Motu Proprio "Summorum Pontificum" ed Istruzione Universae Ecclesiae" - Commenti e notizie

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Paparatzifan
00giovedì 22 gennaio 2009 09:21
Paparatzifan
00sabato 7 febbraio 2009 19:37
Da "Messainlatino.it"...


sabato 7 febbraio 2009

Vescovi che si sentono signorotti feudali

I nostri amici di Rorate Caeli informano dell'arbitrio indecente commesso dall'Arcivescovo di Manila, cardinal Rosales, che di fatto vieta di applicare il motu proprio nella sua arcidiocesi. Trovate il testo completo del suo ukase (si chiamavano così gli ordini dispotici dello Zar di tutte le Russie) sul sito dell'arcidiocesi a questo link (in inglese). Noi riportiamo alcuni stralci da noi tradotti. E' talmente arbitrario e tirannico che fa quasi ridere. Ricordiamo che l'arcidiocesi di Manila, capitale delle Filippine, conta una popolazione di quasi tre milioni di cattolici.


Linee guida diocesane per la celebrazione della Messa secondo il rito del Messale romano pubblicato nel 1962 (Messa tridentina)

In accordo [fa lo spiritoso!] con le norme disposte dalla lettera apostolica, motu proprio, di S. Santità Benedetto XVI, Summorum Pontificum, Noi di seguito decretiamo le seguenti linee guida e condizioni per la celebrazione della Messa secondo il rito del Messale romano pubblicato nel 1962 (Messa tridentina) nell'Arcidiocesi di Manila:


1. La regolazione della celebrazione della forma straordinaria della Messa appartiene all'Arcivescovo di Manila, attraverso il Ministro del Ministero per gli Affari Liturgici dell'Arcidiocesi di Manila [esattamente l'opposto di quanto stabilisce l'art. 5 del motu proprio, che assegna tale potere ai parroci e non all'Arcivescovo e ai suoi "Ministeri"]


2. Questa forma di Messa deve essere celebrata solo nella Cappella di Cristo Re della Cattedrale metropolitana di Manila, una sola volta al mese e mai di Domenica o giorni festivi
[..]

4. ...la partecipazione di altri ministri (lettori, maestri di cerimonia, chierichetti, coro, ecc.) in questa liturgia dev'essere determinata e regolata dal Ministero per gli Affari Liturgici dell'Arcidiocesi di Manila [saranno sottoposte ad esame preventivo di composizione floreale anche le pie donne che adornano l'altare?]


5. ...Ulteriori richieste di individui o gruppi dalle parrocchie dell'Arcidiocesi di Manila per celebrare questa forma di Messa devono essere indirizzate ad unirsi a unirsi a questa celebrazione mensile alla [cappella laterale della] Cattedrale di Manila ["tutti i Giudei dovranno essere concentrati all'interno del Ghetto della città di Varsavia. Non sarà consentito ad alcuno uscirne senza il permesso scritto del Gauleiter"]
[..]

7. L'Arcivescovo di Manila ha giurisdizione su questa celebrazione e, perciò, può stabilire in qualunque momento di limitare [più di così???] o di interrompere questa celebrazione mensile qualora giudichi che non sia in consonanza con l'indirizzo pastorale [eccola finalmente, la parola magica: pastorale... quanti odiosi arbitrii e ingiustificate oppressioni serve a coprire] della Chiesa Locale.

+Gaudencio B. cardinal ROSALES



Oggi, ho molta voglia di vomitare... Scusatemi!
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Paparatzifan
00mercoledì 18 febbraio 2009 18:40
Da "Messainlatino.it"...

martedì 17 febbraio 2009

Il cardinale di Londra vieta a Mons. Burke la Messa tridentina

Ma che cosa sta succedendo nella Chiesa? Siamo alla resa dei conti finale tra i modernisti e gli ortodossi?

I fatti, riportati da Damian Thompson (link) sono incredibili: il card. Murphy o' Connor, Arcivescovo di Londra Westminster e primate inglese de facto - di cui si attende con impazienza la sostituzione per raggiunti limiti d'età (e di sopportazione) - ha vietato all'Arcivescovo Burke, neo Prefetto della Segnatura Apostolica (e mica viceparroco di Piovarolo...) di celebrare nella cattedrale di Westminster la Messa tridentina annuale della Latin Mass Society d'Inghilterra e Galles.


L'anno scorso tale Messa era stata celebrata in Westminster dal card. Castrillòn Hoyos. Il padrone di casa non si era nemmeno fatto vedere, né aveva presenziato alcuno dei vescovi inglesi: il che, per una Messa solennemente celebrata da un cardinale in visita, equivale ad uno schiaffo.


Ma quest'anno l'affronto è ben peggiore: invocando niente meno che il diritto canonico (il che aggiunge oltraggio all'offesa) e in particolare il can. 838 che consente al vescovo di poter far quel che vuole nella sua cattedrale, un portavoce dell'Arcidiocesi ha cercato di spiegare che il cardinale era nel suo pieno diritto e la Latin Mass Society non poteva permettersi di invitare mons. Burke, e chiedere poi il permesso al padrone di casa a posteriori.


Murphy o' Connor è nel suo diritto? Ma certo, lo sarebbe chiunque di noi se, per esempio, incontrando un collega si rifiutase di salutarlo o di stringergli la mano: nessuna legge ce lo impone.

Ma il diritto è una cosa, la civiltà un'altra.


Vergognoso!!!!!
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Paparatzifan
00lunedì 23 febbraio 2009 22:06
Da "Messainlatino.it"...


lunedì 23 febbraio 2009


Il cardinale di Manila nasconde il regolamento anti motu proprio


Avevamo dato pronta notizia nei giorni scorsi dell'allucinante e scandaloso Regolamento che, come un arbitrario tiranno, l'Arcivescovo di Manila card. Borbon Rosales (foto a sin.) aveva emanato per "applicare" il motu proprio; ma in realtà per vietarne di fatto l'applicazione.

Leggete il testo qui; ne ricordiamo alcuni punti salienti e kafkiani: il Ministro del Ministero per gli Affari Liturgici dell'Arcivescovado di Manila (sì, sì, esiste, proprio così: ve l'abbiamo detto che la cosa è kafkiana) avrebbe dovuto sottoporre a esame di idoneità non solo il celebrante, ma perfino i coristi e i chierichetti; la Messa antica si sarebbe potuta tenere non più di una volta a mese, in
giorno rigorosamente lavorativo e non festivo, ed esclusivamente in una cappella laterale della cattedrale. Se ci fossero state richieste per applicare il motu proprio, i parroci dovevano rifiutare categoricamente e spedire i richiedenti nella cappelletta, come fosse un campo di concentramento. Ricordiamo che l'arcidiocesi conta tre milioni di cattolici!

Tutta la blogosfera è insorta. Un primo effetto è questo, che riportiamo: il Regolamento incriminato è apparentemente scomparso dal sito dell'Arcidiocesi su cui era stato pubblicato. Apparentemente nel senso che non è più raggiungibile, tramite link interni, dal sito arcidiocesano. In realtà il documento è sempre là, allo stesso indirizzo internet (v. qui), ma vi può accedere solo chi conosce già quell'indirizzo, come noi.

Che questo significhi che il regolamento è stato revocato, è tutto da vedere. Probabilmente, il cardinale si è fatto furbo e preferisce seguire la strada della maggior parte dei suoi "fratelli nell'episcopato": non lasciare tracce scritte, ma dissuadere, ostacolare, impedire con tutti i mezzi leciti e illeciti (specie le indebite pressioni e minacce ai parroci), col fine di strangolare l'applicazione del motu proprio. E in questo, tutto il mondo è paese.

Purtroppo sembra di poter dire che l'offensiva cardinalizia contro il motu proprio non sia rimasta senza vittime. Come riferisce Rorate caeli, l'unico liturgista filippino che aveva difeso il motu proprio ed uno dei pochi sacerdoti legati all'antico rito, Mons. Moises Andrade, ha subito un colpo apoplettico ed è ora cerebralmente morto. E', naturalmente, solo un'illazione, ma viene il dubbio che l'amarezza subita dal povero Mons. Andrade, che celebrava una delle tre Messe tridentine domenicali dell'arcidiocesi, destinate ad essere soppresse, non sia estranea alla fatale conseguenza. Preghiamo per lui, e pure per chi gli ha inflitto quell'ingiusto dolore.

AGGIORNAMENTO: Mons. Andrade è spirato.



Sul piovuto... bagnato!!! [SM=g7707] Sembra proprio uno scherzo la morte di questo prete! Povera Chiesa con questi cardinali! [SM=g7966] [SM=g7966] [SM=g7966] [SM=g7966] [SM=g7966] [SM=g7966] [SM=g7966] [SM=g7966] [SM=g7966]

Paparatzifan
00lunedì 23 febbraio 2009 22:07
Ecco il regolamento nascosto del cardinale Rosales...

ARCHDIOCESAN GUIDELINES ON THE CELEBRATION OF THE MASS
ACCORDING TO THE RITE OF THE ROMAN MISSAL PUBLISHED IN 1962 (TRIDENTINE MASS)



In accordance with the norms laid down by the Apostolic Letter, issued motu propio, of His Holiness, Pope Benedict XVI, Summorum Pontificum, We hereby establish the following guidelines and conditions on the celebration of the Mass according to the rite of the Roman Missal published in 1962 (Tridentine Mass) in the Archdiocese of Manila:

1. The regulation of the celebration of this extraordinary form of the Mass belongs to the Archbishop of Manila, through the Minister of the Ministry for Liturgical Affairs of the Archdiocese of Manila.

2. This form of Mass is to be celebrated only at the Christ the King Chapel of the Metropolitan Cathedral of Manila once a month, but not on Sundays and Solemnities.

3. The presider at this form of celebration should be a priest duly appointed by the Archbishop of Manila.

4. To ensure the solemnity and orderliness of the celebration of this form of Mass, the participation of other ministers (i.e., lectors, Master of Ceremonies, servers, choir, etc.) in the liturgy is to be determined and regulated by the Ministry for Liturgical Affairs of the Archdiocese of Manila.

5. The celebration of the extraordinary form of the Mass in this Chapel is open to any individual or group in the Archdiocese of Manila who may have the desire to participate in such celebrations. Further requests from individuals or groups from the parishes of or who belong to the Archdiocese of Manila to celebrate this form of Mass is to be directed to join the monthly celebration at the Manila Cathedral.

6. It is highly encouraged that a missal / booklet of the rite in Latin and English be prepared to help the faithful follow the celebration. It is like wise encouraged that those who will participate in this Mass undergo a catechetical orientation before the celebration.

7. The Archbishop of Manila has jurisdiction over this celebration and, therefore, can decide to limit or discontinue this monthly celebration anytime he judges that this is not consonance with the whole pastoral direction of the Local Church.

Given in Manila, this 8th day of December 2008.



+GAUDENCIO B. CARDINAL ROSALES
Archbishop of Manila


Paparatzifan
00martedì 24 febbraio 2009 21:29
Dal blog di Lella...

In Inghilterra la stampa vicina all’episcopato diffama un sacerdote che applica il motu proprio

In Inghilterra e Galles, come i lettori di questo sito ormai sanno bene (se volete ripassare, leggete ad esempio qui, qui e qui), esiste uno degli episcopati più refrattari alla riforma liturgica (e non solo) di Papa Benedetto, a partire dall’uscente arcivescovo di Westminster, card. Murphy o’ Connor, che per inciso non è nemmeno tra i peggiori.

Nei sobborghi di Londra, diocesi di Southwark, un parroco più intraprendente e coraggioso degli altri ha pensato opportuno di applicare, semplicemente, il motu proprio del Papa.
La domenica, pertanto, celebra quattro Messe (numero normale in molte parrocchie), delle quali tre in inglese, ovviamente col messale di Paolo VI, ed una solenne in rito antico.

Manco a farlo apposta, la Messa straordinaria piace e riscuote un franco successo. Non solo, ma il Parroco, il cui nome è Tim Finigan (foto in alto), gestisce un blog seguitissimo (ha da poco totalizzato un milione di visite) il cui titolo 'papista' è già programmatico: The Hermeneutic of Continuity.

Sconcerto e spavento nei ranghi progressisti che, ormai l’abbiamo imparato, sono costituiti da (pochi) fedeli dai 60 in su e da (tanti) chierici invecchiati, fermi col cervello agli anni Settanta. Hanno quindi pensato di sferrare un attacco, delegando il lavoro ‘sporco’ (e vedremo che lo è davvero) al periodico The Tablet, che fu glorioso, ed è oggi invece la stanca cassa di risonanza dei soliti propugnatori del sacerdozio femminile, del relativismo dogmatico (Maria una vergine? Favolette…), della creatività liturgica.

E così nell’ultimo numero del Tablet è apparso un odioso articolo contro l’ottimo Padre Finigan dal titolo significativo “Quella non era la mia messa” (leggilo per intero qui): l’articolista narra di aver raccolto la voce di protesta di 9 (nove!) parrocchiani, per lo più ex ministri straordinari dell’Eucarestia e lettori ora “congedati” (ecco perché hanno il dente avvelenato...), che non si ritrovano con quella messa in latino e sono costretti (oh sacrificio!) a cambiare orario per ritrovare la loro amata messa ordinaria. “In quella che una volta era una Parrocchia piacevolmente tipica”, elegizza The Tablet “non ci sono più ministri straordinari dell’Eucarestia, sono state installate balaustre e il parroco lascia intendere che preferisce la comunione in ginocchio e sulla lingua. La comunione non viene usualmente offerta nelle due specie”. Il tono è di chi voglia descrivere un campo di rovine.

