I libri che parlano di lui...

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2, 3, 4
Paparatzifan
00domenica 25 gennaio 2009 14:51
Paparatzifan
00domenica 25 gennaio 2009 14:55
Dalla libreria on-line ibs.it

Benedetto XVI e le sue radici. Ciò che ha segnato la sua vita e la sua fede

Autore Läpple Alfred
Prezzo € 25,00

Dati 2009, 175 p.
Editore Marcianum Press



In sintesi
«Qui tento di descrivere e di documentare da quali radici si siano sviluppati la sua vita e il suo pensiero, la sua fede e la sua preghiera, cioè di abbozzare un ritratto della sua biografia e teologia che hanno ricevuto impronte decisive in quei primi tempi. Questi testi sono stati scritti e vogliono essere letti partendo da quest'obbligo del cuore, o meglio dal grato impulso del cuore».(Dalla prefazione). Tali unici ricordi di vita rendono accessibili le radici teologiche e filosofiche dell'attuale papa, portano alla luce molti dettagli finora ignoti della sua vita. Il libro è ricco di fotografie e oltre ad ampie citazioni da articoli apparsi su periodici tedeschi e finora inediti in italiano.


Sihaya.b16247
00sabato 21 febbraio 2009 15:45
D Amazon Germania




Sihaya.b16247
00sabato 21 febbraio 2009 15:47
Da Amazon Germania
Bella copertina... [SM=g9503]




Paparatzifan
00sabato 21 febbraio 2009 16:34
Re: D Amazon Germania

Sihaya.b16247, 21/02/2009 15.45:








[SM=g9503] [SM=g7941] [SM=g9554] [SM=g9554] [SM=g9554] [SM=g9554] [SM=g9554] [SM=g9554] [SM=g9554] [SM=g9554] [SM=g9554]

Benedicta1983XVI
00mercoledì 4 marzo 2009 20:26
Oltre a B16!
Un avviso per chi vuol bene anche a Giovanni Paolo I:
nella libreria Paolina della mia città ho trovato un libero con questo titolo:
GIOVANNNI PAOLO I UN PENSIERO AL GIORNO! [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434]
Mi è sembrato piuttosto carino


inoltre ho trovatoa anche una Via Crucis che potrebbe piacere anche a B16: con commenti niente meno che di Sant' Agostino oltre a quella del cardinale di Honk Kong dell' altr'anno al Colosseo con le stazioni illustrate in stile cinese! [SM=g8461] [SM=g8461] [SM=g8431] [SM=g8431] [SM=g8431]
Paparatzifan
00mercoledì 4 marzo 2009 21:23
Re: Oltre a B16!

Benedicta1983XVI, 04/03/2009 20.26:

Un avviso per chi vuol bene anche a Giovanni Paolo I:
nella libreria Paolina della mia città ho trovato un libero con questo titolo:
GIOVANNNI PAOLO I UN PENSIERO AL GIORNO! [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434]
Mi è sembrato piuttosto carino




Sì, questo libro ce l'ho. [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841] [SM=g7841]



Paparatzifan
00lunedì 13 aprile 2009 19:04
Dal blog di Lella...

MAX e BENEDETTO

Un passero solitario racconta la giornata del Papa



Esce per il compleanno di Benedetto XVI una nuova storia di Jeanne Perego

illustrata da Donata Dal Molin Casagrande

Edizioni Messaggero Padova

Prefazione di monsignor Damiano Marzotto, Officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede Postfazione di Fulvio Fraticelli, direttore scientifico Fondazione Bioparco di Roma
Pagine 56
€ 12,00

Quando la gente passa nella piazza, davanti alla Basilica di San Pietro, guarda in alto e vede sopra il colonnato che circonda la piazza un grande palazzo, con due finestre illuminate fino a tardi. Allora dice: «Là abita il Papa; le finestre sono illuminate; il Papa sta lavorando». Ma che lavoro fa il Papa?

Dalla prefazione di don Damiano Marzotto

Dopo il grande successo di Joseph & Chico. Un gatto racconta la vita di Papa Benedetto XVI, la scrittrice Jeanne Perego in questo nuovo libro, in uscita proprio il 16 aprile, compleanno di Benedetto XVI, racconta quale sia il lavoro del Papa. E a spiegare quali e quante cose egli faccia ogni giorno dal suo studio in Vaticano, le cui finestre appunto si vedono da Piazza San Pietro illuminate sino a tardi, è un piccolo passero solitario che nelle prime pagine del libro si presenta subito: «Io sono Max, sono un passero solitario, un uccellino blu che ama vivere dove non fa troppo freddo!».
Max ha scelto il suo nome proprio perché dimora sulle cupole della Basilica di San Pietro sul cui frontone c’è scritto PONT. MAX. «Max è un nome forte, veloce. Come un colpo d’ali ben assestato».
Dal suo punto di osservazione privilegiato Max vede e racconta di come si divertisse a osservare Joseph Ratzinger quando non era ancora diventato Papa. Lo osserva oggi mentre, diventato Papa, lavora sin dall’alba, quando inizia la sua giornata: sulla sua scrivania, «passa la vita della Chiesa cattolica in ogni angolo del mondo».
Un racconto fresco nel quale sono riportati anche alcuni dei punti fondamentali del pensiero di Benedetto XVI, ricco di spunti per descrivere ai più piccoli, ma non solo a loro, la lunga e
impegnativa giornata del Papa attraverso il canto, curioso e ciarliero, di questo piccolo passero, scelto non a caso. «È un vero uccello romano - scrive nella postfazione Fulvio Fraticelli -. Una specie che ha scelto le antiche mura di Roma e dello Stato Vaticano come sua dimora. Una specie che dall’alto dei tetti ha visto i fasti della Roma imperiale, le invasioni dei barbari, le carestie e le pestilenze, la pace e le guerre e che ha visto costruire dagli uomini l’immensa cupola di San Pietro».
Jeanne Perego, giornalista e scrittrice, vive tra l'Italia e la Baviera. Dopo il grande successo del libro Joseph e Chico. Un gatto racconta la vita di papa Benedetto XVI – decine di migliaia di copie vendute in 14 paesi del mondo – prosegue idealmente la biografia di Papa Ratzinger.
Amante della natura e degli animali, Jeanne Perego ha scelto di osservare il Vaticano proprio da questo insolito punto di vista, documentandosi con esperti e con “ispezioni” in prima persona.
Donata Dal Molin Casagrande dopo oltre vent'anni di insegnamento di educazione artistica, si è dedicata all'illustrazione per bambini ed ha pubblicato numerosi libri con tutte le più importanti case editrici italiane. Ha illustrato anche il precedente volume di Jeanne Perego.

Per visionare la Scheda ISBN cliccare su:

www.edizionimessaggero.it/ita/catalogo/scheda.asp?ISBN=978-88-25...


Paparatzifan
00martedì 14 aprile 2009 21:44
Dal blog di Lella...

Cultura e Spettacoli

Max vola con il Papa

Un libro comasco

Jeanne Perego, già autrice del best seller mondiale "Joseph e Chico", sul gatto di Benedetto XVI, racconta la giornata del Pontefice attraverso lo sguardo di un passero solitario dei Giardini vaticani.

di Barbara Faverio

«Aspetti che mi sposto in un punto della casa dove non si sentono i cani e la cascata». L’amore di Jeanne Perego per la natura e gli animali è il suo biglietto da visita fin dalle prime battute al telefono. Dalla sua casa in Baviera («sul confine di una riserva naturale») la scrittrice che per tanti anni ha vissuto a Carimate - ha studiato a Como al liceo Volta - racconta il suo nuovo libro - per bambini, ma non solo - dedicato a Joseph Ratzinger. I primi due, "Joseph e Chico. Un gatto racconta la vita di Papa Benedetto XVI" (Edizioni Messaggero, 444 pag., 12 euro) e "La Baviera di Joseph Ratzinger" (Fbe, 152 pag., 14 euro) sono stati altrettanti casi editoriali. Il nuovo lavoro, "Max e Benedetto. Un passero solitario racconta la giornata del Papa" (Edizioni Messaggero, 56 pag., 12 euro, illustrazioni di Donata Dal Molin Casagrande) ricalca la fortunata formula di "Chico", e affida a un piccolo pennuto l’incarico di raccontare ai lettori le fatiche quotidiane del Papa.

Signora Perego, perché un altro libro su Ratzinger?

Trovo affascinante la figura del Papa e quindi volevo continuare a raccontarla. Ma non c’è un progetto: questo libro è nato per caso il 14 novembre 2007, quando ho portato il primo libro a Benedetto XVI nel corso di un’udienza in piazza San Pietro. Faceva freddo e pioveva, ho pensato che mio padre aveva la stessa età del pontefice e mi sono chiesta cosa avrebbe significato vederlo in mezzo a quella folla enorme, sotto la pioggia, al freddo. Ho pensato: come dev’essere faticoso fare il Papa, intendo fisicamente faticoso e non solo intellettualmente, chissà quanti bambini sanno cosa significare davvero fare il Papa, quali impegni quotidiani comporta.

Perché questa scelta di continuare a parlare del Papa attraverso gli animali?

Adoro il mondo degli animali e della natura, trovo, da credente, che siano un dono meraviglioso di Dio. Ieri ho perso mezz’ora a guardare un bruco peloso che camminava. Quel giorno, in piazza San Pietro, sulla testa di Benedetto XVI volavano due gabbiani bellissimi, e ho pensato: ecco, loro vedono tutto quello che fa il Pontefice. Da lì è nata l’idea di un uccello che raccontasse la sua giornata lavorativa, anche se, come spiego nel libro, il Papa ha solo giornate lavorative, perché anche quando è in vacanza lavora.

L’uccellino Max è una sua invenzione o, come il gatto Chico, esiste davvero?

Volevo fare un libro scientificamente corretto, proprio per il mio amore per la natura. Mi sono informata e ho individuato due ornitologi, Giacomo Dell’Omo, specialista in gheppi, e Fulvio Fraticelli, direttore del Bioparco di Roma: un incontro folgorante, una persona che trasforma la vita di quelli con cui parla, perché fa venir la voglia di camminare non più guardando davanti, ma in alto. Insieme abbiamo osservato i pennuti dei Giardini vaticani e abbiamo scelto il passero solitario, che a dispetto del nome è un tordo, un uccello tipico delle aree mediterranee e calde che ama molto stare da solo e ha un canto meraviglioso, che è impossibile non fermarsi ad ascoltare. Mi è piaciuta l’idea della similitudine con questo pontefice che ha tanta capacità di farsi ascoltare.

Il Papa ha letto il suo libro? Ha avuto modo di confrontarsi personalmente con lui?

Non ho mai incontrato personalmente Benedetto XVI, e poi sono talmente timida... tutte le volte che mi sono trovata al suo cospetto ho provato una tale emozione. Ho fatto avere il libro a monsignor Georg Gaenswein, il segretario del Papa, perché mi sembrava un gesto doveroso. Non so se il Papa l’abbia visto, ma padre Georg mi ha scritto: «Gli piacerà tantissimo».

A proposito di padre Georg, era sua l’introduzione a «Joseph e Chico». A chi ha affidato la presentazione del nuovo volume?

A don Damiano Marzotto, il capo ufficio della Congregazione per la dottrina della fede. Ha lavorato per 25 anni gomito a gomito con l’allora cardinale Ratzinger, ed è un testimone del suo modo di lavorare. La postfazione invece è di Fulvio Fraticelli, che ha certificato la correttezza scientifica del mio lavoro.

Come si è documentata sulla vita quotidiana del Papa?

Rispetto al primo libro, questo è stato un lavoro più complesso: chiunque può scrivere una biografia, basta procurarsi le informazioni. Ma in questo caso non c’era una traccia, per fare una fotografia delle giornate di lavoro di Benedetto XVI ho analizzato gli atti della Santa Sede e l’archivio del Centro televisivo vaticano. Ho visto tanti filmati non montati delle giornate di lavoro e di vacanza del Papa e attraverso una ricostruzione cronologica sono riuscita a definire un intreccio della sua giornata-tipo.

Cosa aggiunge questo libro al precedente?

