' è comprensibile, Ghiberti parla con ritrosia. Una frequentazione nata in Germania e consolidatasi a Roma, durante le riunioni della Commissione biblica vaticana che proprio il cardinale tedesco ha presieduto fino al Conclave che lo ha eletto Papa.
Che presidente era Ratzinger? «Era un presidente silenzioso - ricorda Ghiberti - che lasciava molto spazio alla discussione e preferiva che fossimo noi a trovare una sintesi tra punti di vista diversi». Più degli argomenti delle discussioni bibliche, al monsignore che oggi organizza l' Ostensione, piace ricordare i tratti umani del futuro Papa: «Le conversazioni nelle pause caffè, sgranocchiando un biscotto perché a Ratzinger piacciono molto i dolci, o a pranzo, quando ci divertivamo a vederlo bere aranciata allungata con l' acqua». Una bevanda insolita per un tedesco: «Infatti gli dicevamo che da lui ci saremmo aspettati un omaggio alla birra. Ma quella era una delle poche occasioni in cui tradiva le sue radici». Ratzinger tornava in Germania durante le vacanze e spesso faceva visita a quello che Ghiberti chiama «il mio parroco di Monaco». La chiesa sorgeva vicino al «Giardino inglese» della città e, dopo pranzo, il parroco portava a spasso il suo cane: «Ratzinger passeggiava nello stesso giardino - ricorda Ghiberti - e spesso giocava con Rex».
Aneddoti di un' amicizia che è fatta anche e soprattutto di frequentazioni da studiosi: Ghiberti insegna discipline bibliche neotestamentarie alla Facoltà teologica dell' Italia settentrionale. Il teologo Ratzinger non ha bisogno di presentazioni. Si deve anche a questa frequentazione l' interesse dell' attuale Papa per la Sindone. Ben prima dell'udienza vaticana del 2008, nella quale annunciò l' Ostensione che si sta svolgendo ora, Benedetto XVI aveva già mostrato interesse per il Lino custodito in Duomo. Era accaduto poco dopo la sua elezione, quando aveva celebrato messa nella chiesa romana di Santa Maria Maggiore incontrando una delegazione della Diocesi di Torino: «Nel breve incontro che abbiamo avuto - aveva rivelato nell' occasione il cardinale Poletto - il Papa si è informato sulla Sindone». Così il rapporto speciale che lega il biblista Ghiberti con l' amico teologo Ratzinger vivrà domenica un' altra tappa importante. Si incontreranno certamente in piazza San Carlo, al mattino,e durante il pranzo che il Papa e i suoi collaboratori consumeranno in Arcivescovado. Ma il momento più importante sarà l' incontro che Benedetto XVI avrà nel pomeriggio in Duomo. Di fronte alla Sindone Ratzinger avrà un faccia a faccia riservato proprio con i rappresentanti del Comitato per l' Ostensione. «Non so che cosa accadrà - confessa Ghiberti - mi fa sempre molto piacere incontrarlo anche se, ovviamente, da quando è stato eletto Papa c' è una distanza imposta dall' incarico e dalla sua grande responsabilità». Con la visita del Papa l' Ostensione sarà giunta a metà del suo cammino.È presumibile che all' indomani della diretta televisiva da piazza San Carlo e dopo che si saranno diffuse le immagini di Ratzinger in preghiera di fronte al Lenzuolo, le prenotazioni per le visite conoscano una nuova impennata. Lavoro supplementare per Ghiberti: sarà necessario sfruttare tutte le fasce orarie disponibili perché, come ha ricordato ieri il cardinale Poletto, «non sarà possibile prolungare l' apertura del Duomo oltre il 23 maggio». Per il Papa invece dopo la visita torinese di domenica le fatiche saranno ben più pesanti da sopportare nel mezzo delle polemiche sui comportamenti sessuali di alcuni sacerdoti e vescovi. Insomma, per i due amici, che si incontravano ogni estate a Monaco, le prossime settimane saranno molto impegnative. A differenza dello scorso anno, quando Ratzinger trascorse la villeggiatura in val d' Aosta, quest' anno il Papa ha scelto di riposare altrove. Le occasioni di incontro, dunque, saranno più rare. Ma ci saranno. Ovviamente saranno incontri riservati, di quelli che non si raccontano ai giornali come impone il ruolo di un Papa. Ghiberti è molto rispettoso e riservato: «Preferisco raccontare poco, soprattutto in questa vigilia, perché non si pensi che voglia vantarmi di una frequentazione che per me è molto importante e dalla quale ho imparato moltissimo. Soprattutto ho apprezzato la capacità di Ratzinger di avvicinarsi alla Bibbia in modo originale e profondo. La ricerca scientifica sulle fonti bibliche e la fede, per lui, non sono mai in antitesi».

© Copyright Repubblica (Torino), 30 aprile 2010


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Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
09/05/2010 00:42
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‘Clericus Cup’, neocatecumenale come Totti con Balotelli: scalcia l’avversario da dietro e viene espulso. Sul campo scoppia il parapiglia, l’arbitro costretto alle maniere forti

CITTA’ DEL VATICANO - Ci mancava anche questa. Mentre i tifosi della Roma testimoniano la loro solidarieta' a Francesco Totti presentandosi vestiti con la maglia giallorossa numero 10 sugli spalti dell'Olimpico contro il Cagliari, in Vaticano c'e' chi segue il cattivo esempio dato dall'uomo-simbolo della squadra della capitale. Succede, infatti, che in una delle partite dei quarti della ‘Clericus Cup’ (torneo pontificio riservato a sacerdoti e seminaristi), quella fra i campioni in carica della ‘Redemptoris Mater’ e l'Universita' Gregoriana, ci siano scintille per un gol fantasma (quello del 3-2 decisivo) segnato da don Tisato, ex giocatore delle giovanili del Chievo, con una furbata che fa arrabbiare e provoca una reazione scomposta fra gli avversari. Al punto che un difensore dei gregoriani, il tedesco Matias Kugler, perde la testa e, alla ripresa del gioco, commette un fallo uguale a quello di Totti su Balotelli, con calcione da dietro, nei confronti dell'avversario neo-catecumenale don Piermarini, che poco prima si era procurato la punizione dal limite (dubbia) da cui era poi scaturita la rete contestata. La partita era andata avanti tranquilla fino al 2-1 per la ‘Redemptoris Mater’, poi pero' un mani in area neo-catecumenale aveva regalato il pareggio alla Gregoriana con un rigore trasformato da Rutigliano, un frate cappuccino di Bari. Quindi il 'giallo' dell'atto sicuramente poco ecumenico che decide questa sfida: Piermarini viene atterrato sulla lunetta dell'area, l'arbitro fischia la punizione tra l'insorgere delle proteste degli avversari, che circondano il direttore di gara, decisi a non offrire l'altra guancia. Nel frattempo arriva dalle retrovie Tisato, che prende il pallone, spostandolo dal punto di battuta, e indisturbato calcia in rete a porta vuota. Convalida del gol da parte della terna e via alle proteste gregoriane. Il capitano dei gregoriani Crnjak si leva la fascia, la maglia e lascia il campo. L'allenatore Ranieri viene espulso. Alla ripresa del gioco, dopo molti minuti, alla prima azione di gioco, Kugler 'maltratta' Piermarini come Totti su Balotelli: rosso diretto per il difensore e partita chiusa. Passa il ‘Red Mat’, con meta' degli studenti-calciatori della Gregoriana assenti nel terzo tempo di preghiera. ''Noi preghiamo un altro Dio'', hanno detto per spiegare il rifiuto di ringraziare l'Altissimo. Preghiere e 'raccomandazioni' ci sono state invece al termine dell'altro quarto di finale che ha promosso per la prima volta alle semifinali il Pontificio Collegio Brasiliano, vincitore per 1-0 sulla ‘Mater Ecclesiae’.