Ma fin qui siamo ancora nel campo di un lecito dissenso, la cui motivazione è anche candidamente confessata nell’articolo: “I critici temono che la loro parrocchia diventi una bandiera per il rito tridentino” (eccola, la vera paura dei progressisti: del Tablet e della parte di clero che lo sostiene). Poi però si sferra un ingiustificabile colpo basso, laddove l'articolista insinua, con la più bella tecnica della calunnia (“la calunnia è un venticello…”), irregolarità finanziarie del Parroco attaccato, che sperpererebbe i soldi per gli arredi della Chiesa, naturalmente superflui agli occhi dei criptoprotestanti. Ecco che cosa scrive: “Ci sono state lamentele [..] per le spese per arredi tridentini e altri orpelli clericali, l’assenza di un consiglio parrocchiale e la mancanza di rendiconto ai fedeli di come viene speso il denaro della questua”.

Questo attacco è talmente vile, ingiustificato e privo di uno straccio di prova, che è ricaduto pesantemente sugli attaccanti: Damian Thompson pubblica la lettera al direttore del Tablet di un collaboratore di quella stessa rivista, l’affermato compositore cattolico James MacMillan, il quale si lamenta di quell’articolo definendolo “una vergogna” che ha “sfortunatamente toccato nuovi fondi che pensavo non avrei mai visto in una pubblicazione cristiana”.
“Tutto il tono è irrispettoso, foriero di danno e opportunistico, privo di senso palpabile di carità cristiana”. Il punto in cui si insinuano irregolarità finanziarie, prosegue il compositore, è anche querelabile. E conclude “possano i parrocchiani di N.S. del Rosario trovare nel loro cuore la forza di perdonarvi e pregare per voi”.

Morale: c'è una sede arcivescovile da occupare, un sacerdote che a rischio di vili attacchi si sforza di applicare la volontà del Papa e che, in una Chiesa normale, sarebbe già diventato vescovo da tempo, come scrive Thompson. Sa evangelizzare, visto che il suo blog ha già raggiunto più di un milione di lettori (quanti altri sacerdoti godono di tanto seguito?). E, soprattutto, non ha sicuramente cadaveri nell'armadio, perché altrimenti Tablet e compari li avrebbero già tirati tutti fuori (aggiungendovi anche qualcosa in più di inventato), per il gusto di diffamarlo.

Che cosa si aspetta dunque a nominare Padre Finigan nuovo Arcivescovo di Westminster?

Da Messainlatino.it


Che vergogna... povera Chiesa!!!!
[SM=g7364]

Paparatzifan
00lunedì 9 marzo 2009 21:07
Dal blog di Lella...

Il caso. Il rito al mattino presto e senza riscaldamento. I fedeli: «Risolveremo tutto con pazienza»

La messa in latino riparte al freddo

Elena Placitelli

BELLUNO

Messa in latino, da oggi si riparte, ma i prblemi da risolvere non mancano. Possono cantare vittoria i fedeli che da anni chiedono al vescovo, Giuseppe Andrich, la messa tridentina di san Pio V, celebrata in latino secondo il motu proprio del Papa. Domenica scorsa il vescovo ha benedetto la chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, che si trova di fronte alla Parrocchiale di Mussoi, dove alle sette e trenta di questa mattina il rito in latino sarà celebrato.
A partire da oggi, la messa tridentina sarà celebrata nella chiesetta di Mussoi alla stessa ora tutte le domeniche e in tutte le altre festività cattoliche.
Ma alla vigilia del grande giorno, i fedeli di «Una voce Belluno», il comitato per la liberalizzazione dell'antica liturgia secondo il motu proprio del Papa, attendono di capire come sarà celebrata la messa prima di dichiararsi soddisfatti.
«Finchè non vediamo con i nostri occhi come sarà celebrata, preferiamo non esprimerci - spiega Mirco Rabini, il referente bellunese di "Una voce venetia" - . Non sappiamo ancora chi sarà il sacerdote, né come la messa verrà celebrata. Hanno scelto l'orario delle 7.30 per non sovrapporre la messa in latino con quella delle 9. Un orario un po' scomodo, ma un po' di sacrificio fa anche bene. Sappiamo che la chiesetta dei SS. Filippo e Giacomo è molto bella, che è piena di affreschi, e soprattutto che lì sono sepolti i genitori di Papa Gregorio XVI , che voleva che lì fosse celebrata la messa in loro memoria. Si riprende dunque questa usanza, ma prima di dare il nostro giudizio aspettiamo di vedere come sarà effettivamente celebrato il rito».
I fedeli bellunesi a favore del rito antico ringraziano il vescovo e il parroco per la disponibilità, che viene incontro alle loro reiterate e insistenti richieste, anche se alcuni problemi restano ancora immutati.
«Per esempio - si legge in una nota diffusa - le dimensioni più che ridotte dell'edificio, che non sarà nemmeno riscaldato. Problemi che bisognerà risolvere con pazienza e in spirito di collaborazione». Resta innegabile che dall'anno scorso qualche passo in più sia stato fatto.
«L'estate scorsa - continua la nota - l'unica applicazione consentita in diocesi di Belluno del motu proprio papale era stata una celebrazione che non poteva nemmeno dirsi tridentina, tanto si discostava dalle più elementari rubriche che regolano il rito. Essa aveva avuto vita beve, sebbene fosse stata confinata in una sperduta e microscopica chiesetta, in frazione Villa, a Sedico. Quella di oggi è una vittoria dei fedeli e del Santo Padre, il cui motu proprio conosce ora una prima, seppure parzialissima, applicazione anche nella nostra diocesi».

© Copyright Corriere del Veneto, 8 marzo 200
9

Paparatzifan
00domenica 15 marzo 2009 17:22
Oggi, per la prima volta...

... sono andata alla chiesa di San Simeone Piccolo, a Venezia, dove si celebra ogni domenica alle 11 la Santa Messa cantata con il rito tradizionale.
Questa Messa veniva celebrata già prima del Motu Proprio da un sacerdote della Fraternità di San Pietro.
Sono veramente contenta di aver partecipato e spero di continuare a farlo, lavoro permettendo!
Ringrazio il Signore di avermi permesso di vivere la celebrazione nel più profondo raccoglimento.


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Paparatzifan
00venerdì 20 marzo 2009 18:28
Dal blog di Lella...

FINALMENTE: la Commissione Ecclesia Dei impone a una diocesi la celebrazione della Messa antica

La Commissione Ecclesia Dei ha ordinato al Vescovo di Killala (Irlanda), John Fleming, di provvedere affinché sia celebrata la Messa tradizionale in latino nella sua diocesi.

Il provvedimento della Commissione arriva dopo che il Consiglio presbiterale della diocesi aveva deciso che non dovesse essere previsto alcunché per la celebrazione della Messa in forma straordinaria.
All’inizio il Consiglio presbiterale, un corpo consultivo costituito da membri sia eletti, sia nominati dal vescovo Fleming, aveva consigliato di attendere la risposta ad una richiesta al Vaticano di chiarimenti su alcuni aspetti del motu proprio. Il consiglio era stato accolto dal vescovo Fleming e un annunzio era stato dato che la Messa antica non poteva essere celebrata nella diocesi di Killala.
Il giornale The Irish Catholic ha però appreso che la questione è giunta all’attenzione della S. Sede perché un certo numero di persone scrisse al Vaticano per esprimere la loro frustrazione per il diniego. E anche un certo numero di preti diocesani, che hanno considerato la decisione contraria alla legge del Papa, hanno espresso al vescovo Fleming il loro scontento.
L’Ecclesia Dei ha scritto al vescovo Fleming insistendo che la restrizione da lui emanata era vietata per il diritto della Chiesa, poiché il Papa aveva legiferato in maniera universale in favore della possibilità di celebrare la Messa in forma straordinaria, e che né il vescovo Fleming, né il Consiglio presbiterale avevano il diritto di sottoporre a restrizione un diritto garantito dal Papa.
Il vescovo Fleming ha ora designato la Chiesa dell’Assunzione, Ardagh, Crossmolina, Contea di Mayo, come centro per la Messa tradizionale nella diocesi di Killala e il celebrante sarà John Loftus, un prete diocesano [come si vede, grazie al motu proprio Summorum Pontificum i vescovi iniziano, e renitentemente, ad applicare il motu proprio Ecclesia Dei adflicta, anzi forse quello ancor più restrittivo Quattuor abhinc annos; con un ritardo di oltre vent’anni e di due motu proprio].

da Messainlatino.it


Che vergogna che si deva arrivare a questo punto!!!! [SM=g7966] FUORI I VESCOVI DISUBBIDIENTI!!!! [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473] [SM=g1782473]


+PetaloNero+
00lunedì 23 marzo 2009 01:25
Da Petrus

Roma, il 28 Marzo Messa in latino con il rito tridentino presieduta da Monsignor Rino Fisichella



CITTA’ DEL VATICANO - Una messa solenne con il rito latino liberalizzato da Papa Benedetto XVI sara' celebrata dall'Arcivescovo Rino Fisichella (nella foto), rettore della Pontificia Universita' Laternenese e presidente della Pontificia Accademia per la Vita, il prossimo 28 marzo alle 10.00 all'Abbazia di Tre Fontane. La celebrazione avra’ luogo in occasione del pellegrinaggio che compiranno a Roma, in occasione dell'Anno Paolino, sacerdoti e seminaristi dell'Istituto ‘Cristo Re’, che e' stato fondato per i tradizionalisti rimasti o rientrati nella piena comunione con la Santa Sede. Il superiore generale dell'Istituto, Monsignor Gilles Wach, celebrera' con lo stesso rito il giorno dopo, domenica 29, nella Chiesa di ‘Gesu' e Maria al Corso’, da tempo concessa dal Vicariato di Roma per le celebrazioni con il rito antico.

Paparatzifan
00sabato 4 aprile 2009 21:30
Da "Messainlatino.it"...

SABATO 4 APRILE 2009

L'Ecclesia Dei interviene nelle Filippine

Vi ricordate la notizia delle direttive del cardinale di Manila per l'applicazione (leggere: disapplicazione) del motu proprio? L'avevamo pubblicata in questo post di due mesi fa; sono talmente assurde, inique e kafkiane, che le riportiamo ancora una volta qui, per ulteriore disonore e ludibrio di chi le ha emanate (nostra traduzione e nostri commenti):

Linee guida diocesane per la celebrazione della Messa secondo il rito del Messale romano pubblicato nel 1962 (Messa tridentina)


In accordo [!] con le norme disposte dalla lettera apostolica, motu proprio, di S. Santità Benedetto XVI, Summorum Pontificum, Noi di seguito decretiamo le seguenti linee guida e condizioni per la celebrazione della Messa secondo il rito del Messale romano pubblicato nel 1962 (Messa tridentina) nell'Arcidiocesi di Manila:

1. La regolazione della celebrazione della forma straordinaria della Messa appartiene all'Arcivescovo di Manila, attraverso il Ministro del Ministero per gli Affari Liturgici dell'Arcidiocesi di Manila [abbiamo ben detto kafkiano, no? Come giudicare altrimenti il fatto che una diocesi abbia dei Ministeri? E a parte che la norma è esattamente l'opposto di quanto stabilisce l'art. 5 del motu proprio, che assegna tale potere ai parroci e non all'Arcivescovo e ai suoi "Ministeri"]
2. Questa forma di Messa deve essere celebrata solo nella Cappella di Cristo Re della Cattedrale metropolitana di Manila, una sola volta al mese e mai di Domenica o giorni festivi
[..]
4. ...la partecipazione di altri ministri (lettori, maestri di cerimonia, chierichetti, coro, ecc.) in questa liturgia dev'essere determinata e regolata dal Ministero per gli Affari Liturgici dell'Arcidiocesi di Manila [il Ministero sottoporrà ad esame, oltre a chierichetti e coristi, anche le pie donne che adornano di fiori l'altare?]
5. ...Ulteriori richieste di individui o gruppi dalle parrocchie dell'Arcidiocesi di Manila per celebrare questa forma di Messa devono essere indirizzate ad unirsi a unirsi a questa celebrazione mensile alla [cappella laterale della] Cattedrale di Manila [Konzentrazionslager der Kathedrale von Manila]
[..]
7. L'Arcivescovo di Manila ha giurisdizione su questa celebrazione e, perciò, può stabilire in qualunque momento di limitare [più di così???] o di interrompere questa celebrazione mensile qualora giudichi che non sia in consonanza con l'indirizzo pastorale della Chiesa Locale.

