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Viaggio apostolico in Spagna

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2010 15:29
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07/11/2010 00:44
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Risposte di Benedetto XVI ai giornalisti sul volo per la Spagna


SANTIAGO DE COMPOSTELA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del colloquio tenutosi questo sabato tra Benedetto XVI e i giornalisti presenti sul volo papale diretto a Santiago de Compostela.

Le domande sono state poste a nome dei giornalisti da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

* * *

Padre Lombardi: Santità, nel messaggio per il recente congresso dei santuari che si svolgeva proprio a Santiago di Compostela, lei ha detto di vivere il suo pontificato con i sentimenti del pellegrino. Anche nel suo stemma c’è la conchiglia del pellegrino. Vuole dirci qualcosa sulla prospettiva del pellegrinaggio, anche nella sua vita personale e nella sua spiritualità, e sui sentimenti con cui si reca come pellegrino a Santiago?

Benedetto XVI: Buongiorno! Potrei dire che l’essere in cammino è già iscritto nella mia biografia. Ma questa forse è una cosa esteriore, tuttavia mi ha fatto pensare all’instabilità di questa vita, all’essere in cammino. Del pellegrinaggio uno potrebbe dire: Dio è dappertutto, non c’è bisogno di andare in un altro luogo, ma è anche vero che la fede secondo la sua essenza è un essere pellegrino.

La Lettera agli Ebrei dimostra che cosa vede nella figura di Abramo che esce nella sua terra e rimane un pellegrino verso il futuro per tutta la vita, e questo movimento abramico rimane nell’atto della fede, è un essere pellegrino soprattutto interiormente, ma deve anche esprimersi esteriormente. Qualche volta, uscire dalla quotidianità, dal mondo dell’utile, dell’utilitarismo, uscire solo per essere veramente in cammino verso la trascendenza, trascendere se stesso e la quotidianità e così trovare anche una nuova libertà, un tempo di ripensamento interiore, di identificazione di se stesso, di vedere l’altro, Dio, e così è anche il pellegrinaggio sempre: non solo un uscire da se stesso verso il più grande ma anche un andare insieme. Il pellegrinaggio riunisce, andiamo insieme verso l’altro e così ci troviamo reciprocamente. Basta dire che i cammini di san Giacomo sono un elemento nella formazione dell’unità spirituale del Continente europeo, qui peregrinando si sono trovati, hanno trovato l’identità comune europea, e anche oggi rinasce questo movimento, questi sogni di essere in movimento spiritualmente e fisicamente, di trovarsi l’un l’altro e di trovare così silenzio, libertà, rinnovamento, e di trovare Dio.

Padre Lombardi: Grazie, Santità, adesso spostiamo lo sguardo verso Barcellona. Quale significato può avere la consacrazione di un tempio come la Sagrada Familia all’inizio del secolo XXI? E c’è qualche aspetto specifico della visione di Gaudì che l’ha colpita in particolare?

Benedetto XVI: In realtà questa cattedrale è anche un segno proprio per il nostro tempo. Trovo nella visione di Gaudì tre elementi soprattutto. Il primo, questa sintesi tra continuità e novità, tradizione e creatività. Gaudì ha avuto questo coraggio di inserirsi nella grande tradizione delle cattedrali, di osare nel suo secolo, con una visione totalmente nuova, di nuovo questa realtà cattedrale luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo in una grande solennità, e questo coraggio di stare nella tradizione ma di una creatività nuova che rinnova la tradizione e dimostra così l’unità e il progresso della storia, è una cosa bella. Secondo, Gaudì voleva questo trinomio: libro della natura, libro della Scrittura, libro della liturgia. E questa sintesi è proprio oggi di grande importanza. Nella liturgia, la Scrittura diventa presente, diventa realtà oggi, non è più una Scrittura di duemila anni fa ma va celebrata, realizzata. E nella celebrazione della Scrittura parla la creazione, trova il creato e trova la sua vera risposta, perché come ci dice San Paolo, la creatura soffre, e invece di essere distrutta, disprezzata, aspetta i figli di Dio, cioè quelli che la vedono nella luce di Dio. E così questa sintesi tra senso del creato, scrittura e adorazione è proprio un messaggio molto importante per l’oggi. E finalmente, terzo punto, è nata questa cattedrale da una devozione tipica dell’Ottocento: San Giuseppe, la Sacra Famiglia di Nazareth, il mistero di Nazareth, ma proprio questa devozione di ieri, si potrebbe dire, è di grandissima attualità perché il problema della famiglia, del rinnovamento della famiglia come cellula fondamentale della società è il grande tema di oggi e ci indica dove possiamo andare sia nella costruzione della società sia nella unità tra fede e vita, tra religione e società. La famiglia è il tema fondamentale che si esprime qui, dicendo che Dio stesso si è fatto figlio nella famiglia e ci chiama a costruire e vivere la famiglia.

Padre Lombardi: E continuando su questa linea, Gaudì e la Sagrada Familia rappresentano, come lei ha detto, il binomio fede e arte. Come può la fede ritrovare oggi il suo posto nel mondo dell’arte e della cultura? E’ questo uno dei temi importanti del suo pontificato?

Benedetto XVI: E’ così. Voi sapete che io insisto molto sulla relazione tra fede e ragione, che la fede, e la fede cristiana, ha la sua identità solo nell’apertura alla ragione, e che la ragione diventa se stessa se si trascende verso la fede. Ma ugualmente importante è la relazione tra fede e arte, perché la verità, scopo e vita della ragione, si esprime nella bellezza e diventa se stessa nella bellezza, si trova come verità. E quindi dove c’è la verità deve nascere la bellezza, dove l’essere umano si realizza in modo corretto, buono, si esprime nella bellezza. La relazione tra verità e bellezza è inscindibile e perciò abbiamo bisogno della bellezza. Nella Chiesa, dall’inizio, anche nella grande modestia e povertà del tempo delle persecuzioni, l’arte, la pittura, l’esprimersi della salvezza di Dio nelle immagini del mondo, il canto, e poi anche l’edificio, tutto questo è costitutivo per la Chiesa e rimane costitutivo per sempre. Così la Chiesa è stata madre delle arti per secoli e secoli, il grande tesoro dell’arte – musica, architettura, pittura – è nato dalla fede nella Chiesa. Oggi c’è un certo dissenso, ma questo fa male sia all’arte sia alla fede: l’arte che perdesse la radice della trascendenza, non andrebbe più verso Dio, sarebbe un’arte dimezzata, perderebbe la radice viva; e una fede che avesse l’arte solo nel passato, non sarebbe più fede nel presente, ed è oggi che si deve esprimere di nuovo come verità che è sempre presente. Perciò il dialogo o l’incontro, direi, tra arte e fede è inscritto nella più profonda essenza della fede, dobbiamo fare di tutto perché anche oggi la fede si esprima in autentica arte, come Gaudì nella continuità e della novità, e perché l’arte non perda il contatto con la fede.