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Clericus Cup: ancora una vittoria del "Redemptoris Mater". Premiate le stelle d'Africa



Il “Redemptoris Mater” ha conquistato per il secondo anno consecutivo - e la terza volta in quattro anni - la “Clericus Cup”, anteprima calcistica “mondiale” per seminaristi e sacerdoti. Sull’erba sintetica del Pontificio oratorio di San Pietro a Roma, nella finale di sabato scorso, il “Redemptoris Mater” (il seminario diocesano missionario internazionale che raccoglie le vocazioni del Cammino neocatecumenale) ha sconfitto uno a zero i “North American Martyrs”. A decidere il match, sul campo del Pontificio Oratorio di San Pietro, e' stato Davide Tisato, capitano e difensore centrale del Redemptoris Mater. Il 26.enne veronese, che ha scelto la strada della vocazione e il seminario piuttosto che le giovanili del Chievo, ha realizzato il gol partita quando mancavano una manciata di minuti al termine: sugli sviluppi di un calcio d'angolo si e' inserito e, al volo di sinistro, ha battuto il portiere dei North American Martyrs. ''E' una gioia immensa aver vinto per la terza volta davanti alla mia famiglia che e' scesa da Verona - le sue parole a fine incontro - Abbiamo centrato il 'triplete'? E' vero, ma noi preferiamo dire che abbiamo vinto tre titoli come la Trinità'', ha detto. L'edizione di quest'anno della Clericus è stata caratterizzata anche dalla premiazione di due “promesse” del calcio d’Africa: si tratta del ghanese Anthony Naah, capocannoniere del torneo con 10 reti, e del portiere camerunense Alphonse Omgba, battuto solo quattro volte. Gli organizzatori della “Clericus Cup” sottolineano che il torneo non ha solo un valore sportivo. “Speriamo – hanno detto all'agenzia Misna - che anche i Mondiali sudafricani favoriscano una presa di coscienza del valore educativo dello sport, uno strumento di dialogo tra i popoli”. Dal 20 febbraio alla “Clericus Cup” hanno partecipato seminaristi e sacerdoti iscritti ai collegi pontifici romani. Nel torneo erano rappresentati 52 Paesi, molti dei quali africani e del Sud del mondo. (R.P.)

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El Papa más íntimo

Trabajador incansable, su actividad tranquila pero continua le permite despachar miles de asuntos a la semana

JUAN VICENTE

BOO / ROMA

El más importante inquilino del Vaticano es también el más metódico y, paradójicamente, uno de los más tímidos de la Santa Sede. Eso sí, el hombre más visto del planeta -un millón de personas tan sólo el mes pasado en Portugal- se asoma con puntualidad germánica al mediodía de cada domingo a la ventana más famosa del mundo. Quien mire hacia esa ventana desde la plaza de San Pedro la notará ligeramente entreabierta la mayor parte del día. Mientras no llegue el calor, el Papa prefiere trabajar con la habitación bien aireada, de modo que al menos la brisa alivie un poco su forzado encierro. Los últimos meses han sido duros, y el oxígeno se agradece de verdad.
La jornada de Benedicto XVI es absolutamente regular. Desde que los médicos le aconsejaron descanso, el Papa ya no se levanta a las cinco y media de la madrugada sino algo después de las seis, de modo que puede empezar a las siete un rato de oración en la capilla, justo antes de la misa que celebra a las siete y media.
La meditación ante el sagrario es el primer encuentro de una pequeña «familia» que comparte cada día algunos ratos breves de plegaria y trabajo. Las cuatro mujeres que se ocupan de administrar y gestionar el apartamento pontificio –Carmela, Emanuela, Loredana y Cristina-, el ayudante de cámara, Paoletto, y los dos secretarios privados –don Georg y don Alfred- inician el día rezando con el Papa y asistiendo a su misa.

Cartas, prensa y audiencias

El desayuno es frugal y típicamente italiano: café con leche, zumo de naranja, un «cornetto» y algo de fruta. En un abrir y cerrar de ojos, el Papa está ya trabajando en su estudio privado: la segunda ventana de la derecha en el piso más alto del Palacio apostólico, la misma a la que se asoma para rezar el Ángelus. La última ventana, la de la esquina, es la de su habitación, y está habitualmente cerrada.

A primera hora de cada día, su secretario personal, Georg Gaenswein, le pasa la abundante correspondencia y la reseña de prensa. Después sigue un rato de trabajo con expedientes más voluminosos hasta que llega la hora de las audiencias. Un poco antes de las once, el Papa baja a la biblioteca del segundo piso para recibir a jefes de Estado, obispos en visita quinquenal y jefes de los dicasterios vaticanos. Con mucha frecuencia, la mañana incluye una audiencia a grupos numerosos, que suele celebrarse en la Sala Clementina.
La mañana de los miércoles, en cambio, se dedica a la audiencia general, que tiene lugar en la plaza de San Pedro la mayor parte del año pues suelen participar más de diez mil personas. Tan sólo en los meses más gélidos del invierno y en los más tórridos del verano la audiencia general se traslada al Aula Pablo VI que, en todo caso, puede acoger a unas siete mil personas. Cuando el número de peregrinos es superior, el Papa hace dos etapas: una primera en la basílica de San Pedro con parte de los visitantes, y una segunda en el Aula Pablo VI.