+Gaudencio B. cardinal ROSALES



Orbene, finalmente la Commissione Ecclesia Dei sembra aver deciso di assumere il ruolo che le è proprio e, dopo aver obbligato un vescovo irlandese a consentire una (una!) Messa di S. Pio V nella sua diocesi, annullando il divieto episcopale (vedi qui) è ora intervenuta per porre fine a questo scandalo filippino. Ecco che cosa riferisce il periodico progressista britannico The Tablet:
Il Capo della commissione vaticana Ecclesia Dei ha rimproverato l'Arcivescovo di Manila, card. Gaudencio Rosales, per aver stabilito condizioni "indebitamente restrittive" sull'uso della Messa tridentina, dicendo che esse erano in "contraddizione diretta" con le volontà di Papa Benedetto XVI. "Le Sue 'direttive arcidiocesane' sono semplicemente inaccettabili così come sono e io Le domando di riconsiderarle", ha detto il Presidente dell'Ecclesia Dei, card. Darío Castrillón Hoyos, in una lettera datata 6 marzo e vista da The Tablet questa settimana. Essa dice: "direttive che concedono solo una Messa mensile in una cappella della Cattedrale Metropolita" sono in violazione delle norme stabilite dal motu proprio "Summorum Pontificum”, emanato dal papa nel 2007 per il largo uso della Messa tridentina. Il card. Castrillòn Hoyos ha detto che il decreto papale è "parte della legge universale della Chiesa" e non può essere limitato dalla "legge particolare" di un vescovo diocesano. L'Arcidiocesi di Manila serve più di 2 milioni e ottocentomila cattolici. "Non c'è semplicemente ragione legittima per cui questa Messa [tridentina] non possa e non debba essere celebrata in ogni chiesa o cappella della Sua arcidiocesi", ha detto il card. Castrillòn nella sua lettera all'Arcivescovo di Manila. Ha insistito che il card. Rosales promuova attivamente l'applicazione del motu proprio, "aiutando i preti che desiderano imparare come celebrare" la Messa nell'antico rito, che egli ha detto richiede solo che il prete sia "ragionevolmente competente in latino" e che ci siano fedeli che desiderano assistere alla celebrazione. L'Arcidiocesi di Manila ha pubblicato le direttive sulla Messa tridentina lo scorso anno. Ma esse furono velocemente rimosse quando i supporters dell'antico rito protestarono a Roma [falso: in realtà quelle infami 'direttive' sono tuttora, anche dopo la lettera dell'Ecclesia Dei, pubblicate nel sito internet dell'Arcidiocesi, a questo indirizzo]
Standing ovation, dunque, per il card. Castrillòn Hoyos. E poiché noi tradizionalisti siamo, come lui sa bene, insaziabili, e poiché ancora sappiamo che alcuni collaboratori del porporato ci fanno l'onore di seguire Messainlatino.it, ci permettiamo di suggerirgli di intervenire allo stesso modo su un altro arcivescovo asiatico, quello di Jakarta (Indonesia), il card. Julius Darmaatmadja S.J., il quale fin dal 2007 in una sua lettera pastorale ha decretato:
Come vescovo la cui autorità è altresì riconosciuta nel motu proprio, io affermo che ciò che si pratica correntemente al momento [ossia esclusivamente la forma ordinaria] è la sola forma ufficialmente praticata per l'Arcidiocesi di Jakarta, finché non ci siano speciali condizioni che costringano a rivedere questa regola.

Così ho deciso per la considerazione che le ragioni per ristabilire il Missale Romanum del 1962 non sussistono per l'Arcidiocesi di Jakarta. Non ci sono gruppi della S. Pio X, ossia lefebvriani. Non ci sono motivi di riconciliazione nella Chiesa nell'Arcidiocesi di Jakarta, ragione del motu proprio del 7 luglio 2007. Con il Missale Romanum correntemente usato [di Paolo VI], è ancora aperta la possibilità di cantare canti gregoriani. Perciò io ho deciso per l'intera Arcidiocesi di Jakarta di seguire la forma ordinaria, più moderna, del Missale Romanum, al fine di seguire il più recente sviluppo che fu fatto dopo il Concilio Vaticano II.

Fonte: Rorate caeli


Paparatzifan
00venerdì 29 maggio 2009 19:44
Da "Messainlatino.it"...

Commento di un prete milanese sul Motu Proprio. Clicca qui. (Non ho voluto inserire l'articolo perché contiene una parolaccia uscita dalla bocca di quel... prete!) [SM=g8115] [SM=g8115] [SM=g8115] [SM=g8115] [SM=g8115]

Paparatzifan
00domenica 31 maggio 2009 18:34
Dal blog di Lella...

IN LATINO

Nella chiesa di San Giusto si celebra il 1° matrimonio di rito romano antico

Gli sposi sono Aldo, dipendente della Fao, l’organizzazione Onu per l’alimentazione, e Nicoletta, medico, entrambi di origine marchigiana. Le nozze autorizzate da papa Benedetto XVI, celebrate a San Maroto.

Macerata, 30 maggio 2009

Oggi, vigilia di Pentecoste, si celebra il primo matrimonio di rito romano antico, latino, autorizzato da papa Benedetto XVI. Protagonisti Aldo, dipendente della Fao, l’organizzazione Onu per l’alimentazione, e Nicoletta, medico, tutti e due di origine marchigiana. Le nozze si celebrano nella chiesa di San Giusto a San Maroto, vicino Pievebovigliana (Macerata).
La liturgia, scomparsa dopo il Concilio Vaticano secondo, si svolge tutta rivolta verso Oriente e verso la Croce.
Una nota fa sapere che saranno presenti molti giovani che si riconoscono nel movimento ecclesiale Juventutem, mentre il coro ‘In-canto’ di Colmurano cantera’ la Messa di Gounod.

© Copyright Il Resto del Carlino, 30 maggio 2009


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Paparatzifan
00domenica 31 maggio 2009 18:38
Dal blog di Lella...

«La messa antica si può celebrare anche a Milano»

di Andrea Tornielli

Il motu proprio «Summorum Pontificum» con il quale Benedetto XVI nel 2007 ha liberalizzato l’uso dell’antico messale preconciliare «vale per gli altri riti latini, incluso il rito ambrosiano». Lo scrive in una lettera datata 22 maggio il vicepresidente della Pontificia commissione «Ecclesia Dei», monsignore Camille Perl, in risposta a una domanda rivoltagli per iscritto all’inizio dell’anno dal vicerettore del collegio Papio di Ascona, padre Jeffry Moore.
La lettera del Vaticano è stata resa nota ieri dal sito www.newliturgicalmovement.org/.
Come si ricorderà, dopo la promulgazione del documento papale, la Curia ambrosiana aveva precisato per iscritto che il motu proprio non era applicabile nella diocesi di Milano, dato che il pontefice citava espressamente soltanto il rito romano, mentre per la liturgia ambrosiana il capo-rito è l’arcivescovo Dionigi Tettamanzi.
Non condividendo questa impostazione, un gruppo di sacerdoti e di laici tradizionalisti, lo scorso 7 gennaio si era recato a Roma ed era stato ricevuto dal cardinale Darío Castrillón Hoyos, presidente della Pontificia commissione Ecclesia Dei, che si occupa per mandato papale del mondo tradizionalista, chiedendo un parere sulla questione.
Tra i sacerdoti c’era anche don Jeffry Moore, che esercita il suo servizio in una chiesa di Ascona, nella diocesi di Lugano, il cui territorio è per metà di rito romano, per l’altra metà di rito ambrosiano.
Don Moore celebra per un gruppo di studenti la messa in rito antico romano, ma fino a oggi aveva avuto problemi a farlo per gli studenti di rito ambrosiano.
«Lei esprime il desiderio di ricevere il conforto di un assenso - scrive monsignor Perl al sacerdote - alla possibilità che anche gli studenti ambrosiani che lo richiedono possano usufruire dei benefici garantiti dal Sommo Pontefice nel motu proprio “Summorum Pontificum”».
«Mentre è vero che il motu proprio del Santo padre non cita esplicitamente il rito ambrosiano - continua nella lettera il vicepresidente di “Ecclesia Dei” - non esclude nemmeno gli altri riti latini; se la volontà del Sommo Pontefice vale per il rito romano, considerato il superiore in dignità, di conseguenza, tanto più per gli altri riti latini, incluso il rito ambrosiano».
Insomma, la volontà liberalizzatrice del Papa si intende, secondo quanto scrive il vicepresidente della commissione vaticana, estesa a tutti i riti latini.
Va ricordato che nella diocesi di Milano, oltre alla messa domenicale in rito ambrosiano antico nella chiesa del Gentilino (concessa a suo tempo dal cardinale Carlo Maria Martini), dallo scorso ottobre esiste un’altra celebrazione secondo la liturgia preconciliare, promossa dal Movimento liturgico benedettiano, che si svolge a Legnano.
A quasi due anni dalla pubblicazione del motu proprio si attende ancora l’istruzione che dovrebbe precisare le condizioni applicative.

© Copyright Il Giornale, 31 maggio 2009


Paparatzifan
00lunedì 1 giugno 2009 22:36
Dal blog di Lella...

LUNEDÌ 1 GIUGNO 2009

"LA MESSA DEL PAPA? IN PUGLIA E' FUORILEGGE"

Pubblichiamo questo interessantissimo articolo tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 31 Maggio 2009, che illustra la situazione drammatica dell'applicazione del Motu Proprio in Puglia.

di Anna Langone

E’ l’unico nell’Arcidiocesi a celebrarla, uno dei pochi in Puglia e punta il dito contro i vescovi che la osteggiano. Lui è don Guglielmo Fichera, parroco di San Luigi, la parrocchia dove si celebra la messa di S. Pio V, cioè secondo il messale romano promulgato da Giovanni XXIII nel 1962 e riportata in auge da Papa Benedetto XVI con il “Motu proprio” del 14 settembre 2007. In Puglia la messa di S. Pio V è fuorilegge: «Così hanno deciso i vescovi - spiega il sacerdote - mi domando se il Santo Padre che verrà a S. Giovanni Rotondo il 21 giugno sa che i vescovi che andranno a baciargli l’anello sono ostili al suo Motu proprio». Eppure il Vaticano aveva già censurato l’atteggiamento di alcuni presuli: a settembre 2008, mons. Camillo Perl, segretario della Commissione pontificia Ecclesia Dei, aveva dichiarato che erano poche le messe di S. Pio V celebrate in Italia a causa del boicottaggio dei vescovi. «Da allora - dice don Guglielmo - la situazione è peggiorata. Ora già solo parlarne costituisce una violazione del diritto acquisito sia dei preti che dei fedeli laici. Un atteggiamento di rifiuto a priori, di ostilità preconcetta, che si riversa non solo sul Motu proprio, ma anche sul Papa stesso: se infatti il provvedimento del Papa non fosse importante, perchè il Santo padre avrebbe liberalizzato la messa tradizionale?». L’uso del rito romano, va detto, è facoltativo, ma la messa di S. Pio V è posta come libera scelta, di chi la chiede o di chi desidera parteciparvi, da parte del prete e dei fedeli. Eppure, anche in Puglia «I vescovi hanno raggiunto un qualche accordo per boicottare o addirittura vietare, in molte diocesi - puntualizza don Guglielmo - la celebrazione della messa di S. Pio V. La strategia è quella di non parlare ufficialmente del Motu proprio, per poi parlarne male o boicottarlo ufficiosamente, ritenendo (bonariamente) che il Papa si sia sbagliato, che il suo provvedimento sarebbe addirittura contro il Concilio». Don Guglielmo va oltre: «Sembra che sempre dietro le quinte i preti vengano scoraggiati, anche solo a proporre di celebrarla, o vengano ricattati con la “prospettiva” di emarginarli dalla pastorale. E poi vengono bocciate richieste di gruppi laici, ignorate le testimonianze di giovani entusiasti di questa messa». Cosa accade in concreto? «Alcuni vescovi - è la risposta - hanno ingiunto di creare difficoltà, del tipo “non c’è il messale, mancano i paramenti, la messa è solo per chi ha studiato il latino”, oppure hanno adottato norme restrittive, come nella Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano. Altri vescovi hanno indicato chiaramente la propria intransigenza, un terzo gruppo è orientato a fare concessioni, ma col contagocce. Soltanto un’esigua e lodevole minoranza, in cui rientrano i vescovi di Foggia Bari e Lecce, ha permesso che sia reso applicativo il Motu proprio». Che fare? «Chi vuole protestare, presenti ricorso alla Commissione Ecclesia Dei, Palazzo del Sant’Ufficio, 00120 Città del Vaticano, al telefono 06/69885213».

Copyright © Gazzetta del Mezzogiorno - Foggia


Fino a quando dovremo sopportare questi atti di disubbidienza vescovile??????


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Paparatzifan
00mercoledì 3 giugno 2009 21:57
Dal blog di Lella...

Il vescovo dice sì, torna la messa in latino

Appuntamento domenica, l'autorizzazione dopo il "motu proprio" del papa

L'iniziativa è stata presa di un gruppo di giovanissimi. I primi tentativi erano naufragati nelle polemiche

Elena Romanato

Savona.

