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Viaggio apostolico in Germania...

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2011 20:28
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IL PAPA IN GERMANIA

Un potere altro
Dio e “le cose terribili” nell’omelia di oggi a Friburgo


Onnipotenza e libertà. “Ci sono teologi che, di fronte a tutte le cose terribili che avvengono oggi nel mondo, dicono che Dio non può essere onnipotente. Di fronte a questo, noi professiamo Dio, l’Onnipotente, il Creatore del cielo e della terra”, ma, ha evidenziato il Papa, “dobbiamo, al contempo, renderci conto che Egli esercita il suo potere in maniera diversa da come gli uomini sogliono fare.
Egli stesso ha posto un limite al suo potere, riconoscendo la libertà delle sue creature”. Anche se “siamo lieti e riconoscenti per il dono della libertà”, “quando vediamo le cose tremende, che a causa di essa avvengono, ci spaventiamo”. Invece bisogna fidarsi di Dio, il cui potere “si manifesta soprattutto nella misericordia e nel perdono”. Dobbiamo avere una certezza: “Dio desidera la salvezza del suo popolo. Desidera la nostra salvezza. Sempre, e soprattutto in tempi di pericolo e di cambiamento radicale, Egli ci è vicino, il suo cuore si commuove per noi, si china su di noi. Affinché il potere della sua misericordia possa toccare i nostri cuori, ci vuole l’apertura a Lui, occorre la disponibilità di abbandonare il male, di alzarsi dall’indifferenza e di dare spazio alla sua Parola. Dio rispetta la nostra libertà. Egli non ci costringe. Egli attende il nostro sì”.

Non bastano le parole. Commentando il brano del Vangelo sui due figli che sono invitati dal padre a lavorare nella vigna, il Pontefice ha chiarito: “Il messaggio della parabola è chiaro: non contano le parole, ma l’agire, le azioni di conversione e di fede”. E sulla conclusione di Gesù, rivolta ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo, “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”, il Santo Padre ha precisato: “Tradotta nel linguaggio del nostro tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei nostri peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli ‘di routine’, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato dalla fede”. Perciò, “la parola di Gesù deve far riflettere, anzi, deve scuotere tutti noi. Questo, però, non significa affatto che tutti coloro che vivono nella Chiesa e lavorano per essa siano da valutare come lontani da Gesù e dal Regno di Dio”. Anzi, Benedetto XVI ha ringraziato i “tanti collaboratori impiegati e volontari, senza i quali la vita nelle parrocchie e nell’intera Chiesa sarebbe impensabile”.

Un cuore aperto. “La Chiesa in Germania – ha rammentato il Papa - ha molte istituzioni sociali e caritative, nelle quali l’amore per il prossimo viene esercitato in una forma anche socialmente efficace e fino ai confini della terra”. Il Pontefice ha quindi espresso “gratitudine” e “apprezzamento” a tutti coloro che si impegnano nella Caritas tedesca o in altre organizzazioni ecclesiali, oppure che mettono generosamente a disposizione il loro tempo e le loro forze per incarichi di volontariato nella Chiesa. “Tale servizio richiede innanzitutto una competenza oggettiva e professionale – ha suggerito -. Ma nello spirito dell’insegnamento di Gesù ci vuole di più: il cuore aperto, che si lascia toccare dall’amore di Cristo, e così dà al prossimo, che ha bisogno di noi, più che un servizio tecnico: l’amore, in cui all’altro si rende visibile il Dio che ama, Cristo”. In effetti, “il rinnovamento della Chiesa, in ultima analisi, può realizzarsi soltanto attraverso la disponibilità alla conversione e attraverso una fede rinnovata”.

Uniti e umili. “La vita cristiana – ha detto il Santo Padre - deve misurarsi continuamente su Cristo” e “come Cristo era totalmente unito al Padre ed obbediente a Lui, così i suoi discepoli devono obbedire a Dio ed avere un medesimo sentire tra loro”. Per Benedetto XV, “la Chiesa in Germania supererà le grandi sfide del presente e del futuro e rimarrà lievito nella società, se i sacerdoti, le persone consacrate e i laici credenti in Cristo, in fedeltà alla propria vocazione specifica, collaborano in unità; se le parrocchie, le comunità e i movimenti si sostengono e si arricchiscono a vicenda; se i battezzati e cresimati, in unione con il vescovo, tengono alta la fiaccola di una fede inalterata e da essa lasciano illuminare le loro ricche conoscenze e capacità”. Insomma, “la Chiesa in Germania continuerà ad essere una benedizione per la comunità cattolica mondiale, se rimane fedelmente unita con i Successori di san Pietro e degli apostoli, se cura in molteplici modi la collaborazione con i Paesi di missione e si lascia anche ‘contagiare’ in questo dalla gioia nella fede delle giovani Chiese”. “L’esistenza cristiana – ha proseguito - è una pro-esistenza: un esserci per l’altro, un impegno umile per il prossimo e per il bene comune”. In realtà, “l’umiltà è una virtù che oggi non gode di grande stima. Ma i discepoli del Signore sanno che questa virtù è, per così dire, l’olio che rende fecondi i processi di dialogo, facile la collaborazione e cordiale l’unità”.

L’Angelus. Il “sì” di Maria all’essere serva del Signore è “l’affermazione fiduciosa al piano di Dio e alla nostra salvezza”, ha ricordato il Papa all’Angelus. “Recitando ora l’Angelus – ha affermato -, possiamo unirci al ‘sì’ di Maria e aderire fiduciosamente alla bellezza del piano di Dio e della provvidenza che Egli, nella sua grazia, ha riservato per noi”. Allora, “anche nella nostra vita l'amore di Dio diventerà quasi carne, prenderà sempre più forma. Non dobbiamo avere paura in mezzo a tutte le nostre preoccupazioni. Dio è buono”.

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PAPA: TOTALMENTE INFONDATE VOCI SU DIMISSIONI NEL 2012

Salvatore Izzo

(AGI) - Friburgo, 25 set.

L'ipotesi che Benedetto XVI intenda dimettersi al compimento degli 85 anni, cioe' nel 2012 e' considerata "totalmente infondata" da alte personalita' al seguito del Papa nel viaggio in Germania.
L'articolo pubblicato da Libero nella sua prima pagina di oggi a firma dello scrittore e giornalista Antonio Socci contrasta tra l'altro, si fa notare, con la richiesta di preghiera per sostenerlo nella sua missione che lo stesso Pontefice ha rivolto piu' volte negli ultimi tempi ai fedeli di tutto il mondo e che proprio oggi ha ricordato ai 100 mila cattolici tedeschi presenti alla messa sulla spianata dell'aeroporto di Friburgo.
"Vorrei ringraziare voi tutti - ha detto testualmente il Pontefice tre ore fa - per la vostra preghiera a favore del Successore di Pietro, affinche' egli possa continuare a svolgere il suo ministero con gioia e fiduciosa speranza e confermare i fratelli nella fede".
L'ipotesi, inoltre, e' gia' stata smentita direttamente dallo stesso Pontefice nel libro intervista 'Luce del mondo' scritto con il giornalista tedesco Peter Seewald.
"Quando il pericolo e' grande - ha affermato Benedetto XVI nel libro scritto con Seewald appena l'anno scorso - non si puo' scappare.
Ecco perche' questo sicuramente non e' il momento di dimettersi. E' proprio in momenti come questo che bisogna resistere e superare la situazione difficile.
Ci si puo' dimettere in un momento di serenita', o quando semplicemente non ce la si fa piu'. Ma non si puo' scappare proprio nel momento del pericolo e dire. 'Se ne occupi un altro'".
Nel volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana, Joseph Ratzinger ammette che, come previsto dal Diritto Canonico, "quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere piu' in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l'incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi". Ma che non sia questo il suo caso risulta evidente dalle performance di questi quattro giorni in Germania, dove gli appuntamenti e gli spostamenti si succedevano a un ritmo davvero incalzante, che avrebbe messo a dura prova anche un giovanotto, e che l'84enne Pontefice tedesco ha invece sopportato con assoluta naaturalezza, trovando anche l'energia per lunghe improvvisazioni e incontri fuori programma, come quello commovente con le vittime degli abusi compiuti da ecclesiastici, l'altra sera nel seminario di Erfurt al termine di una giornata nella quale aveva preso due volte l'aereo e due volte l'elicottero.
Da parte sua anche il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha definito anche lui "infondate" le voci di dimissioni di Papa Benedetto XVI riportate oggi da Libero.
"La resistenza del Papa in questo viaggio di per se' e' molto eloquente della sua capacita' di affrontare impegni molto gravosi", ha sottolineato padre Lombardi nel quotidiano briefing con i giornalisti che hanno seguito il Pontefice a Friburgo, in Germania. "Quello che sappiamo tutti - ha scandito - e' cio' che il Papa stesso ha scritto nel libro-intervista 'Luce del mondo'".

© Copyright (AGI)

PAPA: VOCI DIMISSIONI SMENTITE DA LUI STESSO DIVIDONO EX COLLEGHI

Salvatore Izzo

(AGI) - Friburgo, 25 set.