Joseph Ratzinger ha tenido siempre una constitución física ligera, y la comida, a la una y media de la tarde, mantiene el mismo tono frugal del desayuno y la cena. A diferencia de Juan Pablo II, que disfrutaba con la conversación y los invitados, Benedicto XVI considera el almuerzo como un rato de descanso tranquilo: pocas palabras y poca comida, en veinte minutos como máximo.
Los treinta años pasados en Roma se notan también en la mesa. Dominan las especialidades italianas -sobre todo sopas y platos muy ligeros- aunque de vez en cuando se dejan ver las salchichas blancas de Munich y, por supuesto, el «appelstrudel» con un poco de canela, uvas pasas y miel. Desde hace tiempo, Joseph Ratzinger sólo bebe vino por alguna obligación de cortesía. Prefiere sencillamente el agua, la naranjada o la limonada.
El Papa que fue profesor universitario durante 25 años sigue siendo un intelectual: le encanta leer y escribir, pero no le gusta el deporte. Durante la mayor parte de su vida se ha limitado a caminar y a subir escaleras en lugar de utilizar el ascensor. Ese pequeño esfuerzo era suficiente para evitar las grasas inútiles y para mantenerle en forma. De hecho, a los 83 años, el Papa continúa caminando rápido y con un paso seguro que le envidian muchos de sus coetáneos.

Pero la tensión del cargo requiere un poco más de ejercicio y un poco más de aire libre. Como no le gusta la bicicleta estática de la sala contigua a su habitación, los médicos lograron imponerle un corto paseo diario a eso de las tres de la tarde. El doctor Patrizio Polisca, cardiólogo, especialista en anestesia y reanimación, mantiene la disciplina férrea. Al terminar la comida, el Papa descansa media hora en un sillón y luego sale a rezar el Rosario por los Jardines Vaticanos junto con don Georg y don Alfred. Normalmente suben en coche hasta lo alto de la colina y allí caminan por la zona de la Gruta de Lourdes, cerca del helipuerto. En invierno se protegen con chaquetones y gorras: lo importante es no quedarse en casa.

Un hombre reservado

El trabajo de la tarde es más tranquilo y aunque el Papa recibe visitas de los colaboradores más directos como el secretario de Estado, Tarcisio Bertone, o el vicesecretario, Fernando Filoni, la mayor parte de las horas están dedicadas a estudiar expedientes y a escribir.
Benedicto XVI estudia con todo detalle los gruesos expedientes que se preparan para la selección de obispos, pues considera esos nombramientos como una de sus responsabilidades más importantes. Se trata de hacer una reforma de la Iglesia cambiando a personas de modo paulatino y discreto. O a veces de modo rápido, como en el caso de Irlanda, donde la pésima gestión de los abusos sexuales ha traído consigo la dimisión de cinco obispos.
El secretario personal del Papa, Georg Gaenswein, insiste en que Benedicto XVI trabaja prácticamente todo el día y con gran intensidad aunque sin trepidación. Es una actividad tranquila pero continua, que permite despachar cada semana millares de asuntos y deja tiempo para escribir documentos más largos como las tres encíclicas o los documentos post-sinodales, de los que se espera pronto el dedicado a la Sagrada Escritura.
Hace un par de meses el Papa terminó de escribir lo que, según dijo, será su último libro. Se trata del segundo volumen de «Jesús de Nazaret», que está siendo traducido a los principales idiomas para hacer una presentación simultánea a principios del verano.
Benedicto XVI es muy reservado e incluso tímido. No le gusta hablar de sí mismo y a duras penas habla de sus proyectos. La noticia de que había terminado de escribir «Jesús de Nazaret» se la dio a un colega y amigo judío, Jacob Neusner, cuya obra «Un rabino habla con Jesús» había citado para explicar uno de los puntos esenciales del primer volumen. A Neusner le alegró mucho que el Papa hubiese conseguido terminar el libro, pero ha protestado contra la decisión de no escribir ya otros pues un intelectual no debe renunciar nunca a seguir produciendo piezas de envergadura.

Escribe con pluma

Mientras sus ayudantes utilizan ordenadores, Ratzinger continúa escribiendo con una pluma estilográfica, casi siempre de tipo «Mont Blanc». Su letra es pequeña, pero las ideas fluyen claras, por lo que apenas hacen falta correcciones posteriores. El Papa escribe personalmente muchos de sus discursos, y la diferencia se nota a la legua. Sus textos son vivos, interesantes, construidos con frases cortas y afirmaciones claras por contraste con el aire cansino, el tono ambiguo y la construcción enrevesada de muchos textos preparados por la Curia. Lo que los vaticanistas llaman «un Ratzinger DOC» es como el vino bueno de denominación de origen controlada, según las siglas italianas. El discurso de la audiencia general del 2 de junio sobre Tomás de Aquino –uno de sus teólogos de referencia- es uno de los ejemplos más recientes.
En la casa del Papa se c ena a las siete y media de la tarde, lo cual permite ver el telediario de las ocho, ya sea el de la RAI o el de alguna cadena internacional. Igual que su predecesor, Benedicto XVI dedica mucho tiempo a intentar entender lo que sucede en Italia, pues además de ser obispo de Roma mantiene una relación especial con el episcopado italiano, del que procede buena parte de la Curia vaticana, cuya internacionalidad ha retrocedido en los últimos años.
Después de las noticias viene un rato de lectura, de trabajo o, si es posible, de piano, una de sus aficiones favoritas. Mozart y Beethoven se adueñan del apartamento pontificio y todo el mundo lo disfruta porque saben que el Papa descansa. A Benedicto XVI le alegran mucho las visitas de su hermano Georg, también sacerdote y gran musicólogo, jubilado hace ya tiempo, que vive de modo muy discreto en Regensburg. Como Georg tiene problemas de corazón y de vista, el Papa ha decidido pasar todo el verano en Castelgandolfo en lugar de ir a la casa de los Alpes: así pueden disfrutar las vacaciones juntos.
Georg Gaenswein, un individuo atlético y apuesto de 54 años de edad, ha revelado el sabio consejo recibido de su predecesor, Stanislaw Dziwisz, secretario privado de Karol Wojtyla durante casi cuarenta años: «El Papa no debe sentirse nunca ahogado por nada ni por nadie. Cómo conseguirlo es algo que tendrás que descubrir por ti mismo». Al cabo de cinco años está claro que don Georg ha conseguido cumplir la misión.

www.abc.es/20100613/sociedad/papa-benedicto-201006130110.html


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ALTA SOCIETA'

Carlo Rossella

Ottime e fresche le sogliole da Roberto al Passetto di Borgo, a Borgo Pio. La trattoria è chiusa il martedì sera. Ma a volte le luci sono accese. Qualcuno è sceso dai Sacri Palazzi per ritrovare, in segreto, i sapori della sua cucina preferita. Gaudium Magnum

© Copyright Il Foglio, 15 giugno 2010



Te lo meriti, papino! [SM=g1782469] [SM=g1782471] [SM=g7430]

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Papa Benedetto XVI e il giallo delle sogliole gustate a mezzanotte

di Redazione

Certo non è facile immaginarsi un Papa che sgattaiola fuori dalle mura della Santa Sede per andare a papparsi delle sogliole, ma tant’è.
Un sorprendente Carlo Rossella scriveva ieri sul Foglio, nella sua rubrica «Alta società», che quando il martedì sera, nonostante sia giorno di chiusura, le luci all’interno del ristorante Al Passetto di Borgo sono accese, significa che dentro c’è il più illustre possibile tra gli ospiti.
«Qualcuno è sceso dai Sacri Palazzi - scrive Rossella - per ritrovare, in segreto, i sapori della sua cucina preferita».
Che in effetti Benedetto XVI, prima di essere nominato Papa, fosse un affezionato cliente di questo ristorantino a conduzione familiare a 200 metri da San Pietro lo affermano gli stessi proprietari, che sul sito internet del locale scrivono: «Nei suoi 26 anni di vita nel nostro quartiere, ci onorava della sua presenza il Pontefice Benedetto XVI».