Domenica 7 giugno nella oratorio dei Santi Pietro e Caterina si udiranno le parole di «Introibo ad altare Dei» a «Ite, Missa est». È l'esordio a Savona della messa cantata in lingua latina secondo il rito romano antico.
La liturgia secondo il rituale di San Pio V (riformato da Papa Giovanni XXIII) e ripristinata dal motu proprio «Summorum Pontificum» di Benedetto XVI sarà celebrata alle ore 17,30 nell'oratorio dei Santi Pietro e Caterina, in via dei Mille a Savona, e sarà presieduta da don Giulio Grosso parroco a Varazze Sant'Ambrogio.
L'iniziativa è promossa dall'associazione «Una voce di Savona» sezione Beato Ottaviano ed è stata autorizzata dal vescovo Vittorio Lupi.
Da quando Benedetto XVI ha riconosciuto la piena legittimità dell'antica forma rituale con il motu proprio «Summorum Pontificum Cura» del 7 luglio 2007, nel novembre dello stesso anno è stata celebrata la messa con il rito romano antico nell'oratorio di San Michele Arcangelo a Celle.
La funzione officiata a Celle dal sacerdote veneto don Vilmar Pavesi aveva scatenato polemiche ed un acceso dibattito all'interno della stessa Curia savonese. Dopo l'attacco del parroco di San Michele, don Piero Giacosa, l'allora vicario del vescovo, monsignor Andrea Giusto era intervenuto con un comunicato ufficiale che vietava tutte le messe in latino nella diocesi fino all'arrivo del nuovo vescovo.
Con l'arrivo di Monsignor Vittorio Lupi i membri di «Una Voce» hanno partecipato ad una serie di incontri e colloqui con il vescovo che hanno poi portato all'autorizzazione della messa di domenica prossima.
«Dopo l'udienza del 4 dicembre durante la quale il vescovo Vittorio Lupi ci ha comunicato il parroco da lui individuato per la celebrazione della messa cantata in latino - spiega Guido Ferro Canale, 24 anni presidente di «Una Voce Savona» - ci sono stati altri colloqui per verificare e mettere a punto alcuni dettagli tecnici, come quello relativo alle particole, che probabilmente verranno lasciate nell'Oratorio dei Santi Pietro e Caterina dove si celebrerà la messa.
Un altro problema tecnico riguardava l'altare e la sede nella quale celebrare la messa che doveva essere più centrale possibile».
Con l'autorizzazione di Monsignor Lupi è finalmente arrivato il via libero e l'associazione «Una voce» pensa già ad una celebrazione mensile.
«Non dipende da noi; sarà monsignor Lupi ad esprimersi al riguardo e dovremo vedere come andrà la celebrazione del 7 giugno - dichiara Guido Ferro Canale - abbiamo sparso la voce tra amici e conoscenti e prevediamo di essere almeno un centinaio di persone.
L'effetto curiosità avrà un peso importante ma sono comunque molti i fedeli che chiedevano la messa celebrata secondo il rito latino. Io personalmente l'ho sempre sentita raccontata dai miei nonni e genitori ma tutti i savonesi di una certa età conoscono questo rito, spero che anche loro partecipino alla celebrazione. Tra qualche mese ci incontreremo per valutare l'esito di questa celebrazione e vedere di rendere più frequente la celebrazione contemplata dal motu proprio «Summorum Pontificum» di Benedetto XVI» .
La sezione savonese di «Una Voce», associazione per la salvaguardia della tradizione latino-gregoriana, è nata dalla sezione genovese circa un anno fa.
Fa a sua volta parte di una organizzazione nata nel 1964 e presente in 26 paesi del mondo. «La maggior parte di noi non conosceva questo rituale ed è cresciuta con un'altra messa - conclude Guido Ferro Canale - ho partecipato per la prima volta a una messa di San Pio V qualche anno fa nella chiesa di San Carlo in via Balbi, a Genova, dove "Una voce" ha molti associati. Dopo la messa tradizionale celebrata a Celle due anni fa io ed un amico ci siamo iscritti a "Una Voce Genova» con l'idea di fare nascere una sezione dell'associazione anche a Savona. Raggiunto il numero necessario per essere autonomi, abbiamo aperto la sede a Savona per riuscire ad avere anche noi una messa celebrata secondo il rito latino antico».

© Copyright Il Secolo XIX, 2 giugno 2009


Paparatzifan
00mercoledì 3 giugno 2009 22:15
Da "Messainlatino.it"...

MARTEDÌ 2 GIUGNO 2009

Lo Spillo

La Santa Sede si è espressa. La notizia è quella della lettera con cui la Pontificia Commissione Ecclesia Dei sancisce inequivocabilmente che il Motu Proprio “Summorum Pontificum” riguarda anche il Rito Ambrosiano (così come tutti gli altri riti latini), e si può quindi applicare anche all’Arcidiocesi di Milano, stroncando finalmente la “tesi” (o più propriamente "disubbidienza") finora sostenuta dalla Curia, circa la pretesa carenza di competenza del documento papale riguardo la liturgia ambrosiana. La notizia non solo si è diffusa , come era normale che fosse, sui moltissimi siti vicini o legati alla Tradizione, ma ha interessato anche il vaticanista Andrea Tornielli che ne ha parlato sul quotidiano nazionale e sul suo noto sito. (clicca qui).

Volendosi fermare ad un aspetto meramente superficiale della vicenda, è interessante soffermarsi sulle seguenti considerazioni.
I moltissimi vescovi ostili all'applicazione del Motu Proprio hanno sempre opposto il proprio divieto (alla celebrazione tradizionale) in modo arbitrario ed illegittimo (e per certi aspetti anche illecito) sollevando solo eccezioni di puro formalismo, cavillando su ogni singola parola del documento papale, improvvisandosi capziosi legulei e "fini" esegeti del testo normativo (sorvolando, chissà come mai? sul lapalissiamo art. 7 del MP).
Per quel che ci risulta, sono stati sporadici i casi di non applicazione legittima del Motu Proprio per comprovati e fondati motivi pastorali.
Nel primo caso invece gli esempi si sprecano. In Italia e in Europa, così come in tutto l'orbe cattolico, i vescovi, non sapendo come impedire le celebrazioni tridentine, hanno scovato ogni mezzo subdolo ed ipocrita per ostacolare, più o meno apertamente, la volontà del Sovrano Pontefice a soddisfazione dei proprio ideologismi e relativismi.
In diverse circostanze, fortunatamente, essi sono stati smentiti, come era naturale che fosse, dalla Santa Sede, per tramite della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.
Da qui la consolante dimostrazione che le mere eccezioni formali, le interpretazioni parziali ad usum episcopi, il cavillare ottuso dei vescovi sono destinate a sgretolarsi sotto il colpo impietoso della verità, della giustizia (se pur lenta e ancora troppo sporadica) e dell'interpretazione autentica del Motu Proprio.
Il caso di Milano è uno degli ultimi ma il più rilevante sia per la peculiarità dell'argomento, sia per il numero di fedeli coinvolti (è la diocesi più grande del mondo, almeno per numero di anime), sia per la figura eminente del vescovo “protagonista", sia perchè è stato il primo ad essere stato sottoposto alla Commissione all'indomani del Motu Proprio.
Non si possono ora conoscere i termini e i tempi in cui il recente documento porterà i suoi frutti a vantaggio dei fedeli tradizionalisti ambrosiani, ma ci piace poter confidare in una piccola considerazione: il cardinale è stato confermato presso l'Arcidiocesi di Milano per ulteriori due anni, donec aliter provideatur: due anni (se pur brevi) per poter riparare al disastro e favorire l'applicazione del Motu Proprio a santificazione Chiesa ambrosiana, in obbedienza al Sommo Pontefice. Un’obbedienza, lo ribadiamo, che dev’essere senza se e senza ma, senza cavilli di forma e senza ipocrite menzogne.
Sarà così, o scoverà altri cavilli per vessare i suoi fedeli?
Meditate, Vostra Eminenza! Meditate!
.
AGGIORNAMENTO
"Qualcuno” ha già fatto circolare un’interpretazione secondo cui la lettera (protocollo 73/2009 del 22.05.2009) non sarebbe da intendersi come documento ufficiale circa la posizione della Ecclesia Dei, ma come semplice “risposta privata” ad un singolo sacerdote che chiedeva delucidazioni.
Bizzarro: secondo taluno si tratterebbe, così, di una "risposta privata" che potrebbe, però, non seguire la linea ufficiale dell'organo estensore! Come dire: la risposta ufficiosa-privata dice una cosa che potrebbe non coincidere con l'orientamento ufficiale della Commissione! La Commissione invero, potrebbe addirittura smentire se stessa. Sarebbe davvero surreale!
Si tratta di una teoria bizzarra a cui non intendiamo dare man forte.
Si tenga presente che spetterebbe alla stessa Ecclesia Dei smentire la validità “ufficiale” della propria lettera che, si fa notare, possiede tutti i requisiti di vero e proprio atto formale (su carta intestata e filigranata; numero di protocollo; firma autografa del Vice-Presidente).
Qui habet aures audiendi, audiat!

R. s.r.E.c. B.


Paparatzifan
00lunedì 8 giugno 2009 21:36
Da "Messainlatino.it"...

LUNEDÌ 8 GIUGNO 2009

Motu proprio ambrosiano? Il vescovo di Lugano non ci sta.

Come volevasi dimostrare. Vescovi ambrosiani al contrattacco contro l'Ecclesia Dei. Riportiamo un articolo di Ticinonews

L'idea è partita dal vicerettore del Collegio di Ascona, che ha ricevuto il nullaosta dal Vaticano. Ma l'iniziativa non è piaciuta al vescovo Piergiacomo Grampa [nella foto; bella mitra!].


Celebrare la messa in latino al Collegio Papio di Ascona? Per il vescovo Piergiacomo Grampa non se ne parla proprio, per il Vaticano invece è fattibile. L’idea è partita da padre Jeffry Moore, vicerettore del Papio di Ascona, che ha chiesto consiglio al Vaticano, ricevendo una risposta positiva. La lettera di conferma, scrive il Caffè, è arrivata pochi giorni fa. “Si tratta di infiltrazioni lefevriane?”, chiede il giornalista del Caffè a don Patrizio Foletti, rettore del Collegio. Pronta la risposta di don Foletti: “Macché scherziamo! Padre Moore ha posto questa domanda a titolo del tutto personale e puramente accademico. Domanda che, peraltro, il nostro vescovo non ha per niente gradito”.


“Io non ce l’ho affatto con la messa in latino [nooo! e figuriamoci...] - afferma il vescovo Grampa, che per anni è stato direttore dell’Istituto di Ascona -. Il papa ha riconosciuto un rito straordinario, secondo l’antica liturgia, accanto al rito ordinario. Ma non bisogna confondere tra i due riti. Il problema vero è che padre Moore chiedeva di celebrare in ambrosiano in un territorio romano, quale Ascona. Ciò non è confacente alle regole, perche il rito è territoriale”.“Noi siamo rigorosamente di rito romano - sottolinea ancora don Foletti -. E poi, con questa storia del rito ambrosiano… è vero che quando è stato fondato il collegio, con gli Oblati, il rito sull’altare maggiore era quello, ma è dal XVII secolo che gli Oblati non ci sono più. Le nostre urgenze pastorali sono ben altre, che non queste storie [solito benaltrismo]. Le assicuro, comunque, che il nostro vescovo non l’ha presa affatto sul ridere”. Ma qualche attrito con il vescovo, ci deve essere stato. La conferma arriva da padre Moore: “La situazione è molto delicata. Ci sono tanti elementi...”. Il vicerettore ribadisce inoltre che l’idea è stata sua e non del Collegio. “Posso solo aggiungere - termina - che con don Foletti abbiamo chiarito tutto”.


Paparatzifan
00martedì 9 giugno 2009 20:59
Dal blog di Lella...

Torna la messa in latino. Partecipa una grande folla fedeli sino alla strada nell'oratorio dei santi pietro e caterina

Ma la modernità non resta fuori: durante il "Kyrie" squilla un cellulare

Antonella Granero

Savona.
Con il "Kyrie eleison" suona anche un cellulare. Nonostante tutto, la modernità - ed insieme a lei i suoi prodotti deteriori - non rimane fuori dalla chiesa neppure se, all'interno, la messa che si celebra è quella in latino, secondo il rito di San Pio V. La messa cantata in gregoriano è tornata a Savona dopo quarant'anni di assenza ed almeno un paio di stagioni ricche di discussioni, battaglie e polemiche.
Per accoglierla, si è aperto l'oratorio dei Santi Pietro e Caterina in via dei Mille, per l'occasione affollato di fedeli sino ai gradini esterni e alla strada.
A richiamarli, forse, un misto di sentimenti antichi e rassicuranti - dal recupero delle tradizione al desiderio di una fede intransigente, radificata e codificata - ma anche di curiosità. Solo i prossimi appuntamenti (la cadenza delle messe in latino sarà mensile, prossimo appuntamento il 5 luglio) potranno dirlo con certezza. Ma su un fatto non si discute: ieri, alle 17.30, i fedeli che si sono ritrovati per assistere al rito celebrato dal parocco varazzino don Giulio Grosso - a ciò delegato dal vescovo Vittorio Lupi - erano davvero tanti.
Persino di più dei cento che erano stati preventivati dai giovani attivisti dell'associazione "Una Voce", alla quale si deve l'iniziativa. Ragazzi giovanissimi (il presidente ha 24 anni) che hanno raggiunto il loro obiettivo.
Ci sono le casse storiche della processione del Venerdì Santo, a guardare i fedeli: Cristo che cade sotto la Croce, la Flagellazione - casse seicentesche di origine napoletana - e l'Ecce Homo di Renato Cuneo (rifacimento di una cassa andata distrutta durante la seconda guerra mondiale).
La pianta elittica dell'oratorio, poi, sembra fatta apposta per raccogliere in un abbraccio caldo chi si rituffa nella tradizione. Tra loro ci sono anche volti noti: Enzo Sabatini, presidente della Società cattolica Nostra Signora di Misericordia, Checco Robatto - praticamente un'istituzione cittadina, inutile elencarne le cariche - Franco Bartolini, ex presidente della Carisa. Molti i semplici fedeli, qualche giovane, qualche anziano, soprattutto tante persone di mezza età, signore, signori, un po' di buona società savonese, tanta gente comune. Tutti, o quasi, cantano: cantano il gregoriano, cantano in latino. Cantano il Kyrie, ma anche il Gloria in excelsis Deo e il Credo. Per aiutarsi, seguono i foglietti distribuiti dai ragazzi di "Una Voce", ma tanti hanno tirato fuori dagli scaffali il vecchio messale in latino. Conservato gelosamente nelle case a dispetto dei cambiamenti voluti dal Concilio.
A tutti loro il sacerdote, come previsto nel rituale, dà le spalle, rivolto all'altare e al Santissimo.
Al di là della lingua, è il segno più evidente della radicale diversità del rito - reintrodotto da papa Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum - che la Diocesi, nel 2007, aveva vietato in attesa delle decisioni del nuovo vescovo in arrivo. Il Concilio ha voluto che il sacerdote guardasse i fedeli: il celebrante qui si fa voce di tutti rivolta esclusivamente a Dio. A servir messa, accanto al sacerdote, sono in cinque. Due inginocchiati verso l'altare, spalle ai fedeli, praticamente per tutta la durate della messa. Un altro regge la coda della pianeta indossata da don Grosso mentre il sacerdote asperge di incenso l'altare e il santissimo.
Un gesto che, ormai, eravamo abituati a vedere solo nei riti ortodossi. E che, forse, tornerà ad essere un'abitudine anche a Savona.