Un quotidiano italiano pubblica oggi in prima pagina un articolo che ipotizza le dimissioni del Papa nella primavera del 2012, possibilita' peraltro esclusa dallo stesso Pontefice sia nel libro "Luce del mondo" scritto l'anno scorso con Peter Seewald, che tre ore fa nel discorso pronunciato sulla spianata dell'aeroporto di Friburgo, un testo comunque preparato da alcuni giorni e non in risposta al giornalista e scrittore Antonio Socci che firma l'articolo su Libero.
"Per ora - scrive Socci - e' una voce (un'ipotesi personale di Joseph Ratzinger) e spero che non diventi mai una notizia. Ma poiche' circola nelle piu' importanti stanze del Vaticano merita molta attenzione. In breve: il Papa non scarta la possibilita' di dimettersi allo scoccare dei suoi 85 anni, ovvero nell'aprile del prossimo anno".
"Oggi Papa Benedetto sembra veramente in forma, eppure si pone il problema della sua eta' e delle sue energie", conclude Socci.
Insorge Andrea Tornielli, firma prestigiosa della Stampa (e' l'unico vaticanista citato dal Papa, in un suo discorso, come autore di una documentata biografia su Pio XII) ma anche redattore del mensile di area ciellina "Trenta Giorni" quando ne era direttore proprio Antonio Socci.
"Balza agli occhi - polemizza Tornielli con il suo ex superiore sul sito specializzato 'Vaticaninsider' - l'oggettivo contrasto tra la prima pagina di Libero e le immagini che arrivano dalla Germania, dove Benedetto XVI sta concludendo uno storico viaggio, durante il quale ha pronunciato diciotto discorsi in quattro giorni, molti dei quali impegnativi e soprattutto interamente scritti di suo pugno. La stampa tedesca e' rimasta stupita dalla capacita' dimostrata dall'anziano Pontefice, che ha retto la fatica degli spostamenti (non ha dormito per piu' di una notte nello stesso letto) e ha portato a compimento un programma denso di impegni, di incontri, di veglie e di celebrazioni". "Nulla insomma - conclude Tornielli - lascia presagire che si stiano realizzando le condizioni che lo stesso Benedetto XVI descriveva a Seewald nella risposta dedicata alle dimissioni".

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Papa in Germania/ Incontra giudici Consulta, tributo a democrazia

Lombardi ricorda: Carta è stata rifondazione Stato dopo nazismo

Friburgo, 25 set. (TMNews) - Il Papa ha incontrato nel seminario di Friburgo i sedici giudici della Corte costituzionale tedesca, che ha sede nella vicina Karlsruhe, per un breve saluto nell'ultimo giorno della sua visita di quattro giorni in Germania (Berlino, Erfurt, Friburgo).
"Per capire il significato della Costituzione in tedesca bisogna essere un po' tedeschi", ha sottolineato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, intrattenendosi con i giornalisti a margine di una conferenza stampa a Friburgo. "E' stata la rifondazione dello Stato democratico dopo l'esperienza terribile del nazismo". Benedetto XVI ha salutato uno per uno i sedici giudici del più alto tribunale tedesco ed ha consegnato loro una medaglia del pontificato.
Nel corso della sua visita, il Papa ha incontrato il presidente federale Christian Wulff, la cancelliera Angela Merkel ed ha pronunciato un discorso al Bundestag. (TMNews)


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E’ l’ora di liberare con coraggio la Chiesa dai suoi legami materiali e politici: così il Papa a conclusione del viaggio in Germania

Il Papa ha concluso il suo terzo viaggio in Germania: quattro giorni fitti d’impegni, che lo hanno portato a Berlino, Erfurt, Etzelsbach e infine a Friburgo. Due gli eventi storici: il discorso al Bundestag e l’incontro con gli evangelici nel Convento agostiniano dove visse Lutero. Benedetto XVI ha potuto abbracciare la comunità cattolica dell’Est e dell’Ovest del Paese e rilanciare il dialogo e l’amicizia con gli ortodossi, gli ebrei e i musulmani. Questa sera la partenza dall’aeroporto di Lahr e il rientro a Castel Gandolfo.
Il servizio di uno dei nostri inviati in Germania, Sergio Centofanti:

Giornate splendide in Germania per l’entusiasmo delle persone, per l’accoglienza cordiale e per la fede che ha trovato nel suo Paese, nonostante stia fortemente diminuendo la pratica religiosa: il Papa nella cerimonia di congedo esprime tutta la sua gioia per questo viaggio apostolico.Occorre tornare alle radici della Buona Novella di Cristo – afferma – per rispondere alla sete di Dio di tante persone.

Poco prima aveva incontrato al Konzerthaus di Friburgo i cattolici impegnati. Un discorso molto forte in cui ha espresso con chiarezza la necessità che la Chiesa cambi: la Chiesa deve cambiare non per adattarsi alla mentalità del mondo ma, al contrario, per essere più fedele al Vangelo e rispondere alla sete di Dio di tanti che non sanno più credere. Ricorda come rispose Madre Teresa di Calcutta a chi gli domandava quale fosse la prima cosa da cambiare nella Chiesa. Disse: “Lei ed io”:

“Questo piccolo episodio ci rende evidenti due cose: da un lato, la religiosa intende dire all’interlocutore che la Chiesa non sono soltanto gli altri, non soltanto la gerarchia, il Papa e i Vescovi: Chiesa siamo tutti noi, i battezzati. Dall’altro lato, essa parte effettivamente dal presupposto: sì, c’è motivo per un cambiamento. Esiste un bisogno di cambiamento. Ogni cristiano e la comunità dei credenti sono chiamati ad una continua conversione”.

Nel suo sviluppo storico, c’è una tendenza della Chiesa ad adattarsi ai criteri del mondo, a far prevalere la forza dell’organizzazione sull’apertura allo Spirito. Così, essa deve sempre di nuovo distaccarsi dai condizionamenti del mondo, e la storia talora viene provvidenzialmente in suo aiuto come dimostrano alcuni eventi del passato:
“L’espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili – ha sottolineato - significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spogliava, per così dire, della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena”.
Col distacco dai suoi legami materiali, la missione della Chiesa diventa più “credibile”:
“Liberata dai suoi fardelli materiali e politici … – ha spiegato il Papa - la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio del prossimo”.

Non si tratta – precisa Benedetto XVI – “di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa” ma di riportarla “alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità sono convenzioni e abitudini”. La Chiesa, infatti - ha aggiunto - non deve cercare l’adesione degli uomini per rafforzare “un’istituzione con le proprie pretese di potere”, ma per condurli a scoprire l’amore di Dio. Per questo deve presentare la fede cristiana per quello che è, senza accomodamenti:

“La fede cristiana – ha detto con forza il Papa - è per l’uomo uno scandalo sempre e non soltanto nel nostro tempo. Che il Dio eterno si preoccupi di noi esseri umani, ci conosca; che l’Inafferrabile sia diventato in un determinato momento afferrabile; che l’Immortale abbia patito e sia morto sulla croce; che a noi esseri mortali siano promesse la risurrezione e la vita eterna – credere questo è per noi uomini una vera pretesa”.

“Questo scandalo, che non può essere abolito se non si vuole abolire il cristianesimo” – rileva Benedetto XVI - è purtroppo offuscato da ben altri scandali provocati da coloro che dovrebbero farsi annunciatori della fede. Così ora – conclude il Papa - c’è “una ragione in più per ritenere che sia nuovamente l’ora … di togliere coraggiosamente ciò che vi è di mondano nella Chiesa. Questo non vuol dire ritirarsi dal mondo. Ma una Chiesa alleggerita degli elementi mondani” è capace di parlare in modo credibile agli uomini.

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Lo sparatore di Erfurt: 'Mi vergogno, non ce l'avevo con Benedetto XVI'

Rilasciato l'uomo che ha sparato 4 colpi con un'arma ad aria compressa

26 settembre, 09:35

CIAMPINO - Concluso il viaggio di quattro giorni in Germania, Papa Benedetto XVI è rientrato a Roma. L'aereo, un Airbus A321 della compagnia tedesca Lufthansa, con a bordo il pontefice è atterrato sulla pista dell'aeroporto militare di Ciampino alle 20,57. Dallo scalo romano il Santo Padre si trasferirà nella vicina residenza di Castel Gandolfo.

Benedetto XVI augura all'Italia di "realizzare una società sempre più giusta e solidale". Il Papa lo afferma nel messaggio di saluto al presidente della repubblica Giorgio Napolitano inviato al rientro dal suo viaggio di 4 giorni in Germania. "Invio a lei signor presidente, e alla cara Italia - si legge nel telegramma- il mio cordiale e rispettoso saluto unito ad una speciale benedizione affinché l'amato popolo italiano sia animato dal vivo desiderio di realizzare una società sempre più giusta e solidale".