© Copyright Il Giornale, 16 giugno 2010


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Il Papa ha approfittato della partita dell'Italia per andare a mangiare sogliole al ristorante?

Una notizia, smentita dal Vaticano, ma con qualche mezza conferma nel quartiere, racconta di una 'scappatella di Ratzinger a magiare le sogliole al 'Passetto' sfruttando il vuoto creato dagli azzurri in tv

Città del Vaticano, 16 giugno 2010

Mentre tutta Italia era impegnata a guardare alla tv la nazionale italiana che debuttava ai mondiali del Sudafrica, lunedì sera, il Papa avrebbe fatto una ‘scappatella’ per una cena a base di sogliole al ristorante ‘Al passetto’, nel quartiere di Borgo, a due passi dalle mura del Vaticano.
A suggerirlo è stato dapprima Carlo Rossella sul ‘Foglio’ e, oggi, la notizia viene rilanciata in un breve articolo di cronaca dal ‘Giornale’. Il proprietario del ristorante nega, la sala stampa vaticana non ne sa nulla, e la notizia trova solo un’imprecisa conferma nel quartiere.
Di certo c’è solo che l’idea di un Pontefice che approfitta del vuoto creato da ventuno milioni di italiani attaccati al televisore per andare al ristorante è suggestiva. E che, al ‘Passetto’, Ratzinger andava a cena all’epoca in cui era prefetto della congregazione per la Dottrina della fede. Niente sogliole, assicurano, preferiva un piatto di spaghetti alla carbonara.
Fonti vaticane smentiscono, ma un cameriere del locale aveva questa mattina azzardato una parziale ammissione. Poco dopo, pero', anche il proprietario ha smentito la notizia.

quotidianonet.ilsole24ore.com/cronaca/2010/06/16/346074-papa_approfittato_della_partita_dell_italia_andare_mangia...


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PAPA: CENA AL RISTORANTE DEI VATICANISTI, MA PRIMA DELL'ELEZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 giu.

Da cardinale Joseph Ratzinger qualche volta si concedeva una buona cenetta in Borgo Pio, al ristorante "Il Passetto", che a pranzo e' frequentato anche dai vaticanisti. Cosi' e' apparso credibile a molti che lunedi' sera, approfittando del fatto che l'attenzione di tutti era calamitata sull'Italia impegnata in Sudafrica contro il Paraguay, Benedetto XVI con qualche collaboratore si siano "chiusi" nel loro ristorante preferito per consumare delle prelibate sogliole al forno. Peccato che la notizia sia stata smentita senza se e senza ma dai gestori del ristorante, che pure sono orgogliosi delle antiche frequentazioni ratzingeriane, quando il suo piatto d'elezione dell'allora prefetto della Congregazione della Fede era la mitica carbonara dell'oste Roberto.
In realta' tutto ha avuto origine da una breve nota di Carlo Rossella sul Foglio che ipotizzava il ritorno - per una volta - di Ratzinger alle vecchie abitudini, un testo scritto pero' prima della fatidica ora di cena di lunedi' scorso. Sul blog degli amici di Papa Ratzinger, significativamente, un post sulla notizia recita: "hanno sgamato il Papa alle prese con un piatto di sogliole. Queste sono le 'scemenze' che tanto piacciono ai media. Ce ne fosse una alla settimana di queste 'indiscrezioni' le quotazioni mediatiche di Benedetto salirebbero alle stelle".

© Copyright (AGI)


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Mondiali, anche il Papa ha guardato Germania-Ghana

Lo ha fatto intendere oggi il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, portando la benedizione del Santo Padre alla città di Genova. Benedetto XVI felice per il passaggio della "sua" Nazionale agli ottavi.

Anche Papa Bendetto XVI ha seguito ieri sera in televisione la partita Germania-Ghana che ha permesso ai tedeschi di qualificarsi agli ottavi di finali dei Mondiali di calcio. Lo ha fatto intendere oggi il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, portando la benedizione del Santo Padre alla città di Genova.

"Ieri sera - ha detto il cardinale Bertone durante l'omelia nella cattedrale di San Lorenzo - prima della partita della Germania il Santo Padre mi ha telefonato per incaricarmi di portare la sua benedizione alla città di Genova e a tutta la comunità dei suoi fedeli".

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Ecco chi sono le donne che comandano in Vaticano