Padre Lombardi: In questi mesi si sta avviando il nuovo dicastero per la nuova evangelizzazione. E molti si sono domandati se proprio la Spagna, con gli sviluppi della secolarizzazione e della diminuzione rapida della pratica religiosa, sia uno dei Paesi a cui lei ha pensato come obiettivo per questo nuovo dicastero, o addirittura se non ne sia l’obiettivo principale…

Benedetto XVI: Con questo dicastero ho pensato di per sé al mondo intero perché la novità del pensiero, la difficoltà di pensare nei concetti della Scrittura, della teologia, è universale, ma c’è naturalmente un centro e questo è il mondo occidentale con il suo secolarismo, la sua laicità, e la continuità della fede che deve cercare di rinnovarsi per essere fede oggi e per rispondere alla sfida della laicità. Nell’Occidente tutti i grandi Paesi hanno il loro proprio modo di vivere questo problema: abbiamo avuto ad esempio i viaggi in Francia, nella Repubblica Ceca, nel Regno Unito, dove dappertutto è presente in modo specifico per questa nazione, per questa storia, lo stesso problema, e questo vale anche in modo forte per la Spagna. La Spagna è stato sempre da una parte un Paese originario della fede, pensiamo che la rinascita del cattolicesimo nell’epoca moderna avviene soprattutto grazie alla Spagna, figure come Sant’Ignazio di Loyola, Santa Teresa e San Giovanni d’Avila, sono figure che hanno finalmente rinnovato il cattolicesimo e formato la fisionomia del cattolicesimo moderno. Ma è ugualmente vero che in Spagna è nata anche una laicità, un anticlericalismo, un secolarismo forte e aggressivo come abbiamo visto proprio negli anni Trenta, e questa disputa, più questo scontro tra fede e modernità, ambedue molto vivaci, si realizza anche oggi di nuovo in Spagna: perciò per il futuro della fede e dell’incontro – non lo scontro! - ma incontro tra fede e laicità, ha un punto centrale anche proprio nella cultura spagnola. In questo senso ho pensato a tutti i grandi Paesi dell’Occidente ma soprattutto anche alla Spagna.

Padre Lombardi: Con il viaggio a Madrid dell’anno prossimo per la Giornata mondiale della gioventù, lei avrà fatto tre viaggi in Spagna, cosa che non avviene per nessun altro Paese. Come mai questo privilegio? E’ un segno di amore o di particolare preoccupazione?

Benedetto XVI: Naturalmente è un segno di amore. Si potrebbe dire che è per caso che vengo tre volte in Spagna. La prima, il grande incontro internazionale delle famiglie, a Valencia: come il Papa potrebbe essere assente, se le famiglie del mondo si incontrano? Il prossimo anno la Gmg, l’incontro della gioventù del mondo a Madrid, e il Papa non può essere assente in questa occasione. E finalmente abbiamo l’Anno Santo di San Giacomo, abbiamo la consacrazione dopo più di cento anni di lavoro della cattedrale della Sagrada Familia di Barcellona, come potrebbe non venire il Papa? Di per sé quindi le occasioni sono le sfide, quasi una necessità di andarci, ma proprio il fatto che proprio in Spagna si concentrino tante occasioni, mostra anche che è realmente un Paese pieno di dinamismo, pieno di forza della fede, e la fede risponde alle sfide che sono ugualmente presenti in Spagna: perciò diciamo il caso ha fatto sì che venissi, ma questo caso dimostra una realtà più profonda, la forza della fede e la forza della sfida per la fede.

Padre Lombardi: Grazie Santità. E ora se vuole dire qualche altra cosa per concludere questo nostro incontro, c’è qualche messaggio particolare che lei spera di dare alla Spagna e al mondo di oggi con questo viaggio?

Benedetto XVI: Io direi che questo viaggio ha due temi. Ha il tema del pellegrinaggio, dell’essere in cammino, e ha il tema della bellezza, della espressione della verità nella bellezza, della continuità tra tradizione e rinnovamento. Io penso che questi due temi del viaggio siano anche un messaggio: essere in cammino, non perdere il cammino della fede, cercare la bellezza della fede, la novità e la tradizione della fede che sa esprimersi e sa incontrarsi con la bellezza moderna, con il mondo di oggi. Grazie.

[Trascrizione non ufficiale a cura di ZENIT]








VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A SANTIAGO DE COMPOSTELA E BARCELONA (6 - 7 NOVEMBRE 2010) (III)


VISITA ALLA CATTEDRALE DI SANTIAGO DE COMPOSTELA



Lasciato l’aeroporto, alle ore 13 il Santo Padre Benedetto XVI giunge alla Cattedrale di Santiago de Compostela. Al Suo arrivo, è accolto dal Capitolo della Cattedrale all’ingresso della Plaza de la Inmaculada.

Quindi il Papa inizia il percorso di ogni pellegrino compostelano: entra in Cattedrale dalla Porta di Azbacheria e si sofferma per un momento di adorazione nella Cappella del Santissimo Sacramento. Raggiunge poi il Portico della Gloria e si affaccia a salutare i fedeli presenti in Plaza del Obradoiro. In seguito, uscito dalla Porta Reale e rientrato dalla Porta Santa, scende nella cripta per venerare la tomba dell'Apostolo San Giacomo. Infine, seguendo un’antica tradizione, il Santo Padre abbraccia la statua dell’Apostolo davanti all’altare maggiore.

All’interno della Cattedrale si trovano riuniti religiosi e religiose spagnoli, assieme ad una rappresentanza di anziani e malati. Qui, introdotto dall’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo di Santiago de Compostela, S.E. Mons. Julián Barrio Barrio, il Santo Padre Benedetto XVI rivolge ai presenti le parole che pubblichiamo di seguito:

SALUTO DEL SANTO PADRE


In spagnolo:

Signori Cardinali,

Cari Fratelli nell’Episcopato,

Distinte Autorità,

Cari sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose,

Cari fratelli e sorelle,

Amici tutti.

In gallego:

Ringrazio Monsignor Julián Barrio Barrio, Arcivescovo di Santiago di Compostela, per le cortesi parole che mi ha appena rivolto e alle quali rispondo con piacere, salutando tutti con affetto nel Signore e ringraziandovi per la vostra presenza in questo luogo così significativo.

In spagnolo:

Andare in pellegrinaggio non è semplicemente visitare un luogo qualsiasi per ammirare i suoi tesori di natura, arte o storia. Andare in pellegrinaggio significa, piuttosto, uscire da noi stessi per andare incontro a Dio là dove Egli si è manifestato, là dove la grazia divina si è mostrata con particolare splendore e ha prodotto abbondanti frutti di conversione e santità tra i credenti. I cristiani andarono in pellegrinaggio, anzitutto, nei luoghi legati alla passione, morte e resurrezione del Signore, in Terra Santa. Poi a Roma, città del martirio di Pietro e Paolo, e anche a Compostela, che, unita alla memoria di san Giacomo, ha accolto pellegrini di tutto il mondo, desiderosi di rafforzare il loro spirito con la testimonianza di fede e amore dell’Apostolo.

In questo Anno Santo Compostelano, come Successore di Pietro, ho voluto anch’io venire in pellegrinaggio alla Casa del "Señor Santiago" [san Giacomo ndt.], che si appresta a celebrare l’anniversario degli ottocento anni dalla sua consacrazione, per confermare la vostra fede e ravvivare la vostra speranza, e per affidare all’intercessione dell’Apostolo i vostri aneliti, fatiche e opere per il Vangelo. Nell’abbracciare la sua venerata immagine, ho pregato anche per tutti i figli della Chiesa, che ha la sua origine nel mistero di comunione che è Dio. Mediante la fede, siamo introdotti nel mistero di amore che è la Santissima Trinità. Siamo, in un certo modo, abbracciati da Dio, trasformati dal suo amore. La Chiesa è questo abbraccio di Dio nel quale gli uomini imparano anche ad abbracciare i propri fratelli, scoprendo in essi l’immagine e somiglianza divina, che costituisce la verità più profonda del loro essere, e che è origine della vera libertà.