SPARATORE, NON CE L'AVEVO AFFATTO COL PAPA - Non ce l'aveva affatto col Papa, e oggi è sfinito, "mi vergono". E' quello che ha raccontato il trentenne che ieri ha sparato da una finestra con un fucile ad aria compressa prima della messa del Papa, a un giornalista del 'Thüringer Allgemeine' di Erfurt. Il giovane è stato arrestato ieri intorno alle 11, rilasciato cinque ore dopo, e dovrà rispondere di tentate lesioni personali. Chirtarrista, era a Erfurt per incontrare la sua band, e non per la visita di Benedetto XVI.

Aveva bevuto un po' e ha voluto provare il fucile ad aria compressa che si trovava a casa di un conoscente di Erfurt, che gli aveva prestato il suo appartamento. E' quello che ha raccontato il trentenne incensurato fermato e rilasciato ieri, in Germania, per gli spari esplosi da una finestra con un fucile ad aria compressa prima della messa del Papa. L'uomo ha parlato con un giornalista del 'Thüringer Allgemeine' - che ha riferito il dialogo avuto all'ANSA - al quale ha confessato di ritenere il gesto commesso "soltanto stupido e imbarazzante". Un conoscente - ha continuato il racconto - gli aveva dato le chiavi de suo appartamento, perché potesse pernottarvi. Lì il giovane ha trovato un fucile e una pistola ad aria compressa. La tentazione di provare l'arma ha evidentemente vinto su ogni altra considerazione: ha preso il fucile e lo ha puntato per strada, provando a colpire un bersaglio. Il giovane ha anche sostenuto di non aver sentito il campanello quando la polizia, che poi ha forzato l'ingresso, ha bussato per arrestarlo. Stava dormendo.

PAPA: SCANDALO PEDOFILIA OSCURA MESSAGGIO CRISTIANO - Lo "scandalo" rappresentato nella storia dal messaggio cristiano "purtroppo é stato messo in ombra proprio recentemente dagli altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede". Con queste parole, incontrando a Friburgo i cattolici impegnato nella Chiesa e nella società, Benedetto XVI ha fatto rifermento al fenomeno degli abusi sui minori compiuti da sacerdoti. "Si crea una situazione pericolosa - ha avvertito il Papa -, quando questi scandali prendono il posto dello 'skandalon' primario della Croce e così lo rendono inaccessibile, quando cioé nascondono la vera esigenza cristiana dietro l'inadeguatezza dei suoi messaggeri".


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PAPA: INCORAGGIO CHIESA TEDESCA A DIALOGO E RINNOVAMENTO

Salvatore Izzo

(AGI) - Friburgo, 25 set.

"Incoraggio la Chiesa in Germania a proseguire con forza e fiducia il cammino della fede, che fa ritornare le persone alle radici, al nucleo essenziale della Buona Novella di Cristo".
Benedetto XVI ha salutato con queste parole dalla Germania, al termine della straaordinaria quattro giorni che lo ha portato in diverse realta' del Paese, dovunqe accolto da grandi folle e tanto entusiasmo, mentre il mondo laico ha manifestato alla fine piu' attenzione verso le sue parole che dissenso (alla manifestazione di Berlino, i partecipanti erano poche centinaia).
Anche se, complessivamente, il Papa ha incontrato durante il viaggio oltre 500 mila persone (e piu' di un milione, se si considerano anche le folle che sono accorse a Erfurt e Friburgo per vederlo passare in Papamobile), nel suo viaggio il Pontefice ha parlato di una Chiesa minoritaria e aperta al dialogo, che deve essere consapevole cioe' della necessita' del confronto con gli altri.
"Ci saranno comunita' piccole di credenti e gia' esistono - ha detto alla cerimonia di congedo, all'aeroporto di Lahr prima di imbracrsi - che con il proprio entusiasmo diffondono raggi di luce nella societa' pluralistica, rendendo altri curiosi di cercare la luce che da' vita in abbondanza". "Non vi e' niente di piu' bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l'amicizia con lui", ha ricordato citando l'omelia pronunciata sei anni fa per l'inizio solenne del suo Ministero petrino. "Da questa esperienza - secondo Joseph Ratzinger - cresce infine la certezza: 'Dove c'e' Dio, la' c'e' futuro'. Dove Dio e' presente, la' c'e' speranza e la' si aprono prospettive nuove e spesso insospettate che vanno oltre l'oggi e le cose effimere". "In questo senso - ha quindi assicurato Ratzinger - accompagno, nei pensieri e nelle preghiere, il cammino della Chiesa in Germania".
Secondo il Papa teologo, nel viaggio concluso oggi, "come gia' durante le visite precedenti, si e' potuto sperimentare quante persone qui testimoniano la propria fede e rendono presente la sua forza trasformante nel mondo di oggi". "E tutto questo - ha rivelato - mi rende fiducioso per il futuro del cristianesimo in Germania".
In risposta al discorso di saluto del presidente federale Christian Wulff, il Pontefice ha ripercorso le varie tappe del suo pellegrinaggio in Germania, a partire dallo storico discorso al Deutscher Bundestag a Berlino, dove ha potuto esporre ai parlamentari, ha ricordato oggi, "alcune riflessioni sui fondamenti intellettuali dello stato".
"Volentieri - ha aggiunto - ripenso anche ai colloqui fruttuosi con il Presidente Federale e la Signora Cancelliere sulla situazione attuale del popolo tedesco e della comunita' internazionale". "Mi ha particolarmente toccato - ha confidato Ratzinger - l'accoglienza cordiale e l'entusiasmo di cosi' tante persone a Berlino". La tappa successiva, a Erfurt, e' stata caratterizzata dall'omaggio a Martin Lutero (di cui e' mancata pero' la completa riabilitazione, che i luterani forse si aspettavano come "dono ecumenico"). "Nel Paese della Riforma l''ecumene' ha costituto naturalmente uno dei punti centrali del viaggio", ha spiegato nel discorso di congedo ricordando l'incontro con i rappresentanti della "Chiesa Evangelica in Germania" nell'ex Convento agostiniano dove il monaco - allora non ancora ribelle - ricevette gli ordini sacri. "Sono profondamente grato - ha assicurato - per lo scambio fraterno e la preghiera comune. Molto particolare e' stato anche l'incontro con i cristiani ortodossi e ortodossi orientali, come pure con gli ebrei e i musulmani. Ovviamente, questa visita era rivolta in particolare ai cattolici a Berlino, a Erfurt, nell'Eichsfeld e a Friburgo. Ricordo con piacere le celebrazioni liturgiche comuni, la gioia, l'ascoltare insieme la Parola di Dio e il pregare uniti - soprattutto anche nelle parti del Paese in cui si e' tentato per decenni di rimuovere la religione dalla vita delle persone".
"Non da ultimo - ha quindi concluso Ratzinger - sono stato molto lieto, dopo l'impressionante Giornata Mondiale della Gioventu' a Madrid, di stare anche a Friburgo, di nuovo insieme con tanti giovani, ieri, alla veglia della gioventu'. Colmo di esperienze e ricordi, fortemente impressi, di questi giorni nella mia patria, ritorno ora a Roma. Con l'assicurazione delle mie preghiere per tutti voi e per un futuro buono per il nostro Paese in pace e liberta', mi congedo con un cordiale 'Vergelt's Gott': Dio ve ne renda merito e Dio vi benedica tutti!".

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PAPA: A PRANZO CON TUTTI VESCOVI CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA

Salvatore Izzo

(AGI) - Friburgo, 25 set.

Rientrato in auto al Seminario Arcivescovile di Friburgo, Benedetto XVI e' a pranzo con i vescovi della Conferenza Episcopale Tedesca. Nel pomeriggio, sono in programma un incontro con i giudici della Corte Costituzionale Federale e un discorso ai cattolici impegnati nella Chiesa e nella societa': significativi appuntamenti che concludono questo terzo e straordinario viaggio di Papa Ratzinger nella sua patria.
Al pranzo partecipano 90 presuli tedeschi perche' con i 27 ordinari delle diocesi e arcidiocesi della Germania sono stati invitati anche i vescovi ausiliari e gli emeriti, cioe' quelli che si sono ritirati per ragioni di eta'.
"Il Papa ci ha incoraggiato nel rinnovamento spirituale", ha dichiarato dopo il pranzo il presidente dei vescovi tedeschi, mons. Robert Zollitsch, "Sa che ci sono alcuni problemi nella Chiesa tedesca, ma - ha aggiunto l'arcivescovo di Friburgo - ci incoraggia a proseguire nella direzione intrapresa.
Il Papa ha detto che le strutture sono meno importanti della fede, e noi siamo d'accordo". In particolare il Papa ha rassicurato i presuli circa il suo giudizio sulla Chiesa tedesca: "so che ci sono tempi difficili, ma siete bravi pastori e vi auguro successo", sono state le sue parole. Anche il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha riferito nel suo briefing che Benedetto XVI ha espresso "solidarieta' e fiducia nella capacita' dei vescovi di affrontare i problemi che ci sono nella Chiesa tedesca".

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PAPA: ANCHE GLI IMMIGRATI ITALIANI ALLA MESSA DI FRIBURGO

Salvatore Izzo

(AGI) - Friburgo, 25 set.