© Copyright Il Secolo XIX, 8 giugno 2009


Paparatzifan
00sabato 4 luglio 2009 18:26
Da "Messainlatino.it"...

SABATO 4 LUGLIO 2009

L'Ungheria corregge la traduzione del pro multis e applica il motu proprio senza complessi


Riceviamo ottime notizie dall'Ungheria. Ora, il magiaro è la lingua più incomprensibile d'Europa; ma ad informarci provvedono i Cappuccini italiani di Budapest, che stanno svolgendo un magnifico lavoro missionario ed hanno anche fondato un blog estremamente interessante e di profonda spiritualità, che vi invitiamo caldamente a visitare: questo il LINK. Ed ecco le notizie, che ci hanno inviato con squisita cortesia:
Qui in Ungheria stiamo cercando di ricostruire partendo dai cocci del comunismo, reso ancora piú drammatico da altri 20 anni di consumismo! Non è una bella situazione, ma ci sono segni positivi.

La situazione liturgica é stata minata dalla parte del popolo perché durante il regime era sí permesso andare a Messa, ma confusi col popolo c'erano le spie comuniste che prendevano nota. Se qualcuno andava a messa o battezzava i figli, perdeva il lavoro se non peggio. Quindi solo pensionati... In questo clima il Concilio é arrivato a pezzi; i documenti conciliari sono stati tradotti in ungherese solo nel 1975. Ora si ricostruisce, ma é bello cosí, con l'aiuto del Signore!!

Qui a Budapest ogni domenica c'é il Vetus ordo, che è visto con piacere sia dal popolo che dalle gerarchie (almeno quelle centrali) [o Paese fortunato!]; è significativo che delle 5 messe domenicali [tridentine] una sia nella cattedrale di Buda (alle 10), una nella cattedrale di Pest (alle 10) ed una nella "Chiesa Madre", in centro, alle 11. Non quindi, in sperdute chiese di periferia ad orari mortificanti tre volte all'anno o cose simili. Le altre sono in chiese di ordini religiosi, ma con dignitá parrocchiale.

Anche nella Basilica dei Cappuccini di Gödöllö (accanto al castello dell'imperatrice Sissi) alla prima domenica alle 10.30 viene celebrata la Messa antica in Latino. I Cappuccini hanno la Parrocchia Personale degli italiani in Ungheria, migranti o turisti; la lingua é dunque l'italiano anche per un motivo di identitá culturale in un paese straniero, ma si usa il latino col Novus ordo quando ci sono celebrazioni con gli ungheresi, a significare l'unitá nella Chiesa

E non è tutto. La Conferenza episcopale ungherese, presieduta da Mons. Erdö, Primate d'Ungheria, ha deciso che, a partire dalla scorsa Pentecoste, la traduzione corretta delle parole della consacrazione del Calice ("versato per voi e per tutti", recita tuttora l'infedele traduzione italiana del "pro multis"), venga utilizzata in tutte le chiese della Nazione. Ormai i sacerdoti non potranno più utilizzare la parola "mindenkiért", che significa "per tutti", ma dovranno pronunziare la parola "sokakért", che appunto significa "per molti".

Praticamente, la Curia Primaziale ha mandato a tutti i parroci degli adesivi, da attaccare sul messale al posto giusto. Casareccio, ma molto pratico e soprattutto molto teologico.

Mons. Erdö è anche presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (sapevate di questo Consiglio? il problema degli enti inutili non è, come si vede, una prerogativa italiana...). Quindi, un auspicio: speriamo che la felice iniziativa sia adottata da tutto il continente. Dopo tutto, è dal 2006 che il card. Arinze, allora Prefetto del Culto Divino, emanò un documento con cui invitava le conferenze episcopali ad attivarsi per correggere le traduzioni infedeli del pro multis. Per ora l'Ungheria; ma quanti altri anni ci vorranno per cambiare una singola parola? Come dire, non c'è peggior sordo...


AGGIORNAMENTO: riportiamo qui il testo di un commento che corregge e precisa quanto sopra riportato
Purtroppo la situazione non è così bella come suggerita da questo blog. Permettetemi di descrivere la realtà in tre punti brevi:

1) E' vero la notizia sul "pro multis". Ma le notizie positive finiscono qui.

2) A Budapest non ci sono 5 messe tradizionali. Sì, ci sono messe in latino, ma sono tutte NOM. C'è una sola messa antica a Budapest (2,5 milioni di abitanti...), alle 4 di sera, ostacolata da sempre dal cardinale (anche l'orario scomodissimo non è per caso). /Poi c'è la messa della SSPX che ora non ci interessa.

3) Nelle altre diocesi la situazione è ancora più triste (salvo la diocesi di Szeged dove hanno cominciato la messa antica domenicale poco fa). A Debrecen i fedeli stanno chiedendo la messa antica da quasi un anno, e il vescovo trova sempre delle scuse per non soddisfare alla richiesta dei fedeli. Nella diocesi di Kaposvar il vescovo proibì anche il NOM celebrato versus orientem. Nella diocesi di Gyor il sacerdote deve avere un esame statale della lingua latina per celebrare pubblicamente (infatti, non c'è nemmeno una messa antica in tutta la diocesi), ecc., ecc., ecc. Somma, in Ungheria la messa antica non è per niente nè promossa, ma nemmeno ben vista dai Presuli. In tutta l'Ungheria ci sono 3 (!!) messe antiche che si celebrano regolarmente, ogni domenica.

Come faccio sapere tutto questo? Sono un sacerdote ungherese che celebra esclusivamente la messa antica ormai da 5 anni, e credetemi, ho qualche esperienza con i vescovi ungheresi, conosco molto bene la situazione. Sono stato costretto di lasciare Ungheria proprio perchè ho voluto celebrare la messa antica...

Don Gregorio


Una vergogna che un prete se ne deva andare dal suo Paese perché celebra la Messa tradizionale!
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Paparatzifan
00martedì 7 luglio 2009 07:17
Da "Maranathà.it"...

Lettera aperta di Maranatha.it a S.S. BENEDETTO XVI

con filiale devozione


Beatissimo Padre,

Le scriviamo, umilmente, con il desiderio di farLe conoscere ciò che sta nel profondo del nostro cuore.

Ci sentiamo anzitutto di rivolgerLe un ringraziamento, per gli insegnamenti che Lei ha profuso nelle Udienze, nelle Omelie, nelle Lettere e nelle Encicliche che da anni, accompagnano la nostra crescita spirituale. Ciò ha assicurato a noi e crediamo bene a tutta la Chiesa, un grande giovamento, proprio in questi tempi di grande “crisi”.

Il Suo insegnamento, rappresenta veramente una liberazione dall'orrore spirituale dei tempi moderni, un rifugio certo e un ristoro sicuro per l'anima dopo essere stati addottrinati da tante false sapienze e interpretazioni personali elevate a falsi dogmi.

Grazie a Lei, sta cominciando a trovare soluzione un malessere spirituale che covava da anni nella Chiesa, e che noi abbiamo percepito con grande dolore. Un malessere dovuto ad una confusione tra il vero e il falso, tra il giusto e l'errore, sempre più difficili da distinguere, e sempre meno nettamente percepiti, anche dagli stessi pastori.

Purtroppo però, le vogliamo comunicare quello che ci sta veramente a cuore, quello che abbiamo sperimentato all’indomani del 7 di luglio del 2007 nella semplicità di una ordinarissima vita di parrocchia.

In particolare, desideriamo porre alla Sua conoscenza quello che per noi è stata la nostra vita, così come la vita di molti, a seguito del Motu Proprio Summorum Pontificum.

Grazie ad esso e alla sensibilità liturgica di Vostra Santità, [vicina al cuore di chi, come noi, non vede del “male” nell'espressione liturgica della fede che ha alimentato spiritualmente tanti Santi nei secoli di vita della Chiesa] abbiamo ottenuto, pur con tanti sacrifici, sofferenze ed umiliazioni dal nostro Vescovo, la Celebrazione della Santa Messa di sempre, in un Oratorio esterno alla nostra parrocchia.

La gioia nel riscoprire la Santa Messa, amata dai nostri genitori che credevamo eliminata per sempre, ha coperto la grande delusione nel costatare che questa Sacrosanta Liturgia non ha trovato alcun posto all’interno della nostra amatissima comunità parrocchiale.

Nell’ Art. 5. § 1 del Suo Motu Proprio Summorum Pontificum, Lei Santità, ha fatto un grande dono a tutta la Chiesa, ribadendo l’importanza e la centralità della parrocchia, della comunità parrocchiale unita dalla e per mezzo della Liturgia: quello che la giustizia da anni esigeva che fosse chiarito.

Ha detto con chiarezza che la Tradizione Liturgica di 20 secoli non è stata “scomunicata”, ma che è sempre stata, valida, lecita, legittima e santificante. Il Summorum Pontificum è stato davvero un grande atto di giustizia.

La straordinaria grandezza di questo documento, crediamo, risieda nel fatto che finalmente la Messa di sempre è ritornata nella vita parrocchiale di tutti i giorni e non più relegata solo nelle “mani” di privati ed associazioni, a cui va certamente il plauso di aver conservato questo tesoro.

La tradizione vera non è solo in parole e gesti codificati nell'antichità e tramandati nei secoli dalla Chiesa.

La tradizione è anche il legame del proprio sangue con il proprio suolo. Le radici che affondano nella propria comunità, in cui si sperimenta davvero il senso mistico della tradizione: non una legge o un rito, ma una comunità di spiriti, uniti e vivi, che nemmeno la morte ha avuto il potere di separare.

Nella parrocchia i nostri antenati, i nostri genitori e i nostri posteri, sono tutti uniti spiritualmente a noi, come un solo popolo vivo e radunato di fronte al Sacrificio di Cristo. Questo è il senso che noi facciamo nostro, di “chiesa locale”.

Che tristezza constatare che ci è imposta una tragica scelta: scegliere se mantenere le nostre radici, ma umiliare la nostra sensibilità liturgica, oppure se alimentare questa sensibilità, sradicando il nostro legame con la parrocchia, e obbligandoci a diventare dei fuggiaschi, degli esiliati, relegati in cappelle, senza un parroco, senza una vera e propria cura d'anime.

Spesso queste cappelle sono “centri di messa” che raccolgono persone da più parti, tutti in fuga dalle rispettive parrocchie, che però non hanno modo di santificarsi così, alla stessa maniera che attingendo alla fonte della tradizione nel luogo dove essa ha più senso a manifestarsi.

Questo escludere dalla vita comunitaria e parrocchiale è una vera ghettizzazione, ed è la vera causa di questa divisione non voluta, ma subita!

Quasi come se la tradizione fosse un morbo infettante, da tenere alla larga per evitare il contagio con qualche cattolico ancora indenne. Quanto vorremmo poter partecipare alla Santa Messa di sempre, detta dal nostro Parroco, nella nostra parrocchia, allo stesso modo in cui sentiamo la Santa Messa nella sua Sacrosanta Forma Ordinaria!

Eppure è relegata lontano, quasi come se fosse un sottoprodotto della liturgia cattolica, di dignità inferiore, e degna di essere frequentata solo da cattolici di dignità inferiore!

Senza parlare poi dei tanti problemi che sono iniziati per noi da quando abbiamo messo a disposizione dei sacerdoti di tutto il mondo il Messale Romano del Beato Papa Giovanni XXIII con tutte le spiegazioni e i commenti spirituali legati ad ogni gesto della Santa Messa. Abbiamo avuto molti problemi e sofferenze sia nella nostra comunità parrocchiale che nella Diocesi.

Non si contano le calunnie che quotidianamente ci tocca subire, i dileggi che prima non conoscevamo le ostilità, talvolta reazioni addirittura scomposte e di vera e propria maleducazione da parte dei Sacerdoti o perché assolutamente non disposti a celebrare la Santa Messa, a dir di loro – in fregio a Vostra Santità – in un modo oramai desueto e superato, o perché in Diocesi nessuno è disposto assolutamente ad insegnare loro quest’ars celebrandi.