Tra verità e libertà vi è una relazione stretta e necessaria. La ricerca onesta della verità, l’aspirazione ad essa, è la condizione per un’autentica libertà. Non si può vivere l’una senza l’altra. La Chiesa, che desidera servire con tutte le sue forze la persona umana e la sua dignità, è al servizio di entrambe, della verità e della libertà. Non può rinunciare ad esse, perché è in gioco l’essere umano, perché la spinge l’amore all’uomo, "il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa" (Gaudium et spes, 24), e perché senza tale aspirazione alla verità, alla giustizia e alla libertà, l’uomo si perderebbe esso stesso.

Permettetemi che da Compostela, cuore spirituale della Galizia e, allo stesso tempo, scuola di universalità senza confini, esorti tutti i fedeli di questa cara Arcidiocesi, e tutti quelli della Chiesa in Spagna, a vivere illuminati dalla verità di Cristo, professando la fede con gioia, coerenza e semplicità, in casa, nel lavoro e nell’impegno come cittadini.

Che la gioia di sentirvi figli amati di Dio vi spinga anche ad una amore sempre più profondo per la Chiesa, collaborando con essa nella sua opera di portare Cristo a tutti gli uomini. Pregate il Padrone della messe, perché molti giovani si consacrino a questa missione nel ministero sacerdotale e nella vita consacrata: oggi, come sempre, vale la pena dedicarsi per tutta la vita a proporre la novità del Vangelo.

Non voglio concludere senza prima esprimere felicitazione e ringraziamento a tutti i cattolici spagnoli per la generosità con la quale sostengono tante istituzioni di carità e di promozione umana. Non stancatevi di mantenere queste opere, che apportano beneficio a tutta la società, e la cui efficacia si è manifestata in modo speciale nell’attuale crisi economica, così come in occasione delle gravi calamità naturali che hanno colpito vari Paesi.

In gallego:

Con questi sentimenti, prego l’Altissimo che conceda a tutta l’audacia che ebbe san Giacomo per essere testimone di Cristo Risorto, e così rimaniate fedeli nei cammini della santità e vi spendiate per la gloria di Dio e il bene dei fratelli più abbandonati. Molte grazie.



Terminato il discorso, il Papa mette l’incenso nel "botafumeiro" che viene azionato, secondo la tradizione secolare, mentre si canta l’Inno all’Apostolo Giacomo. La visita alla Cattedrale di Santiago de Compostela termina con la preghiera e la benedizione.

Quindi il Papa si reca a piedi all’Arcivescovado dove, alle ore 13.45, pranza con i Cardinali spagnoli, con i membri del Comitato Esecutivo della Conferenza Episcopale e con il Seguito papale.












VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A SANTIAGO DE COMPOSTELA E BARCELONA (6 - 7 NOVEMBRE 2010) (IV)


SANTA MESSA IN OCCASIONE DELL’ANNO GIUBILARE COMPOSTELANO NELLA PLAZA DEL OBRADOIRO DI SANTIAGO DE COMPOSTELA




Nel pomeriggio, lasciato l’Arcivescovado, il Santo Padre Benedetto XVI raggiunge in auto la Plaza del Obradoiro di Santiago de Compostela, dove, alle ore 16.30, presiede la Santa Messa in occasione dell’Anno Giubilare Compostelano. Sono presenti alla Celebrazione i Principi delle Asturie. I fedeli e i pellegrini che non hanno trovato posto in Plaza del Obradoiro seguono la Santa Messa sui megaschermi nelle piazze vicine.
Nel corso della Celebrazione Eucaristica, introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Santiago de Compostela, S.E. Mons. Julián Barrio Barrio, dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE


In gallego:

Amatissimi fratelli in Gesù Cristo.
Rendo grazie a Dio per il dono di poter essere qui, in questa splendida piazza ricolma di arte, cultura e significato spirituale. In questo Anno Santo, giungo come pellegrino tra i pellegrini, accompagnando tanti che vengono fin qui assetati della fede in Cristo risorto. Fede annunciata e trasmessa fedelmente dagli Apostoli, come san Giacomo il Maggiore, che si venera a Compostela da tempo immemorabile.

In spagnolo:

Sono grato per le gentili parole di benvenuto di Monsignor Julián Barrio Barrio, Arcivescovo di questa Chiesa particolare, e per la cortese presenza delle Loro Altezze Reali i Principi delle Asturie, dei Signori Cardinali, così come dei numerosi Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio. Il mio saluto cordiale giunga anche ai Parlamentari Europei, membri dell’intergruppo "Camino de Santiago", come pure alle Autorità Nazionali, Regionali e Locali che hanno voluto essere presenti a questa celebrazione. Tutto ciò è segno di deferenza verso il Successore di Pietro e anche del profondo sentimento che san Giacomo di Compostela risveglia in Galizia e negli altri luoghi della Spagna, la quale riconosce l’Apostolo come suo Patrono e protettore. Un caloroso saluto anche alle persone consacrate, seminaristi e fedeli che partecipano a questa Eucaristia e, con un’emozione particolare, ai pellegrini, costruttori del genuino spirito giacobeo, senza il quale si capirebbe poco o nulla di quello che qui si svolge.

Una frase della prima lettura afferma con ammirevole semplicità: "Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù" (At 4,33). In effetti, al punto di partenza di tutto ciò che il cristianesimo è stato e continua ad essere non si trova un’iniziativa o un progetto umano, ma Dio, che dichiara Gesù giusto e santo di fronte alla sentenza del tribunale umano che lo condannò come blasfemo e sovversivo; Dio, che ha strappato Gesù Cristo dalla morte; Dio, che farà giustizia a tutti quelli che sono ingiustamente gli umiliati della storia.

"Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono" (At 5,32), dicono gli apostoli. Così infatti essi diedero testimonianza della vita, morte e resurrezione di Cristo Gesù, che conobbero mentre predicava e compiva miracoli. A noi, cari fratelli, spetta oggi seguire l’esempio degli apostoli, conoscendo il Signore ogni giorno di più e dando una testimonianza chiara e valida del suo Vangelo. Non vi è maggior tesoro che possiamo offrire ai nostri contemporanei. Così imiteremo anche san Paolo che, in mezzo a tante tribolazioni, naufragi e solitudini, proclamava esultante: "Noi […] abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi" (2Cor 4,7).

Insieme a queste parole dell’Apostolo dei gentili, vi sono le parole stesse del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, e che invitano a vivere secondo l’umiltà di Cristo, il quale, seguendo in tutto la volontà del Padre, è venuto per servire, "e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mt 20, 28). Per i discepoli che vogliono seguire e imitare Cristo, servire il fratello non è più una mera opzione, ma parte essenziale del proprio essere. Un servizio che non si misura in base ai criteri mondani dell’immediato, del materiale e dell’apparente, ma perché rende presente l’amore di Dio per tutti gli uomini e in tutte le loro dimensioni, e dà testimonianza di Lui, anche con i gesti più semplici. Nel proporre questo nuovo modo di relazionarsi nella comunità, basato sulla logica dell’amore e del servizio, Gesù si rivolge anche ai "capi dei popoli", perché dove non vi è impegno per gli altri sorgono forme di prepotenza e sfruttamento che non lasciano spazio a un’autentica promozione umana integrale. E vorrei che questo messaggio giungesse soprattutto ai giovani: proprio a voi, questo contenuto essenziale del Vangelo indica la via perché, rinunciando a un modo di pensare egoistico, di breve portata, come tante volte vi si propone, e assumendo quello di Gesù, possiate realizzarvi pienamente ed essere seme di speranza.