C'era anche un pezzo d'Italia tra la folla alla Messa di Benedetto XVI oggi a Friburgo. Sono arrivati in trecento - con sei pullman - da Villingen e dalle zone limitrofe dove la missione cattolica italiana guidata dal salesiano don Domenico Fasciano conta 4.500 fedeli, ma offre servizio pastorale a giovani e adulti in un'area abitata da 28mila persone. "Da maggio stiamo organizzando questo pellegrinaggio", ha raccontato ad Avvenire Alda Gravina, assistente pastorale della missione, sottolineando che il numero di partecipanti all'iniziativa e' proporzionalmente elevato, se si considera che per esempio da alcuni decanati dell'arcidiocesi si muoveranno tre pullman. "Il gruppo - ha spiegato la signora Gravina - e' composto da gente di tutte le eta', tra cui una cinquantina di ragazzi e moltissime giovani famiglie con bambini". Secondo Avvenire, "si tratta di un dato significativo che mostra la vitalita' di questa missione, punto di riferimento per gli italiani di seconda e terza generazione, i figli cioe' degli emigrati in Germania per lavorare nelle fabbriche locali".

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PAPA: ABUSI DEI PRETI, POTERE E RICCHEZZE CHIESA UCCIDONO LA FEDE

(AGI) - Friburgo, 25 set.

(di Salvatore Izzo)

Ferite perche' vittime o semplicemente scandalizzate da casi come quello della pedofilia, ci sono persone che "soffrono a causa dei peccati commessi da uomini di Chiesa e hanno desiderio di un cuore puro".
Queste persone, cosi' come gli agnostici che "non trovano pace perche' resi inquieti dalla questione di Dio" , e tutti gli uomini in ricerca, sono "piu' vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli 'di routine', che nella Chiesa vedono ormai soltanto l'apparato, senza che il loro cuore sia toccato dalla fede".
E' una dichiarazione impegnativa quella fatta dal Papa nell'omelia pronunciata a Friburgo, davanti a 100 mila fedeli.
Commentando la parabola dei figli inviati dal Padre a lavorare nella sua vigna, Benedetto XVI ha invitato i cattolici tedeschi a riflettere su questo messaggio che, ha detto, "deve scuotere tutti noi".
Nel pomeriggio al Konzerthaus, davanti a 500 cattolici impegnati in 19 associazioni, ha poi aggiunto che l'annuncio del Vangelo, scandalo per il mondo, "e' stato messo in ombra proprio recentemente dagli altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede". "Si crea una situazione pericolosa - ha detto - quando questi scandali prendono il posto dello 'skandalon' primario della Croce e cosi' lo rendono inaccessibile, quando cioe' nascondono la vera esigenza cristiana dietro l'inadeguatezza dei suoi messaggeri". "Vi e' una ragione in piu' - ha scandito il Pontefice - per ritenere che sia nuovamente l'ora di togliere coraggiosamente cio' che vi e' di mondano nella Chiesa".
L'esortazione di Benedetto XVI e' a resistere alla tendenza, attuale in molte situazioni, "di una Chiesa che si accomoda in questo mondo, diventa autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo". In questo modo, ha spiegato, "si da' all'organizzazione e all'istituzionalizzazione un'importanza maggiore che non alla sua chiamata all'apertura". "Esiste - ha osservato - un bisogno di cambiamento: ogni cristiano e la comunita' dei credenti sono chiamati ad una continua conversione".
"Come deve configurarsi concretamente questo cambiamento? Si tratta qui forse di un rinnovamento come lo realizza ad esempio un proprietario di casa attraverso una ristrutturazione o la tinteggiatura del suo stabile? Oppure si tratta qui di una correzione, per riprendere la rotta e percorrere in modo piu' spedito e diretto un cammino?", si e' chiesto allora il Pontefice. "Certamente - ha poi risposto - questi ed altri aspetti hanno importanza. Ma per quanto riguarda la Chiesa, il motivo fondamentale del cambiamento e' la missione apostolica dei discepoli e della Chiesa stessa". Per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve dunque "sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanita' del mondo" seguendo le parole di Gesu': "Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo".
"In un certo senso - ha rilevato il Pontefice con un'altra dichiarazione davvero impegnativa e paesante - la storia viene in aiuto alla Chiesa attraverso le diverse epoche di secolarizzazione, che hanno contribuito in modo essenziale alla sua purificazione e riforma interiore. Le secolarizzazioni infatti, fossero esse l'espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili, significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanita': essa si spogliava, per cosi' dire, della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua poverta' terrena".
Ai cattolici tedeschi, turbati dagli scandali, resi aridi dall'attivismo sociale e forse tentati per tutto questo di lasciare la Chiesa, il Papa ha indicato un modello la beata Madre Teresa, alla quale, ha raccontato, fu richiesto una volta di dire quale fosse, secondo lei, la prima cosa da cambiare nella Chiesa. La sua risposta fu: Lei ed io!". Questo piccolo episodio, per Benedetto XVI "rende evidenti due cose: da un lato, la religiosa intende dire all'interlocutore che la Chiesa non sono soltanto gli altri, non soltanto la gerarchia, il Papa e i Vescovi". "Chiesa siamo tutti noi, i battezzati", ha poi concluso il Pontefice con implicita risposta al movimento dissenziente "Noi siamo Chiesa" molto attivo nei paesi di lingua tedesca.
All'opinione pubblica tedesca, che Joseph Ratzinger si e' davvero conquistato in questa quattro giorni straordinaria su e giu' per il Paese (le contestazioni sono state minime, poche centinaia di persone a Berlino contro il mezzo milione di fedeli presenti ai diversi incontri e il milione e piu' che e' sceso per le strade ad acclamare il passaggio della Papamobile, soprattutto a Erfurt e Friburgo) e' risultato chiaro che Benedetto XVI e' anch'egli un eroe del nostro tempo, come Madre Tersa, e il beato Giovanni Paolo II che ha contribuito in modo decisivo alla caduta del comunissmo e alla riunificazione tedesca (l'ex cancelliere Khol lo ha ricordato ieri nel colloquio con il Papa di oggi).
Per questo e' suonata particolarmente stonata l'ipotesi che intenda dimettersi al compimento degli 85 anni, cioe' nel 2012, definita "totalmente infondata" da alte personalita' al seguito del Papa nel viaggio in Germania.
L'articolo pubblicato da Libero nella sua prima pagina di oggi a firma dello scrittore e giornalista Antonio Socci contrasta tra l'altro, si fa notare, con la richiesta di preghiera per sostenerlo nella sua missione che lo stesso Pontefice ha rivolto piu' volte negli ultimi tempi ai fedeli di tutto il mondo e che proprio oggi ha ricordato ai cattolici tedeschi presenti alla messa sulla spianata dell'aeroporto di Friburgo.
"Vorrei ringraziare voi tutti - ha detto testualmente il Pontefice questa mattina - per la vostra preghiera a favore del Successore di Pietro, affinche' egli possa continuare a svolgere il suo ministero con gioia e fiduciosa speranza e confermare i fratelli nella fede".
L'ipotesi delle dimissioni, infine, e' gia' stata smentita direttamente dallo stesso Pontefice nel libro intervista 'Luce del mondo' scritto con il giornalista tedesco Peter Seewald "Quando il pericolo e' grande - ha affermato Benedetto XVI nel libro scritto con Seewald appena l'anno scorso - non si puo' scappare. Ecco perche' questo sicuramente non e' il momento di dimettersi. E' proprio in momenti come questo che bisogna resistere e superare la situazione difficile. Ci si puo' dimettere in un momento di serenita', o quando semplicemente non ce la si fa piu'. Ma non si puo' scappare proprio nel momento del pericolo e dire. 'Se ne occupi un altro'".
Nel volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana, Joseph Ratzinger ammette che, come previsto dal Diritto Canonico, "quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere piu' in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l'incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi".
Ma che non sia questo il suo caso risulta evidente dalle performance di questi quattro giorni in Germania, dove gli appuntamenti e gli spostamenti si succedevano a un ritmo davvero incalzante, che avrebbe messo a dura prova anche un giovanotto, e che l'84enne Pontefice tedesco ha invece sopportato con assoluta naturalezza, trovando anche l'energia per lunghe improvvisazioni e incontri fuori programma, come quello commovente con le vittime degli abusi compiuti da ecclesiastici, l'altra sera nel seminario di Erfurt al termine di una giornata nella quale aveva preso due volte l'aereo e due volte l'elicottero.

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PAPA: UN LUNGHISSIMO APPLAUSO AL KONZERTHAUS DI FRIBURGO

(AGI) - Friburgo, 25 set.

E' durato diversi minuti l'applauso che i cattolici impegnati in attivita' ecclesiali, sociali e politiche hanno riservato al Papa questa sera al Konzerthaus di Friburgo.
Al termine del discorso - nel quale Benedetto XVI e' tornato questa sera a denunciare lo scandalo degli abusi sessuali e l'inappropriatezza di una Chiesa troppo concentrata sull'attivita' sociale e conseguentemente sui propri beni e strutture - tutti i presenti, una settantina di vescovi e circa 500 delegati di 19 associazioni, si sono alzati in piedi per battere le mani e rendere onore al coraggio di Benedetto XVI.