Quasi come se il nostro amore per la Sacrosanta Liturgia di sempre, [che è stata sempre accostata in modo armonico e mai polemico con la Sacrosanta Liturgia Conciliare] e la nostra obbedienza alla sua legge che ci invita ad attingere ai tesori del culto tradizionali, invece che essere apprezzati dal clero, come manifestazione di spirito cristiano, rappresentassero qualcosa di ignobile, sporco, impuro.

Ci sentiamo, per la nostra fedeltà a Lei e a Cristo, come degli appestati, tenuti a debita distanza e maltrattati!

Ci sono momenti in cui i pastori ci fanno sentire al di fuori della comunità parrocchiale, e addirittura al di fuori della Chiesa, con le loro continue accuse, critiche, calunnie. Se non partecipassimo alla Messa di sempre, queste persone si guarderebbero bene dall'apostrofarci con tanta cattiveria.

Il risultato è che ORA, grazie a queste continue e sottili persecuzioni, ci sentiamo, nostro malgrado, NOI lontani dalla Chiesa. Sentiamo con vivo dolore che la nostra Madre Chiesa, è come se ci avesse cacciato, voltato le spalle, umiliato. Il vuoto che proviamo è terribile!

Ossia il dolore che proviamo nel constatare che molti Sacerdoti e molti Vescovi, interpretano la (nostra) Fede Cattolica, e la (nostra) Divina Liturgia, che di quella fede è espressione finale, non in “continuità” (così come Lei ha spiegato più di una volta con la sua bi-millenaria Tradizione), ma in aperta ed insanabile “rottura”, addirittura facendone di questo, un vessillo da mostrare spavaldamente al mondo.

È Terribile sperimentare tangibilmente, ogni giorno che nella stessa Chiesa è impossibile avere la libertà di aderire pienamente a tutto quanto il Magistero, senza subire mottetti e pernacchie!

Questo è semplicemente assurdo. Noi siamo semplicemente Cattolici, figli della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, ubbidienti al Vicario di Cristo e alle sue Leggi, fedeli al suo insegnamento e desiderosi di partecipare al medesimo Sacrificio di Cristo, che si realizza tanto nella Forma Ordinaria e moderna che Straordinaria e più antica dell'unica Messa Cattolica.

Ci sentiamo lasciati soli, in balia di gente che ci odia, poiché da quando il Motu Proprio è stato promulgato, la sua attuazione è stata costantemente è dovunque ostacolata, in certi casi anche arbitrariamente impedita, con minacce, prepotenze, calunnie, ritorsioni sia verso di noi laici, sia soprattutto verso quei sacerdoti desiderosi di proporre questa Messa al popolo di Dio.

Non è stato preso alcun provvedimento realmente efficace, affinché nella nostra Chiesa Cattolica sia permessa la pacifica convivenza delle due forme dello stesso Sacrificio, con reciproco arricchimento.

Piuttosto che ricevere questa marea di insulti e di umiliazioni da parte di cristiani e addirittura da parte degli stessi pastori che dovrebbero primeggiare nell'obbedienza a Lei, preferiremmo quasi tornare nelle catacombe, dove però i cristiani erano davvero fratelli, e i nemici al contrario avevano tratti facilmente identificabili. Quella Chiesa umiliata e nascosta, appariva assai più unita e fedele di quella di oggi, dilaniata al suo interno da correnti, fazioni, interpreti religiosi e non, eretici, indipendenti e malevolmente fantasiosi.

Dalle continue testimonianze che il sito registra da mesi, possiamo dire che siamo certi che quella che è la nostra esperienza vissuta, non è un caso isolato.

Abbiamo scelto di rendere pubblica questa nostra accorata lettera, che umilmente abbiamo scelto di rivolgerLe, per radunarvi spiritualmente anche le invocazioni e le sofferenze di molti altri cattolici che si trovano nelle nostre medesime condizioni, ed hanno subito le stesse vessazioni ed umiliazioni.

Desideriamo che Lei conosca la realtà. Allo stesso modo ci preme che anche i fedeli che non conoscono la Tradizione Liturgica della Chiesa, si rendano conto che allo stato attuale, esiste un problema di pacifica convivenza all'interno della cattolicità, e non certo per colpa di chi ama la Tradizione.

Le chiediamo di tutto cuore Santità, di prendere gli opportuni provvedimenti che solo Lei è in grado di attuare, perchè il Motu Proprio Summorum Pontificum venga applicato in ogni parrocchia.

Ci permetta Santità, e ci aiuti ad ottenere di potere attingere a questi frutti di santificazione nella nostra comunità parrocchiale, con naturalezza e semplicità, senza inutili discriminazioni. Permetta davvero ai fedeli di poter scegliere, senza andare incontro a ripercussioni, umiliazioni ed oneri anche gravosi.

Siamo certi che a questa richiesta si uniscono anche i tanti fratelli che in Italia e nel Mondo sperimentano lo stesso dolore, ma che non hanno a volte la voce per poter esprimere il loro disagio. GlieLo chiediamo in nome della STORIA e anche a nome delle future generazioni e in nome della vera unità della Chiesa.

LA SUPPLICHIAMO SANTO PADRE, NON CI LASCI SOLI! Noi pregheremo lo Spirito Santo con l'intercessione della Beata Vergine Maria Immacolata, perchè conservi sempre Vostra Santità nella salute e le dia forza e coraggio per guidare sempre in modo efficace la Chiesa, aiutandoci a celebrare la Liturgia Tradizionale nelle nostre Parrocchie.

Primo di luglio 2009, nella Festa del Preziosissimo Sangue di Cristo, con l'espressione della nostra alta stima e rispetto, rimaniamo di Sua Santità


devotissimi in Cristo.

Paolo e Giovanni
Gandolfo Lambruschini



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Ringrazio vivamente gli amici di maranathà.it per aver scritto questa lettera al Papa! Mi associo a questa petizione augurandomi la prossima e decisiva soluzione a questo calvario che molti cattolici stiamo subendo da anni. Solo il Santo Padre può porre fine a questo dolore immenso che proviamo!



Paparatzifan
00martedì 7 luglio 2009 23:20
Da "Messainlatino.it"...

MARTEDÌ 7 LUGLIO 2009

Supplica al Santo Padre nell'anniversario del Motu Proprio

Beatissimo Padre,

nel secondo anniversario del motu proprio del 7 luglio 2007, col quale è stata restituita al popolo cristiano la possibilità di accedere al tesoro liturgico tradizionale della Chiesa, ci rivolgiamo alla Santità Vostra, come fedeli che amano l’antica forma liturgica, con la confidenza e l’affetto dei figli, che al loro Padre nello spirito chiedono un pane, un pesce o un uovo, certi che non riceveranno una pietra, né un serpente né uno scorpione.

In primo luogo, la nostra lettera è per esprimerLe gratitudine ed ammirazione. Sia per le Sue catechesi, che sa rendere comprensibili benché dense di contenuto teologico, come facevano i Dottori della Chiesa tra i quali sarà un giorno annoverato; sia perché ha voluto ridonare pieno diritto di cittadinanza ad una forma liturgica che ha il respiro dei secoli, anzi dei millenni; che ha santificato innumerevoli generazioni; e che ci consente ancor oggi di pregare all’unisono coi padri dei padri, perfino nell’espressione letterale e nei gesti.

Siamo persuasi che tra le finalità del motu proprio Summorum pontificum non vi sia soltanto quella, encomiabile e quanto mai sacrosanta, di creare le condizioni per ritrovare la pace e la piena unità nella Chiesa; vi è altresì un atto di suprema giustizia per chi, com’Ella scrisse nella Sua autobiografia, "rimas(e) sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia". Ma non c’è soltanto quest’ultimo aspetto, che concerne i più anziani di noi: il motu proprio ha reso anche noto a tantissimi cattolici, che perfino ne ignoravano l’esistenza perché perlopiù nati dopo le riforme, l’inestimabile valore di tanta ricchezza liturgica, andata purtroppo perduta o nascosta negli ultimi decenni.

Siamo noi stessi testimoni dell’entusiasmo che si sta rapidamente diffondendo in tante persone, che mai prima d’ora avevano conosciuto la "forma straordinaria" del rito romano, o anche semplicemente il canto gregoriano o l’espressione latina delle preghiere: parliamo per l’esperienza del nostro gruppo, ma anche per le notizie che giungono al nostro sito internet: non solo i gruppi già costituiti da prima del motu proprio, ma anche e soprattutto tantissimi "neofiti", se così dir si può, cercano questo prezioso alimento spirituale che la Santità Vostra ci ha voluto riproporre con intuizione felicissima.

E quel che si legge spesso, ossia che l’antica Messa è fucina di vocazioni, noi lo sperimentiamo davvero e vogliamo testimoniarlo: al Cappellano di questo sito internet hanno scritto, in sei mesi dalla sua esistenza, cinque ragazzi (quasi uno al mese!) chiedendo informazioni per trovare un seminario o un ordine religioso ove la loro sensibilità tradizionale potesse sussistere e non essere osteggiata o mortificata; nelle Marche, la Messa in forma straordinaria che vi si celebra ha già dato, in appena un anno, due vocazioni alla Chiesa.

Infine, riteniamo di cogliere tra le finalità del motu proprio (forse perfino la più importante), il desiderio di diffondere nella Chiesa esempi dell’antica forma liturgica, in modo che rappresentino un paradigma e uno stimolo anche per la S. Messa in forma ordinaria. Di tutto cuore riteniamo che non debba e non possa esservi dissidio o contrapposizione tra i fautori delle due forme della S. Messa: la coesistenza di esse, la libera scelta dei fedeli, il mutuo arricchimento e la felice osmosi arriveranno, come frutti benedetti, a consentire di recuperare anche nella forma ordinaria un po’ di quella sacralità e sobrietà che non raramente s’è persa. Così come, per converso, salutiamo come un elemento positivo la possibilità, consentita facoltativamente dal motu proprio, di proclamare anche nell’antico rito le letture in lingua corrente. In questo modo il motu proprio è volto ad incidere, sia pure in modo indiretto, esemplificativo e senza alcun vincolo o costrizione, come è nello stile propositivo e non impositivo di questo Pontificato, sulla lex orandi dei fedeli che resteranno legati alla forma ordinaria e che sono la stragrande maggioranza.

Tuttavia, e qui è d’uopo passare a più dolenti note, non è ignoto alla Santità Vostra che l’applicazione concreta del motu proprio è da molte parti ostacolata. Non dai fedeli laici, i quali hanno ben compreso che il motu proprio apre una possibilità in più per chi la desidera, senza nulla togliere e nulla imporre. Ma il clero meno giovane, e specie l’episcopato, non è in maggioranza aperto a questo benefico progresso liturgico.

L’intento espresso nel motu proprio, ossia avere Messe in forma straordinaria in parrocchia, laddove vi sia un gruppo che lo richiede, ha trovato applicazione scarsa. Eppure sembrerebbe così normale che nelle grosse parrocchie, ove la domenica si celebrano cinque Messe, ve ne fosse, come ve n’è una per i fanciulli, un’altra cantata, ecc., anche una in forma straordinaria. Invece, per ben che vada, come Le hanno scritto i redattori del benemerito sito liturgico Maranathà, si riesce ad ottenere una cappella o un oratorio, possibilmente isolato, individuato dal Vescovo: con ciò applicandosi più il regime previgente dell’indulto, che la liberalizzazione del Summorum Pontificum.

Ma quella è ancora una situazione privilegiata: la maggior parte delle diocesi non ha nemmeno una Santa Messa in forma straordinaria. Eppure, le domande ci sono, eccome. Un recente sondaggio indipendente commissionato in Francia da Paix Liturgique, ha mostrato che il 34% di coloro che vanno a messa almeno una volta al mese sarebbe felice, potendolo, di partecipare al rito in forma straordinaria nella loro parrocchia. Siamo convinti che la situazione tra i fedeli in Italia (ove non vi sono state "guerre liturgiche" come in Francia) sia ancora più favorevole verso l’antico rito ed è statisticamente impossibile che in una diocesi anche piccola "non vi siano domande", visto che stiamo parlando di almeno un fedele su tre.

Al nostro sito arrivano molte informazioni allarmanti in proposito e quelle coonestate da fonti di stampa sono pubblicate a questo link (http://www.messainlatino.it/pag3_sito.htm). Per nostra esperienza diretta (e dolorosa) possiamo attestare e testimoniare che nella nostra diocesi di Ventimiglia-Sanremo non vi sono attualmente Messe in forma straordinaria: in un primo tempo celebrata presso il convento dei Gesuiti in Sanremo, il cui Superiore, intenzionato a celebrarla ogni domenica, aveva dovuto limitarne la frequenza a una mensile per le pressioni del vescovo, la Messa antica si era tenuta una volta sola con eccezionale affluenza di circa 500 persone. In esito a ciò il viceprovinciale della Compagnia di Gesù, che com’ebbe a dirci agiva su sollecitazione del nostro Vescovo, ha vietato che si continuasse la celebrazione della Messa. Il Superiore che si era dimostrato disponibile con noi, è stato in conseguenza destituito dall'incarico di superiore e, dopo alcuni mesi, addirittura trasferito: e, ci è stato confermato, proprio per quel motivo. Dopo molte difficoltà la Messa era ripresa (sempre solo mensile) presso il Convento dei Cappuccini, grazie al Superiore del convento. Ma anche quest'ultimo, dopo pochi mesi, è stato dapprima sollevato dall'incarico di superiore e poco dopo trasferito altrove. Ancora: un parroco che (terzo tentativo!) volle accogliere il numeroso gruppo stabile sanremese, accettando di trasformare ogni domenica la Messa vespertina ordinaria in forma straordinaria (la Curia aveva infatti vietato la soluzione più semplice, ossia l'aggiunta di una Messa ulteriore), ha dovuto dapprima, per intervento della Curia, limitare la celebrazione in forma straordinaria ad una al mese, e dopo la prima (con chiesa piena!), essa fu soppressa. Ora, dopo le nostre insistenze, pare che il Vescovo abbia di sua iniziativa disposto per una Messa mensile in un santuario in collina...