Lo attualizza. Il primo raccontava la vita di Joseph Ratzinger fino all’elezione, questo racconta il suo lavoro come Papa. Ho inserito anche qualche pensiero fondamentale del Pontefice. E affronto una questione che mi sta a cuore: il continuo raffronto tra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. Max spiega la cosa a modo suo: quando i visitatori salgono sulla cupola, dice, sento questo continuo confronto, che è una cosa stupida, perché riguarda due persone tanto straordinarie quanto differenti; è come se paragonassero me a un airone cenerino: io non so volare alto e planare con eleganza come un airone, ma quando canto la gente si ferma ad ascoltarmi.

E il prossimo libro? Sarà ancora su Papa Ratzinger?

C’è in cantiere un piccolo racconto di satira civile per bambini, un fotografia della nostra società. Quanto al Papa, non so, per il momento non ho in mente nulla.

© Copyright La Provincia di Como, 9 aprile 2009


+PetaloNero+
00giovedì 7 maggio 2009 02:08
Raccolta di scritti di Joseph Ratzinger sulla verità interiore
E' uscito in libreria “Elogio della coscienza”



ROMA, mercoledì, 6 maggio 2009 (ZENIT.org).- “Elogio della coscienza” è il titolo del libro che raccoglie gli scritti del Cardinale Joseph Ratzinger sulla verità interiore. Il testo è stato appena pubblicato dalle Edizioni Cantagalli e comprende scritti che vanno dal 1990 al 2000 in cui il futuro Papa sottolinea la centralità del ruolo della coscienza.

La questione della coscienza è diventata centrale nel dibattito contemporaneo, in quello teologico ma anche in quello laico. Nel testo, il Cardinale Ratzinger si sofferma su un aspetto fondamentale della questione, quello della libertà di coscienza, sottolineando come la libera coscienza interiore non sia in sé in contraddizione con l'autorità.

“L'identificazione della coscienza con la consapevolezza superficiale, la riduzione dell'uomo alla sua soggettività non libera affatto, ma rende schiavo – osserva –; essa ci rende totalmente dipendenti dalle opinioni dominanti ed abbassa anche il livello di queste ultime giorno dopo giorno”.

“Chi fa coincidere la coscienza con convinzioni superficiali, la identifica con una sicurezza pseudo-razionale, intessuta di autogiustificazione, conformismo e pigrizia”.


Se manca quindi la capacità di riconoscere il nesso esistente tra verità, coscienza e dignità umana, l'uomo si distrugge da solo.

In quest'illusione di libertà effimera, ci si consegna alla dittatura del relativismo e del totalitarismo conformistico, per i quali non serve approfondire o comprendere le ragioni, ma basta seguire la moda e l'opinione comune.

Joseph Ratzinger/Benedetto XVI mostra che oggi come non mai la democrazia è a rischio, in un mondo che sta cancellando la coscienza interiore profonda in grado di compiere un'“anamnesi”, cioè di riconoscere ciò che è bene da ciò che è male.


“Se non si reagisce, l'ammutolirsi della coscienza porta alla disumanizzazione del mondo e ad un pericolo mortale”, avverte l'autore.


Allo stesso modo, sottolinea come essere del tutto convinti delle proprie opinioni o adattarsi a quelle della maggioranza possa far prendere pericolosi abbagli. Se tutto ciò che si fa in coscienza fosse per questo corretto, allora “persino i membri delle SS naziste sarebbero giustificati e dovremmo cercarli in paradiso. Essi infatti portarono a compimento le loro atrocità con fanatica convinzione ed anche con un'assoluta certezza di coscienza”.


Secondo Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, “un uomo di coscienza è uno che non compra mai, a prezzo della rinuncia alla verità, l'andar d'accordo, il benessere, il successo, la considerazione sociale e l'approvazione da parte dell'opinione dominante”.


Commentando il testo ai microfoni della “Radio Vaticana”, il filosofo Vittorio Possenti ha affermato che “la coscienza morale è una coscienza offuscata, che ha bisogno costantemente di confrontarsi con la luce della verità. Non può essere perciò il criterio ultimo ed unico di giudizio la sola coscienza, questa deve confrontarsi con la questione della verità”.

Il tema, ha constatato, apre oggi “nuovi interrogativi, perché, in una parte consistente del pensiero della cultura contemporanea risalta invece una posizione in cui si ritiene che la verità non possa essere raggiunta”.


Possenti ha aggiunto che “la volontà gioca un ruolo maggiore rispetto al ruolo che può essere giocato dall’intelletto”. Per questo motivo, “educarci ad ascoltare questa voce interiore significa purificare il desiderio ed educare la volontà, non cancellare il senso della responsabilità dell’atto morale e non cancellare il senso della colpa”.

“Il senso di colpa quando è ben radicato e fondato non è qualcosa di patologico: significa che l’uomo ha consapevolezza della sua responsabilità morale, del principio primo di ogni esistenza etica, cioè il principio di fare il bene ed evitare il male”.

Il Cardinale Ratzinger sostiene inoltre il primato della coscienza su quello del papato, posizione “coerente con il pensiero di Benedetto XVI, come è coerente con l’intera tradizione della dottrina della Chiesa, dell’insegnamento della Chiesa”, “perché il Papa è servitore della legge morale”.

“Il Papa è al servizio della crescita della coscienza morale, non può essere al servizio del far tacere la coscienza morale”, ha concluso.
Paparatzifan
00lunedì 18 maggio 2009 22:51
Dal blog di Lella...

Ma che lavoro fa il Papa?

di Marcello Filotei

"Sto proprio come un Papa", è un antico detto romano. Viene usato per indicare una vita agiata, fatta di lusso e ozio. Niente di più sbagliato, la giornata del Pontefice è un rincorrersi di impegni, dall'alba alla notte. Ma che lavoro fa il Papa?
Ce lo spiega un piccolo passero, solitario per scelta, in Max e Benedetto, un libro per bambini scritto da Jeanne Perego e illustrato da Donata Dal Molin Casagrande (Padova, Edizioni Messaggero, 2009, pagine 52, euro 12) presentato domenica 17 alla Fiera del libro di Torino.
La scelta - spiega Fulvio Fraticelli nella postfazione - è caduta "su un vero uccello romano.
Una specie che dall'alto dei tetti ha visto i fasti della Roma imperiale, le invasioni dei barbari, le carestie e le pestilenze, la pace e le guerre e che ha visto costruire dagli uomini l'immensa cupola di San Pietro".
Sì perché un romano, per definizione ha già visto tutto. Per questo non si stupisce di nulla, per questo può passare davanti al Colosseo senza guardarlo, per questo può addirittura arrivare a pensare che il primo inquilino del Vaticano passi la giornata a oziare. È utile e divertente quindi seguire le evoluzioni del pennuto Max, che ha scelto di fare il nido in una nicchia della basilica di San Pietro, da dove parte ogni giorno.
Anche il nome l'ha scelto svolazzando da quelle parti.
"Un giorno mi è caduto l'occhio sulle scritte che si trovano qua e là dove ho deciso di vivere: la cupola della Basilica di San Pietro, un'enorme costruzione a forma di budino che lascio solo per andare a caccia di qualcosa di buono da mettere nel becco, o per vedere cosa succede in giro. Mi sono accorto che in quasi tutte le scritte c'erano le stesse due parole: pont. max. Dovevano essere due parole importanti, visto che erano messe dappertutto. "Pont. Max, Pont. Max" ho ripetuto più volte. Pont non faceva per me, ma Max sì".
E Max sia, dunque. "un nome forte, veloce. Come un colpo d'ali ben assestato", come quello che serve per planare sul davanzale della finestra dell'ufficio del Papa, per avere una prospettiva privilegiata su una scrivania sulla quale passa "la vita della Chiesa cattolica in ogni angolo del mondo". Un ufficio che comincia a vivere presto, con la luce accesa sulle carte da firmare con la penna stilografica, i discorsi da riguardare, la lista degli appuntamenti che sembra non finire mai. Ma ogni cosa è fatta con calma, perché lui "detesta la fretta" e soprattutto si muove sempre con accanto "i suoi amici più cari: tantissimi libri che consulta quando ha un dubbio".
Poi arrivano le udienze private, concesse a ospiti spesso nervosi "c'è chi si aggiusta la cravatta, chi si tocca i capelli, chi si sistema per bene la croce che porta sul petto, chi si dondola sui piedi, chi si guarda le scarpe per vedere se sono ben lucide, chi prova sottovoce le parole che pensa di pronunciare". E poi un pranzo leggero, due passi per rilassarsi e di nuovo al lavoro. La prima pausa vera è verso la metà del pomeriggio, con una passeggiata nei giardini vaticani, ma dura poco e poi di nuovo alla scrivania, spesso per scrivere.
Ma ci sono anche altre occupazioni e una è la musica, "la sua grande passione. Ogni volta che può si gode un bel concerto, ma non ha molto tempo libero per farlo". Un'attività intensa, insomma, affrontata anche con ironia perché "non è il tipo di persona che racconta una barzelletta dopo l'altra, ma sa vedere gli aspetti divertenti della vita".
Insomma niente a che vedere con l'idea di un uomo che si gode le giornate oziando.
Ma del resto ci sarà un motivo per cui subito dopo l'elezione il Papa viene condotto dalla Cappella Sistina alla Stanza delle lacrime e lasciato solo a meditare.

(©L'Osservatore Romano - 17 Maggio 2009)


Paparatzifan
00giovedì 2 luglio 2009 22:03
Dal blog di Lella...

Il Borgo, il quartiere dei gatti di Ratzinger



Curioso libro di Paolo Mosca su storie e personaggi del rione medievale addossato al Vaticano

Maria Pia Forte

Alla «grattachecca» di Maria Moscaroli non ha resistito nemmeno Madre Teresa, che con le sue suore si è gustata, al chiosco in via di Porta Cavalleggeri, un bicchierone di ghiaccio tritato innaffiato di sciroppo al cocco. E nella tintoria di Borgo Pio le guardie svizzere fanno lavare le loro festose divise disegnate da Michelangelo.
Anche le suore che lavorano in Vaticano o nella Casa del clero arrivano nella «Tintoria Borgo» cariche di abiti di preti, vescovi, cardinali e persino del Papa; alcuni cardinali, invece, vengono di persona e si fermano a fare due chiacchiere coi proprietari: faceva così Tarcisio Bertone prima di diventare segretario di Stato. «Questo è il centro della cristianità», dice con orgoglio il signor Stefano, che descrive il piacere che prova quando gli danno da rinfrescare gli indumenti di pontefici di due o tre secoli fa; e ogni volta che va in Vaticano per fare i conti gli pare di respirare «un po' d'aria di paradiso».
Borgo, l'antica Città Leonina, è un rione di Roma tutto speciale. Addossato al «Passetto», il corridoio coperto che da un millennio collega il Vaticano a Castel Sant'Angelo, è ciò che resta della «Spina di Borgo» in gran parte demolita negli anni Trenta per far posto a via della Conciliazione. Questo sopravvissuto villaggio medievale che adegua il suo battito cardiaco a quello del Vaticano ha ispirato allo scrittore Paolo Mosca l'insolito e sorridente volume Il ciabattino del Papa e altre storie. I piccoli miracoli di piazza San Pietro (Edizioni San Paolo, 318 pagine, 17 euro).
Per Borgo passano frotte di persone dirette a San Pietro e ai Musei Vaticani, ma nessuno sospetta che ospiti una umanità unica al mondo. Per questo Paolo Mosca ha voluto parlarne: «A forza di percorrere i suoi vicoli andando all'Angelus del Papa la domenica - mi dice - mi è venuta voglia di scoprire chi fossero le persone che ci vivono e che cosa provino a vivere tanto vicini al Santo Padre».

Com'è riuscito, secondo lei, quest'angolo di Roma a non perdere la sua genuinità, a differenza di quanto è accaduto a quasi tutti i centri storici delle maggiori città?

«La fedeltà e la semplicità di sacerdoti, suore e persino alti prelati che ancora preferiscono servirsi nei negozi vicini a casa sono stati fondamentali per la sopravvivenza di artigiani e commercianti di Borgo, mentre in altre zone del centro di Roma piccole botteghe e laboratori sono stati sostituiti da bar, pub, ristorantini o boutique di moda».

Si può dire che Borgo sia anello di congiunzione tra lo Stato del Vaticano e il resto di Roma, anzi del globo intero?

«Sì, anche se è un anello di congiunzione estremamente discreto. Nelle mie chiacchierate con i "borghiciani" ho sempre trovato tanto pudore nel raccontare gli episodi legati agli abitanti di Città del Vaticano. Quasi un atteggiamento di protezione».