Questo è ciò che ci ricorda anche la celebrazione di questo Anno Santo Compostelano. E questo è quello che nel segreto del cuore, sapendolo esplicitamente o sentendolo senza saperlo esprimere a parole, vivono tanti pellegrini che camminano fino a Santiago di Compostela per abbracciare l’Apostolo. La stanchezza dell’andare, la varietà dei paesaggi, l’incontro con persone di altra nazionalità, li aprono a ciò che di più profondo e comune ci unisce agli uomini: esseri in ricerca, esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un’esperienza di grazia, di carità e di pace, di perdono e di redenzione. E nel più nascosto di tutti questi uomini risuona la presenza di Dio e l’azione dello Spirito Santo. Sì, ogni uomo che fa silenzio dentro di sé e prende le distanze dalle brame, desideri e faccende immediati, l’uomo che prega, Dio lo illumina affinché lo incontri e riconosca Cristo. Chi compie il pellegrinaggio a Santiago, in fondo, lo fa per incontrarsi soprattutto con Dio, che, riflesso nella maestà di Cristo, lo accoglie e benedice nell’arrivare al Portico della Gloria.

Da qui, come messaggero del Vangelo che Pietro e Giacomo firmarono con il proprio sangue, desidero volgere lo sguardo all’Europa che andò in pellegrinaggio a Compostela. Quali sono le sue grandi necessità, timori e speranze? Qual è il contributo specifico e fondamentale della Chiesa a questa Europa, che ha percorso nell’ultimo mezzo secolo un cammino verso nuove configurazioni e progetti? Il suo apporto è centrato in una realtà così semplice e decisiva come questa: che Dio esiste e che è Lui che ci ha dato la vita. Solo Lui è assoluto, amore fedele e immutabile, meta infinita che traspare dietro tutti i beni, verità e bellezze meravigliose di questo mondo; meravigliose ma insufficienti per il cuore dell’uomo. Lo comprese bene santa Teresa di Gesù quando scrisse: "Solo Dio basta".

È una tragedia che in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e diffondesse la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua liberà. Con questo si voleva mettere in ombra la vera fede biblica in Dio, che mandò nel mondo suo Figlio Gesù Cristo perché nessuno muoia, ma tutti abbiano la vita eterna (cfr Gv 3,16).

L’autore sacro afferma perentorio davanti a un paganesimo per il quale Dio è invidioso dell’uomo o lo disprezza: come Dio avrebbe creato tutte le cose se non le avesse amate, Lui che nella sua infinita pienezza non ha bisogno di nulla? (cfr Sap 11,24-26). Come si sarebbe rivelato agli uomini se non avesse voluto proteggerli? Dio è l’origine del nostro essere e il fondamento e culmine della nostra libertà, non il suo oppositore. Come l’uomo mortale si può fondare su se stesso e come l’uomo peccatore si può riconciliare con se stesso? Come è possibile che si sia fatto pubblico silenzio sulla realtà prima ed essenziale della vita umana? Come ciò che è più determinante in essa può essere rinchiuso nella mera intimità o relegato nella penombra? Noi uomini non possiamo vivere nelle tenebre, senza vedere la luce del sole. E, allora, com’è possibile che si neghi a Dio, sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, il diritto di proporre questa luce che dissipa ogni tenebra? Perciò, è necessario che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa; che questa parola santa non si pronunci mai invano; che non venga stravolta facendola servire a fini che non le sono propri. Occorre che venga proferita santamente. È necessario che la percepiamo così nella vita di ogni giorno, nel silenzio del lavoro, nell’amore fraterno e nelle difficoltà che gli anni portano con sé.

L’Europa deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura, lavorare con la sua grazia per quella dignità dell’uomo che avevano scoperto le migliori tradizioni: oltre a quella biblica, fondamentale a tale riguardo, quelle dell’epoca classica, medievale e moderna, dalle quali nacquero le grandi creazioni filosofiche e letterarie, culturali e sociali dell’Europa.

Questo Dio e questo uomo sono quelli che si sono manifestati concretamente e storicamente in Cristo. Cristo che possiamo trovare nei cammini che conducono a Compostela, dato che in essi vi è una croce che accoglie e orienta ai crocicchi. Questa croce, segno supremo dell’amore portato fino all’estremo, e perciò dono e perdono allo stesso tempo, dev’essere la nostra stella polare nella notte del tempo. Croce e amore, croce e luce sono stati sinonimi nella nostra storia, perché Cristo si lasciò inchiodare in essa per darci la suprema testimonianza del suo amore, per invitarci al perdono e alla riconciliazione, per insegnarci a vincere il male con il bene. Non smettete di imparare le lezioni di questo Cristo dei crocicchi dei cammini e della vita, in lui ci viene incontro Dio come amico, padre e guida. O Croce benedetta, brilla sempre nelle terre dell’Europa!

Lasciate che proclami da qui la gloria dell’uomo, che avverta delle minacce alla sua dignità per la privazione dei suoi valori e ricchezze originari, l’emarginazione o la morte inflitte ai più deboli e poveri. Non si può dar culto a Dio senza proteggere l’uomo suo figlio e non si serve l’uomo senza chiedersi chi è suo Padre e rispondere alla domanda su di lui. L’Europa della scienza e delle tecnologie, l’Europa della civilizzazione e della cultura, deve essere allo stesso tempo l’Europa aperta alla trascendenza e alla fraternità con altri continenti, al Dio vivo e vero a partire dall’uomo vivo e vero. Questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all’Europa: avere cura di Dio e avere cura dell’uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci viene offerta in Gesù Cristo.

Cari amici, eleviamo uno sguardo di speranza a tutto ciò che Dio ci ha promesso e ci offre. Che Egli ci doni la sua forza, rinvigorisca quest’Arcidiocesi compostelana, vivifichi la fede dei suoi figli e li aiuti a mantenersi fedeli alla loro vocazione di seminare e dare vigore al Vangelo, anche in altre terre.

In gallego:

Che san Giacomo, l’amico del Signore, ottenga abbondanti benedizioni per la Galizia, per le altre genti della Spagna, dell’Europa e di tanti altri luoghi al di là dei mari, dove l’Apostolo è segno di identità cristiana e promotore dell’annuncio di Cristo. Amen!




Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre saluta il Sig. Mariano Rajoy Brey, Presidente del Partito Popolare e capo dell’opposizione, con la Consorte.

Quindi si trasferisce in auto all’aeroporto internazionale Lavacolla di Santiago de Compostela da dove, preso congedo dai Principi delle Asturie, alle ore 19.15 parte a bordo di un Iberia A321 alla volta di Barcelona.

All’arrivo all’aeroporto internazionale di El Prat (Barcelona), previsto per le ore 21.00, il Papa è accolto da alcune Autorità locali. Subito dopo raggiunge in auto l’Arcivescovado di Barcelona, ove pernotta.