lug 18, 2010 IO DONNA

Fino agli anni Cinquanta in Vaticano le uniche sottane sono quelle dei preti. Poi le cose cambiano. E anche alle donne viene consentito l’accesso alle sacre stanze. Per lavoro, principalmente. Compiti all’inizio di poco prestigio. Poi maggiori responsabilità. Fino a oggi, nell’era di Benedetto XVI, il “Panzerkardinal” divenuto Papa. Talmente poco Panzer che è lui ad aver aperto, più di altri, alla presenza femminile in Vaticano.
Per la chiesa cattolica avere più donne nei posti di potere è un modo per assecondare richieste giunte da più parti. È la moglie di Tony Blair, la cattolica Cherie, che dopo un’udienza papale dice con un filo di sfrontatezza: «Si dovrebbe eliminare il sessismo che ancora domina in Vaticano».
E, più recentemente, è una delle firme di punta dell’Osservatore Romano, Lucetta Scaraffia, a proporre le donne come soluzione alla pedofilia nel clero: «Una maggiore presenza femminile non subordinata avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti».
Per le donne, assumere incarichi di potere dentro le mura leonine è un modo per fare carriera, guadagnare prestigio e, perché no, fare un po’ di soldi. Basta spulciare l’elenco dei dipendenti della Santa Sede per accorgersi che la presenza di donne laiche nei posti che contano è importante: sono 360 quelle alle dipendenze del Papa. Tante, su duemila dipendenti in totale. Undici donne lavorano nel posto di comando principale: la Segreteria di Stato vaticana, l’enclave che ha in mano le relazioni internazionali del Papa. Cinque alla Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio: il luogo dove un tempo venivano giudicati gli eretici. L’ufficio più gremito di donne è la biblioteca apostolica, dove ce ne sono 35. Alla Radio Vaticana sono 23, come a Propaganda Fide, dove si decide il destino delle missioni nel mondo.
In un Vaticano ancora per più di tre quarti in mano agli uomini, Papa Ratzinger fa quello che può per valorizzare le donne. La scelta di Simona Weller, ad esempio, è stato un segnale: lei non lavora in curia romana, ma è la prima donna alla quale è stato chiesto di raffigurare un medaglione papale, che il Papa ha voluto per i suoi cinque anni di pontificato. La Weller ha battuto la concorrenza di 12 artisti, tutti uomini. Quando l’hanno chiamata dalla Segreteria di Stato vaticana per comunicale che il Papa aveva scelto lei, ha risposto: «Lui sì che se ne intende».
Barbara Frale lavora nell’archivio segreto del Vaticano, l’archivio privato del Papa: mille anni di documenti in 80 chilometri di scaffali. Testi inediti e preziosi che la chiesa cataloga e studia, per scoprire nuove verità del suo passato. L’ascesa della Frale è cominciata dal basso. Dice: «Mi sono laureata in beni culturali a Viterbo. Poi il dottorato in storia della società europea e ancora gli studi sui templari. In Vaticano ho seguito i tre anni di specializzazione in paleografia e diplomatica, e ho imparato a leggere le antiche scritture e decodificarne il senso. Il cardinale Jorge María Mejía, archivista e bibliotecario emerito, e l’attuale prefetto, monsignor Sergio Pagano, mi hanno offerto un’assunzione. Ho accettato subito. Per chi ha il mio curriculum il Vaticano è il massimo». Sposata con figli, per la Frale le donne che lavorano in Vaticano sono delle privilegiate: «Wojtyla e Ratzinger ci hanno agevolate. Abbiamo periodi di riposo che altre non hanno».
La Biblioteca Apostolica Vaticana è guidata dal cardinale Raffaele Farina – Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa – e dal prefetto, monsignor Cesare Pasini. Custodisce 150 mila codici e manoscritti, oltre un milione e mezzo di libri stampati (8.300 incunaboli), 300 mila tra monete e medaglie, oltre 150 mila stampe e incisioni. Barbara Jatta guida il Gabinetto delle stampe e dei disegni, una raccolta straordinaria. Ha un solo collaboratore uomo, Alfonso Bracci, e tre collaboratrici donne – Simona De Crescenzo Manuela Gobbi e Anna Maria Voltan – che dicono che per fotografarla non servono luci perchè brilla di luce propria. Lo scorso anno hanno curato la mostra e il catalogo sugli ottant’anni della Città del Vaticano. Per novembre stanno lavorando a una mostra sulla riapertura della biblioteca dopo i tre anni di restauri. «Mi sono laureata in Storia del disegno, dell’incisione e della grafica alla Sapienza di Roma» racconta Jatta. «Organizzando una mostra all’American Academy, avevo bisogno di una pianta di Roma del XVII secolo del fiammingo Lievin Cruyl che sapevo disponibile nella Biblioteca Vaticana. Così conobbi il prefetto Leonard E. Boyle, che mi propose di lavorare in Vaticano». Si ritiene fortunata? «Molto. Quando sono stata assunta, circa 15 anni fa, non c’erano molte laiche qui. È vero, non possiamo arrivare a guidare le Congregazioni, ma abbiamo posti di responsabilità. Gli stipendi non sono altissimi, ma sono gli stessi degli uomini».
Micol Forti è la responsabile della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani: «Sono arrivata nel 2000, dopo la laurea in storia dell’arte, la Specializzazione, il dottorato. Dopo dieci anni di collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e sei anni di insegnamento universitario a La Sapienza, mi hanno chiamata a occuparmi della sezione di arte contemporanea dei Musei Vaticani, diretta precedentemente da Mario Ferrazza. Per me è stato un grande onore: dal XIX secolo il Vaticano e i suoi Musei avevano interrotto il dialogo con la cultura artistica contemporanea, in una sorta di diffidenza reciproca. Il progetto, voluto da Paolo VI appena eletto pontefice nel 1963, fu quello di ripristinare questo dialogo nel più profondo rispetto e libertà di espressione. Un dialogo riconfermato da Benedetto XVI con l’importante incontro avuto con il mondo internazionale dell’arte nel novembre 2009, e alla cui organizzazione, dovuta alla lungimirante ideazione di monsignor Gianfranco Ravasi e al coordinamento del mio direttore, il professor Antonio Paolucci, ho collaborato personalmente con la mia collega Francesca Boschetti».
Forti spiega poi che «la Collezione raccoglie opere uniche rispetto alle collezioni museali presenti in Italia. Alla fine di quest’anno inaugureremo una grande sala e un volume dedicati ai cartoni preparatori 1:1 di Henri Matisse, realizzati per la Cappella di Saint-Paul-de-Vence. Qui l’ambiente professionale è di grande livello scientifico e tecnico, per promuovere importanti progetti di ricerca spesso in collaborazione con Istituti italiani e internazionali. E ci sono molte colleghe donne con responsabilità di direzione e coordinamento».
Di molte altre donne si potrebbe parlare: Eurosia Bertolassi che è divenuta, di fatto, la prima assistente del numero due del Vaticano, il segretario di Stato Tarcisio Bertone; Luigina Orlandi, capo del catalogo della biblioteca e per anni segretaria del cardinale Farina; Clara Yu Dong, che guida la sezione manoscritti; Maria Brigini che monitora gran parte dei servizi della Radio Vaticana; Claudia Di Giovanni che ha in mano la filmoteca vaticana; Marilia D’Addio, già assistente di Virgilio Levi, vicedirettore dell’Osservatore dal ’72 all’83, è oggi l’assistente della direzione; Barbara Mazzei che lavora alla pontificia commissione di archeologia sacra e ha scoperto l’icona più antica di san Paolo.

Da due anni lavora all’Osservatore Romano una giornalista donna, la prima in un secolo e mezzo di storia. Nel 2007 Silvia Guidi è vice capo degli Esteri a Libero. Gian Maria Vian è da pochi giorni direttore del quotidiano vaticano. Racconta Vian: «Ero a Milano a un convegno, e alla fine una giovane donna si avvicina e mi lascia un plico. Scopro il suo curriculum folgorante: laurea in Letteratura latina medievale sul commento ai salmi di Alcuino. Anch’io avevo fatto una tesi analoga, sui salmi di Atanasio, vescovo di Alessandria nel IV secolo: quasi un segno del destino. La chiamo. Poco tempo dopo è arrivata in redazione». Silvia lavora alle pagine culturali. Nella sua stanza c’è appesa una frase di Pavel Evdokimov: «Il mondo fondamentalmente maschile nel quale la donna non ha alcun ruolo è sempre più un mondo senza Dio, poiché senza madre Dio non può nascervi». Decisamente un programma.