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PAPA: ABUSI SONO SCANDALI PERICOLOSI CHE OSCURANO IL VANGELO

(AGI) - Friburgo, 25 set.

L'annuncio del Vangelo, scandalo per il mondo, "e' stato messo in ombra proprio recentemente dagli altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede".
Lo ha detto il Papa tornando a parlare degli abusi sessuali commessi da ecclesiastici nel discorso rivolto a Friburgo ai cattolici impegnati nella Chiesa e nella societa'. "Si crea una situazione pericolosa - ha detto - quando questi scandali prendono il posto dello 'skandalon' primario della Croce e cosi' lo rendono inaccessibile, quando cioe' nascondono la vera esigenza cristiana dietro l'inadeguatezza dei suoi messaggeri". "Vi e' una ragione in piu' - ha scandito il Pontefice - per ritenere che sia nuovamente l'ora di togliere coraggiosamente cio' che vi e' di mondano nella Chiesa".
Per il Papa occorre resistere alla tendenza attuale in molte situazioni "di una Chiesa che si accomoda in questo mondo, diventa autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo". In questo modo, ha spiegato, "si da' all'organizzazione e all'istituzionalizzazione un'importanza maggiore che non alla sua chiamata all'apertura".
"Esiste - ha osservato - un bisogno di cambiamento: ogni cristiano e la comunita' dei credenti sono chiamati ad una continua conversione". "Come deve configurarsi allora concretamente questo cambiamento? Si tratta qui forse di un rinnovamento come lo realizza ad esempio un proprietario di casa attraverso una ristrutturazione o la tinteggiatura del suo stabile? Oppure si tratta qui di una correzione, per riprendere la rotta e percorrere in modo piu' spedito e diretto un cammino?", si e' chiesto allora il Pontefice. "Certamente - ha poi risposto - questi ed altri aspetti hanno importanza. Ma per quanto riguarda la Chiesa, il motivo fondamentale del cambiamento e' la missione apostolica dei discepoli e della Chiesa stessa". Per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve dunque "sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanita' del mondo" seguendo le parole di Gesu': "Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo". "In un certo senso - ha rilevato il Pontefice - la storia viene in aiuto alla Chiesa attraverso le diverse epoche di secolarizzazione, che hanno contribuito in modo essenziale alla sua purificazione e riforma interiore. Le secolarizzazioni infatti, fossero esse l'espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili, significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanita': essa si spogliava, per cosi' dire, della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua poverta' terrena".

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PAPA: MADRE TERESA VOLEVA CAMBIARE LA CHIESA A PARTIRE DA SE'

(AGI) - Friburgo, 25 set.

"Alla beata Madre Teresa fu richiesto una volta di dire quale fosse, secondo lei, la prima cosa da cambiare nella Chiesa. La sua risposta fu: Lei ed io!". Questo piccolo episodio, che Benedetto XVI ha ricordato parlando ai cattolici impegnati in attivita' ecclesiali, sociali e politiche, "ci rende evidenti - ha detto - due cose: da un lato, la religiosa intende dire all'interlocutore che la Chiesa non sono soltanto gli altri, non soltanto la gerarchia, il Papa e i Vescovi". "Chiesa siamo tutti noi, i battezzati", ha poi concluso il Pontefice con implicita risposta al movimento dissenziente "Noi siamo Chiesa" molto attivo nei paesi di lingua tedesca.

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LA BIZZARRA IPOTESI DI UN GIORNALE

Non ha mai pensato di dimettersi

Andrea Gagliarducci

Fa uno strano contrasto vedere un articolo in prima pagina che racconta delle possibili dimissioni da Papa di Benedetto XVI allo scoccare dei suoi 85 anni e i servizi interni che raccontano di un viaggio in Germania che è andato oltre le più rosee aspettative.

Stanco per un'agenda sicuramente troppo intensa per quattro giorni di viaggio (durante i quali ha pronunciato 17 discorsi, ha compiuto tre viaggi - da Roma a Berlino, da Berlino a Erfurt, da Erfurt a Friburgo - e ha sconvolto i normali ritmi della sua giornata), Benedetto XVI ha comunque intenzione di portare avanti fino alla fine il suo incarico di pontefice. Unica eccezione, peraltro già delineata dallo stesso Papa nel libro intervista Luce del mondo (Libreria Editrice Vaticana) è il caso in cui sia inabile o impedito. Ma - e lo aveva sottolineato nello stesso libro - a dimettersi non ci aveva pensato nemmeno quando era stato travolto dallo scandalo della pedofilia.
Chi conosce l'uomo Joseph Ratzinger sa che porterà fino a compimento il suo incarico. Un incarico gravoso, che si fa sempre più pesante per un uomo di quasi 85 anni che avrebe amato ritirarsi agli studi e invece è stato eletto Papa. Resta da comprendere allora perché Antonio Socci, sul quotidiano Libero, scriva della possibilità delle dimissioni di Benedetto XVI nel 2012. Anche Socci ricorda i brani dell'intervista Luce del mondo. Ma allo stesso tempo ricorda che lo stesso Papa aveva sostenuto che «quando il pericolo è grande non si può scappare». E di certo non può scappare ora che sta portando avanti il suo programma di purificazione e rinnovamento della Chiesa.
Un rinnovamento che non va avanti a suon di rivoluzioni, ma attraverso una sola istanza principale: rimettere Dio al centro. È stato questo il tema portante del suo viaggio in Germania. È questo il tema portante di tutto il suo pontificato. Qualcosa molto più profondo e drastico di ogni cambiamento della Curia e della dottrina. Socci parla di «una voce», che spera «non diventerà mai notizia».
Il solo fatto di raccoglierla dice di un malumore interno alla stessa Curia per la rivoluzione gentile portata avanti dallo stesso Benedetto XVI.
È da lì che vengono strumentalmente alimentate le voci sul fatto che il Papa non scarti l'eventualità di dimettersi allo scoccare dei suoi 85 anni.
In questo modo alimentando anche le possibili strategia per la successione, o per la sistemazione dopo le dimissioni del pontefice. Dallo stesso entourage papale che arriva la secca smentita: «Le ipotesi dimissioni sono al momento del tutto infondate». Tra l'altro, le attese manifestazioni ostili con cui il Papa sarebbe stato accolto in Germania si sono risolte in qualcosa che anche gli organizzatori hanno definito «molto inferiore alle aspettative». La visita del Papa ha avuto molto risalto sulla stampa tedesca, e la vera notizia erano le quasi centomila persone presenti ai vespri mariani a Etzelsbach o la moltitudine di persone che ieri ha partecipato alla Messa del Papa in aeroporto.

© Copyright Il Tempo, 26 settembre 2011


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SI È CONCLUSO IL VIAGGIO DI QUATTRO GIORNI DI BENEDETTO XVI. CENTOMILA PERSONE ALLA MESSA NELL'AEROPORTO TURISTICO DI FRIBURGO

Il Papa lascia la Germania in festa

Monito «Gli scandali oscurano il messaggio cristiano. La Chiesa sia povera»
Una quattro giorni intensa, un viaggio importante per ricaricare le pile della fiducia, di principi e di valori morali invalicabili