Benedetto XVI spera in un nuovo incontro tra fede e laicità
Obiettivo non solo del viaggio in Spagna, ma del suo pontificato



SANTIAGO DE COMPOSTELA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha detto questo sabato ai giornalisti presenti sull'aereo che lo portava da Roma a Santiago de Compostela che con questo viaggio e con il suo pontificato cerca un nuovo incontro tra fede e laicità.

Questo è anche il motivo, ha spiegato, per cui ha appena creato nella Santa Sede il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, perché la fede “deve cercare di rinnovarsi per essere fede oggi e per rispondere alla sfida della laicità”.

“Nell’Occidente tutti i grandi Paesi hanno il loro proprio modo di vivere questo problema”, ha aggiunto, ricordando i suoi viaggi in Francia, nella Repubblica Ceca, nel Regno Unito.

Ovunque è presente lo stesso problema, “e questo vale anche in modo forte per la Spagna”.

“In Spagna è nata anche una laicità, un anticlericalismo, un secolarismo forte e aggressivo come abbiamo visto proprio negli anni Trenta, e questa disputa, più questo scontro tra fede e modernità, ambedue molto vivaci, si realizza anche oggi di nuovo in Spagna”.

Per questo motivo, ha difeso “per il futuro della fede e dell’incontro – non lo scontro! - ma incontro tra fede e laicità”.














Il Papa lascia in Spagna due messaggi: pellegrinaggio e bellezza
Ispirati alle sue due mete, il Cammino di Santiago e la Sagrada Familia di Barcellona



SANTIAGO DE COMPOSTELA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI è giunto in Spagna per lasciare due messaggi, come ha spiegato egli stesso in una conferenza stampa concessa nell'aereo papale durante il viaggio verso Santiago de Compostela: la vita dell'essere umano è un pellegrinaggio, e la necessità che ha il mondo dell'autentica bellezza.

Questi due temi corrispondono alle due tappe delle giornate che il Pontefice sta trascorrendo nella Penisola iberica: Santiago de Compostela, meta leggendaria di pellegrini, e la Sagrada Familia di Antoni Gaudí a Barcellona, una delle manifestazioni di maggior successo degli ultimi tempi, in cui la bellezza abbraccia la fede e si ispira ad essa.

Il Papa lo ha affermato con chiarezza nella sesta e ultima risposta alle domande che gli hanno posto i giornalisti che lo accompagnavano sull'aereo, in cui gli si chiedeva di rivelare il “messaggio particolare” che offre al mondo questa visita.

“Io direi che questo viaggio ha due temi – ha spiegato il Santo Padre –. Ha il tema del pellegrinaggio, dell’essere in cammino; e ha il tema della bellezza, della espressione della verità nella bellezza, della continuità tra tradizione e rinnovamento”.

Secondo il Vescovo di Roma, questi due temi sono anche il suo messaggio: “essere in cammino, non perdere il cammino della fede; cercare la bellezza della fede, la novità e la tradizione della fede che sa esprimersi e sa incontrarsi con la bellezza moderna, con il mondo di oggi”.

La fede è pellegrinaggio

In precedenza, spiegando il senso del pellegrinaggio, aveva dichiarato che “la fede secondo la sua essenza è un essere pellegrino”, “soprattutto interiormente, ma deve anche esprimersi esteriormente”.

Il pellegrinaggio, ha sottolineato, permette di “uscire dalla quotidianità”, “dall’utilitarismo”, di “essere veramente in cammino verso la trascendenza”, “e così trovare anche una nuova libertà, un tempo di ripensamento interiore, di identificazione di se stesso, di vedere l’altro, Dio”.

Peregrinare significa “non solo un uscire da se stesso verso il più grande, ma anche un andare insieme”.

“Il pellegrinaggio riunisce, andiamo insieme verso l’altro e così ci troviamo reciprocamente. Basta dire che i cammini di san Giacomo sono un elemento nella formazione dell’unità spirituale del Continente europeo”.

L'essere umano ha bisogno della bellezza

Il secondo messaggio che il Papa lascia nella sua visita in Spagna è simboleggiato dalla Sagrada Familia, della quale lo colpiscono in particolare tre elementi.

Il primo è la “sintesi tra continuità e novità, tradizione e creatività” raggiunta da Gaudí, la cui causa di beatificazione è in corso.

“Gaudí ha avuto questo coraggio di inserirsi nella grande tradizione delle cattedrali, di osare nel suo secolo, con una visione totalmente nuova”, il coraggio “di stare nella tradizione” ma con “una creatività nuova che rinnova la tradizione e dimostra così l’unità e il progresso della storia”.

Il secondo elemento che colpisce il Papa è formato dal trinomio che presenta il tempio: “libro della natura, libro della Scrittura, libro della liturgia”.

“E questa sintesi è proprio oggi di grande importanza – riconosce –. Nella liturgia, la Scrittura diventa presente, diventa realtà oggi, non è più una Scrittura di duemila anni fa ma va celebrata, realizzata. E nella celebrazione della Scrittura parla la creazione, trova il creato e trova la sua vera risposta, perché come ci dice San Paolo, la creatura soffre, e invece di essere distrutta, disprezzata, aspetta i figli di Dio, cioè quelli che la vedono nella luce di Dio”.

“Questa sintesi tra senso del creato, scrittura e adorazione è proprio un messaggio molto importante per l’oggi”, ha sottolineato.

Il terzo aspetto che impressiona il Papa è il motivo per il quale questo tempio catalano è nato alla fine del XIX secolo: promuovere la devozione alla Sacra Famiglia di Nazareth.

“Questa devozione di ieri, si potrebbe dire, è di grandissima attualità perché il problema della famiglia, del rinnovamento della famiglia come cellula fondamentale della società è il grande tema di oggi e ci indica dove possiamo andare sia nella costruzione della società sia nella unità tra fede e vita, tra religione e società”, ha commentato.

“Famiglia è il tema fondamentale che si esprime qui, dicendo che Dio stesso si è fatto figlio nella famiglia e ci chiama a costruire e vivere la famiglia”, ha aggiunto.
















Benedetto XVI all'Europa: Dio non è nemico dell'uomo
“Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa”

di Inma Álvarez


SANTIAGO DE COMPOSTELA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- “L’Europa deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura”. E' questo il grande messaggio lanciato da Papa Benedetto XVI a Santiago de Compostela, ricordando quell'“Europa, sii te stessa” pronunciato da Giovanni Paolo II nello stesso luogo 18 anni fa.

Di fronte alle 7.000 persone che sono riuscite ad accedere alla Piazza dell'Obradoiro e le quasi 200.000, secondo stime del Comune di Santiago, che hanno seguito la celebrazione attraverso i maxischermi collocati in vari punti della città, il Papa ha voluto ricordare che Dio non è il nemico dell'uomo.

“È una tragedia che in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e diffondesse la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua libertà”.

“Dio è l’origine del nostro essere e il fondamento e culmine della nostra libertà, non il suo oppositore”, ha sottolineato il Papa. “Come è possibile che si sia fatto pubblico silenzio sulla realtà prima ed essenziale della vita umana?”.

“Noi uomini non possiamo vivere nelle tenebre, senza vedere la luce del sole. E, allora, com’è possibile che si neghi a Dio, sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, il diritto di proporre questa luce che dissipa ogni tenebra?”, si è chiesto il Papa.