Pubblicato su Io Donna sabato 10 luglio 2010

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VATICANO: EURO CON EFFIGIE PAPA PER LA PRIMA VOLTA IN CIRCOLAZIONE

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 22 lug

Due monete da cinquanta centesimi, con impresse su un lato l'effigie di papa Benedetto XVI: sono i nuovi euro a conio vaticano che lo Stato pontificio ha iniziato a dare come resto a chi fa la spesa in uno dei suoi negozi, dalla famosa farmacia al benzinaio allo spaccio.
Secondo quanto riferisce l'agenzia francese I.Media, infatti, per la prima volta dal passaggio all'euro nel gennaio 2002 lo Stato Citta' del Vaticano ha iniziato a mettere in circolazione 'normalmente' - e non solo in confezioni per collezionisti, le proprie monete, come previsto dall'accordo con siglato con l'Unione Europea nel dicembre 2009. In quell'occasione Bruxelles aveva infatti intimato allo Stato vaticano di mettere in circolazione i propri euro al loro valore nominale; allo stesso tempo, l'Unione ha anche autorizzato il raddoppio della quantita' di moneta battuta dal Vaticano, pari a 2,3 milioni di euro per il 2010.
Le monete, oltre all'immagine del pontefice regnante, recano l'iscrizione ''Citta' del Vaticano 2010''. Ne sono stati battuti circa due milioni di pezzi, tutti da cinquanta centesimi, che nei negozi vaticani vengono dati come normale resto, anche se non piu' di due per cliente. In questo modo, il Vaticano evitera' che le monete a conio vaticano perdano di interesse per il mondo dei collezionisti - che a oggi portano un significativo apporto finanziario alle casse di Oltretevere - e diventino degli euro 'come tutti gli altri'. In seguito all'accordo con la Commissione, il Vaticano era obbligato a mettere in circolazione al proprio valore nominale almeno il 51% delle monete battute. Lo Stato piu' piccolo del mondo si e' anche impegnato ad applicare le direttive comunitarie contro il riciclaggio di valuta e contro la frode e la contraffazione.

© Copyright Asca


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Come è mutato nel tempo l'abbigliamento papale pubblico e da udienza

Quando il Pontefice non portava la croce pettorale

di Stefano Sanchirico

Le notizie storiche circa l'uso della mozzetta e della stola pontificia riportate in un precedente articolo su "L'Osservatore Romano" del 14 luglio scorso consentono di ricavare delle costanti circa l'utilizzo dell'abito papale pubblico e da udienza.
Con una distinzione previa.
L'abito da udienza - talare, rocchetto e mozzetta - da indossarsi senza stola da parte del Papa negli appartamenti pontifici per le udienze ordinarie, non prevedeva, fino a Paolo vi l'uso della croce pettorale, che era riservata alla sola liturgia, o all'abito privato. L'abito da udienza veniva utilizzato anche per recarsi al "letto dei paramenti" per le celebrazioni nelle cappelle di palazzo, in particolare la Sistina (o la Paolina al Quirinale). Indossando tale abito senza stola il Papa non era mai preceduto dalla croce papale. Quanto, invece, all'abito pubblico con la stola, l'uso di quest'ultima era obbligatorio ogni qualvolta il Pontefice apparisse in pubblico fuori dal Palazzo Apostolico. In questo caso, era preceduto sempre dalla croce papale: esempio di ciò, forse l'unico rimasto, è la prima apparizione del Papa dalla loggia centrale della basilica Vaticana dopo l'elezione. Inoltre, l'uso di un tale abito sostituì, nel cerimoniale solenne, il manto e la mitra (o il triregno) nelle visite e nelle udienze concesse agli imperatori, ai sovrani, o a particolari personalità.
Dopo questa premessa di carattere più generale, occorre entrare nella tipologia delle mozzette e sul loro uso. Esistevano cinque tipologie di mozzetta, il cui utilizzo era regolato da norme particolarmente rigide, che riguardavano tempi, cerimonie, solennità. La prima, di raso rosso, senza ermellino con cappuccio, portata dal primo vespro dell'Ascensione alla festa di santa Caterina d'Alessandria (25 novembre), corrispondente al vestito di seta; la seconda, di velluto rosso foderato di ermellino con cappuccio, assunta dalla festa di santa Caterina e deposta al primo vespro dell'Ascensione, corrispondente al vestito di seta; la terza, di cammelloto o di saia rossa con cappuccio, foderata di seta, portata nello stesso periodo in cui si porta quella di raso rosso, ma la si indossava nelle vigilie, alle quattro tempore e nelle messe dei defunti, equivalente al cosiddetto vestito di lana; la quarta, di panno rosso, foderata di ermellino e con cappuccio, indossata nello stesso periodo di quella di velluto. Quest'ultima si adoperava, però, nei tempi penitenziali e forti: Avvento e Quaresima, con l'eccezione delle feste e solennità, in particolare dell'Immacolata, e degli anniversari dell'elezione e incoronazione del Romano Pontefice, corrispondente al cosiddetto vestito di lana. Le mozzette che corrispondono al vestiario di lana si adoperano nelle processioni e liturgie penitenziali, come la liturgia stazionale e via dicendo. Infine, la mozzetta di damasco bianco foderata di ermellino, adoperata nella settimana di Pasqua (ottava). Essa si assumeva, prima della riforma della Settimana Santa di Pio xii, la mattina del Sabato Santo, dopo quella cappella, e la si deponeva prima di pararsi per la cappella del Sabato in albis. Dopo la riforma della Settimana Santa si assumeva dopo la veglia pasquale e si deponeva dopo i secondi vespri della Domenica in albis.
La stola, come pure le scarpe e il camauro, devono corrispondere al colore della mozzetta: quindi rossa con camauro rosso e pantofole rosse quando si indossa quella rossa, stola bianca con pantofole bianche e camauro di damasco bianco, come la mozzetta, per l'ottava pasquale. Le disposizioni circa l'utilizzo della mozzetta e della stola erano di competenza del prefetto delle Cerimonie apostoliche, il quale soleva consegnare all'anticamera, all'inizio di ogni anno, una "nota dei giorni ne' quali il Sommo Pontefice userà gli abiti di seta e di lana nel corrente anno". Simile notificazione era stampata anche per il collegio cardinalizio: le ultime furono alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.
L'uso odierno dell'abito papale prevede che si indossi la mozzetta rossa con ermellino, con stola rossa (scarpe rosse), dalla festa di santa Caterina alla solennità dell'Ascensione. La mozzetta rossa, senza ermellino, sempre con stola rossa (e scarpe rosse), si adopera dalla solennità dell'Ascensione fino alla festa di santa Caterina. La mozzetta di damasco bianco con stola bianca (di norma con pantofole bianche) si usa nell'ottava di Pasqua, da dopo la veglia pasquale ai secondi vespri della Domenica in albis.
È importante sottolineare che il colore della stola e degli altri accessori è in relazione al colore della mozzetta e non già del tempo liturgico, seguendo in ciò la simbologia dei colori papali.
Effettivamente, la mozzetta e la stola non costituiscono abito liturgico in senso stretto; pertanto, non dovrebbero mai essere usate in sostituzione dei paramenti liturgici o del manto papale (piviale) per presiedere la liturgia delle Ore, per assistere a celebrazioni pontificali e dare la benedizioni urbi et orbi.
L'uso della mozzetta e della stola è d'obbligo per i Concistori una volta definiti segreti (per le nomine concistoriali, i voti delle cause dei santi) o in quelli in cui si discuteva di alcune situazioni particolari. Il Concistoro ordinario pubblico solenne per la creazione dei nuovi cardinali prevede come abito proprio il manto (piviale) con mitra. Inoltre, va aggiunto che quando vi è l'uso del trono - inteso in questo caso come cattedra liturgica - non è permesso l'uso di mozzetta e stola. Infine, qualora si intendesse conservare l'uso in particolari circostanze della talare di seta, occorrerebbe attenersi alle norme che lo regolano, che, come accennato, sono di competenza del maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Queste note, senza alcuna pretesa di completezza, vogliono offrire un piccolo contributo per orientarsi nella continuità, necessariamente "aggiornata", di alcuni elementi della liturgia e delle tradizioni papali, forse non primari ma che rendono visibile l'unicità e la peculiarità del ministero del successore di Pietro.