Per non parlare di fatti anche più gravi: ossia l'emarginazione e lo stigma attribuito, in ambiente ecclesiale, a chi richieda l’applicazione del motu proprio.

Se raccontiamo questo, che può avere interesse circoscritto, è per il valore paradigmatico, esemplare, di quali difficoltà, per non dire angherie, siano riservate ai fedeli legati all’antico rito; abbiamo riferito qui solo quanto a nostra conoscenza diretta, ma il problema è in tutto il mondo (è di questi giorni la lettera del vescovo di Malaga che rigetta la richiesta di un gruppo di fedeli: unavocemalaga.creeblog.com/Primer-blog-b1/Denegada-la-Forma-Extraordinaria-de-la-Misa-en-Malaga-b1-...

E’ per questo che La supplichiamo, Beatissimo Padre, di voler provvedere a tante difficoltà dei fedeli, disponendo affinché la Commissione Ecclesia Dei, la cui riforma appare prossima, possa intervenire risolutivamente in tali casi. Da questo dipende, concretamente, il futuro del motu proprio che con tanta lungimiranza la Santità Vostra ha saputo emanare; e per questo impetriamo il suo intervento, consci anche noi, come Ella ebbe a scrivere, che "la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia"

Nel ribadire i sensi della nostra più alta stima e devozione, imploriamo dalla Santità Vostra l’apostolica benedizione su noi e su tutti i fedeli legati alla tradizione liturgica della S. Chiesa.

Il gruppo stabile di fedeli di Sanremo B. Tomaso Reggio


Paparatzifan
00mercoledì 22 luglio 2009 22:19
Da "Messainlatino.it"...

MARTEDÌ 21 LUGLIO 2009

Clandestini...

Episcopus: “ Non voglio che quello ( …) suoni nella mia Diocesi”

Parochus: “ Ma Eccellenza, che figura ci faccio : l’ho chiamato, assieme al coro, da tempo…”

Episcopus: “ Suvvia mica avrete fatto un contratto …. E’ tutto volontariato…”

Parochus: “ Visto che me lo chiede lei … ma (il maestro NDR) è persona devota”

Episcopus: “ noi Vescovi non lo sopportiamo più per via della Messa in latino… con tutti i guai che ha la Chiesa: i giovani che non vengono a messa, la mancanza di vocazioni… questi vorrebbero la messa come prima del Concilio…”

Parochus: “ Ma è uscito il Motu Proprio….”

Episcopus: “ Sentimi, io queste cose le so bene : quel tipo di Messa è tollerata, per ora. Poi … tutto cambierà… queste cose le so bene…”

***

Conversazione che mi è stata riferita telefonicamente dal dolente Parroco che, per ordine superiore, ha dovuto disdire una mia uscita, in occasione della festa parrocchiale, assieme al Coro. La persecuzione mi letifica !

Oltretutto mi sento spiritualmente in ottima compagnia con un Eminentissimo , Prefetto emerito di Congregazione, che fu invitato, alcuni anni fa, nella mia Regione da un Vescovo per solennizzare una celebrazione diocesana. Poichè il Porporato aveva ancora un giorno, festivo, a disposizione chiese di celebrare la Messa al Rettore di un celebre Santuario che sta in un’altra Diocesi.

Avvisato, come prassi, il Vescovo Diocesano, questi si affannò di intimare al Rettore del Santuario che l’Eminentissimo non fosse ricevuto solennemente, facendolo celebrare nella cripta , senza assistenza del popolo perché in Vaticano “si era compromesso a favore della Messa in latino”.

Naturalmente il bravo Rettore, contentissimo di avere un Cardinale per quella solennità, fece tutto il contrario e la celebrazione, nel rito moderno ed in italiano, fu solenne e assai ben curata!

Il Porporato, in sagrestia, si congratulò, in scriptis, con il Cerimoniere e con i ministranti.

Io ho rivisto diverse altre volte quel Cardinale ma non ho avuto mai il coraggio di rattristarlo raccontandogli questa squallida storia.

Preghiamo per i nostri amatissimi Vescovi perché riscoprano la semplicità di cuore, il gusto del servizio verso tutti coloro che la Provvidenza ha affidato alle loro cure pastorali e l’esercizio della carità che “è il dono più grande che Dio abbia dato agli uomini” (Cfr. Benedetto XVI, enciclica Caritas in veritate)

Virgo Lauretana , ora pro nobis !

Un clandestino liturgico in terra marchigiana


Il minimo che si può dire è... VERGOGNAAAAAAA!!!!!

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Paparatzifan
00giovedì 23 luglio 2009 18:42
Da "Messainlatino.it"...

MERCOLEDÌ 22 LUGLIO 2009

Le manovre di mons. Giuseppe Mani, arcivescovo di Cagliari, per soffocare il motu proprio

L’inviato speciale di Paix Liturgique, associazione francese estremamente benemerita perché si occupa, sul campo, di mettere in contatto, organizzare e incoraggiare i numerosissimi gruppi stabili che si vanno formando in Francia (ispirandoci a loro, qualcosa del genere tentiamo anche noi, nella nostra pagina con l’elenco delle Messe), ci riferisce di una sua visita in Sardegna, arcidiocesi di Cagliari (nella foto l'arcivescovo Mani, 73 anni compiuti...). Ecco il testo nella nostra traduzione.


[..] Quale è stata la mia sorpresa, arrivando da Cagliari, di trovarmi una domenica qualsiasi a Gesico in una piccola parrocchia sperduta in mezzo alle colline. Entro nella chiesa, la messa è appena iniziata; ma non ci sono più posti a sedere, la chiesa è piena, le persone strette sono tutte girate verso il buon Dio che è laggiù, in un tabernacolo di marmo d’un bianco magnifico, sull’unico altar maggiore. Il prete è prosternato per il confiteror, mentre la corale del villaggio si spolmona a cantar l’Introito. I chierichetti si premono nel presbiterio non abbastanza grande.

Alla fine della messa, la gente mi saluta con molta cortesia. Mi presento, mi parlano come se mi conoscessero da sempre. Riferisco la mia meraviglia, ma i più informati mi supplicano con aria triste di pregare molto per il loro parroco... In effetti degli amici di Cagliari me l’hanno confermato, il vescovo minaccia di destituire il parroco di Gesico, perché ha tolto l’altare verso il popolo, perché dice la messa in forma straordinaria obbedendo a Benedetto XVI, e perché ci tiene alle processioni e alle feste popolari tradizionali. Mentre dalla curia di Cagliari piovono direttive ben diverse: basta feste tradizionali, bisogna favorire la festa del formaggio o quella della danza. E soprattutto, basta motu proprio. “Finché ci sarà Benedetto XVI e Canizares non si potrà fare niente che valga”, si dice pubblicamente in vescovado. I disturbatori son da metter da parte, ma senza rumore soprattutto, occorre soffocarli. Tutti i mezzi sono buoni [..] per poter accusare il parroco di scandalo e di creare disordine.

Nella parrocchia vicina, Mandas, il “parroco-duca” don Pasquale Manca è molto simpatico, gioviale, nella sua sottana impeccabilmente romana, molto semplice e ottimo parroco. Durante tre giorni di riposo estivo, il 9, 10 e 11 agosto, organizzerà nella sua parrocchia un perioco di studi e riflessioni sull’insegnamento di Benedetto XVI, scambi sull’applicazione del motu proprio, e naturalmente cerimonie e messe in forma straordinaria. Più di una cinquantina di preti sarano presenti a queste giornate di ristoro spirituale, senza contare i numerosi laici che seguiranno un programma di conferenze altrettando arricchenti. [Invitiamo i fedeli sardi a farci avere il programma dettagliato delle giornate di Mandas]

Nel segno della riconciliazione e della speranza, la Sardegna si copre di buone volontà che ascoltano il messaggio di Benedetto XVI attraverso il motu proprio. Speriamo che le resistenze episcopali non strappino i buoni frutti dell’opera del Papa.

L’esempio delle parrocchie di Mandas e Gesico è caratteristico delle persecuzioni quasi sistematiche che subiscono i preti che decidono liberamente di applicare con generosità il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Certo, se è possibile constatare qua e là qualche miglioramento, resta comunque che nella maggior parte dei casi le nuove celebrazioni tradizionali sono messe in opera direttamente dalla curia episcopale – al modo dell’indulto del 1988 – e restano ‘sotto controllo’ episcopale. Quando i parroci, di loro iniziativa, decidono di applicare il mp del 2007, nella maggior parte dei casi si scatena una vera caccia alle streghe.

La cappa di piombo che pesa sulla liturgia nelle parrocchie non è scomparsa col motu proprio... Non occorre cercare oltre le ragioni per cui pochi preti diocesani hanno deciso di applicare (pubblicamente...) il mp di Benedetto XVI. In effetti in molte diocesi la sola buona volontà di applicare il mp è causa di scandalo per il vescovado... E i preti che desiderano metterlo in opera sono costretti ad esiliarsi dalla loro diocesi, come i padri Blin o Horovitz della diocesi di Parigi, o di tacere e attender giorni migliori come don Bonnet, parroco di Saint-Nom la Bretêche (Versailles).

L’esempio di quelle parrocchie è altresì caratteristico in quanto traduce un vero successo pastorale: chiesa piena, popolazione felice di ritrovare le sue tradizioni popolari, sostegno dei fedeli al parroco, situazione serena. Le difficoltà non sono derivate dall’applicazione del mp in parrocchia, dalla sedicente ostilità della maggioranza dei fedeli, o da non si sa ben quale ‘inopportunità di un ritorno’ a tale liturgia. No, le difficoltà sono create direttamente dal vescovo che non vuole a nessun prezzo che sia applicato un testo papale nella sua diocesi.

Si dirà poi nei saloni episcopali: “non c’è domanda”, “il motu proprio interessa solo un’infima minoranza di fedeli”. Si vede bene, la visione profetica di Benedetto XVI, di fare della parrocchia il quadro normale della celebrazione della forma straordinaria del rito romano è assolutamente combattuta da un buon numero di vescovi. Celebrazioni della messa tradizionale nelle riserve indiane (come teorizza Mons. Aumonier a Versailles, ad esempio) si possono al limite tollerare, se non si può fare altrimenti [e cioè sopprimerle]. Ma la ‘banalizzazione’, il ‘contagio’ nelle parrocchie di una liturgia finora sconosciuta da moltissimi fedeli che amano scoprirla, non si vuole nella maggior parte delle diocesi. A tutti i costi e anche a quello di stroncare esperienze pastorali promettenti, congedare giovani parroci pieni di zelo o chiudere chiese piene. L’ideologia che fa devastazioni da 40 anni non tollera queste applicazioni generose del motu proprio di Benedetto XVI.


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Paparatzifan
00giovedì 30 luglio 2009 21:26
Dal blog di Lella...

Risposte del nuovo segretario dell'Ecclesia Dei

Grazie al blog What Does The Prayer Really Say riportiamo una serie di domande poste da un fedele brasiliano alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei e la relativa risposta del nuovo segretario, mons. Guido Pozzo: a nostra conoscenza, è il suo primo atto 'ufficiale'.
Esaminandolo, se ne possono trarre interessanti vaticinii sul suo modo di reggere l'Ecclesia Dei: dopo le generose 'promesse' del card. Castrillòn Hoyos (tipo: "Il Papa vuole la Messa gregoriana in ogni parrocchia"), l'ora pare essere più alla prudenza e alla misura.
Ma magari anche (come può indicare il fatto stesso di aver risposto analiticamente a questa lettera) ad una certa prontezza d'intervento.
Ecco dunque il testo delle domande, seguito dalla lettera di risposta della Commissione:

1- Dopo l’entrata in vigore del motu proprio “Summorum Pontificum” è necessario il permesso del vescovo diocesano, qualora un sacerdote voglia celebrare la Messa gregoriana?

2- I fedeli devono padroneggiare la lingua latina per poter assistere alla Messa gregoriana? Oppure è sufficiente un sussidio bilingue?

3- Un gruppo piccolo di fedeli (per esempio 8 persone), benché stabile, è insufficiente per la celebrazione della Messa nella forma straordinaria?

4- Il vescovo deve collaborare affinché la richiesta della Messa gregoriana avanzata da un gruppo stabile di fedeli sia esaudita?
5- I fedeli che non fanno parte del gruppo stabile potranno assistere alla Messa gregoriana?

6- È possibile celebrare le nozze nella forma straordinaria del rito romano?

7- Con la pubblicazione del motu proprio “Summorum Pontificum”, Papa Benedetto XVI desidera che la Messa gregoriana sia ampiamente offerta nelle diocesi?