Di fronte a un paganesimo che propugna una visione di un Signore invidioso e contrario all'uomo, ha dichiarato, “è necessario che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa”.

Allo stesso modo, è necessario che il nome di Dio, “questa parola santa”, “non si pronunci mai invano; che non venga stravolta facendola servire a fini che non le sono propri”.

“Occorre che venga proferita santamente. È necessario che la percepiamo così nella vita di ogni giorno, nel silenzio del lavoro, nell’amore fraterno e nelle difficoltà che gli anni portano con sé”.

Nuova evangelizzazione

Per questo motivo, il Papa ha sottolineato che “il contributo specifico e fondamentale della Chiesa a questa Europa, che ha percorso nell’ultimo mezzo secolo un cammino verso nuove configurazioni e progetti”, è “che Dio esiste e che è Lui che ci ha dato la vita”.

“Solo Lui è assoluto, amore fedele e immutabile, meta infinita che traspare dietro tutti i beni, verità e bellezze meravigliose di questo mondo; meravigliose ma insufficienti per il cuore dell’uomo”.

L'Europa, ha aggiunto il Papa, “deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura, lavorare con la sua grazia per quella dignità dell’uomo che avevano scoperto le migliori tradizioni: oltre a quella biblica, fondamentale a tale riguardo, quelle dell’epoca classica, medievale e moderna, dalle quali nacquero le grandi creazioni filosofiche e letterarie, culturali e sociali dell’Europa”.

La croce dei cammini che conducono a Santiago, “segno supremo dell’amore portato fino all’estremo, e perciò dono e perdono allo stesso tempo, dev’essere la nostra stella polare nella notte del tempo”.

“Non smettete di imparare le lezioni di questo Cristo dei crocicchi dei cammini e della vita, in lui ci viene incontro Dio come amico, padre e guida. O Croce benedetta, brilla sempre nelle terre dell’Europa!”, ha esclamato Benedetto XVI.

Il Pontefice ha poi voluto avvertire l'Europa del pericolo di vivere dando le spalle a Dio.

“Lasciate che proclami da qui la gloria dell’uomo, che avverta delle minacce alla sua dignità per la privazione dei suoi valori e ricchezze originari, l’emarginazione o la morte inflitte ai più deboli e poveri”, ha affermato. “Non si può dar culto a Dio senza proteggere l’uomo suo figlio e non si serve l’uomo senza chiedersi chi è suo Padre e rispondere alla domanda su di lui”.

“L’Europa della scienza e delle tecnologie, l’Europa della civilizzazione e della cultura, deve essere allo stesso tempo l’Europa aperta alla trascendenza e alla fraternità con altri continenti, al Dio vivo e vero a partire dall’uomo vivo e vero”.

“Questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all’Europa: avere cura di Dio e avere cura dell’uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci viene offerta in Gesù Cristo”, ha rimarcato.

Per questo, ha invitato i cristiani a “seguire l’esempio degli apostoli, conoscendo il Signore ogni giorno di più e dando una testimonianza chiara e valida del suo Vangelo”.

“Non vi è maggior tesoro che possiamo offrire ai nostri contemporanei”, ha sottolineato.

Spirito di servizio

Per i discepoli che vogliono seguire e imitare Cristo, ha affermato, “servire il fratello non è più una mera opzione, ma parte essenziale del proprio essere”.

Il servizio che i cristiani sono chiamati a dare “non si misura in base ai criteri mondani dell’immediato, del materiale e dell’apparente, ma perché rende presente l’amore di Dio per tutti gli uomini e in tutte le loro dimensioni, e dà testimonianza di Lui, anche con i gesti più semplici”.

Il Vescovo di Roma si è rivolto in particolare ai giovani, invitandoli a seguire questo cammino “perché, rinunciando a un modo di pensare egoistico, di breve portata, come tante volte vi si propone, e assumendo quello di Gesù, possiate realizzarvi pienamente ed essere seme di speranza”.

Ha avuto parole anche per i “capi dei popoli”, ricordando che “dove non vi è impegno per gli altri sorgono forme di prepotenza e sfruttamento che non lasciano spazio a un’autentica promozione umana integrale”.

“Questo è ciò che ci ricorda anche la celebrazione di questo Anno Santo Compostelano. E questo è quello che nel segreto del cuore, sapendolo esplicitamente o sentendolo senza saperlo esprimere a parole, vivono tanti pellegrini che camminano fino a Santiago di Compostela per abbracciare l’Apostolo”.

La barca di Santiago

A questa nuova evangelizzazione si è riferito anche monsignor Julián Barrio, Arcivescovo di Santiago de Compostela, durante il suo discorso di benvenuto al Papa, prima dell'inizio dell'Eucaristia, ricordando che nel Cammino “emergono domande necessarie che cercano risposte chiarificatrici”.

“Gerusalemme, Roma, Santiago... Rotte per lo spirito dell'essere umano, che si ribella a scomparire sotto l'asfissia del materialismo. Cammini per pensare e scoprire per quale ragione veniamo in questo mondo. Sentieri aperti dalle orme di Dio, rispondendo alla domanda relativa al perché non siamo ancora pienamente felici nel nostro pellegrinaggio terreno anche se ci proviamo tante volte”.

Per questo, ha sottolineato, sono necessari “la rivitalizzazione della nostra fede, l'ardore e il coraggio di una nuova evangelizzazione per annunciare Cristo in fedeltà e con creatività pastorale, la forza per continuare a peregrinare”.

Servono anche, ha aggiunto, “la conversione, perché ci sono ferite da guarire”, e “la profondità che ci riscatti dalla superficialità anodina e anestetizzata che ci distrae e ci fa dimenticare che la Chiesa nella sua missione profetica porta il sigillo del martirio, per essere testimone di Cristo crocifisso e risorto”.

L'Arcivescovo ha poi voluto mostrare la vicinanza della Chiesa a Santiago al Papa con una bella immagine.

“Quando solcherà i mari del mondo sulla barca di Pietro per svolgere il suo ministero, ricordi che un'altra piccola barca le sarà vicina: quella di Santiago, attenta a qualsiasi segnale che quella di Pietro possa fare per aiutarla come ci dice il racconto evangelico”.


[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]
















Santiago accoglie il Papa con calore nonostante freddo e nebbia
Molti pellegrini hanno pernottato all'addiaccio per vederlo

di Inma Álvarez


SANTIAGO DE COMPOSTELA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- Migliaia di persone hanno accompagnato questo sabato Benedetto XVI a Santiago, da quando l'aereo papale è atterrato all'aeroporto di Lavacolla al momento di partire, dopo la Messa, alla volta di Barcellona.

Santiago era avvolta dalla nebbia, ma questa non ha impedito a migliaia di persone giunte da tutta la Spagna di accompagnare il Pontefice in tutti i momenti della sua breve visita alla tomba dell'Apostolo San Giacomo.

Grazie a fonti locali, ZENIT ha potuto confermare che la città compostelana era già letteralmente presa d'assalto dal pomeriggio di questo venerdì da gruppi giunti da tutta la Galizia e da luoghi più distanti.

Molti gruppi hanno dovuto pernottare all'addiaccio, in piazze e luoghi pubblici, per mancanza di spazio, con la paura della pioggia, visto che Santiago è la città spagnola con il più alto indice di precipitazioni.