Come vedono queste persone i pontefici, di cui seguono da vicino, giorno dopo giorno, le vicende?

«Li considerano un po' i loro padri. A papa Benedetto XVI, poi, che prima di salire al soglio pontificio è stato per molti anni "uno di loro" in quanto abitante di Borgo, vogliono molto bene.
Lo ammirano per la discrezione e il rispetto con cui si è sempre comportato. Su di lui hanno centinaia di aneddoti da raccontare, come il fabbro di via del Falco che incrociandolo ogni mattina alle 8,30 in punto sotto l'obelisco di piazza San Pietro ne riceveva un sorriso; o come il proprietario della "Cantina Tirolese", a cento metri dal portone vaticano di Sant'Anna, che ricorda come per venticinque anni il vescovo, poi arcivescovo e quindi cardinale Ratzinger si sia seduto almeno una volta alla settimana al tavolo 4 del suo locale, dove si servono ottimi gulasch e zuppe di verze e cipolla. O l'orologiaio di Borgo Pio, che fin da ragazzo ha lavorato per i pontefici e che il giorno dopo l'elezione di Ratzinger ha dovuto sostituire il cinturino nero del suo orologio con uno bianco. Mentre Francesca, nel suo emporio per gli animali a via Porta Castello, è fiera di aver nutrito con i suoi mangimi anche i cinque gatti del cardinale Ratzinger...».

© Copyright Eco di Bergamo, 30 giugno 2009


Paparatzifan
00martedì 22 settembre 2009 23:27
Dal blog di Lella...

Da Benedetto XV a Benedetto XVI

Intervista a Mariano Fazio, autore di un libro sui due Papi

di Miriam Diez i Bosch

ROMA, martedì, 22 settembre 2009 (ZENIT.org).

Mariano Fazio (Buenos Aires, 1960), storico e filosofo, ha di recente pubblicato il libro “Da Benedetto XV a Benedetto XVI”, edito in Spagna da Rialp (www.rialp.com).
Fazio, che attualmente vive in Argentina, sottolinea che Benedetto XV e Benedetto XVI sono due Papi “che si trovano a governare la Chiesa in momenti di crisi” ed evidenzia, in questa intervista rilasciata a ZENIT, i parallelismi tra i due pontificati.

Lo storico fa anche riferimento alla “sana laicità”, un concetto caro a Benedetto XVI.

Mariano Fazio è sacerdote e docente di Storia delle dottrine politiche, presso la Facoltà di Comunicazione sociale istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. È stato il primo decano di questa Facoltà e Rettore magnifico della stessa Università.

Tra Benedetto XV e Benedetto XVI vi sono altre differenze oltre a un numero in più? Quali sono le similitudini tra questi due pontificati?

Fazio: I due Papi si trovano a governare la Chiesa in momenti di crisi. Benedetto XV deve guidarla attraverso la tormenta della prima Guerra Mondiale: l’ottimismo della fine del secolo finiva (la cosiddetta Belle Époque) e iniziava la crisi della cultura della modernità.
È interessante notare come Benedetto XV si sforzi di incentrare tutto il suo magistero sulla carità cristiana e faccia di tutto per tamponare le ferite del conflitto bellico. In generale, è stato un Papa poco compreso, ma adesso si sta riabilitando il suo pontificato.
Anche Benedetto XVI si confronta con un momento di cambiamento culturale (anche se credo che ci troviamo nella stessa crisi culturale che si era manifestata con la Prima guerra mondiale) e come Benedetto XV pone il primato nella carità. Non dimentichiamo che la sua prima enciclica è Deus caritas est.
E di fronte alle ferite spirituali che provoca la dittatura del relativismo, Benedetto XVI propone un’apertura alla verità, ampliando la fiducia nella ragione umana.

Come percepisce Benedetto XVI il processo di secolarizzazione?

Fazio: Il Papa proviene dalla cultura europea e in particolare dell’Europa centrale, forse l’area più secolarizzata al mondo.
Per questo, nei suoi scritti precedenti alla elezione come successore di Pietro, si è incentrato nell’analisi di una situazione culturale segnata dall’assenza di Dio e dalla rottura antropologica che porta con sé la chiusura di fronte alla Trascendenza.
A mio avviso, attualmente il Papa ha una visione più diversificata del mondo contemporaneo, e nei suoi viaggi al di fuori dell’area europea ha trovato un’apertura alla trascendenza molto diversa da quella delle società europee anchilosate.
La seconda enciclica è sulla speranza, e in tutto il magistero benedettino aleggia questa virtù, che forse non era così presente nei suoi scritti precedenti il suo pontificato.
Il Papa avverte che negli Stati Uniti, in America latina, in Africa e in altri Paesi, si scorgono segnali evidenti dell’influenza della secolarizzazione come negazione dell’orizzonte trascendente, ma allo stesso tempo egli promuove la positività di tanti elementi presenti in queste aree che manifestano l’azione di Dio nella storia.
Benedetto XVI sta cercando di fare tutto il possibile da parte sua per restituire alla cultura europea le energie spirituali che la resero così grande e feconda nei secoli passati.

In cosa consiste la “sana laicità” che il Papa difende?

Fazio: Benedetto XVI, in piena continuità con i suoi predecessori, si presenta al mondo come araldo della verità sull’uomo.
La sua difesa della dignità della persona e la conseguente difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, dell’identità dell’istituzione familiare basata sul matrimonio eterosessuale (in realtà non esiste altro tipo di matrimonio), del primato della solidarietà, della necessaria salvaguardia della libertà religiosa, eccetera, non si inscrive in un progetto di ritorno allo Stato confessionale, ma rappresenta una affermazione di quei valori come propri della persona umana, senza distinzione di razza, credo, livello culturale o sociale.
Una visione, questa, così ricca della persona umana, a cui è possibile arrivare attraverso la ragione.
Certamente, la rivelazione dà una luce molto profonda sulla verità dell’uomo, ma non si tratta di verità confessionali.
La sana laicità comporta un atteggiamento di apertura a questi valori antropologici che dovrebbero essere la struttura portante della vita sociale, e che ripeto non sono valori esclusivamente cristiani.
Laicità significa riconoscere la distinzione tra Chiesa e Stato, religione e politica, ordine naturale e ordine soprannaturale, ma non consiste nell’indipendenza di un ordine morale naturale e universale.
L’opposto della laicità è il laicismo, che nega ogni presenza pubblica della religione e che proclama come unico atteggiamento morale con diritto di cittadinanza nella società democratica, il relativismo; e il clericalismo, che disconosce le distinzioni appena menzionate.
Quando la Chiesa difende la dignità della persona umana, non sta facendo politica partigiana, né sta promuovendo una crociata religiosa: semplicemente sta aiutando a ricordare a tutti gli uomini la loro dignità di persone umane. E questo rafforza la sana laicità.

Abbiamo abbandonato la cristianità per entrare nell'epoca di un nuovo cristianesimo?

Fazio: Se per cristianità intendiamo una società omogenea, retta da principi cristiani, con istituzioni pubbliche di carattere confessionale, è evidente che l’abbiamo abbandonata.
Ogni epoca della storia umana è fatta di luci e di ombre. Così anche per l’epoca della cristianità, in cui la maggiore tentazione era quella del clericalismo. Nella società occidentale attuale, la tentazione più pressante è quella del laicismo, nocivo tanto quanto il clericalismo.
Nel mio ultimo libro ho cercato di esporre l’evoluzione del magistero della Chiesa, il quale, in piena continuità con il passato, ma illuminato dallo Spirito Santo e facendo tesoro delle esperienze storiche vissute dalla Chiesa, ha visto con maggiore chiarezza una serie di elementi che sono presenti nel Vangelo, ma che il passare dei secoli aveva reso meno incisivi nella presenza pubblica dei cristiani nella società.
Oggi credo che comprendiamo meglio rispetto ai secoli passati quali siano le conseguenze del date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio (un sana laicità, lontana dal laicismo e dal clericalismo). Comprendiamo meglio anche quella frase del Vangelo di Giovanni, così cara a Giovanni Paolo II: la verità vi farà liberi.
Una Verità, quella cristiana, che si identifica con la Bellezza e la Bontà, e che occorre cercare liberamente (libertà religiosa) e, una volta trovata, vivere in pienezza.

© Copyright Zenit


Paparatzifan
00lunedì 9 novembre 2009 14:13
Dal blog di Lella...

Un libro documentario sui viaggi di Benedetto XVI

Quando il primate d'Italia visita il suo Paese

Alla vigilia della ventesima visita pastorale italiana, che Benedetto XVI compirà domenica 8 novembre a Brescia e Concesio, la Libreria editrice vaticana e l'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede pubblicano un volume documentario sui viaggi papali in Italia. Con l'intento di "rendere testimonianza - scrive l'ambasciatore Antonio Zanardi Landi - a una visione condivisa dell'idea di laicità, maturata e sempre più consolidatasi negli anni, basata sulla consapevolezza, comune allo Stato italiano e alla Chiesa, della continuità tra gli autentici valori umani e quelli cristiani. È una visione che, per la convergenza di sforzi tra politico e religioso che da essa scaturisce, tanto armoniosa quanto efficace, può sicuramente essere presa a modello". Del libro, curato da Pierluca Azzaro (I viaggi di Benedetto XVI in Italia, pagine 182, euro 38), pubblichiamo quasi integralmente la presentazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano.

di Gianni Letta

Dall'elezione al Soglio Pontificio, nell'aprile del 2005, ad oggi, Sua Santità Benedetto XVI si è recato, in occasione di sedici Visite Pastorali, in oltre venti città e paesi della penisola, incontrando molti milioni di italiani e ricevendone una testimonianza di venerazione e di affetto del tutto particolare.
La presenza del Papa in tanti dei luoghi più significativi per la storia della Chiesa e per il rapporto tra la Chiesa e la gente del nostro Paese ha evidenziato e valorizzato il fatto che il Pontefice, oltre che Guida della Chiesa Universale e Vescovo di Roma, è anche Primate d'Italia. Il legame del Papato con la città di Roma, sin dai primi successori di Pietro, è stato ed è un elemento importantissimo, caratterizzante e solenne, ma anche quello con l'Italia tutta è significativo e per noi motivo di fierezza ed orgoglio.
Il profondo attaccamento che lo stesso Pontefice nutre per il nostro Paese emerge d'altra parte chiaramente nel discorso pronunciato da Sua Santità Benedetto XVI in occasione della Sua visita al Quirinale il 4 ottobre 2008. "Oggi si può affermare con soddisfazione che nella città di Roma convivono pacificamente e collaborano fruttuosamente lo Stato Italiano e la Sede Apostolica, (...) il Quirinale e il Vaticano non sono colli che si ignorano o si fronteggiano astiosamente; sono piuttosto luoghi che simboleggiano il vicendevole rispetto della sovranità dello Stato e della Chiesa, pronti a cooperare insieme per promuovere e servire il bene integrale della persona umana e il pacifico svolgimento della convivenza sociale". L'assoluta eccezionalità del livello del rapporto con l'Italia e della collaborazione tra Chiesa e Stato è sottolineata inoltre dallo stesso Pontefice che indica il modello italiano come esempio da seguire anche dagli altri Stati. Quella italiana - afferma Benedetto XVI - "è una positiva realtà verificabile quasi quotidianamente a diversi livelli, e alla quale anche altri Stati possono guardare per trarne utili insegnamenti".
L'Italia vive una situazione del tutto eccezionale, da cui sta imparando progressivamente a trarre la massima "utilità": siamo un Paese laico al cui interno pulsa la Città del Vaticano, il più piccolo degli Stati che detiene, al contempo, la più universale delle vocazioni. La Santa Sede riconosce la radicata laicità della Repubblica Italiana, ma non si sottrae - e ciò ci conforta - ad un importantissimo ruolo di formazione delle coscienze di noi italiani. Esemplari le parole più volte espresse in proposito da Benedetto XVI. "La Chiesa che non è e non intende essere un agente politico (...) ha un interesse profondo per il bene della Comunità. (...) Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e coraggio".
Non si può in effetti non riconoscere la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso ed il suo grande ed importante apporto al consolidamento di quei valori che, per il bene di tutti, credenti e non credenti, devono orientare la nostra società e sorreggere l'intera impalcatura istituzionale.
Da questi brevi cenni al ruolo della Chiesa nella società italiana emerge con chiarezza che, nel pieno rispetto della loro reciproca autonomia - più volte ribadita da Benedetto XVI nelle sue omelie e nelle sue Encicliche - la collaborazione tra Stato e Chiesa, specie in un Paese come l'Italia, può condurre al raggiungimento di traguardi importanti nell'"edificazione di una società fondata sulla verità e la libertà, sul rispetto della vita e della dignità umana, sulla giustizia e sulla solidarietà sociale".
Le visite del Papa in Italia, che in molti casi ho avuto il privilegio di seguire, ci hanno consentito di tastare con mano questa profonda e feconda osmosi tra Chiesa e Stato e di vedere tante città e luoghi storici in una luce completamente diversa da quella a cui eravamo abituati. Abbiamo visto città ripulite ed abbellite con cura e con amore, abbiamo visto lavori importanti portati a termine in tempi record per offrire al Santo Padre l'aspetto migliore dei quartieri che visitava. Abbiamo soprattutto visto gente contenta e festosa, giovani e non più giovani, uniti dall'attesa e colpiti nel singolarissimo privilegio degli Italiani di poter vedere da vicino ed ascoltare il Successore di Pietro con una frequenza ed una familiarità d'atmosfera davvero unica al mondo.