L'ultima volta che aveva lasciato la Germania, Joseph Ratzinger si trovava nella «sua» Baviera: era il 14 settembre 2006. Quello che sarebbe diventato il Papa salutò le autorità da cui si accomiatava all'aeroporto Franz Joseph Strauss di Monaco con un doppio saluto: «Ein herzliches «Vergelt's Gott' und auf wiedersehen!', so Gott will" (A tutti un cordiale "Dio ve ne renda merito" e "Arrivederci", se Dio vuole)». Ieri, all'aeroporto di Lahr nella Turingia, davanti al presidente federale Christian Wulff accompagnato dalla consorte, Papa Ratzinger ha rispolverato il suo bavarese: «Colmo di esperienze e ricordi, fortemente impressi, di questi giorni nella mia patria, ritorno ora a Roma», ha detto prima di salire sull'aereo: «Con l'assicurazione delle mie preghiere per tutti voi e per un futuro buono per il nostro Paese in pace e libertà, mi congedo con un cordiale "Vergelt's Gott" (Dio ve ne renda merito, ndr). Dio vi benedica tutti!». È rasserenato il Santo Padre. E convinto di aver portato a termine una missione importante racchiusa in un concetto asciutto: «È nuovamente l'ora di togliere coraggiosamente ciò che vi è di mondano nella Chiesa». Insomma, quasi l'introduzione di un proclama francescano, per una Chiesa che si spogli della sua «ricchezza terrena», riabbracci pienamente la «povertà», e si liberi del «fardello materiale e politico» per dedicarsi meglio alla sua «missione apostolica». Così facendo, il Pontefice ha lanciato un forte appello all'«unità» della Chiesa tedesca. Parlando ieri pomeriggio a Friburgo ai cattolici impegnati nella società, Ratzinger ha avvertito che la Chiesa non deve «adattarsi ai criteri del mondo», ma per ritrovare la «fedeltà» alla propria «missione», «deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanità del mondo». Il Papa ha invitato a guardare ai momenti di purificazione quando nella storia, con la «espropriazione di beni» o la «cancellazione di privilegi», essa «si spogliava della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena». «Liberata dal suo fardello materiale e politico», ha detto, la Chiesa «può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero». Secondo Ratzinger, anche per reagire alla «diminuzione della pratica religiosa», al «crescente distanziarsi di una parte notevole di battezzati dalla vita della Chiesa», la vera risposta è tornare a interrogarsi se essa sia veramente fedele alla sua missione: e questo anche a dispetto delle «pretese» e dei «condizionamenti del mondo», contro i quali il Papa ha indicato il modello di una Chiesa «demondanizzata». Benedetto XVI ha, quindi, invitato a «ricercare la piena sincerità», che «non trascura né reprime alcunchè della verità del nostro oggi», ma realizza la fede vivendola «nella sobrietà». «Una Chiesa alleggerita dagli elementi mondani è capace di comunicare agli uomini - ai sofferenti come a coloro che li aiutano - proprio anche nell'ambito sociale-caritativo, la particolare forza vitale della fede cristiana», ha aggiunto. Il Papa è tornato anche sul tema della pedofilia, per dire che lo «scandalo» rappresentato nella storia dal messaggio cristiano «è stato messo in ombra» dagli «altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede». Ieri mattina, nella messa con centomila fedeli all'aeroporto turistico di Friburgo, Ratzinger aveva risposto alle istanze di riforma in vari settori - come sui divorziati e risposati, sul celibato sacerdotale o sull'ordinazione delle donne - e anche alle spinte critiche verso Roma esistenti da settori della Chiesa tedesca. «Il rinnovamento della Chiesa - ha ammanonito il papa - può realizzarsi solo attraverso la disponibilità alla conversione e attraverso una fede rinnovata».

© Copyright Il Tempo, 26 settembre 2011


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Il bilancio del viaggio di padre Lombardi: da Benedetto XVI messaggi espliciti, ai cristiani tradurli in realtà

Il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania, conclusosi ieri, si è snodato attraverso molteplici "vie" che hanno toccato, tra l’altro, il ruolo della politica, le prospettive dell’ecumenismo e la missione dei cattolici tedeschi impegnati nella società e nella Chiesa. Per un bilancio sul viaggio del Santo Padre nel suo Paese natale, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi:

R. – E’ stato un viaggio estremamente unitario dal punto di vista dell’impostazione, delle parole e dell’attenzione del Papa intorno al motto “Dove c’è Dio, là c’è futuro”, perché il riferimento a Dio in tutti gli interventi è stato molto esplicito e molto profondo. E’ questo che permette di leggere questo viaggio in una forma unitaria, anche se si è sviluppato in tante direzioni. Nella prima giornata, soprattutto il discorso rivolto all’insieme della società tedesca, anche ai suoi rappresentanti politici e alle massime autorità; poi c’è stata una grande dimensione anche di dialogo – ecumenico ed interreligioso, con un accento particolare sulla dimensione del rapporto con la Chiesa evangelica tedesca nel luogo legato al ricordo di Lutero. Il Papa ha messo molto in rilievo la domanda di Lutero su Dio come una domanda vissuta con profondità e compassione e che, quindi, è un po’ il punto di partenza del cammino comune su cui possiamo ritrovarci. C’è stata anche tutta la dimensione dell’incontro con la Chiesa cattolica tedesca, con il Papa che svolge il suo ministero di colui che incoraggia nella fede. Colui che incoraggia anche in situazioni diverse e particolarmente emozionanti, come quella della preghiera con i cristiani che si trovavano nelle regioni dell’Est della Germania. Si trovavano in questa diaspora, dove anche il regime comunista – dopo quello nazista – aveva continuato a mettere a dura prova la vitalità della Chiesa.

D. – Il Papa ha detto: Non contano le parole, ma l’agire. Gli agnostici che, a motivo della questione su Dio, non trovano pace – ha affermato il Papa ieri, durante la Santa Messa a Friburgo – sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine” …

R. – Questa frase direi che dice anche proprio una delle grandi intenzioni del viaggio, che era quella di aiutare gli uomini e le donne di oggi a trovare Dio, a incontrarlo. Ecco quindi anche questo segno di attenzione per gli agnostici: mi pare che in una società secolarizzata sia un messaggio molto significativo. Tutti possono sentirsi in cammino verso Dio, anche se in modi meno esplicitamente confessionali.

D. – Il Papa rivolgendosi ai cattolici tedeschi ha detto poi che non serve nessuna tattica per rilanciare la Chiesa; "si tratta piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità che non trascura né reprime alcunché della verità ma realizza la fede pienamente nell’oggi"…

R. – Questo è un discorso piuttosto radicale, che il Papa ha fatto a Friburgo all’assemblea raccolta con numerosissimi rappresentanti del laicato impegnato nella Chiesa e nella società; un discorso che ha colpito e che fa molto riflettere. Cioè il fatto che il grande valore, il grande merito della Chiesa in Germania, di essere anche una Chiesa efficiente, non venga gradualmente a distaccarsi da quello che è il fondamento ultimo per il credente: la radicalità della fede, dell’appoggiare su Dio e su Gesù Cristo tutte le motivazioni della nostra azione e anche attingere da lì i criteri evangelici del nostro agire.

D. – Altri due incontri di rilievo, prima del ritorno in Vaticano, sono stati il pranzo con i vescovi e poi l’incontro con i giudici della Corte costituzionale…

R. – Questi due incontri, che non hanno dato luogo a discorso pubblici, sono stati molto significativi. Il Papa si è rivolto a pranzo ai vescovi tedeschi che erano presenti nella loro grande maggioranza, con parole di grande affetto e di grande comprensione. Parole che dimostrano come egli si senta vicino e partecipe ai problemi della Chiesa in Germania. Problemi che non sono di poco conto, con posizioni anche che si dibattono tra loro sulle vie da cercare per la pastorale nel mondo di oggi in situazioni non facili sul rapporto anche con la società. E l’incontro con i giudici della Corte costituzionale l’ho ritenuto particolarmente significativo. L’ho ricollegato ai riferimenti espliciti che il Papa ha fatto, nei suoi discorsi, alla Costituzione tedesca, un documento a cui i cristiani, i cattolici del tempo, hanno dato un contributo fondamentale. E allora, il Papa vi ha fatto riferimento, giustamente in coerenza con il suo discorso su Dio, perché il preambolo della Costituzione afferma, tra l'altro, “...nella nostra responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini”. E incontrare i giudici vuol dire incontrare coloro che sono poi custodi di fatto, nella vita del Paese, della fedeltà a questa Costituzione.

D. – Nella cerimonia di congedo, il Santo Padre ha ribadito che dove Dio è presente, là c’è speranza e là si aprono prospettive nuove. Quali sono le prospettive, attingendo proprio alle parole del Papa in questo viaggio, in ambiti cruciali, quali la società pluralistica, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso?

R. – Ho l’impressione che il Papa abbia lasciato questo come compito. Il Papa ha affidato il compito anche a chi si impegna nell’ecumene, proprio di ripartire da questo grande tesoro comune, che è la fede, che è la grande domanda su Dio. E allora, il messaggio che viene dato è dunque questo: ripartendo da questa priorità fondamentale del Pontificato, che è rimettere al centro dell’attenzione il rapporto con Dio, la dimensione trascendente religiosa nella vita personale, nella vita della società, sviluppare poi la missione dell’annuncio di questa dimensione, l’annuncio pratico della sua traduzione nella vita in tutte le direzioni. Il Papa si è mantenuto a un livello di messaggi veramente fondamentali e lascia adesso alla quotidianità dell’impegno di chi lo ha ascoltato la traduzione nella vita concreta. (gf)

© Copyright Radio Vaticana


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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN GERMANIA (22-25 SETTEMBRE 2011), 22.09.2011

INCONTRO CON I SEMINARISTI, NEL SEMINARIO ARCIVESCOVILE DI FREIBURG IM BREISGAU

Alle ore 17.45, nella Cappella del Seminario Arcivescovile di Freibug, dedicata a San Carlo Borromeo, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato circa 60 seminaristi dell’arcidiocesi.
Dopo l’Adorazione del Santissimo Sacramento e l’indirizzo introduttivo dell’Arcivescovo di Freiburg, S.E. Mons. Robert Zollitsch, il Papa ha rivolto un saluto ai seminaristi.
Riportiamo di seguito il testo del discorso del Santo Padre:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari seminaristi, cari fratelli e sorelle!

È per me una grande gioia poter incontrarmi qui con giovani, che si incamminano per servire il Signore; che ascoltano la sua chiamata e vogliono seguirlo. Vorrei ringraziare in modo particolarmente caloroso per la bella lettera, che il Rettore del seminario e i seminaristi mi hanno scritto. Mi ha veramente toccato il cuore vedere come avete riflettuto sulla mia lettera e su di essa avete sviluppato le vostre domande e risposte; con quale serietà accogliete ciò che ho tentato di proporre e, in base a questo, sviluppate la vostra propria via.