L'accesso alla capitale è stato difficile già dal pomeriggio di venerdì. La sera in varie parrocchie sono state celebrate delle veglie di preghiera per il Papa. La Diocesi aveva convocato per venerdì una giornata di digiuno in preparazione della visita.

Come ha spiegato a ZENIT padre Javier Mira, che lavora nell'Arcidiocesi di Santiago, l'ambiente durante tutta la visita è stato di “grande gioia”. Spiccava la presenza di persone provenienti dalla Catalogna, che accompagneranno il Papa anche questa domenica a Barcellona, per cui dovranno percorrere durante la notte più di mille chilometri.

“Una gran parte dei pellegrini era rappresentata da famiglie con bambini, molti bambini, che hanno dovuto percorrere un buon tratti a piedi per entrare in città”, ha riferito. “C'era anche gente che ti avvicinava per la strada e ti chiedeva di confessarla lì”.

All'aeroporto

Questo sabato mattina, una nebbia fitta ha accolto il Papa al suo arrivo a Santiago de Compostela, al punto da impedire la visibilità in alcuni tratti del percorso papale.

Nonostante questo, e già dall'accesso al terminal dell'aeroporto, centinaia di persone attendevano il passaggio della comitiva papale fin dalle prime ore del mattino.

L'aereo del Papa è arrivato a Santiago con qualche minuto di anticipo sull'orario previsto. Lo aspettavano, oltre alle autorità civili, militari e religiose, circa cento famiglie con i propri bambini, che non hanno smesso di acclamarlo da quando l'aereo ha toccato terra.

Dopo la cerimonia di benvenuto, il Papa ha preso in braccio e ha baciato due bambini, i più piccoli di due delle famiglie presenti, molto numerose (8 e 9 figli).

In seguito al colloquio privato con i Principi delle Asturie, il Pontefice ha poi avuto, nella sala delle autorità dell'aeroporto, un breve incontro non previsto dal protocollo con Alfredo Pérez Rubalcaba, vice Primo Ministro del Governo spagnolo, in rappresentanza del Presidente Zapatero.

Benedetto XVI ha quindi percorso gli 11 chilometri che separano l'aeroporto dalla città in auto panoramica, accompagnato dal suo segretario, monsignor Georg Gänswein, e dall'Arcivescovo di Santiago, monsignor Julián Barrio.

La gente lo ha accompagnato lungo quasi tutto il percorso, tranne le zone boschive o di difficile accesso. La presenza dei fedeli era evidente negli ultimi due chilometri, praticamente già nel centro abitato, soprattutto nei pressi della Porta do Caminho.

L'organizzazione del viaggio aveva previsto la divisione in settori degli ultimi tratti del percorso, perché “tutti potessero vedere il Papa”.

C'erano settori riservati ai pellegrini provenienti dal resto della Spagna e dal Portogallo, altri riservati a quelli della Galizia, gli ultimi - vicino alla Cattedrale - per le parrocchie di Santiago.

I pellegrini hanno accompagnato il Papa sventolando bandiere vaticane e agitando palloncini. A un certo punto, la macchina papale è stata accolta da una pioggia di garofani bianchi e rossi.

Nella Cattedrale

Il Papa è arrivato alla Porta dell'Azabachería alle 12.30, venendo accolto dal Decano e dal Capitolo tra l'acclamazione della gente. Nel tempio attendevano il Pontefice i Vescovi spagnoli che non avevano potuto essere presenti all'aeroporto.

Benedetto XVI ha percorso a piedi l'interno della Cattedrale, dove lo aspettavano soprattutto religiosi, sacerdoti, bambini, anziani e malati.

Dopo essersi soffermato per qualche istante a pregare davanti al Santissimo, si è diretto verso il Portico de la Gloria, da dove ha salutato le migliaia di fedeli che lo aspettavano nella Piazza dell'Obradoiro. Lì il Decano, José Mª Diez, gli ha spiegato il significato delle rappresentazioni del Portico, un gioiello dell'arte medievale.

Il Papa è poi rientrato nel tempio ed è uscito da una delle porte dell'abside, la Puerta Real, da dove ha percorso a piedi i pochi metri della Piazza de Quintana che separano dalla Puerta Santa.

In quel momento, due donne gli si sono avvicinate per rivestirlo di una mantellina scura con la croce di San Giacomo e la conchiglia, il tipico abito del pellegrino compostelano.

Entrato di nuovo nella Cattedrale, il Papa si è diretto alla tomba dell'Apostolo, nella cripta, per poi salire per il tradizionale abbraccio al busto di San Giacomo.

Al termine della cerimonia, dopo il suo discorso, il Pontefice ha acceso il Botafumeiro, l'enorme incensiere che oscilla sui fedeli ogni anno santo, sugli accordi dell'inno a San Giacomo.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]










Benedetto XVI: la Chiesa è l'“abbraccio di Dio” agli uomini
Discorso nella Cattedrale di Santiago de Compostela



SANTIAGO DE COMPOSTELA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa è l'“abbraccio di Dio”, ha affermato Papa Benedetto XVI questo sabato pomeriggio incontrando nella Cattedrale di Santiago de Compostela religiose e religiosi spagnoli e una rappresentanza di anziani e malati.

La città in cui secondo la tradizione riposano i resti dell'Apostolo San Giacomo è la prima tappa della visita pastorale che il Pontefice sta compiendo in Spagna, che si concluderà a Barcellona questa domenica.

Il Papa ha confessato che durante il tradizionale abbraccio al busto del Santo custodito nella Cattedrale ha pregato “per tutti i figli della Chiesa, che ha la sua origine nel mistero di comunione che è Dio”.

“Mediante la fede, siamo introdotti nel mistero di amore che è la Santissima Trinità. Siamo, in un certo modo, abbracciati da Dio, trasformati dal suo amore”.

“La Chiesa è questo abbraccio di Dio nel quale gli uomini imparano anche ad abbracciare i propri fratelli, scoprendo in essi l’immagine e somiglianza divina, che costituisce la verità più profonda del loro essere, e che è origine della vera libertà”, ha aggiunto.

Verità e libertà

Tra verità e libertà, ha sottolineato il Papa, c'è “una relazione stretta e necessaria”.

“La ricerca onesta della verità, l’aspirazione ad essa, è la condizione per un’autentica libertà. Non si può vivere l’una senza l’altra”.

“La Chiesa, che desidera servire con tutte le sue forze la persona umana e la sua dignità, è al servizio di entrambe, della verità e della libertà. Non può rinunciare ad esse, perché è in gioco l’essere umano, perché la spinge l’amore all’uomo”.

In questo contesto, il Pontefice ha esortato tutti i fedeli dell'Arcidiocesi di Santiago de Compostela, “e tutti quelli della Chiesa in Spagna”, a “vivere illuminati dalla verità di Cristo, professando la fede con gioia, coerenza e semplicità, in casa, nel lavoro e nell’impegno come cittadini”.

“Che la gioia di sentirvi figli amati di Dio vi spinga anche ad una amore sempre più profondo per la Chiesa, collaborando con essa nella sua opera di portare Cristo a tutti gli uomini”, ha auspicato, chiedendo di pregare Dio “perché molti giovani si consacrino a questa missione nel ministero sacerdotale e nella vita consacrata”, perché “oggi, come sempre, vale la pena dedicarsi per tutta la vita a proporre la novità del Vangelo”.