(©L'Osservatore Romano - 7 novembre 2009)


Era ora!
[SM=g7609]

Paparatzifan
00lunedì 16 novembre 2009 18:59
Dal blog di Lella...

PAPA: DON COSTA (LEV), OPINIONE PUBBLICA PIU' ATTENTA DEI MEDIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 nov.

"Chi fa informazione e comunicazione religiosa deve avere un background culturale solido". Lo afferma don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana e docente universitario di giornalismo alla Pontificia Universita' Salesiana e all'Universita' di Catania, nel volume "Editoria, media e religione", che si sofferma sul grande successo editoriale di Papa Ratzinger senza ignorare alcune difficolta' mediatiche di questo pontificato.
Trenta edizioni internazionali con piu' di tre milioni di copie vendute del "Gesù di Nazareth" di Benedetto XVI, dimostrano infatti che le valutazioni dei media sul Pontificato non corrispondono al sentire comune ne' a quello di quelli che sono davvero uomini di cultura. Il libro, edito dalla Lev, raccoglie saggi di una dozzina di specialisti che raccontano e spiegano il rapporto tra comunicazione e "fatto religioso". Tra gli autori anche l'ex direttore di Avvenire e dell'agnazia vaticana Fides, Angelo Paoluzi, che spiega il ruolo e il compito del vaticanista e ricorda con celata nostalgia Silvio Negro, storica firma del Corriere della Sera, che "interpreto', con grande equilibrio nella trasmissione delle notizie e senza mai abbandonarsi ai giochi della dietrologia, l'interesse del pubblico per quello che riguardava la vita della Chiesa come istituzione".
Suor Maria Trigilia, salesiana esperta di media, conferma il rinnovato interesse dell'opinione pubblica per la Chiesa presentando nel suo saggio il boom del web cattolico. Dal giugno 1997 sono piu' di 500mila le pagine consultate ogni mese. La categoria prevalente e' quella delle parrocchie (2391), seguita dalle associazioni (2067), ordini religiosi e istituti missionari (1222). Poi 629 siti istituzionali (Cei, diocesi e uffici pastorali diocesani), e 589 blog. Sono 403 i siti legati ai centri culturali e alle universita' e 353 le realta' del mondo dell'informazione, stampa ed editoria. Il tasso di crescita e' costante (+ 25 per cento in questi ultimi due anni). Ma ancor piu' veloce e' la crescita dei siti legati alla musica cristiana (+33,6 per cento), alle radio e tv cattoliche (+32,8 per cento) e all'arte sacra (+31,5 per cento). E sono sempre piu' le persone che si dedicano a questa rinnovata capacita' di animazione e diffusione del Vangelo a suon di click nella ragnatela globale di internet.
"Internet - commenta suor Maria Trigilia - va incontro non solo alle esigenze spirituali dei cyberfedeli, ma anche alle esigenze di un mercato in crescita e ad un notevole giro d'affari. Mediante internet oggi e' possibile studiare testi sacri ed effettuare ricerche teologiche e filologiche. Numerosisiti di organizzazioni culturali e accademiche o religiose offrono una serie di risorse per lo studio dei testi sacri, quali, tra l'altro, la Bibbia, il Corano, testi buddhisti o induisti". Appositi "Church Locator" consentono di individuare la chiesa della propria confessione geograficamente piu' vicina.
Esistono siti di chiese cristiane che operano unicamente on line, le internet church, ove e' possibile, ogni settimana, svolgere una comunione on line utilizzando solo un modem e una tastiera. Il volume dell'Editrice Vaticana segnala anche l'avvio in Italia di Innernet (www.innernet.it). Si tratta di un'iniziativa non-profit centrata sul "desiderio di divulgare conoscenze profonde e utili per tutti coloro che si trovano su un percorso di ricerca interiore". Il progetto - rivisto in quest'ultimi anni dopo 418 discussioni con 18.748 messaggi e qualche milione di letture, a cui si aggiungono 2.594 messaggi e 845.460 letture come commenti agli articoli - presenta una serie di
articoli, interviste, recensioni e saggi su temi che spaziano dai percorsi di ricerca a tecniche di meditazione e di esplorazione interiore, dagli insegnamenti dei maestri di consapevolezza al rapporto tra psicologia e spirito. Non mancano interventi sugli stati di coscienza, la consapevolezza applicata al sociale e al politico (ecologia, diritti umani, pace).

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00martedì 1 dicembre 2009 11:21
Dal blog di Lella...

Il Patriarcato di Mosca pubblica un libro di un Romano Pontefice

“Europa, patria spirituale”, che verrà presentato a Roma il 2 dicembre

ROMA, lunedì, 30 novembre 2009 (ZENIT.org).

Il Patriarcato di Mosca ha pubblicato un libro sul Papa. Si tratta di “Europa, patria spirituale”, un volume in edizione bilingue italiana e russa che raccoglie i discorsi che Joseph Ratzinger - Benedetto XVI ha dedicato all’Europa nell’arco di un decennio. 
L’autorevole introduzione al volume è del Presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca, l’Arcivescovo Hilarion di Volokolamsk, e l’iniziativa editoriale è realizzata dal Dipartimento Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca in cooperazione con la Associazione Internazionale Sofia: Idea Russa, Idea d’Europa di Roma. 
“Questo libro è un evento di portata storico, senza precedenti nella storia millenaria di cattolici e russo-ortodossi”, spiega il curatore del libro, il prof. Pierluca Azzaro, Presidente Vicario della Associazione Internazionale “Sofia” e docente di Storia del Pensiero Politico alla Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. 
“Ma, ancor prima e soprattutto – prosegue lo studioso –, è una grande testimonianza di amore per Cristo e tra cristiani. È da questo amore che zampilla, deve zampillare, la cultura europea in tutte le sue espressioni multiformi: una cultura viva, intrisa di una energia morale autenticamente creativa, tutta protesa all’edificazione di un futuro buono per tutti”. 
“L’Europa – aggiunge il prof. Azzaro –, ci dicono il Papa e l’Arcivescovo Hilarion di Volokolamsk nella bella introduzione, è un continente culturale che con le sue due ali, la Chiesa d’Oriente e la Chiesa d’Occidente, si eleva sull’angusta dualità Occidente d’Europa-Russia: l’Europa si presenta così ai nostri occhi come la comune 'patria spirituale', secondo la bella espressione usata dal Papa nel suo ultimo viaggio nella Repubblica Ceca”. 
Perciò, sottolinea, “solo se riscopriremo e riaffermeremo insieme questa dimensione vitale dell’Europa, sarà possibile scongiurarne il declino”. 
Secondo Ieromonaco Filipp (Ryabyh), Presidente Vicario del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca e Portavoce del Patriarcato di Mosca: “Questo libro che raccoglie i discorsi di Sua Santità Papa Benedetto XVI sul destino dell’Europa è la testimonianza della assoluta identità di vedute e di posizioni tra la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Cattolica rispetto ai moderni processi sociali, è insieme la prova della enormi possibilità di cooperazione cattolica-ortodossa”.
La presentazione del libro del Papa avrà luogo a Roma, mercoledì 2 dicembre prossimo alle ore 12.30, presso il Salone degli Arazzi del Ministero dello Sviluppo Economico (Via Veneto 33), nel corso di una apposita tavola rotonda dal titolo “Il ruolo della Chiese per la integrazione culturale dell’Europa”. 
La presentazione avviene nell'ambito della sessione italiana del Foro di Dialogo delle società civili italo-russo che si riunisce a Roma e a Mosca in concomitanza con i vertici bilaterali dei Capi di Stato e di governo d’Italia e di Russia, dunque in concomitanza con la visita ufficiale del Presidente della Federazione Russa Dmitri Medvedev il 3 dicembre prossimo. 
Alla tavola rotonda di presentazione interverranno, per la Chiesa Cattolica, il rev. prof. Milan Zust, Incaricato per le Relazioni con il Patriarcato di Mosca presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani; per la Chiesa Ortodossa Russa, Sergej Svonarev, Segretario Vicario per le Relazioni con le Istituzioni Europee del Dipartimento Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca. 
Per il mondo della cultura russo, il Rettore della Università di Stato delle Relazioni Internazionali di Mosca del MAE di Russia, il prof. Anatoly V. Torkunov; per il mondo della cultura italiano il Rettore della Università Cattolica del Sacro Cuore, il prof. Lorenzo Ornaghi. 
Per il Governo italiano è annunciata la presenza del Ministro dei Beni Culturali, l'on. Sandro Bondi, mentre per il Governo della Federazione Russa interverrà Mikhail E. Shvydkoi, Consigliere del Presidente della Federazione Russa per la cooperazione culturale internazionale. 
Presiede la tavola rotonda il curatore dell’opera, il prof. Pierluca Azzaro, membro permanente del Foro di Dialogo. Al termine della presentazione i giornalisti presenti in sala avranno la possibilità di rivolgere le domande ai partecipanti.

[In Italia, il libro è acquistabile o prenotabile a Roma presso i punti vendita della Liberia Editrice Vaticana]

© Copyright Zenit


Paparatzifan
00venerdì 22 gennaio 2010 14:24
Dal blog di Lella...

CARD. BAGNASCO: BENEDETTO XVI E LA SUA “TERRA D’ADOZIONE”



