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Viaggio apostolico in San Marino...

Ultimo Aggiornamento: 24/06/2011 17:43
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20/06/2011 20:20
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La giornata del Pontefice sul monte Titano

Simbolo e custode del valore della libertà

dal nostro inviato MARIO PONZI

Tra i viaggi di Benedetto XVI quello di ieri in terra sammarinese e ferentana resterà nella memoria come uno dei meno consueti. In poco più di dodici ore il Papa ha compiuto praticamente due visite pastorali in due ambienti vicini, ma molto diversi tra loro, incontrando due comunità geograficamente e storicamente molto vicine ma di fatto ben distinte.
Nelle statistiche la visita alla diocesi di San Marino - Montefeltro resterà iscritta tra i viaggi nazionali; in realtà è stato il più internazionale dei viaggi italiani. Benedetto XVI è stato accolto in uno dei più piccoli Stati del mondo, la Repubblica di San Marino, dove ha affrontato, nei suoi discorsi, i grandi temi che animano l'attualità: dalla crisi economica che coinvolge non poche famiglie, alle molteplici precarietà che affliggono i giovani, al miraggio del falso edonismo, alle ingannevoli teorie dell'onnipotenza tecnologica, quando si propone come soluzione a tutte le domande dell'uomo.
Ad ascoltarlo c'erano fisicamente tutti gli abitanti di questa piccola Repubblica, divenuta per caso simbolo e custode di quel valore assoluto che è la libertà. Per caso perché, sebbene notissima sia la vicenda del profugo croato san Marino al quale si deve l'evangelizzazione di quelle genti, meno noti sono i meccanismi per cui da questo santo anacoreta prese origine una comunità di uomini liberi. Tanto fieri della loro libertà da difenderla nei secoli, sino ai giorni nostri. E decisi a farlo per tutti gli anni a venire.
Ma il Papa ieri si è preoccupato di dare soprattutto una base concreta a questo ideale di libertà. E lo ha fatto a capitoli, riservandone uno a ciascuno degli elementi fondanti di questa società: la comunità cattolica, le autorità politiche, le famiglie e i giovani.
Partito in elicottero poco dopo le otto del mattino di ieri, domenica 19 giugno, il Papa - che era accompagnato dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, dagli arcivescovi Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, James Michael Harvey, Prefetto della Casa Pontificia; dal vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura, e dal segretario particolare monsignor Georg Gänswein - è giunto a San Marino dopo un'ora abbondante di volo. All'eliporto di Torraccia gli onori di casa sono stati fatti dai capitani reggenti Maria Luisa Berti e Filippo Tamagnini. Tra le altre autorità erano il nunzio apostolico nella Repubblica di San Marino, arcivescovo Giuseppe Bertello, e il vescovo di San Marino - Montefeltro Luigi Negri, il segretario di Stato per gli affari esteri della Repubblica di San Marino Angela Mularoni e l'Ambasciatore presso la Santa Sede Sante Canducci.
In poco più di 61 chilometri quadrati vivono, almeno per l'anagrafe, circa trentamila persone. Forse non sono scesi tutti per le strade ma certamente attorno al Papa si sono stretti in tantissimi. Tra i sammarinesi erano mescolati anche ospiti di altre regioni italiane e molti turisti, i più ignari di quanto stava accadendo. La messa celebrata nello stadio poi era per i fedeli dell'intera diocesi, dunque si sono ritrovati tutti insieme rappresentanti delle tre regioni sul cui territorio è diffusa la diocesi: oltre a San Marino, le Marche e l'Emilia Romagna. E forse è stata una delle poche volte che è capitato. Almeno in questa forma e in questa misura. Il Papa ha concelebrato con i presuli del seguito e con i vescovi della regione, guidati dal cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra. Tra gli ospiti concelebranti i cardinali Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e Tomko, e l'arcivescovo Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti. Dopo il saluto del vescovo Negri, una delegazione della diocesi è salita all'altare per donare al Papa un cofanetto in argento, parte di una serie di progetti disegnati dal celebre orafo russo Fabergè, il famoso gioielliere degli Zar, mentre i reggenti hanno donato un crocifisso in oro che riproduce un'opera del pittore Guido Reni. Benedetto XVI ha ricambiato con medaglie del pontificato e con un calice per la cattedrale di San Marino.
Al termine della messa e dopo la recitazione dell'Angelus, il Papa ha raggiunto la casa San Giuseppe in località Valdragone, dove si è fermato per il pranzo e un breve riposo. Fuori per le strade invece non si è fermata l'insolita animazione. Almeno per chi vive la quotidianità dei luoghi o per chi ha avuto occasione di passeggiare, almeno una volta, da turista per le strade tra i nove castelli. Difficile anche riconoscerne ieri il fascino, invase come erano da una folla in movimento da un luogo all'altro della città, sicuramente lontana dall'elegante ondeggiare tra vetrine, mete imperdibili per gli amanti dello shopping. Ieri però c'era la corsa ad accaparrarsi il posto per vedere il più possibile da vicino il Papa in un giorno eccezionale.
Che si sia trattato di una visita singolare, almeno tra quelle internazionali, è testimoniato anche dal fatto che si è conclusa come solitamente iniziano le visite oltre i confini italiani, cioè con gli incontri di protocollo. Ma non a caso. Si era nella terra della libertà, un valore ereditato dal santo fondatore. E nel momento del congedo di Benedetto XVI è stato come se la mano sapiente di un regista invisibile avesse voluto attualizzare il testamento spirituale di Marino: Relinquo vos liberos ab utroque homine. Perché il senso del dono restasse scolpito nell'anima del popolo, questa antica volontà fu affidata a un artista per perpetuarne la memoria in un affresco sulle mura del Palazzo pubblico. E sotto questa immagine è avvenuto, nel primo pomeriggio, il congedo dalla Repubblica del Titano.
Il Pontefice è stato accolto con tanto di onori militari ed esecuzione di inni. Nella Sala del Consiglio dei XII gli sono stati poi presentati ministri e consorti e, dopo aver firmato il libro degli ospiti illustri, si è intrattenuto una quindicina di minuti a colloquio privato con i capitani reggenti. Poi, quando si è trattato di incontrare il governo, i membri del Congresso e con loro i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Repubblica, ci si è trasferiti nella storica Sala del Consiglio Grande e Generale dominata da quella bellissima tempera dipinta da Emilio Retrosi nel 1894. San Marino compare al centro della mandorla dorata, tipica dell'iconografia gotica; alla sua sinistra i capitani reggenti e la loro schiera di uomini di legge, architetti e militari; alla sua destra il popolo minuto, gli artigiani, le donne e i bambini. Tutti posti sotto la sua ala protettrice, a ricordare che non vi poteva mai essere autorità terrena superiore a quella rappresentata da Marino. I capitani reggenti si sono divisi equamente il compito di rivolgersi al Papa e hanno colto l'occasione per manifestare qualche stato di disagio, ansie e preoccupazioni per una situazione economica e sociale che non riesce a risollevarsi. Benedetto XVI nel suo discorso si è soffermato su alcuni punti cardini per ogni società che voglia crescere: la famiglia; la riscoperta delle radici cristiane e la valorizzazione di quella libertà che hanno saputo conquistare e difendere nei secoli.
Giusto il tempo di una sosta di preghiera in basilica, poi in auto all'eliporto della Torraccia. Il fruscio potente dei rotori dell'elicottero implacabilmente a sopraffare anche l'ultimo saluto all'ospite di poche ore, ma il cui ricordo resterà impresso per sempre nella storia della Repubblica della libertà.

(©L'Osservatore Romano 20-21 giugno 2011)


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