Il valore del pellegrinaggio

In una delle mete principali dei pellegrini di tutto il mondo, Benedetto XVI ha quindi ricordato che “andare in pellegrinaggio non è semplicemente visitare un luogo qualsiasi per ammirare i suoi tesori di natura, arte o storia”.

“Significa, piuttosto, uscire da noi stessi per andare incontro a Dio là dove Egli si è manifestato, là dove la grazia divina si è mostrata con particolare splendore e ha prodotto abbondanti frutti di conversione e santità tra i credenti”, ha sottolineato.

“In questo Anno Santo Compostelano, come Successore di Pietro, ho voluto anch’io venire in pellegrinaggio alla Casa del 'Señor Santiago', che si appresta a celebrare l’anniversario degli ottocento anni dalla sua consacrazione, per confermare la vostra fede e ravvivare la vostra speranza, e per affidare all’intercessione dell’Apostolo i vostri aneliti, fatiche e opere per il Vangelo”.

Appello alla speranza

Nel suo saluto al Papa, monsignor Julián Barrio Barrio, Arcivescovo di Santiago de Compostela, ha confessato la gioia per il fatto che “il Successore di Pietro venga a venerare la tomba del protomartire tra gli Apostoli”, “pregando qui per tutta la Chiesa”.

Il presule ha ringraziato il Pontefice per “la finezza spirituale, la profondità intellettuale e la fermezza evangelica con cui sta guidando la barca di Pietro”.

“Nella sua persona, il Signore ci ha dato il dono dell''umile lavoratore della sua vigna', disposto giorno dopo giorno a bere il suo calice, spendendo la propria vita per la conversione, la purificazione e la santificazione dei figli della Chiesa”.

“L'Anno Santo Compostelano che stiamo celebrando è un appello alla speranza cristiana”, ha ricordato, sottolineando che “San Giacomo è il referente della speranza che dà senso, vigore e impulso alla fede, proiettandola giorno dopo giorno verso la sua meta definitiva”.

“Come Papa pellegrino a Santiago, viene oggi da noi portando la bandiera del principio della speranza”, ha concluso monsignor Barrio.










Il Papa alla Spagna: progettare il futuro partendo dalla verità dell'uomo
Cerimonia di benvenuto all'aeroporto di Santiago de Compostela

di Inma Álvarez


SANTIAGO DE COMPOSTELA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha invitato questo sabato la Spagna e l'Europa a “edificare il loro presente e a progettare il loro futuro a partire dalla verità autentica dell’uomo, dalla libertà che rispetta questa verità e mai la ferisce, e dalla giustizia per tutti, iniziando dai più poveri e derelitti”.

Nel discorso che ha pronunciato durante la cerimonia di benvenuto a Santiago de Compostela, il Pontefice ha parlato dell'importanza di costruire “una Spagna e un’Europa non solo preoccupate delle necessità materiali degli uomini, ma anche di quelle morali e sociali, di quelle spirituali e religiose”.

“Tutte queste sono esigenze autentiche dell’unico uomo e solo così si opera in modo efficace, integro e fecondo per il suo bene”, ha aggiunto.

Il Papa, accompagnato alla tribuna delle autorità dai Principi delle Asturie, eredi al trono del Paese, ha espresso la sua “gioia profonda nell’essere di nuovo in Spagna, che ha dato al mondo una moltitudine di grandi Santi, fondatori e poeti”.

Un altro dei contributi del Paese è stato rappresentato, nel XX secolo, da “nuove istituzioni, gruppi e comunità di vita cristiana e di azione apostolica”, ha sottolineato.

“Vengo come pellegrino in questo Anno Santo Compostelano e porto nel cuore lo stesso amore a Cristo che spingeva l’Apostolo Paolo a intraprendere i suoi viaggi, con l’anelito di giungere anche in Spagna”, ha proseguito il Papa.

Il Vescovo di Roma vuole così unirsi “alla grande schiera di uomini e donne che, lungo i secoli, sono venuti a Compostela da tutti gli angoli della Penisola Iberica e d’Europa, e anzi del mondo intero”.

“Essi, con le orme dei loro passi e pieni di speranza, andarono creando una via di cultura, di preghiera, di misericordia e di conversione, che si è concretizzata in chiese e ospedali, in ostelli, ponti e monasteri”.

Grazie al Cammino di Santiago, ha affermato, “la Spagna e l’Europa svilupparono una fisionomia spirituale marcata in modo indelebile dal Vangelo”.

Uomo in cammino

Il Papa ha dedicato una parte del suo discorso all'importanza dell'esperienza del pellegrinaggio.

“Nel più profondo del suo essere, l’uomo è sempre in cammino, è alla ricerca della verità. La Chiesa partecipa a questo anelito profondo dell’essere umano e si pone essa stessa in cammino, accompagnando l’uomo che anela alla pienezza del proprio essere”.

Allo stesso tempo, ha spiegato, “la Chiesa compie il proprio cammino interiore, quello che la conduce attraverso la fede, la speranza e l’amore, a farsi trasparenza di Cristo per il mondo”.

Benedetto XVI si è anche riferito alla seconda tappa del suo viaggio, Barcellona, alludendo alla “fede del suo popolo accogliente e dinamico. Una fede seminata già agli albori del cristianesimo, e che germinò e crebbe al calore di innumerevoli esempi di santità, dando origine a tante istituzioni di beneficenza, cultura ed educazione”.

Questa fede, ha aggiunto, “ispirò il geniale architetto Antoni Gaudí a intraprendere in quella città, con il fervore e la collaborazione di molti, quella meraviglia che è la chiesa della Sacra Famiglia”.

“Avrò la gioia di dedicare quella chiesa, nella quale si riflette tutta la grandezza dello spirito umano che si apre a Dio”, ha rimarcato.

Il Papa ha voluto poi congedarsi in galiziano, la lingua della regione di Santiago de Compostela, esprimendo “affetto” e “vicinanza” “agli amatissimi figli di Galizia, di Catalogna e degli altri popoli della Spagna”.

“Nell’affidare all’intercessione di san Giacomo Apostolo la mia presenza tra voi, supplico Dio che giunga a tutti la sua benedizione”, ha concluso.

Il Principe Felipe, che ha dato il benvenuto al Papa a nome dei reali Juan Carlos e Sofía, ha ricordato nel suo discorso l'importanza delle precedenti due visite a Santiago di Giovanni Paolo II.

“Da quelle occasioni è derivato un autentico boom del numero di pellegrini che arrivano a Compostela. Provengono da tutta la Spagna, dal resto d'Europa e dall'America Latina. Arrivano in numero sempre maggiore anche dal resto del mondo, dagli altri continenti, sottolineando così la proiezione e la dimensione universale del Cammino”, ha riconosciuto l'erede al trono.

Lo stesso Principe e la moglie hanno compiuto nel maggio scorso varie tappe del Cammino, “questo grande Cammino di incontro e di dialogo, così legato alla nostra storia e alla nostra cultura, che percorre e unisce l'Europa da secoli” e che è stato “il primo progetto europeo comune”.

Il Principe ha anche espresso l'apprezzamento degli spagnoli per l'impegno del Papa “nei confronti della pace, della libertà e della dignità dell'essere umano”.

“Ci conforta in modo particolare nei tempi complessi e di crisi che vive il mondo. Tempi in cui la guerra e il terrorismo, la fame e la povertà, l'ingiustizia e il dolore richiedono la fermezza, l'impegno personale e lo sforzo dei governanti della Terra e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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