“Un’opera che esprime l’attenzione e l’apprezzamento per l’instancabile missione pastorale del Santo Padre Benedetto XVI a Roma ed in Italia”. Così il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha definito il volume “I viaggi di Benedetto XVI in Italia”, curato da Pierluca Azzaro e presentato questo pomeriggio a Roma a palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.
Il Papa, ha detto il cardinale, “ha visitato grandi e piccole città, diocesi e santuari illustri e cari alla nostra gente, luoghi istituzionali – penso al Quirinale e Campidoglio -, sedi di importanti appuntamenti ecclesiali – il Congresso Eucaristico Nazionale a Bari, il Convegno Ecclesiale di Verona e l’incontro dei giovani a Loreto – e la cara terra d’Abruzzo, sconvolta e ferita gravemente dal terremoto”.
Il “filo conduttore che unisce tra loro tutte queste mete”, secondo il presidente della Cei, “è sempre la particolare vicinanza e l’affetto del Vicario di Cristo per la nostra Nazione e per la Chiesa che vive in Italia”: per questo “i viaggi in Italia di Papa Benedetto XVI vanno inquadrati nel più ampio contesto delle molteplici attenzioni che egli ha per quella che è diventata da quasi trent’anni, e ancor più dalla sua elezione al Supremo Pontificato, la sua terra d’adozione. Egli l’ama con affetto di Padre e l’Italia lo ricambia con affetto filiale”.
“Un uomo mite che invita a guardare lontano per poter vedere vicino; che ci parla di Dio e del suo Figlio Gesù Cristo; che ricorda l’esigenze alte e affascinanti della vita cristiana; che manifesta la bellezza della Chiesa e indica al mondo la via del Cielo”. E’ questo, secondo il card. Bagnasco, il “ritratto” del Papa che emerge dal volume. “Ogni incontro con il Papa – le parole del presidente della Cei – non suscita forse questa profonda percezione? Di essere confermati nella fede in Cristo? Di crescere nell’appartenenza consapevole amorosa alla Chiesa?”. E’ questo, per il presidente della Cei, il “carisma petrino”, un carisma “che colpisce, interroga e affascina anche coloro che non hanno la grazia della fede.
Un carisma che si vede ovunque il Santo Padre giunga; che ha la virtù di sciogliere possibili barriere e diffidenze; capace di creare ponti perché disarmato e disarmante”, in quanto “viene dall’Alto, dal Dio della pace e dell’amore”.
“Tutti abbiamo vive negli occhi, e soprattutto nell’anima – la testimonianza del cardinale - le immagini di folle di adulti, di bambini, di giovani che esprimono una gioia contagiosa e benefica. L’esperienza attesta che non si tratta di una festosità passeggera e di folklore, ma ha radici antiche e le rafforza; sprigiona sentimenti ed energie che a volte – nel panorama generale – sembrano spenti e che commuovono lo spettatore curioso”.
Poi la testimonianza diretta, da arcivescovo di Genova, del viaggio compiuto dal Papa il 17 e 18 maggio 2008 nel capoluogo ligure.
“E’ toccato a me – ha detto il cardinale - il privilegio di dare il benvenuto ed accompagnare Papa Benedetto XVI in visita alla Città in cui nacque Benedetto XV, ‘il Papa della pace’, al quale Sua Santità si è richiamato nella scelta del nome al momento dell’elezione al Soglio di Pietro”. ”Sono vivissime nella memoria mia e di tanti genovesi – ha proseguito il presidente della Cei - le immagini di quelle indimenticabili ore”.
A proposito dell’incontro con i giovani, il cardinale ha esclamato: “Non posso dimenticare che in quel momento mi ha sorpreso l’identica, intensa emozione che mi ha accompagnato a Loreto, nell’incontro di Benedetto XVI con i giovani nel 2007: emozione nel vedere non solo il medesimo entusiasmo nell’accogliere il Papa, ma lo stesso desiderio di incrociare il proprio sguardo con il suo, desiderio che esprimeva la consapevolezza che non si può vivere senza punti di riferimento autentici perché alti e veri”.
Quanto al rapporto tra Chiesa e città, secondo il card. Bagnasco in quella visita è emerso “il rapporto millenario e sempre attuale tra i campanili e le piazze nel nostro Paese: rapporto di mutuo riconoscimento, di rispetto, di franca collaborazione”.

© Copyright Sir


Paparatzifan
00sabato 10 aprile 2010 11:02
Libro tedesco dedicato ai 5 anni di pontificato (200 foto)...

Benedikt XVI. - Urbi et Orbi



[SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9434] [SM=g9380]

http://www.herder.de/details?k_tnr=32505&titelliste=29836,32313,29916

Paparatzifan
00mercoledì 14 aprile 2010 20:11
Dal blog di Lella...

Georg svela i segreti del Papa

L'assistente personale racconta in un libro i cinque anni di pontificato di Benedetto XVI. La trasparenza è uno degli impegni del magistero del Santo Padre.

Alessandro Bertasi

Non era mai successo prima.
Una novità assoluta nella storia della Chiesa e del Vaticano: un Papa vivente è stato raccontato con le parole e le immagini del suo segretario in carica. Un'evento senza eguali se si considera che, fino ad oggi, la principale dote richiesta ai più stretti collaboratori di un Pontefice, è sempre stata l'assoluto riserbo per tutto il periodo dell'incarico. E invece Benedetto XVI ha voluto rompere la tradizione del passato permettendo al suo fedele segretario personale, monsignor Georg Gänswein, di scrivere un volume dove raccontare i primi cinque anni di Pontificato.
Un segnale chiaro che Joseph Ratzinger vuole mandare al mondo: il suo deve essere un magistero all'insegna della trasparenza e quindi non ci deve essere nulla di strano se in occasione di un anniversario molto importante, che cadrà il 19 aprile prossimo, in Germania e in Italia, uscirà Benedetto XVI Urbi et Orbi. Con il Papa a Roma e per le vie del mondo. Un'iniziativa del quotidiano tedesco Bild che, sostenuto dalla Libreria Editrice Vaticana, è riuscito a far parlare Monsignor Georg, facendogli raccontare questi cinque anni vissuti al seguito del Papa e strappandogli quelle confessioni che solo chi gli è più intimo può conoscere. Così nasce il libro. Novanta pagine con più di duecento foto che, partendo dalla Giornata mondiale della Gioventù di Colonia dell'agosto del 2005 e finendo con il viaggio in Repubblica Ceca del settembre 2009, raccontano l'impegno del Papa per «portare la parola di vita eterna», come dice l'evangelista Giovanni, fino agli estremi confini della terra. Così il libro diventa un lungo diario di viaggio.
Tante tappe, tante emozioni, tanti commenti che danno un'immagine del Pontefice diversa da quella che, in questi giorni, alcuni giornali stranieri vogliono cucirgli addosso. E basta leggere i brevi brani di commento alle foto per scoprire quello che di solito non si scrive: i pensieri più segreti del Papa. Uno dei momenti più intensi è il primo viaggio in Baviera del 2006, quando, Monsignor Georg, parlando del saluto del Pontefice ai suoi conterranei, annota: «A parlare è il cuore del Papa ed è evidente quanto bene egli stia nella sua terra». Ma non solo gli apprezzamenti trovano spazio nelle pagine patinate del volume. Ad esempio, non vengono taciute le polemiche che, sempre in Germania, suscitò la lectio magistralis tenuta a Ratisbona: «Un passo del discorso sul profeta Maometto estrapolato dal contesto - scrive - in seguito causerà reazioni anche dure».
Reazioni che investirono il Papa anche l'anno scorso quando, prendendo l'aereo per il Camerun, dichiarò di non ritenere il preservativo un'efficace arma per deballare l'Aids in Africa. Un fraintendimento per Monsignor Georg che, con l'occasione del libro, ha riportato integralmente il ragionamento di Ratzinger così come era stato espresso nella conversazione con i giornalisti durante il volo: «Al Papa sta a cuore che oggi, più che in passato, gli africani abbiano la possibilità di disporre del loro destino». Così Benedetto XVI si racconta e come riporta il titolo dell'ultimo capitolo «La fine di un viaggio è la vigilia di un altro» annuncia che questo volume non vuole essere il punto di arrivo, ma l'incipit per tornare a portare la parola di Dio agli estremi confini della terra.

© Copyright Il Tempo, 14 aprile 2010


Paparatzifan
00lunedì 19 aprile 2010 11:44
Re: Libro tedesco dedicato ai 5 anni di pontificato (200 foto)...

Paparatzifan, 10/04/2010 11.02:




Se volete l'edizione in italiano:

http://www.libreriaeditricevaticana.com/it/news/info.jsp?product_id=32008


Però... costa il doppio! [SM=g8050] [SM=g8050] [SM=g8050] [SM=g8050] [SM=g8050] [SM=g8050]

Paparatzifan
00martedì 20 aprile 2010 20:41
Dal blog di Lella...

Benedetto XVI «urbi et orbi»

Benedetto XVI urbi et orbi. Con il Papa a Roma e per le vie del mondo è il titolo del volume a cura del segretario particolare del Papa edito in occasione del quinto anniversario di pontificato in tedesco da Herder e in italiano dalla Libreria Editrice Vaticana. Pubblichiamo quasi per intero la presentazione del curatore.

di Georg Gänswein

"Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura" (Mc 16, 15). Fedele a questo comando del Signore, il Successore di San Pietro si mette in cammino per portare le "parole di vita eterna" (Gv 6, 68) fino agli estremi confini della terra. Ogni viaggio, ogni incontro del Papa ha uno scopo ben preciso: "confermare nella fede" (cfr. Lc 22, 32) i fratelli e le sorelle.
Allo stesso tempo, però, ogni visita ha anche un carattere proprio, possiede una sua specifica dinamica e un'inconfondibile coloritura.
Uomini e donne di ogni paese e continente, di ogni provenienza, colore della pelle e formazione, cercano la vicinanza, anche e soprattutto la vicinanza fisica del Successore di Pietro. Lo posso confermare quale testimone degli incontri e dei viaggi finora svoltisi. Giorno dopo giorno, innumerevoli persone si mettono in viaggio per raggiungere la Città Eterna, per incontrare il Santo Padre, per vederlo, per ascoltarlo, così da poter pregare insieme al Papa e con lui celebrare i misteri della fede. Desiderano seguire le sue orme, ma anche farsi mettere da lui sulla giusta traccia.
Ma è anche vero il contrario: il Successore di Pietro va nel mondo verso tutte le persone di buona volontà. Percepisce quale sia la via incontro ad esse.
Il suo messaggio è tanto semplice quanto profondo: la fede non è un problema da risolvere, è un dono che va scoperto nuovamente.
La fede dona gioia e pienezza. La fede ha un volto umano: Gesù Cristo. In Lui il Dio nascosto è divenuto visibile, tangibile. Dio, nella sua grandezza incommensurabile, si offre a noi nel suo Figlio.
Al Santo Padre preme annunciare il Dio fatto carne Urbi et orbi, a piccoli e grandi, a chi ha potere e a chi non ne ha, dentro e fuori la Chiesa, che lo si gradisca o meno. E anche se tutte le telecamere sono puntate sul Papa, non si tratta tanto di lui. Il Santo Padre non mette al centro se stesso, non annuncia se stesso, ma Gesù Cristo, Redentore del mondo.
Chi vive in pace con Dio, chi si lascia riconciliare con Lui, trova anche la pace con se stesso e con il prossimo e la creazione che lo circonda. La fede aiuta a vivere, la fede regala gioia, la fede è un dono: questa è la convinzione più profonda del Santo Padre. Per Papa Benedetto XVI è un sacro dovere lasciare tracce che conducano a questo dono. Con parole e immagini questo libro ne dà testimonianza.

(©L'Osservatore Romano - 21 aprile 2010)


Paparatzifan
00giovedì 12 agosto 2010 20:21
Dal blog di Lella...

È dedicato a Benedetto XVI l'ultimo libro di Giuseppe De Carli morto un mese fa

Nella vigna del Signore



di Gianluca Biccini

"Finito di stampare nel mese di luglio 2010". Fa un certo effetto questa scritta impressa sul volumetto con copertina bianco-gialla Benedetto XVI "Nella vigna del Signore". Proprio mentre veniva dato alle stampe l'autore, Giuseppe De Carli, si spegneva al Policlinico Gemelli, dove era ricoverato da circa un mese. De Carli era il responsabile della struttura Rai Vaticano. È morto il 13 luglio scorso, a cinquantotto anni. Le esequie furono celebrate due giorni dopo nella chiesa romana della Traspontina, dall'arcivescovo Rino Fisichella, suo compagno di liceo nella natia Lodi. E proprio durante i funerali si venne a conoscenza di questa sua ultima fatica editoriale.
Il volumetto contiene immagini a colori, didascalie e testi brevi ma esaurienti, che tracciano un sintetico itinerario dei luoghi di Joseph Ratzinger: da Marktl am Inn, nella Baviera orientale che gli ha dato i natali, a Traunstein, sede del seminario dove si formò al sacerdozio; da Freising, dove ha insegnato, al Vaticano, chiamato da Giovanni Paolo II come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e al quale è succeduto come successore di Pietro.
Nelle pagine, tutta l'esperienza di uno dei più noti vaticanisti della Rai, professionista appassionato dell'informazione religiosa. A lui tra l'altro si deve la pubblica lettura integrale della Bibbia, che coinvolse nell'ottobre 2008 1.452 persone - a cominciare da Benedetto XVI e dal suo segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone. Si alternarono nella lettura delle pagine della Sacra Scrittura, dinnanzi alle telecamere della Rai, per un totale di 139 ore di ripresa televisiva senza interruzione. Coinvolgente cronista televisivo e narratore di eventi storici epocali autore delle due edizioni del libro L'ultimo segreto di Fatima, con il cardinale Tarcisio Bertone, Giuseppe De Carli ha saputo trasfondere anche in quest'ultima opera tutto il suo amore per la Chiesa e per il Papa. Si comincia con l'infanzia incantata in Baviera: e, tra le tante, compare un'immagine in bianco e nero del piccolo Joseph Ratzinger fra i suoi compagni della scuola elementare; un'altra il giorno della prima comunione e un'altra ancora con tutta la famiglia: papà Joseph, mamma Maria, il fratello Georg e la sorella Maria. Seguono i capitoli Intellettuale del cuore e, tra i più interessanti, Stregato da Roma, che racconta del giovane teologo tedesco alle prese con il concilio Vaticano ii e i suoi protagonisti. In un rigoroso percorso cronologico l'autore passa poi a parlare del servizio reso dall'allora cardinale Ratzinger nel Dicastero per la Dottrina della Fede. Significativo il titolo del paragrafo dedicato: "Panzerkardinal"? Interrogativo che viene sciolto con un giudizio estremamente positivo: "A vederli più da vicino - scrive De Carli - i quasi cinque lustri del magistero ufficiale del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede sono stati tra i più fecondi e produttivi di tutta la storia del più strategico dei dicasteri della Santa Sede". Un capitolo è poi dedicato al Giubileo del 2000 e uno all'elezione al soglio di Pietro, da cui prende il titolo il libro. Con il capitolo Un pontificato sui sentieri di Dio, l'autore si sofferma sui trenta viaggi - diciassette in Italia e tredici nel resto del mondo - compiuti da Benedetto XVI fino al 2009. La pubblicazione si chiude con il capitolo intitolato Sul palcoscenico del mondo nel quale si sofferma sulle tre encicliche del Pontefice.