Certamente la cosa più bella sarebbe se potessimo avere un dialogo insieme, ma l’orario del viaggio, al quale sono obbligato e devo obbedire, purtroppo, non permette cose del genere. Posso quindi soltanto cercare di sottolineare ancora una volta alcuni pensieri alla luce di ciò che avete scritto e di ciò che io avevo scritto.

Nel contesto della domanda: "Di che cosa fa parte il seminario; che cosa significa questo periodo?" in fondo, mi colpisce sempre più di tutto il modo in cui san Marco, nel terzo capitolo del suo Vangelo, descrive la costituzione della comunità degli Apostoli: "Il Signore fece i Dodici". Egli crea qualcosa, Egli fa qualcosa, si tratta di un atto creativo. Ed Egli li fece, "perché stessero con Lui e per mandarli" (cfr Mc 3,14): questa è una duplice volontà che, sotto certi aspetti, sembra contraddittoria.

"Perché stessero con Lui": devono stare con Lui, per arrivare a conoscerlo, per ascoltarlo, per lasciarsi plasmare da Lui; devono andare con Lui, essere con Lui in cammino, intorno a Lui e dietro di Lui. Ma allo stesso tempo devono essere degli inviati che partono, che portano fuori ciò che hanno imparato, lo portano agli altri uomini in cammino – verso la periferia, nel vasto ambiente, anche verso ciò che è molto lontano da Lui. E tuttavia, questi aspetti paradossali vanno insieme: se essi sono veramente con Lui, allora sono sempre anche in cammino verso gli altri, allora sono in ricerca della pecorella smarrita, allora vanno lì, devono trasmettere ciò che hanno trovato, allora devono farLo conoscere, diventare inviati. E viceversa: se vogliono essere veri inviati, devono stare sempre con Lui. San Bonaventura disse una volta che gli Angeli, ovunque vadano, per quanto lontano, si muovono sempre all’interno di Dio.

Così è anche qui: come sacerdoti dobbiamo uscire fuori nelle molteplici strade in cui si trovano gli uomini, per invitarli al suo banchetto nuziale. Ma lo possiamo fare solo rimanendo sempre presso di Lui. Ed imparare ciò, questo insieme di uscire fuori, di essere mandati, e di essere con Lui, di rimanere presso di Lui, è – credo – proprio ciò che dobbiamo imparare nel seminario. Il modo giusto del rimanere con Lui, il venire profondamente radicati in Lui – essere sempre di più con Lui, conoscerLo sempre di più, sempre di più non separarsi da Lui – e al contempo uscire sempre di più, portare il messaggio, trasmetterlo, non tenerlo per sé, ma portare la Parola a coloro che sono lontani e che, tuttavia, in quanto creature di Dio e amati da Cristo, portano nel cuore il desiderio di Lui.

Il seminario è dunque un tempo dell’esercitarsi; certamente anche del discernere e dell’imparare: Egli mi vuole per questo? La vocazione deve essere verificata, e di questo fa poi parte la vita comunitaria e fa parte naturalmente il dialogo con le guide spirituali che avete, per imparare a discernere ciò che è la sua volontà. E poi apprendere la fiducia: se Egli lo vuole veramente, allora posso affidarmi a Lui.

Nel mondo di oggi, che si trasforma in modo incredibile e in cui tutto cambia continuamente, in cui i legami umani si scindono perché avvengono nuovi incontri, diventa sempre più difficile credere: io resisterò per tutta la vita. Già per noi, ai nostri tempi, non era tanto facile immaginare quanti decenni Dio avrebbe forse inteso darmi, quanto sarebbe cambiato il mondo. Persevererò con Lui così come Gli l’ho promesso?... È una domanda che, appunto, esige la verifica della vocazione, ma poi – più riconosco: sì, Egli mi vuole – anche la fiducia: se mi vuole, allora anche mi sorreggerà; nell’ora della tentazione, nell’ora del pericolo sarà presente e mi darà persone, mi mostrerà vie, mi sosterrà. E la fedeltà è possibile, perché Egli è sempre presente, e perché Egli esiste ieri, oggi e domani; perché Egli non appartiene soltanto a questo tempo, ma è futuro e può sorreggerci in ogni momento.

Un tempo di discernimento, di apprendimento, di chiamata… E poi, naturalmente, in quanto tempo dell’essere con Lui, tempo di preghiera, di ascolto di Lui. Ascoltare, imparare ad ascoltarlo veramente – nella Parola della Sacra Scrittura, nella fede della Chiesa, nella liturgia della Chiesa – ed apprendere l’oggi nella sua Parola.

Nell’esegesi impariamo tante cose sul ieri: tutto ciò che c’era allora, quali fonti vi sono, quali comunità esistevano e così via. Anche questo è importante. Ma più importante è che in questo ieri noi apprendiamo l’oggi; che Egli con queste parole parla adesso e che esse portano tutte in sé il loro oggi, e che, al di là del loro inizio storico, recano in sé una pienezza che parla a tutti i tempi. Ed è importante imparare questa attualità del suo parlare – imparare ad ascoltare – e così poterne parlare agli altri uomini. Certo, quando si prepara l’omelia per la Domenica, questo parlare… o Dio, è spesso così lontano! Se io, però, vivo con la Parola, allora vedo che non è affatto lontana, è attualissima, è presente adesso, riguarda me e riguarda gli altri. E allora imparo anche a spiegarla. Ma per questo occorre un cammino costante con la Parola di Dio.

Lo stare personalmente con Cristo, con il Dio vivente, è una cosa; l’altra cosa è che sempre soltanto nel "noi" possiamo credere. A volte dico: san Paolo ha scritto: "La fede viene dall’ascolto" – non dal leggere. Ha bisogno anche del leggere, ma viene dall’ascolto, cioè dalla parola vivente, dalle parole che gli altri rivolgono a me e che posso sentire; dalle parole della Chiesa attraverso tutti i tempi, dalla parola attuale che essa mi rivolge mediante i sacerdoti, i Vescovi e i fratelli e le sorelle. Fa parte della fede il "tu" del prossimo, e fa parte della fede il "noi".

E proprio l’esercitarsi nella sopportazione vicendevole è qualcosa di molto importante; imparare ad accogliere l’altro come altro nella sua differenza, ed imparare che egli deve sopportare me nella mia differenza, per diventare un "noi", affinché un giorno anche nella parrocchia possiamo formare una comunità, chiamare le persone ad entrare nella comunanza della Parola ed essere insieme in cammino verso il Dio vivente. Fa parte di ciò il "noi" molto concreto, come lo è il seminario, come lo sarà la parrocchia, ma poi sempre anche il guardare oltre il "noi" concreto e limitato al grande "noi" della Chiesa di ogni luogo e di ogni tempo, per non fare di noi stessi il criterio assoluto.

Quando diciamo: "Noi siamo Chiesa" – sì, è vero: siamo noi, non qualunque persona. Ma il "noi" è più ampio del gruppo che lo sta dicendo. Il "noi" è l’intera comunità dei fedeli, di oggi e di tutti i luoghi e tutti i tempi. E dico poi sempre: nella comunità dei fedeli, sì, lì esiste, per così dire, il giudizio della maggioranza di fatto, ma non può mai esserci una maggioranza contro gli Apostoli e contro i Santi: ciò sarebbe una falsa maggioranza. Noi siamo Chiesa: Siamolo! Siamolo proprio nell’aprirci e nell’andare al di là di noi stessi e nell’esserlo insieme con gli altri!

Credo che, in base all’orario, dovrei forse concludere. Vorrei soltanto dirvi ancora una cosa.

La preparazione al sacerdozio, il cammino verso di esso, richiede anzitutto anche lo studio. Non si tratta di una casualità accademica che si è formata nella Chiesa occidentale, ma è qualcosa di essenziale. Sappiamo tutti che san Pietro ha detto: "Siate sempre pronti ad offrire a chiunque vi domandi, come risposta, la ragione, il logos della vostra fede" (cfr 1Pt 3,15).

Il nostro mondo oggi è un mondo razionalistico e condizionato dalla scientificità, anche se molto spesso si tratta di una scientificità solo apparente. Ma lo spirito della scientificità, del comprendere, dello spiegare, del poter sapere, del rifiuto di tutto ciò che non è razionale, è dominante nel nostro tempo. C’è in questo pure qualcosa di grande, anche se spesso dietro si nasconde molta presunzione ed insensatezza. La fede non è un mondo parallelo del sentimento, che poi ci permettiamo come un di più, ma è ciò che abbraccia il tutto, gli dà senso, lo interpreta e gli dà anche le direttive etiche interiori, affinché sia compreso e vissuto in vista di Dio e a partire da Dio. Per questo è importante essere informati, comprendere, avere la mente aperta, imparare. Naturalmente, fra vent’anni saranno di moda teorie filosofiche totalmente diverse da quelle di oggi: se penso a ciò che tra noi era la più alta e la più moderna moda filosofica e vedo come tutto ciò ormai sia dimenticato… Ciononostante non è inutile imparare queste cose, perché in esse ci sono anche elementi durevoli. E soprattutto con ciò impariamo a giudicare, a seguire mentalmente un pensiero – e a farlo in modo critico – ed impariamo a far sì che, nel pensare, la luce di Dio ci illumini e non si spenga.