(©L'Osservatore Romano - 24 luglio 2010)


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L'uomo che voleva diventare bibliotecario

Angela Ambrogetti

La rivista cattolica statunitense Inside The Vatican pubblica nella sua news letter una bellissimia testimonianza del Cardinale Raffaele Farina Bibliotecario di Santa Romana Chiesa.
"L' uomo che voleva diventare bibliotecario" di cui si parla è papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger. Una episodio inedito della vita dell' allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede che molto rivela della sua personalità
Grazie al cardinale Farina che ha voluto donarci questo gioiello e grazie ad Inside the Vatican per averlo pubblicato.

Ecco il testo del cardinale.

Il Cardinal Ratzinger e la Biblioteca Apostolica Vaticana

«È noto che la Biblioteca Vaticana non a caso porta il nome di "Apostolica", in quanto è un'Istituzione considerata sin dalla sua fondazione come la "Biblioteca del Papa", di Sua diretta appartenenza»: sono parole pronunciate da Benedetto XVI nella sua visita alla Biblioteca Vaticana e all'Archivio Segreto Vaticano il 25 giugno del 2007. Rivolgendosi ai Superiori e al personale della medesima Biblioteca e dell'Archivio Segreto Vaticano, nella medesima occasione, prendendo commiato da loro, conclude dicendo: Confesso che, al compimento del mio settantesimo anno di età, avrei tanto desiderato che l'amato Giovanni Paolo II mi concedesse di potermi dedicare allo studio e alla ricerca di interessanti documenti e reperti da voi custoditi con cura, veri capolavori che ci aiutano a ripercorrere la storia dell'umanità e del Cristianesimo. Nei suoi disegni provvidenziali il Signore ha stabilito altri programmi per la mia persona ed eccomi oggi tra voi non come appassionato studioso di antichi testi, ma come Pastore chiamato a incoraggiare tutti i fedeli a cooperare alla salvezza del mondo, compiendo ciascuno la volontà di Dio là dove Egli ci pone a lavorare.
Era l'anno 1997. Il Card. Ratzinger aveva compiuto 70 anni il 16 aprile. Il 24 maggio ero stato nominato Prefetto della Biblioteca Vaticana e mano a mano che ne prendevo la guida mi rendevo conto delle difficoltà, soprattutto economiche e gestionali, che avrei dovuto affrontare. Ho preso pieno possesso dell'incarico il 12 luglio, quando si concludeva il mio mandato di Rettore dell'Università Salesiana; nello stesso giorno ho appreso del sequestro e dei sigilli apposti ai banchi di vendita nelle Gallerie della Biblioteca, che fanno tutt'ora parte del percorso dei Musei Vaticani, nonché al Laboratorio e deposito della Casa Editrice Belser di Stuttgart, che aveva sede in Biblioteca Vaticana, nei locali sottostanti la Prefettura. Il Cardinale Bibliotecario era a quel tempo S. Em. Luigi Poggi; sapevamo già, nel mese di luglio, che ad ambedue, a lui e al sottoscritto, sarebbe toccato l'ingrato compito di dimettere dal lavoro ben 39 dipendenti a contratto.
In questa preoccupante situazione mi giunse, tra le altre, la richiesta di una ragazza di Monaco di Baviera che aveva fatto uno stage nel nostro Laboratorio di restauro dei manoscritti. In quei mesi era a Roma e mi assediava quasi quotidianamente chiedendomi di essere inserita nel personale della Biblioteca o almeno di fare un anno o due di esperienza nel nostro Laboratorio. Non potevo prenderla, nonostante l'ottima scuola frequentata e il Diploma che aveva conseguito in Germania, a motivo non solo dei licenziamenti previsti, ma anche perché la Biblioteca era stata "commissariata" (il commissario ero io!) a causa delle vicende giudiziarie, provocate dai sequestri di cui sopra, in riferimento a improvvide licenze concesse a Società della California dal mio predecessore.
Stanca dei miei, pur cortesi e benevoli, dinieghi, la ragazza mi ha a un certo punto minacciato, dicendomi che se non prendevo in seria considerazione la sua richiesta di lavorare in Biblioteca lei si sarebbe fatta suora. Naturale e spontanea è stata, come potete immaginare, la mia risposta di ritenere questa sua decisione una benedizione di Dio, da tutti i punti di vista. Mi ero illuso così di aver risolto il problema.
Nel mese di agosto sempre del 1997, mi è arrivata una lunga lettera del Card. Ratzinger da Monaco, dove trascorreva le vacanza estive, in cui mi raccomandava la ragazza, che gli aveva fatto visita insieme ai genitori, dicendosi disposto a pagare lui stesso una borsa di studio per due anni.
Non sapevo cosa fare. D'accordo con il Card. Poggi, ho deciso infine di aspettare il ritorno a Roma del Cardinale e di chiedere un appuntamento. E così ho fatto. Il 22 settembre il Cardinale Ratzinger mi ha ricevuto in udienza per circa quaranta minuti. Non ha aspettato che gli esponessi il problema, ma, come se sapesse già il motivo della mia visita, ha cominciato a parlare e andava avanti per quasi mezz'ora parlando un po' del suo lavoro nella Congregazione della Dottrina della Fede anche in riferimento a un progetto al quale avevo lavorato assieme a lui, quello dell'apertura dell'Archivio dell'Indice alla consultazione degli studiosi; fino a che a un certo punto, mettendo assieme i pezzi di quanto ascoltavo, ho realizzato che il Cardinale dava per scontato una notizia, che poi è circolata pur se in una cerchia ristretta della Curia, che egli, avendo compiuto il 16 aprile i 70 anni, aveva chiesto al Santo Padre Giovanni Paolo II di poter concludere i suoi anni in Vaticano, in Biblioteca Vaticana, come Cardinale Bibliotecario, e lasciare così il gravoso incarico della Congregazione della Dottrina della Fede. Praticamente mi chiedeva, pur se non in maniera esplicita, cosa ne pensavo e in che cosa consisteva il compito di Archivista e Bibliotecario di S.R.C.
Quando ho capito bene quel che il futuro Papa mi stava dicendo, ho dato a vedere di sapere già la notizia e ho espresso chiaramente e con evidente entusiasmo quanto io e la Biblioteca intera eravamo felici di poterlo averlo tra noi.
Solo al momento del commiato ho potuto esporgli il problema di Elisabeth, la ragazza che è poi entrata effettivamente in convento.