(©L'Osservatore Romano - 13 agosto 2010)


Paparatzifan
00martedì 24 agosto 2010 19:37
Dal blog di Lella...

TROPPI ATTACCHI AL PAPA COSÌ A BENEDETTO XVI MANCA UNO SPIN DOCTOR

MARCO ANSALDO

Repubblica — 23 agosto 2010 pagina 34 sezione: CULTURA

Quando il Papa è in viaggio all' estero, c'è un momento molto importante della giornata, addirittura centrale da un punto di vista mediatico. Si svolge immancabilmente all' alba, quando nella stanza d' albergo dove alloggia l' assistente del direttore della Sala stampa vaticana, il burbero ed efficentissimo Victor van Brantegem, avviene la distribuzione dei testi che il Santo Padre leggerà quel giorno.
Così fu anche la mattina del 12 settembre 2006, a Ratisbona, primo viaggio di Joseph Ratzinger nella sua Baviera come Benedetto XVI. Ma quella volta accadde qualcosa. Una volta pronunciata la sua lezione all' università, le agenzie di stampa rilanciarono il discorso puntando soprattutto su una citazione di Manuele II Paleologo, dalla quale poteva evincersi il messaggio che per il Papa cattolico l' Islam è una religione violenta, votata alla guerra santa. Una frase che estrapolata dal suo contesto ampio e articolato, 12 pagine fitte, scosse profondamente il mondo islamico che reagì indignato alla vigilia del viaggio seguente di Benedetto nella Turchia di fede musulmana. Eppure, otto ore prima che il testo venisse pronunciato, gli stessi giornalisti leggendolo mentre facevano colazione capirono che quella sola frase poteva dare adito a pericolosi fraintendimenti e risultare potenzialmente esplosiva. Segnalarono subito la cosa all' ufficio stampa papale, insistendo, ma nulla venne cambiato.E puntualmente una bufera internazionale si abbatté violenta e durissima sul Vaticano, con tanto di richieste di scuse al Pontefice da parte di alti esponenti religiosi islamici, sopite infine dalla geniale intuizione della preghiera comune del Papa di Roma con il Mufti di Istanbul nella Moschea Blu. Ma com' è possibile che a Ratisbona nessuno dello staff papale avesse avuto la prontezza di avvisare Benedetto dei rischi? Un libro illuminante in proposito affronta non solo l' interessante ricostruzione di quell' incidente, ma tutta una serie di infortuni clamorosi e crisi mediatiche in cui il Vaticano si è trovato impigliato, soprattutto in quest' ultimo anno difficile per il Papa tedesco.
Lo hanno scritto due fra i più preparati vaticanisti italiani, Paolo Rodari e Andrea Tornielli ( Attacco a Ratzinger, editore Piemme). Ratisbona infatti fu solo il primo caso, a cui ne seguirono molti.
Quello della nomina del vescovo polacco Wielgus, in odore di spionaggio; della scomunica revocata al prelato negazionista Williamson; delle parole in Africa sui preservativi destinati ad aumentare il problema dell' Aids; della difficile gestione dello scandalo sulla pedofilia nella Chiesa; fino all' inedito scontro fra cardinali, con l' attacco della rampante eminenza austriaca Schoenborn all' ex segretario di Stato vaticano Sodano. Tutti questi infortuni destinati a intaccare gravemente l' immagine dell' istituzione cattolica e di chi la guida, sostengono i due autori, potrebbero invece essere sapientemente depotenziati da parte della Santa Sede. Basterebbe un accurato controllo preventivo e la possibilità successiva di applicarlo, come l' incidente di Ratisbona ha dimostrato e pure i casi seguenti, che Rodari e Tornielli analizzano uno per uno nelle loro complesse sfaccettature e nei brutali effetti successivi.
La loro deflagrazione rivela piuttosto che la Gerarchia difetta - anche se ciò può sembrare strano - di una vera strategia comunicativa. Manca una regìa complessiva. E ci si limita, dopo, a tamponare le falle, a spegnere gli incendi, a disinnescare bombe già esplose.
Le mansioni affidate all' attuale direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, uomo di grandissima preparazione e abnegazione, e la sua stessa confidenza e accessibilità al Papa appaiono diverse da quelle del suo predecessore, Joaquim Navarro Valls, che con Karol Wojtyla aveva non solo un rapporto di consigliere, ma agiva come un vero e proprio spin doctor. Una questione a cui la Santa Sede dovrà prestare molta attenzione. Perché come ha efficacemente spiegato ai due vaticanisti un autorevole porporato interno ai sacri palazzi, gli attacchi a Ratzinger si sono moltiplicati. «Attacchi di ogni tipo. Una volta si dice che il Papa si è espresso male, un' altra volta si parla di errore di comunicazione, un' altra ancora di un problema di coordinamento tra gli uffici curiali, un' altra di inadeguatezza di certi collaboratori. Vuole sapere la mia impressione?
Non c' è una squadra che lo sostiene adeguatamente, che previene l' accadere di certi problemi, che riflette su come rispondere in modo efficace. Che cerca di far passare, di espandere l' autentico suo messaggio, spesso distorto.
Così la domanda più frequente è diventata questa: a quando la prossima crisi?».

© Copyright Repubblica, 23 agosto 2010


Paparatzifan
00mercoledì 25 agosto 2010 10:20
Dal blog di Lella...

I COMPLOTTI ANTI BENEDETTO XVI

Andrea Tornielli

«Ricordo ancora, come fosse oggi, le parole che sentii dire da un cardinale italiano, allora molto potente nella Curia romana, all’indomani dell’elezione di Benedetto XVI. “Due-tre anni, durerà solo due-tre anni...”.
Lo faceva accompagnando le parole con un gesto delle mani, come per minimizzare... Joseph Ratzinger, il settantottenne Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede appena eletto successore di Giovanni Paolo II doveva essere un Papa di transizione, passare velocemente, ma soprattutto doveva passare senza lasciare troppa traccia di sé...
Certo, un accenno alla durata del pontificato la fece Ratzinger stesso, nella Sistina. Disse che sceglieva il nome di Benedetto per ciò che la figura del grande santo patrono d’Europa aveva significato, ma anche perché l’ultimo Papa che aveva preso questo nome, Benedetto XV, non aveva avuto un pontificato molto lungo e si era adoperato per la pace. Ma un pontificato non lungo, a motivo dell’età già avanzata, non significa passare senza lasciare traccia. Anche quello di Giovanni XXIII doveva essere – e dal punto di vista meramente cronologico è stato – un pontificato di transizione. Ma quanto ha cambiato la storia della Chiesa... Ci ho ripensato molte volte: visto che non è passato così velocemente come qualcuno sperava, e visto che il suo pontificato è destinato a lasciare un segno, si sono moltiplicati gli attacchi contro Benedetto XVI. Attacchi di ogni tipo. Una volta si dice che il Papa si è espresso male, un’altra volta si parla di errore di comunicazione, un’altra ancora di un problema di coordinamento tra gli uffici curiali, un’altra di inadeguatezza di certi collaboratori, un’altra del concordante tentativo da parte di forze avverse alla Chiesa intenzionate a screditarla. Vuole sapere la mia impressione? Anche se in realtà il Santo Padre non è solo, anche se attorno a lui ci sono persone fedeli che cercando di aiutarlo, in tante occasioni egli viene lasciato oggettivamente solo. Non c’è una squadra che previene l’accadere di certi problemi, che riflette su come rispondere in modo efficace. Che cerca di far passare, di espandere l’autentico suo messaggio, spesso distorto. Così la domanda più frequente è diventata questa: a quando la prossima crisi? Mi sorprende anche il fatto che talvolta queste crisi arrivino dopo decisioni importanti...
Mi sto ad esempio chiedendo che cosa accadrà ora che Benedetto XVI ha coraggiosamente proclamato l’eroicità delle virtù di Pio XII insieme a quelle di Giovanni Paolo II».
Quando questa confidenza venne fatta a uno di noi, alla vigilia di Natale del 2009, da un autorevole porporato che lavora da molti anni nei sacri palazzi, il grande scandalo degli abusi sui minori perpetrati dal clero cattolico non era ancora esploso in tutta la sua portata. C’era, sì, il gravissimo caso irlandese. Ma nulla faceva ancora presagire che, come per contagio, la situazione oggettivamente peculiare dell’Irlanda – che ha messo in luce l’oggettiva incapacità di diversi vescovi di governare le loro diocesi e di affrontare i casi di abusi sui minori tenendo presente la necessità di assistere innanzitutto le vittime evitando in ogni modo che le violenze potessero ripetersi – finisse per replicarsi, per lo meno mediaticamente, in altri Paesi. E ha coinvolto la Germania, l’Austria, la Svizzera, e di nuovo, nelle polemiche, gli Stati Uniti, dove già il problema era emerso, e in maniera piuttosto devastante, all’inizio di questo millennio.
Solo a scorrere le rassegne stampa internazionali, bisogna ammettere l’esistenza di un attacco contro Papa Ratzinger. Un attacco dimostrato dal pregiudizio negativo pronto a scattare su qualsiasi cosa il Pontefice dica o faccia. Pronto a enfatizzare certi particolari, pronto a creare dei «casi» internazionali.
Questo attacco concentrico ha origine fuori, ma spesso anche dentro la Chiesa.

Ed è (inconsapevolmente) aiutato dalla reazione a volte scarsa di chi attorno al Papa potrebbe fare di più per prevenire le crisi o per gestirle in modo efficace.

Questo libro non intende presentare una tesi precostituita. Non intende accreditare in partenza l’ipotesi del complotto ideato da qualche «cupola» o Spectre. È però innegabile che Ratzinger sia stato e sia sotto attacco. Le critiche e le polemiche suscitate dal discorso di Regensburg; il caso clamoroso delle dimissioni del neo-arcivescovo di Varsavia Wielgus a causa di una sua vecchia collaborazione con i servizi segreti del regime comunista polacco; le polemiche per la pubblicazione del Motu proprio Summorum Pontificum; il caso della revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, che ha coinciso con la trasmissione in video dell’intervista negazionista sulle camere a gas rilasciata a una Tv svedese da uno di loro; la crisi diplomatica per le parole papali sul preservativo durante il primo giorno del viaggio in Africa; il dilagare dello scandalo degli abusi sui minori, che non accenna ancora a placarsi.
Di bufera in bufera, di polemica in polemica, l’effetto è stato quello di «anestetizzare» il messaggio di Benedetto XVI, schiacciandolo sul cliché del Papa retrogrado, depotenziandone la portata.
Ma questo attacco non ha mai avuto un’unica regia. Ha avuto, piuttosto, un’assenza di regia. Anche se non si può escludere che in più occasioni, pure nel corso della crisi per gli scandali per la pedofilia del clero, si sia verificata un’alleanza tra ambienti diversi ai quali può far comodo ridurre al silenzio la voce della Chiesa, sminuendo la sua autorità morale e il suo essere fenomeno popolare, magari con la segreta speranza che nel giro di una decina d’anni essa finisca per contare sulla scena internazionale quanto una qualsiasi setta.

© Copyright Il Giornale, 25 agosto 2010


Paparatzifan
00mercoledì 25 agosto 2010 22:53
Dal blog di Lella...

