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Viaggio apostolico in Croazia...

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2011 23:37
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Croazia: cresce l'attesa per il viaggio del Papa. Il cardinale Bozanić: la secolarizzazione, principale sfida della Chiesa

La Croazia, dunque, si prepara ad accogliere il Papa sabato e domenica prossimi. Sull’attesa e le sfide di questo viaggio pastorale, ascoltiamo il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, al microfono di Isabella Piro:

R. - Innanzitutto, desidero dire che in Croazia c’è una grande attesa per la visita del Santo Padre Benedetto XVI. Non appena è stata resa nota ufficialmente la notizia del viaggio apostolico del Santo Padre a Zagabria il 4 e 5 giugno, come Chiesa abbiamo iniziato un cammino di preparazione sia a livello diocesano che nazionale. Ogni diocesi ha elaborato dei programmi in cui si è cercato di coinvolgere soprattutto i giovani e le famiglie. I giovani si stanno preparando attraverso diverse attività, con incontri di preghiera e di adorazione. Devo dire che subito, in tanti hanno aderito all’invito di partecipare all’incontro con il Papa: questo sarà per loro l’Incontro nazionale dei giovani che si svolge ogni due anni, ma è il primo a cui sarà presente il Santo Padre. E i giovani lo attendono con tanto entusiasmo. Per le famiglie, sono state elaborate delle speciali catechesi che si stanno svolgendo in questa fase di preparazione, nei gruppi parrocchiali. Ma anche tutti i fedeli nelle parrocchie, invitati dai parroci sin dal giorno in cui è stata annunciata la visita apostolica, accompagnano ogni cosa con una preghiera intensa e viva gratitudine. E tutto ruota intorno al motto dell’incontro con il Santo Padre in Croazia, cioè “Insieme in Cristo”.

D. - Perché è stato scelto proprio questo motto?

R. - Noi vescovi della Chiesa in Croazia abbiamo scelto questo tema perché la parola “insieme” fa riferimento al desiderio di incontro, di comunione di ogni essere umano. E questo aspetto, che è la dimensione antropologica, trova il suo compimento e la sua pienezza nella dimensione teologica e cristologica, cioè in Cristo, nella novità di Cristo. Cristo è la roccia su cui ogni fedele, ogni famiglia cristiana deve costruire la propria casa per poter percorrere le vie della vita.

D. - Quali sono le sfide pastorali più urgenti della Chiesa in Croazia?

R. - Penso che la sfida maggiore sia quella della secolarizzazione che è sempre più presente nella nostra società e che mostra il suo influsso soprattutto sulle nuove generazioni. La Chiesa sente, inoltre, l’appello a dedicarsi alle famiglie, anch’esse colpite dalla cultura secolarizzata, e che in questo periodo appaiono colpite dalla mancanza di lavoro, in questa situazione di difficoltà sociali ed economiche generalizzate. La nostra preoccupazione per le famiglie vuole giungere a sensibilizzare anche le istituzioni civili, perché sappiano intervenire a favore della famiglia, non solo a parole, ma anche con veri interventi. La famiglia è un’istituzione che va tutelata: infatti, nella famiglia risiede il futuro della Chiesa e della società.

D. - La sera del 4 giugno, Benedetto XVI incontrerà i giovani croati: qual è la realtà giovanile del Paese?

R. - I giovani che incontreranno il Santo Padre appartengono, per lo più, alle generazioni nate dopo la caduta del regime comunista. Condividono, quindi, la stessa realtà degli altri giovani europei, ma sono anche molto sensibili ai valori spirituali e alle iniziative della Chiesa, sentono che la Chiesa è la loro casa, che dà loro spazio e si occupa di loro. Spesso sono gli stessi giovani a proporre, nelle parrocchie, varie iniziative: incontri di preghiera, pellegrinaggi…I nostri giovani partecipano anche volentieri alla vita sacramentale e cercano anche la possibilità di confessarsi.

D. - Domenica 5 giugno, poi, il Papa pregherà presso la tomba del Beato Stepinac. Il popolo croato quale significato attribuisce a questo gesto?

R. - Per la Chiesa in Croazia, il card. Stepinac è – si può dire – un modello di fedeltà a Cristo, alla Chiesa, alla Santa Sede. Il Beato Stepinac fu un vero pastore: lui si prodigò per difendere i diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni popolo, per difendere chi era vittima di persecuzioni. È stato per noi e per la Chiesa un vivo testimone della speranza cristiana; con la sua vita ha saputo testimoniare la speranza cristiana che nasce dalla piena fiducia nella fedeltà di Dio, che porta alla vittoria del bene. Il Beato Stepinac fu anche uomo di coscienza: per non tradire la propria coscienza e venire meno alla parola data a Cristo e alla Chiesa, non cedette a nessun compromesso, accettando consapevolmente anche il martirio.

D. - Qual è oggi il ruolo della Croazia in Europa?

R. - La Croazia è aperta all’Unione Europea e si sta preparando ad entrarvi. Da parte della Chiesa, siamo aperti a ciò: in fondo, la Croazia da sempre – si può dire – vive nell’ambito della civiltà europea. Siamo, però, anche consapevoli delle difficoltà e delle possibilità che l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea può comportare. Dinanzi a questo passo, ci sembra importante sottolineare la logica dello scambio: solo nella conoscenza reciproca della propria identità, cultura, storia e costumi, i popoli europei possono costruire insieme una “casa comune”. Penso anche che la Croazia, essendo situata in una regione del continente in cui si incontrano e convivono sia persone che professano la fede cristiana - appartenenti o alla Chiesa cattolica o alla Chiesa ortodossa - sia persone che professano la religione musulmana, è chiamata ad essere luogo di dialogo confessionale ed interreligioso. La Croazia è chiamata, si può dire, ad essere ponte per l’Europa.

D. - Eminenza, quali sono le speranze della Chiesa e della nazione croata per la prossima visita del Papa?

R. - Per noi, è un dono speciale poter trascorrere questi due giorni con il Santo Padre, incontrarci con lui e pregare con lui. Il nostro cuore è aperto e desideroso di accogliere le sue parole ed il suo messaggio. Noi guardiamo a questo evento con grande gratitudine e riconosciamo in esso un’importante occasione per rendere più viva la nostra risposta cristiana, per essere veri testimoni della fede, mossi dalla speranza e dalla carità.

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