www.angelambrogetti.org/


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ESCLUSIVO

Benedetto XVI di nuovo in Abruzzo
Visita privata a Rocca di Mezzo


A sorpresa il Pontefice è stato oggi nella nostra Regione. Ratzinger ha incontrato il cardinale Sodano, in vacanza a Rocca di Mezzo, e ha pregato nella chiesa di San Leucio per i terremotati aquilani

ROCCA DI MEZZO. A poco più di un mese dalla visita a Sulmona, Benedetto XVI torna in Abruzzo e prega per i terremotati. Il Papa oggi è stato a Rocca Di Mezzo dove ha incontrato il cardinale Angelo Sodano, che trascorre le vacanze nella cittadina abruzzese.
Quella di Ratzinger è stata una visita privata, che però conferma il rapporto stretto tra il pontefice e la nostra Regione. In particolare Benedetto XVI ha pregato nella chiesa di San Leucio. Il suo pensiero e le sue preghiere sono andate all'Aquila e ai terremotati. Il Papa è stato accolto dal sindaco Emilio Nusca e dagli altri amministratori comunali. Prima di lasciare Rocca Di Mezzo Benedetto XVI ha salutato i fedeli assicurando che tornerà presto in Abruzzo.

ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2010/08/06/news/esclusivo-benedetto-xvi-di-nuovo-in-abruzzo-visita-privata-a-rocca-di-mezzo...


Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
21/09/2010 21:05
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Dal "Corriere del Veneto"...

IL PERSONAGGIO

Il bancario giramondo che segue il Papa ovunque

Flavio Goffo, 48 anni, impiegato di banca a Piove di Sacco, non perde nemmeno un viaggio del Santo Padre



PIOVE DI SACCO (Padova) —Qualcuno parla di «papaboy globtrotter», qualcun altro di «Ratzinger-mania». Il punto è che Flavio Goffo, 48 anni, impiegato di banca di Piove di Sacco, non perde un viaggio di Papa Benedetto XVI. Iscritto all’associazione «Tu es Petrus» di Battipaglia (Salerno) e noto con il soprannome di «capitano» (per aver giocato a calcio con questo ruolo per diversi anni) ha seguito Papa Benedetto XVI in più di dieci viaggi all’estero, oltre a essere presente a un gran numero di udienze generali. «Non ho fatto nulla di straordinario - spiega stupito - Seguo i suoi discorsi da sempre, da quando era cardinale e non ho mai nascosto di stimare moltissimo Papa Benedetto". Chiaramente Goffo non ha saltato nemmeno la tappa inglese del Santo Padre. Ma già si sta organizzando per seguire il Papa il mese prossimo in Spagna. Per il suo impegno e la sua vicinanza a papa Benedetto XVI, il 30 novembre prossimo a Battipaglia gli sarà conferita l’onorificenza Veritas in Charitate.

Ri.Ba.
21 settembre 2010


Mamma mia, ci ha sorpassato tutte!!!!!!
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Forse dovrò cedergli il mio nickname!
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[Modificato da Paparatzifan 21/09/2010 21:07]
Papa Ratzi Superstar









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[SM=g8461] NUOVO STEMMA DEL PAPA




www.rinascimentosacro.org/2010/10/nuovo-stemma-per-il-papa/

COMUNICATO STAMPA
Il nuovo stemma papale di Benedetto XVI


FERRARA, 10 Ottobre 2010 – Nel corso della recita dell’Angelus di oggi, domenica 10 Ottobre, si è potuto ammirare per la prima volta il nuovo stemma papale del Santo Padre Benedetto XVI, ornato della tiara secondo l’antico uso.

Questo stemma, interamente ricamato a mano, è stato realizzato dall’atelier ferrarese di paramenti sacri Ars Regia e ripropone lo scudo con gli emblemi del Pontefice e il Pallio ornato di croci rosse. La parte esterna dello scudo è invece ispirata allo stemma di papa Barberini che si può vedere sui pilastri del Baldacchino berniniano nella Basilica Vaticana.

La differenza rispetto al modello precedente – che alcuni attribuiscono al Cardinal Montezemolo – è che questo stemma reca nuovamente il triregno – la triplice corona del Sommo Pontefice – anziché la mitria, ripristinando l’antico uso, cui non aveva rinunciato nemmeno Giovanni Paolo II. L’innovazione della mitria a tre fasce, che aveva creato qualche perplessità negli esperti d’araldica, si affianca alla foggia tradizionale.

Pietro Siffi, titolare di Ars Regia, commenta: «Altri stemmi con la tiara erano stati da noi realizzati per alcuni paramenti indossati da Benedetto XVI sin dall’Avvento del 2007. Anche il parato pontificale che fu usato per l’inaugurazione dell’Anno Paolino ha tutte le vesti liturgiche con lo stemma papale ornato di tiara».

A quanti attribuiscono a questo nuovo stemma una valenza ideologica, Pietro Siffi replica: «Gli stemmi degli Abati, dei Protonotari, dei Vescovi, degli Arcivescovi e dei Cardinali che si vedono sui portali delle Cattedrali e delle Curie di tutto il mondo recano il galèro, un antico copricapo con fiocchi che ora è caduto in disuso; ma nessuno ha mai tolto il galèro dallo stemma dei Prelati, così come nessuno ha tolto l’elmo o la corona dallo stemma dei nobili e dei sovrani. Anche il Papa non usa la tiara, ma essa rimane nel suo stemma». ©© 2010 ars-regia.com
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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