Studiare è essenziale: soltanto così possiamo far fronte al nostro tempo ed annunciare ad esso il logos della nostra fede. Studiare anche in modo critico – nella consapevolezza, appunto, che domani qualcun altro dirà qualcosa di diverso – ma essere studenti attenti ed aperti ed umili, per studiare sempre con il Signore, dinanzi al Signore e per Lui.

Sì, potrei dire ancora tante cose, e dovrei forse farlo… Ma ringrazio per l’ascolto. E nella preghiera tutti i seminaristi del mondo sono presenti nel mio cuore – non così bene, con i singoli nomi, come li ho ricevuti qui, ma tuttavia in un cammino interiore verso il Signore: che Egli benedica tutti, a tutti dia luce ed indichi loro la strada giusta, e ci doni molti buoni sacerdoti.
Grazie di cuore.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
27/09/2011 20:28
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Gli ultimi appuntamenti a Friburgo

Fiaccole accese per illuminare la fede di un popolo

dal nostro inviato Gianluca Biccini

Le grandi sfide del presente e del futuro per la Chiesa in Germania possono essere superate solo se tutti i componenti della comunità cattolica collaborano nell'unità. È questo il messaggio lasciato da Benedetto XVI, domenica mattina, 25 settembre, all'aeroporto turistico di Friburgo, nell'ultimo giorno del viaggio in terra tedesca. Alla moltitudine di fedeli accorsi con i loro pastori dalle 27 diocesi del Paese per salutare il loro connazionale divenuto vescovo di Roma, il Papa ha chiesto di non essere cristiani di «routine» esortandoli ad «alzarsi dall'indifferenza», perché la Chiesa non può essere ridotta ad apparato, ma è popolo in cammino sulle strade del mondo.
Nell'assolata area del city-airport il Pontefice, dopo il giro in papamobile tra i fedeli in festa, ha presieduto l'eucaristia della XXVI domenica del tempo ordinario e guidato la preghiera dell'Angelus. Sui paramenti indossava la stola cucita per lui da suor Viola, religiosa 73enne dell'ordine delle Francescane del sacro cuore di Gesù, del convento di Gengenbach, che ha lavorato oltre tre mesi per realizzarla. Da parte sua il Pontefice ha lasciato in dono all'arcivescovo di Friburgo una casula.
La messa è stata anche un po' il momento della sosta spirituale, in un fitto calendario di impegni. Basti pensare al sabato pomeriggio scandito dagli incontri con i rappresentanti delle Chiese ortodosse, con i seminaristi e con il Consiglio del comitato centrale dei cattolici tedeschi e con l'ex cancelliere federale Helmut Kohl.
L'anziano statista -- capo del Governo dal 1º ottobre 1982 al 27 ottobre 1998 -- ha guidato la riunificazione del Paese. Infermo in seguito a un ictus che lo ha costretto su una sedia a rotelle, è stato accolto al seminario di Friburgo dal cardinale Bertone, dall'arcivescovo Zollitsch e dal nunzio Périsset. Poi l'incontro cordiale e affettuoso con il Papa, durato una ventina di minuti, durante i quali gli interlocutori hanno parlato del significato di questo viaggio del Pontefice in Germania.
Successivamente, ai fratelli ortodossi -- che contano oltre un milione e mezzo di fedeli, per lo più immigrati dall'Est europeo, in particolare serbi e romeni -- Benedetto XVI ha ricordato come il loro cristianesimo sia teologicamente il più vicino alla nostra fede; quindi alla comunità del seminario ha rivolto uno dei discorsi più significativi della visita in Germania. Non è un caso che lo abbia pronunciato a braccio: non era stato neanche distribuito un testo, perché il Papa lo ha voluto improvvisare totalmente, lasciandosi ispirare dall'atmosfera respirata in questi giorni nella sua patria e soprattutto dal contatto diretto, immediato con i giovani candidati al sacerdozio che lo hanno ospitato «a casa loro» durante la permanenza nella città di Friburgo. I seminaristi sono il futuro della Chiesa tedesca e il Papa, che è stato professore, ha voluto parlare loro dell'importanza dello studio e della formazione, sottolineando come imparare bene l'uso della ragione sia fondamentale ai fini della diffusione della fede e della missione dei preti.
Ma con la crisi vocazionale che colpisce la Germania, come i Paesi di antica tradizione cristiana, il Papa è anche consapevole del ruolo sempre più importante del laicato nella Chiesa. Per questo nel successivo incontro con il Zentralkomitee der deutschen Katholiken (Zdk), che rappresenta la lunga tradizione dell'apostolato dei laici tedeschi -- politici di entrambi gli schieramenti, intelletttuali e uomini di cultura -- ha invitato a mantenere viva nelle strutture ben organizzate la forza spirituale della fede. E in proposito ha rilanciato i programmi exposure negli aiuti alle nazioni in via di sviluppo, attraverso i quali i tedeschi vanno a condividere per un certo tempo la vita quotidiana dei poveri in Africa, Asia o America latina. Sono uomini e donne che vivono la fede nella quotidianità, in famiglia, sul posto di lavoro, in ambito sociale e politico, impegnandosi nella vicinanza al prossimo, nella comunità e nella parrocchia, in servizi sociali, come il movimento Hospice per l'assistenza agli anziani e ai malati, nelle organizzazioni di soccorso, come il corpo di pompieri volontari, in associazioni di quartiere, in partiti e altre forme di aggregazione politica e sociale. Sono circa cinque milioni di tedeschi, eredi di organizzazioni sorte nel diciannovesimo secolo nell'ambito del movimento per le libertà civili durante il kulturkampf bismarckiano. Pur con diversificate strutture di diritto privato ed ecclesiastico, vivono dell'adesione e della collaborazione di bambini, giovani e adulti in rappresentanza di ben 120 organismi.
Al calare del giorno, infine, il Papa ha partecipato alla veglia di preghiera con i giovani nell'area della Fiera di Friburgo. Ragazzi e ragazze giunti da tutta la Germania hanno partecipato al rito incentrato sulla simbologia della luce, così come l'omelia del Pontefice che ne ha spiegato il significato per poi chiamare le nuove generazioni a una maggiore responsabilità, perché -- ha ammonito -- «il danno per la Chiesa non viene dai suoi avversari, ma dai cristiani tiepidi». E per farlo ha scelto una città con trentamila studenti su duecentomila abitanti, che la rendono cosmopolita e vivace, ma non per questo esente da problemi. Lo hanno in qualche modo confermato le intenzioni dei fedeli, quando la festa dell'attesa ha lasciato il posto al silenzio. Hanno pregato non solo per i coetanei che in varie parti del mondo soffrono persecuzioni religiose, ma anche per quelli che nell'occidente opulento si lasciano sedurre da droghe e consumismi vari. E in una realtà «verde» come la Germania -- le pale eoliche incontrate durante i vari spostamenti di questi giorni da Berlino a Erfurt fino qui a Friburgo sono ormai delle vere e proprie pietre miliari del territorio tedesco -- non poteva mancare una intenzione per la salvaguardia dell'ambiente, o meglio del creato, come non si stanca di ripetere Benedetto XVI, sempre molto sensibile a questo tema.
Al centro della veglia la liturgia aveva messo Cristo luce del mondo: nove giovani in rappresentanza di altrettante realtà cattoliche -- parrocchie, movimenti, associazioni -- hanno testimoniato davanti al Papa e ai loro coetanei il rapporto che hanno con la fede e con i santi, uomini e donne, questi ultimi, dal cui esempio di vita si sono sviluppate grandi famiglie religiose e comunità per giovani cristiani. A ogni testimonianza, sullo sfondo del palco papale scendeva la gigantografia stilizzata e con colori differenti di ciascuno dei nove santi: al centro la Vergine Maria, che il movimento di Schönstatt venera con il titolo di «Madre tre volte ammirabile». Poi alcuni giovani hanno acceso il fuoco in alcune ciotole, attingendo dalla grande fiamma che ardeva sul braciere bianco collocato sull'altare. Con esse hanno trasmesso la luce ai lumi di tutti i presenti -- con un evidente rimando alla liturgia della notte pasquale -- trasformando l'area in un suggestivo scenario aux flambeaux. Il clima di raccoglimento spirituale ricordava molto quello di nemmeno un mese fa a Madrid, il 20 agosto scorso, durante la veglia che ha preceduto la celebrazione conclusiva della Giornata mondiale della gioventù. Anche i giovani tedeschi presenti a Friburgo infatti -- mentre il Papa tornava al seminario a conclusione di una giornata davvero intensa, durante la quale ha pronunciato ben sei discorsi pubblici -- hanno pernottato in adorazione per prepararsi alla messa dell'indomani nel vicino aeroporto.

(©L'Osservatore Romano 26-27 settembre 2011)



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