PAPA: VATICANISTI DENUNCIANO, E' SOTTO ATTACCO PERCHE' VUOLE CAMBIAMENTI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 ago.

"Solo a scorrere le rassegne stampa internazionali, bisogna ammettere l'esistenza di un attacco contro Papa Ratzinger. Un attacco dimostrato dal pregiudizio negativo pronto a scattare su qualsiasi cosa il Pontefice dica o faccia. Pronto a enfatizzare certi particolari, pronto a creare dei 'casi' internazionali".
Lo scrivono i vaticanisti Andrea Tornielli e Paolo Rodari che hanno raccolto in un volume edito da Piemme "documenti e testimonianze inedite" che "svelano i retroscena delle crisi che hanno caratterizzato i primi cinque anni di questo Pontificato.
La tesi e' che ci sia "un attacco concentrico" che "ha origine fuori, ma spesso anche dentro la Chiesa.
Ed e' (inconsapevolmente) aiutato dalla reazione, a volte scarsa, di chi attorno al Papa potrebbe fare di piu' per prevenire le crisi o per gestirle in modo efficace". Un attacco, inoltre, "inconsapevolmente aiutato dalla mancanza di una regia e di una strategia comunicativa" da parte della Santa Sede.

Il libro contiene alcune rivelazioni, come la bozza di una riunione presieduta dal segretario di Stato Tarcisio Bertone, nella quale, nel gennaio del 2009, i capi dicastero della Curia Romana non seppero prevedere le reazioni negative alla revoca della scomunica ai lefebvriani, e la notizia che durante il viaggio in Africa del marzo dello stesso anno al Papa non fu detto delle polemiche innescate dai media occidentali riguardo alle sue parole sulla prevenzione dell'Aids.

E descrive anche il "clima" non favorevole al Pontefice che si respira in alcuni ambienti cattolici: quando fu eletto, riportano ad esempio i due vaticanisti, si riteneva potesse regnare solo per un paio d'anni e non cambiare nulla. Le cose sono andate diversamente e il libro documenta quanto invece sia determinato Papa Ratzinger nel guidare la Chiesa verso una "purificazione", sia sul piano dei comportamenti etici che su quello di una maggiore fedelta' alla sua Tradizione. Dalla ricostruzione dettagliata dei singoli "incidenti" emerge nel libro proprio l'esistenza di una sorta di sinergia tra gli oppositori "interni" ai cambiamenti che Papa Ratzinger intende imprimere (e al recupero sia della Fraternita' San Pio X fondata da mons. Marcel Lefebvre che di numerose comunita' anglicane che chiedono la piena comunione con Roma) e espressioni laiciste ostili alla dottrina cattolica.
Il libro dedica ampio spazio in particolare al motu proprio "Summorum pontificum" che ha liberalizzato l'uso del messale di San Pio V e riporta in proposito le parole - in questo caso ignorate - che il Pontefice pronuncio' nel volo verso Parigi, nel settembre 2008: "non c'e' alcuna opposizione tra la liturgia rinnovata del Concilio Vaticano II e questa liturgia.
Ogni giorno i padri conciliari hanno celebrato la messa secondo l'antico rito e, al contempo, hanno concepito uno sviluppo naturale per la liturgia, una realta' viva che si sviluppa e esclude una contraddizione, un'opposizione tra la liturgia rinnovata e la liturgia precedente".
Credo in ogni caso - aveva detto ancora Benedetto XVI durante il volo - che vi sia una possibilita' di arricchimento da ambedue le parti. Da un lato gli amici dell'antica liturgia possono e devono conoscere i nuovi santi, le nuove prefazioni della liturgia. Dall'altra, la liturgia nuova sottolinea maggiormente la partecipazione comune ma sempre non e' semplicemente un'assemblea di una certa comunita', ma sempre un atto della Chiesa universale, in comunione con tutti i credenti di tutti i tempi, e un atto di adorazione.
In tal senso mi sembra che vi sia un mutuo arricchimento, ed e' chiaro che la liturgia rinnovata e' la liturgia ordinaria del nostro tempo".
"Le critiche aspre al motu proprio - scrivono Tornielli e Rodari - arrivano dall'interno ma anche dall'esterno, perche' il motu proprio finisce per toccare diverse sensibilita'. Tra queste, quella ebraica.
Gia' prima che il testo papale venisse pubblicato, esponenti del mondo ebraico avevano reso note diverse riserve. Successivamente, diversi rabbini nel mondo si dicono scandalizzati dal fatto che il Papa torni ad approvare preghiere che il Vaticano II aveva abolito".
"Attacco a Ratzinger", comunque, "non intende presentare una tesi precostituita. Non intende accreditare in partenza l'ipotesi del complotto ideato da qualche cupola o spectre, neanche quella del 'complotto mediatico', divenuto spesso il comodo lasciapassare dietro al quale alcuni collaboratori del Pontefice si trincerano per giustificare ritardi e inefficienze".
Secondo i due vaticanisti, tuttavia, "di bufera in bufera, di polemica in polemica, l'effetto e' stato quello di 'anestetizzare' il messaggio di Benedetto XVI, schiacciandolo sul cliche' del Papa retrogrado, depotenziandone la portata.
E soprattutto dimenticando slanci e aperture dimostrati da Ratzinger in questi primi cinque anni di pontificato sui grandi temi" che ha saputo affrontare.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00sabato 28 agosto 2010 23:04
Dal blog di Lella...

Attacco al Papa; un commento

MARCO TOSATTI

Ho letto il bel libro che Andrea Tornielli e Paolo Rodari hanno scritto su alcuni momenti particolarmente difficili del primo quinquennio di regno di Benedetto XVI.
Il titolo scelto, “Attacco al Papa”, e la foto di copertina (papa Ratzinger visto di schiena, quasi a suggerire l’idea di un’aggressione alle spalle. E’ un volume ovviamente ben scritto, molto documentato; ricco di spunti “interni” al di là di quello che tutti, o molti sapevano.
E’ un libro agghiacciante. Non tanto per quanto può suggerire il titolo – gli attacchi ai papi, di ogni genere, sono una costante nella storia della Chiesa – quanto per ciò che in maniera molto semplice, diretta ed evidente porta a concludere.
E cioè che la maggior parte, se non la totalità di queste “crisi” avrebbero potuto essere evitate con una gestione più accurata, intelligente, professionale e laica della comunicazione del Pontefice.
La “vendetta” curiale nei confronti di Joaquin Navarro Walls, mal visto e spesso sopportato con fatica da molti ambienti clericali, ha portato frutti avvelenati. Navarro ha fatto appena in tempo a evitare a Benedetto XVI una gaffe clamorosa nel viaggio in Polonia (nel discorso ad Auschwitz non c’era la parola “shoah”, che poi il Papa ha pronunciato tre volte); non ha potuto fare altrettanto a Regensburg, nel famoso incidente su Maometto e l’Islam.
E qui possiamo aggiungere, a quanto scrivono Tornielli e Rodari, che non è stato solo dalla mattina presto (quando il testo della “Lectio magistralis” è stato consegnato ai giornalisti) si è cercato di mettere in guardia la Santa Sede dal pericolo di una bomba mediatica. Già la sera precedente alcuni cronisti che seguivano il viaggio pontificio avevano potuto disporre, per mezzi propri, del testo che Benedetto XVI avrebbe pronunciato il giorno seguente, e ne avevano messo in rilievo la potenziale pericolosità telefonando a propri referenti in Segreteria di Stato. Evidentemente senza successo.
Uno dei momenti più drammatici degli ultimi anni è stato costituito dal caso Williamson. Benedetto XVI ha deciso di togliere la scomunica che gravava sui seguaci di mons. Lefbvre, e fra di loro il vescovo Williamson, che proprio mentre il provvedimento veniva preso guadagnava la prima pagina in tutto il mondo con le sue dichiarazioni negazioniste sull’Olocausto.
Dalla riunione in cui si decise di togliere la scomunica il Direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, fu escluso.

E il verbale della riunione, offerto dal libro, conclude: “Si è escluso di rilasciare interviste, come pure di presentare alla Stampa il documento, che di per sé appare sufficientemente chiaro...”.

In tutta la riunione, secondo il verbale, il problema Williamson non appare. È il tardo pomeriggio del 22 gennaio, «Der Spiegel» ha già anticipato da due giorni la notizia delle dichiarazioni negazioniste del vescovo Williamson sulle camere a gas, la tv le ha trasmesse la sera precedente, le agenzie di stampa hanno rilanciato le sue parole, eppure cardinali e vescovi coinvolti non ritengono ci sia nulla da spiegare alla stampa.
La campagna di aggressione scatenata contro Benedetto XVI personalmente, e la Chiesa in generale dal New York Times e altri organi di stampa anglosassoni ha offerto altri esempi di questa straordinaria insensibilità curiale ai meccanismi dell’informazione. Sarebbe lungo, e Tornielli e Rodari sono certamente esaustivi sul tema, presentare tappa per tappa questo calvario. Ma basta ricordare che nelle accuse relative al caso “Kiesle” (l’«Associated Press» affermava di avere in mano la prova che Benedetto XVI, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, aveva coperto un prete pedofilo californiano, Stephen Kiesle, di Oakland. A supporto dell’accusa, l’Ap presenta una lettera scritta in latino e datata 6 novembre 1985) è dovuto intervenire il vaticanista di un’agenzia di stampa italiana, per mettere in luce la verità sul caso, smontando le accuse.
Non solo: sono passati giorni, se non settimane di bufera, prima che la Santa Sede si decidesse di pubblicare (on line, e certamente non in grande evidenza) le linee guida, già operative dal 2001, messe in atto per affrontare il problema dei preti coinvolti in abusi sessuali. E’ evidente che se fossero state pubblicate all’inizio della tempesta il contesto mediatico successivo sarebbe stato bene diverso…
Ma di esempi di masochismo mediatico questi cinque anni sono ben ricchi. Proviamo a tirare qualche conseguenza. Senza voler accusare il destino, il mondo cattivo e che non capisce e i lupi. Che ci sono, di sicuro; ma forse è necessario dotarsi di cani da pastore, perché, come recita l’adagio, chi pecora si fa…. Il magistero di Benedetto XVI è chiaro, espresso senza ambiguità, e tale nei suoi contenuti ( e anche nella forma, talvolta) da irritare molti.
Non è un magistero – e un Papa – che possano affidarsi a una strategia della comunicazione puramente passiva, di semplice reazione, e non sempre tempestiva ed efficace; non sono un magistero, e un papa, che possano pensare di non coinvolgere quotidianamente nel suo lavoro uno specialista della comunicazione.
L’impressione è che si voglia gestire la comunicazione della Chiesa come se il mare in cui naviga la barca di Pietro fosse liscio e tranquillo, e non come se le parole e le decisioni di Benedetto XVI non fossero tali, con cadenza periodica, da suscitare tempeste e reazioni.
Il periodo più felice nella sua comunicazione esterna la Chiesa l’ha vissuto con un modulo che presentava alcune caratteristiche. La prima: coscienza dell’importanza della comunicazione come strumento essenziale del governo della Chiesa stessa, all’interno e all’esterno. Poi la scelta di un responsabile della comunicazione che provenga dal mondo dell’informazione secolare, la conosca nelle sue caratteristiche e difetti, forza e debolezze, e che abbia un rapporto privilegiato con il protagonista principale dell’informazione della Chiesa, e cioè il Papa. E giovane, che si dedichi solo a questo compito, che fa tremare pene e polsi, ventiquattro ore su ventiquattro.
Terzo: una strategia che prevenga e preveda il problema, non che risponda semplicemente ad eventuali reazioni e critiche. E, probabilmente, in questo settore, “laico è meglio”; checché ne pensino i protagonisti di una qualche forma di revanscismo clericale dietro le Mura.
Ma se al vertice non ci si convince dell’importanza strategica della comunicazione, e della necessità di trarre le conseguenze operative dovute, c’è solo da attendere la crisi prossima ventura.

www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=919&ID_sezione=&...


Paparatzifan
00martedì 31 agosto 2010 13:40
Dal blog di Lella...