8- Il Santo Padre desidera che l’insegnamento del latino torni a far parte del curriculum dei seminari affinché i futuri sacerdoti possano celebrare la Messa in lingua latina?

9- I vescovi diocesani devono seguire gli orientamenti della Pontificia Commissione circa l’applicazione del motu proprio “Summorum Pontificum” anche qualora il nunzio apostolico in Brasile potesse, ipoteticamente, esprimere un’opinione contraria?

Prot. 97/09

RISPOSTE DI MONS. POZZO

Vaticano , 18 luglio 2009-07-29

Illustrissimo Signore,

relativamente alla Sua lettera del 29 aprile u.s., si risponde, secondo il motu proprio Summorum Pontificum, quanto segue:

1- Il documento pontificio non prevede alcun permesso speciale del vescovo diocesano affinché un prete possa celebrare la Santa Messa nella forma straordinaria (art.2);

2- Ai fedeli non si richiede un’ampia conoscenza della lingua latina, essendo sufficiente l’uso di un messale bilingue o di un foglietto;

3- Il numero di fedeli di un gruppo stabile dipende molto dalle circostanze locali, le quali indicheranno se un prete possa o voglia, tenendo conto del suo dovere pastorale, occuparsi di un gruppo relativamente piccolo;

4- Il vescovo diocesano deve essere in linea con le direttive del documento pontificio (art.5 par.1; e CIC c.392); altro è verificare l’effettiva praticabilità, in accordo con quanto disposto dal motu proprio;

5- I fedeli che non fanno parte del “gruppo stabile”, possono, evidentemente, partecipare alla Messa nella forma straordinaria;

6- I matrimoni secondo la forma straordinaria sono possibili, in accordo col parroco (art.9, par.1);

7- Quanto all’ampia applicazione del documento pontificio in una diocesi, è sufficiente attenersi alle indicazioni contenute nel documento medesimo;

8- Circa l’insegnamento del latino nei seminari, si faccia riferimento al c.249 del Codice di Diritto Canonico in vigore: “Nella Ratio di formazione sacerdotale si stabilisca che gli alunni conoscano accuratamente non solo la lingua del proprio paese, ma abbiano anche una buona conoscenza della lingua latina e inoltre un'adeguata conoscenza delle lingue straniere, nella misura in cui essa risulti necessaria o utile alla loro formazione o all'esercizio del ministero pastorale”.

In tutte le altre questioni si faccia riferimento al documento pontificio, essendo il Santo Padre la suprema autorità della Chiesa, a cui per istituzione divina siamo legati da rispetto, amore e obbedienza.

La prego di accettare i miei sentimenti di viva stima e considerazione nel Signore,

Mons. Guido Pozzo
(Segretario)

da Messainlatino.it

Paparatzifan
00giovedì 6 agosto 2009 22:26
Da "Messainlatino.it"...

GIOVEDÌ 6 AGOSTO 2009

Il tirannico vescovo di Cagliari proibisce il convegno sulla riforma del Santo Padre. Motivazione espressa? NESSUNA.


Giornate Summorum Pontificum di MANDAS 9-11 AGOSTO 2009

COMUNICATO DA PARTE DEL COMITATO ORGANIZZATORE


Si comunica che Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Giuseppe Mani, Arcivescovo di Cagliari, ha "formalmente proibito" [per iscritto] di tenere a Mandas le giornate di studio e di approfondimento sul Motu proprio Summorum Pontificum.

Con dispiacere informiamo che non potremo riflettere sul Magistero pontificio del Santo Padre, sulla bellezza della liturgia e sul miglior modo di far co-abitare le due forme dell'unico rito.

La speranza di noi tutti è che tra non molto tempo possiamo ritrovarci insieme perché Sacerdoti e fedeli abbiano la possibilità di conoscere la Santa Messa nella forma straordinaria, imparando a celebrarla e a parteciparvi fruttuosamente.


IL COMITATO ORGANIZZATORE


Nostro commento: come i feudatari felloni che se ne fottevano sovranamente dell'Imperatore e del Re: questa è la situazione della Chiesa cagliaritana - e non solo. La cosa che maggiormente grida vendetta al cospetto d'Iddio è che questo vescovo senza vergogna non si è peritato nemmeno di trovare una motivazione al suo ukase arbitrario e odioso. Stat pro ratione voluntas: il mero capriccio del Caligola di turno impone la propria insana volontà contro quella dei fedeli e del Santo Padre. Ma certi affronti al buon senso e alla giustizia, prima ancora che al Papa e al Popolo di Dio (le cui iniziative, come questa del convegno, secondo il Concilio dovrebbero essere incoraggiate e promosse: bella coerenza!), non passeranno impuniti. Verrà un giorno, e non tarderà...

Messainlatino.it


Persecuzione religiosa... Che dubbio c'è?
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Paparatzifan
00martedì 11 agosto 2009 18:45
Dal blog di Lella...

VATICANO: ECCLESIA DEI, 2 DVD PER IMPARARE LA MESSA IN LATINO

Un cofanetto di 2 dvd per aiutare preti e comunita' a celebrare la messa in latino: a produrli e metterli in commercio e' direttamente la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, l'organo del Vaticano incaricato di curare i rapporti con i lefebvriani e con i tradizionalisti legati alla ''forma straordinaria'' del rito romano.
I due dvd, come spiega il comunicato stampa promozionale del prodotto, contengono la registrazione di una messa in latino completa, celebrata nel 2003 a Santa Maria Maggiore a Roma, con un'introduzione dell'ex-presidente di Ecclesia Dei, il card. Dario Castrillon Hoyos, e una serie di filmati didattici che spiegano nel dettaglio ''gesti e rubriche'' della messa in latino ''dalla preparatio ad missam al ringraziamento in sagrestia''.
Il video-corso vaticano e' disponbile in quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo e francese) e vuole essere ''il primo concreto contributo della Santa Sede allo sviluppo delle ambizioni papali contenute nel Summorum Pontificum'', con il quale papa Benedetto XVI ha nuovamente liberalizzato la messa in latino, sostituita all'indomani del Concilio Vaticano II con il rito nelle lingue nazionali.
I dvd, che possono essere acquistati direttamente presso Ecclesia Dei, sono stati l'ultimo atto del card Castrillon Hoyos alla guida della Pontificia Commissione, che il mese scorso e' stata portata da papa Ratzinger sotto la giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il prefetto, card. William Levada, a svolgere il compito di presidente.

© Copyright Asca


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Paparatzifan
00sabato 15 agosto 2009 18:41
Dal blog di Lella...

"Il Papa porta ordine nel caos liturgico"

Vi proponiamo la parte conclusiva di un lungo articolo apparso nel blog della corrispondente religiosa del Times di Londra Ruth Glendill, circa una recente pronunzia del nuovo Arcivescovo di Westminster sul motu proprio, del quale riferiremo.
Benché l'intervento che segue sia ripreso da altra fonte (Chris Gillibrand), la cosa più significativa ci sembra essere che concetti come quelli che seguono, estremamente netti (e controvertibili), si facciano strada niente meno che tra le colonne informatiche del prestigioso Times.
[..]

La prossima generazione accoglierà il dono di Papa Benedetto [il motu proprio] senza alcuna riserva psicologica. Le statistiche sono profetiche.

In Germania, la chiesa mainstream [che potremmo tradurre con ‘ordinaria’] che usa la nuova Messa sarà estinta tra vent’anni, dato il quasi lineare declino annuale nel numero di cattolici dal 1945.

Il Concilio Vaticano Secondo ha prodotto i più piccoli di tutti i possibili segni nelle statistiche – tanto il risultato per i tanto vantati frutti del Concilio.
In altri paesi, dove normalmente la Chiesa cattolica era andata di successo in successo negli anni del dopoguerra, la Chiesa mainstream che sta calando sarà alla pari con i gruppi tradizionali che stanno crescendo in circa 15 anni.
Questioni sulla validità della nuova Messa diverranno irrilevanti – la nuova Messa sarà, a quel punto, marginalizzata e sempre meno necessaria alla vita della Chiesa.
La rinascita della Chiesa richiederà molto di più della Messa in latino, che però è il più grande di tutti i possibili punti di inizio.
Tra l’altro la catechesi migliorata, l’educazione cattolica rinnovata e il ristabilimento della legge naturale come centro della morale cattolica saranno tutti elementi ulteriori necessari.
La morte del progetto liberale cattolico, per cui The Tablet ha combattuto per così tanti anni, era annunziato immediatamente sotto il suo articolo inerente la Messa in latino, con la legislazione sponsorizzata dall’Unione Europea che cerca la sottomissione della coscienza cattolica allo Stato.
Tutta quell’apertura non ha portato precisamente a niente, a parte la prospettiva di persecuzione o di conformismo. La Messa in latino porta la prospettiva forse pure di persecuzione, ma anche di gloria, e la maggior gloria che è ancora da rivelare. Il Papa, l’Arcivescovo Nichols e la Latin Mass Society comprendono i segni premonitori.

dal blog Messainlatino.it


Paparatzifan
00domenica 16 agosto 2009 17:50
Dal blog di Lella...

PAPA: MOTU PROPRIO, PRIMATE INGLESE INCORAGGIA CELEBRAZIONI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 ago.

''Papa Benedetto ha dato un ulteriore e delicato compito a sacerdoti e vescovi: di provvedere la forma straordinaria della Messa in risposta ai bisogni genuini descritti nel motu proprio''. Lo afferma mons. Vincent Nichols, nuovo arcivescovo di Westminster e primate cattolico d'Inghilterra, che ha voluto schierarsi apertamente con il Papa dopo le contestazioni da lui subite a causa del motu proprio ''Summorum Pontificum'' che autorizza le celebrazioni con il messale latino di San Pio V. In un messaggio pubblicato come prefazione a un opuscolo che verra' distribuito ai sacerdoti partecipanti al Corso residenziale di addestramento, organizzato dalla ''Latin Mass Society of England and Wales'' per i giorni 24-28 agosto prossimi congiuntamente all'Arcidiocesi di Westminster, il presule saluta ''con favore'' l'iniziativa ricordando che ''sia nell'insegnamento che nel diritto della Chiesa e' il vescovo che ha la responsabilita' della promozione e della vigilanza sulla Liturgia'', ma al contempo ha bisogno dell'aiuto dei sacerdoti disponibili a celebrare con l'antico messale per ''rispondere a questo compito, perseverando nello sforzo di difendere e alimentare l’unita' della Chiesa''.
''Nel motu proprio 'Summorum Pontificum' - ricorda mons. Nichols - Papa Benedetto ha permesso l'uso della forma della Messa del 1962, in casi chiaramente definiti. E cio' facendo egli ha insistito che esiste un solo rito della Messa nella Chiesa Latina''.
Secondo il primate cattolico d'Inghilterra, ''questo chiarisce che la forma ordinaria della Messa e quella straordinaria sono a servizio di un unico e medesimo rito. Entrambe, percio', trovano spazio in questa Scuola Estiva, e i partecipanti celebreranno volentieri la messa in ciascuna di queste forme''.
Dunque, spiega mons. Nichols, va respinta ''l'idea che la forma ordinaria della Messa, in se stessa, sia in qualche modo carente. In verita' - aggiunge - quanti possiedono una simile idea non rientrano nella generosa disposizione del 'Summorum Pontificum' e si stanno inesorabilmente allontanando dalla Chiesa.
La messa - infatti - e' fonte ed espressione dell'unita' della Chiesa che deriva da Cristo'' e ''non consiste in un'uniformita' di uso o preferenza personale''.
Per il nuovo primate cattolico d'Inghilterra, ''in verita', certe questioni dovrebbero avere una parte assolutamente secondaria nella nostra liturgia, in particolare nel ministero del sacerdote. Cio' che noi sacerdoti dobbiamo provvedere, come elemento-chiave del nostro ministero, e' - raccomanda l'arcivescovo di Westminster - la Liturgia della Chiesa. Un principio dimostrato di buona liturgia, quale e' quello della 'partecipazione attiva' di tutti i partecipanti alla Messa, sia nella Liturgia della parola che in quella eucaristica, si applica a qualsiasi forma della messa si usi.
Tale principio - conclude - richiede attenta considerazione e applicazione da parte di ogni celebrante e di chiunque aiuti nella preparazione della liturgia e spero che gli sia dato sufficiente spazio in questa Scuola Estiva''.
La corrispondente religiosa del Times di Londra Ruth Glendill, commentando favorevolmente sul suo blog questo messaggio del nuovo arcivescovo di Westminster, si spinge fino a prevedere che ''la prossima generazione accogliera' il dono di Papa Benedetto (cioe' iil motu proprio) senza alcuna riserva psicologica'' e cita alcune statistiche per le quali in alcuni Paesi europei ''sta calando'' il numero di fedeli che partecipano alle liturgie con il nuovo messale post-conciliare ed e' prevedibile che ''in circa 15 anni sara' alla pari con i gruppi tradizionali che stanno crescendo''.
Secondo la giornalista inglese, ''la rinascita della Chiesa richiedera' molto di piu' della messa in latino, essa pero' e' il piu' grande di tutti i possibili punti di inizio''.
E di questo processo che si e' ormai innescato ''il Papa, l'arcivescovo Nichols e la 'Latin Mass Society' comprendono i segni premonitori''.

© Copyright (AGI)


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Paparatzifan
00domenica 16 agosto 2009 18:01
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