Il Papa si confessa in un libro-intervista

di Andrea Tornielli

Benedetto XVI ha deciso di pubblicare un libro intervista, un nuovo dialogo con il giornalista tedesco Peter Seewald, che già per due volte, quando Joseph Ratzinger era cardinale, lo aveva lungamente intervistato.
La notizia, proveniente da ambienti dell’editoria tedesca, viene pubblicata questa mattina dal Tagespost e trova conferma in Vaticano.
Nel marzo prossimo, durante la Quaresima, è prevista l’uscita del secondo volume del libro del Papa su Gesù di Nazaret, dedicato al momento culminante della vita di Cristo, la Passione, morte e resurrezione. E già si parla di un ulteriore volume che Benedetto XVI scriverà affrontando il tema dell’infanzia del Nazareno.
Il libro-intervista con Seewald non rientra in questo piano, e anche se al momento non è stata stabilita la data di pubblicazione è ragionevole pensare che sia in libreria tra un anno. In Italia il volume dovrebbe essere edito dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev) - che com’è noto detiene i diritti d’autore di tutte le opere del Pontefice - mentre nulla di definitivo è stato stabilito per l’edizione tedesca: la Lev sarebbe intenzionata a far uscire il libro presso l’editore Herder, mentre l’intervistatore preferirebbe un editore più laico, come Heyne.
Il nuovo dialogo con il giornalista tedesco, che durante l’estate ha già realizzato le registrazioni dell’intervista con il Papa, sarà il quarto libro di questo genere per Joseph Ratzinger.
Da cardinale Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel 1985, il futuro Pontefice si fece intervistare dallo scrittore Vittorio Messori, che sarebbe poi stato anche autore anche del libro-intervista con Giovanni Paolo II, il primo di un Papa (Varcare le soglie della speranza, 1994). Ne nacque il best-seller Rapporto sulla fede, un volume che fece epoca, anticipando quella che Papa Ratzinger definirà l’ermeneutica corretta del Concilio. Nel libro, il cardinale affermava, tra l’altro: «Tra i compiti più urgenti per il cristiano c’è il recupero della capacità di opporsi a molte tendenze della cultura circostante, rinunziando a certa solidarietà troppo euforica post-conciliare».
Poco più di dieci anni dopo, nel 1997, ecco che il Prefetto della fede decide di dialogare di nuovo con un giornalista, questa volta Peter Seewald. Esce così Il sale della terra, volume dedicato a «cristianesimo e Chiesa cattolica nel XXI secolo». Il giornalista così descrive quegli incontri nell’introduzione: «Il Cardinale non mi ha mai chiesto nulla del mio passato o del mio stato di vita. Non ha nemmeno voluto che gli fossero anticipate delle domande, né ha preteso che qualcosa fosse eliminato o aggiunto. L’atmosfera dell’incontro è stata intensa e seria, ma talvolta questo “principe della Chiesa” sedeva tanto leggero sulla sua sedia che si aveva l’impressione di avere a che fare con uno studente.
Una volta egli interruppe la nostra conversazione per ritirarsi in meditazione o, forse, anche per chiedere allo Spirito Santo le parole giuste». L’incontro con Ratzinger segna anche la vita di Seewald, che riscopre la fede.
L’esperienza si ripete qualche anno dopo. Seewald intervista nuovamente Ratzinger all’alba del nuovo millennio e nel 2001 pubblica un altro best-seller, Dio e il mondo, dedicato all’«essere cristiani nel nuovo millennio».
I tantissimi lettori di questi volumi sanno che Ratzinger non si sottrae ad alcuna domanda e non ha paura di affrontare gli argomenti più spinosi, come attestano le sue risposte durante le interviste sull’aereo con i giornalisti che seguono i suoi viaggi.
Il nuovo libro non ha ancora un titolo ufficiale, l’ipotesi di lavoro al momento è Luce del mondo, ma è possibile che sia cambiato. Quando ha deciso, il Papa, di accettare questa proposta? Nel novembre 2008, durante un incontro avvenuto a margine dell’udienza generale, Vittorio Messori propose a Benedetto XVI di «aggiornare» Rapporto sulla fede: «Mi dia solo tre giorni», disse lo scrittore. Ratzinger non disse di no, ma si schernì dicendo: «Per me ora è difficile anche tre ore...». L’idea, in quel momento impraticabile, non doveva però essergli dispiaciuta. E così quando qualche mese fa Seewald ha proposto un nuovo dialogo, gli è stato risposto di sì.

© Copyright Il Giornale, 31 agosto 2010


Paparatzifan
00martedì 31 agosto 2010 19:20
Dal blog di Lella...

Papa/ P. Lombardi: Entro fine anno uscirà suo libro-intervista

Conversazione con il giornalista tedesco Peter Seewald

Roma, 31 ago. (Apcom)

Entro la fine dell'anno sarà pubblicato un libro intervista del Papa, frutto delle conversazioni con il giornalista tedesco Peter Seewald. Lo ha annunciato il direttore della Sala Stampa Vaticana padre Federico Lombardi.
"Nella settimana dal 26 al 31 luglio, a Castelgandolfo, il Santo Padre ha concesso al giornalista tedesco dott. Peter Seewald una serie di conversazioni, rispondendo alle sue domande su vari argomenti, analogamente a quanto già avvenuto altre due volte in passato, con lo stesso giornalista, quando il Card. Joseph Ratzinger era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Le conversazioni si sono svolte in lingua tedesca", ha spiegato padre Lombardi in una nota. "La pubblicazione del volume è prevista in tempi abbastanza brevi (prima della fine dell'anno in corso) in italiano e in tedesco, e se possibile anche in altre lingue", ha concluso padre Lombardi.

© Copyright Apcom


Paparatzifan
00martedì 31 agosto 2010 19:23
Dal blog di Lella...

PAPA: PADRE LOMBARDI, LIBRO INTERVISTA CON PETER SEEWALD

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 31 ago.

Sta per essere pubblicato un libro-intervista con Benedetto XVI.
Lo ha reso noto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
"Nella settimana dal 26 al 31 luglio, a Castelgandolfo, il Papa ha concesso al giornalista tedesco Peter Seewald una serie di conversazioni, rispondendo alle sue domande su vari argomenti, analogamente a quanto gia' avvenuto altre due volte in passato, con lo stesso giornalista, quando il card. Joseph Ratzinger era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede", ha spiegato ai giornalisti padre Lombardi, precisando che "Le conversazioni si sono svolte in lingua tedesca". "La pubblicazione del volume - ha aggiunto padre Lombardi - e' prevista in tempi abbastanza brevi (prima della fine dell'anno in corso) in italiano e in tedesco, e se possibile anche in altre lingue.
Com'e' noto, i diritti relativi alle pubblicazioni del Santo Padre sono detenuti dalla Libreria Editrice Vaticana, che pubblichera' anche l'edizione italiana".
"Il nuovo libro - spiega da parte sua il vaticanista Andrea Tornielli, che aveva gia' anticipato la notizia - non ha ancora un titolo ufficiale, l'ipotesi di lavoro al momento e' Luce del mondo, ma e' possibile che sia cambiato". Non e' la prima volta che un Papa accetta di concedere un'interviste da pubblicare come libro. Nel 1994 Giovanni Paolo II si fece intervistare dallo scrittore Vittorio Messori per "Varcare le soglie della speranza", che e' stato uno dei libri piu' venduti di tutti i tempi, con circa 5 milioni di copie diffuse. Lo stesso Messori, nel 1989 era stato coautore con Ratzinger del best-seller "Rapporto sulla fede", che fece epoca, anticipando l'ermeneutica corretta del Concilio che e' oggi una delle linee principali del Pontificato.
Nel libro, il cardinale affermava, tra l'altro: "Tra i compiti piu' urgenti per il cristiano c'e' il recupero della capacita' di opporsi a molte tendenze della cultura circostante, rinunziando a certa solidarieta' troppo euforica post-conciliare".
Poco piu' di dieci anni dopo, nel 1997, l'allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, accetto' le domande di un altro giornalista, il tedesco Peter Seewald per il libro "Il sale della terra", un volume dedicato a "cristianesimo e Chiesa cattolica nel XXI secolo" che conteneva pero' anche diverse confidenze del futuro Papa su se stesso. Seewald intervisto' poi nuovamente Joseph Ratzinger nel 2001, cioe' all'indomani del Grande Gibileo, e pubblico' un altro best-seller, "Dio e il mondo", dedicato all'"essere cristiani nel nuovo millennio".
"Il cardinale - confido' poi lo stesso Seewald - non mi ha mai chiesto nulla del mio passato o del mio stato di vita.
Non ha nemmeno voluto che gli fossero anticipate delle domande, ne' ha preteso che qualcosa fosse eliminato o aggiunto. L'atmosfera dell'incontro e' stata intensa e seria, ma talvolta questo principe della Chiesa sedeva tanto leggero sulla sua sedia che si aveva l'impressione di avere a che fare con uno studente. Una volta egli interruppe la nostra conversazione per ritirarsi in meditazione o, forse, anche per chiedere allo Spirito Santo le parole giuste".
Nel novembre 2008, durante un incontro avvenuto a margine dell'udienza generale, Vittorio Messori propose a Benedetto XVI di "aggiornare" Rapporto sulla fede: "Mi dia solo tre giorni", disse lo scrittore. Ratzinger non disse di no, ma si scherni' dicendo: "Per me ora e' difficile anche tre ore...".
L'idea di un libro-intervista pero' e' stata recepita, anche se proprio il tempo tiranno deve aver suggerito al Papa di esprimersi in tedesco, cioe' la sua lingua natale, e non in italiano, il che gli avrebbe poi richiesto una piu' laboriosa revisione del testo. E cosi' quando Seewald ha proposto un nuovo dialogo, gli e' stato risposto di si'.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00martedì 31 agosto 2010 19:24
Dal blog di Lella...

B-XVI torna a farsi interrogare sulla fede dal tedesco Peter Seewald

Paolo Rodari

Notizia beneaugurale e sorprendente: Benedetto XVI ha deciso di tornare a farsi intervistare dal giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald in un libro di riflessioni sulla chiesa e la fede in rapporto alla società contemporanea.

Secondo fonti tedesche confermate da un articolo in uscita oggi sulla Tagespost, Seewald ha già incontrato più volte il Papa nelle scorse settimane tanto che lo schema del libro dovrebbe essere stato più o meno deciso. Era il 1996 quando l’allora cardinale Joseph Ratzinger si prestava a uno sforzo analogo: dava alle stampe “Il sale della terra”, una lunga intervista concessa sempre a Seewald e anch’essa dedicata al rapporto tra chiesa cattolica e società contemporanea.

Qualche settimana fa su “Inside the atican” il cardinale bibliotecario di Santa romana chiesa, Raffaele Farina, rivelò un particolare inedito di Ratzinger: quando era cardinale chiese a Wojtyla di lasciare la Dottrina delle fede per andare a dirigere la biblioteca vaticana. La cosa non gli fu concessa ma anche oggi, da Papa, Ratzinger non rinuncia a immergersi nelle letture e a scrivere. Terminata da poco la seconda parte del libro su Gesù di Nazaret, Papa Benedetto sorprende trovando il tempo per nuovi lavori: la terza parte del libro su Gesù, l’impianto di una nuova enciclica e adesso un libro intervista con Seewald, probabilmente il giornalista al quale si sente più vicino e legato.

Chi conosce bene il Papa dice che il motivo per il quale ha deciso di lavorare ancora una volta a un libro intervista è il medesimo che lo spinse a fare la medesima cosa nel 1996. Disse il Papa: “Oggi sembra spesso che la schiera di coloro che frequentano ancora la messa, partecipano alle processioni e si esprimono positivamente nei confronti della chiesa, sia vista dalla maggioranza come un gruppetto esotico. E persino questo ultimo resto deve avere sempre di più l’impressione di vivere, con le proprie idee cristiane, in una realtà che non ha più nulla a che fare con il mondo nel quale loro vivono quotidianamente. Ma, allora, il processo di decadenza non è forse già più drammatico di quanto si possa credere?”.

Un secondo motivo è ravvisabile tra le righe del suo pontificato: “Non si governa la chiesa solo mediante comandi e strutture, ma guidando e illuminando le anime”, ha ripetuto più volte Benedetto XVI. Il suo allontanamento dalla macchina del governo sembra voluto, studiato, ricercato. Non sembra disprezzo per l’arte del governo, quanto amore verso la chiesa la quale, secondo il suo punto di vista, necessita di illuminazione prima che d’altro.

Pubblicato sul Foglio martedì 31 agosto 2010

© Copyright Il Foglio, 31 agosto 2010


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:57.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com