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Viaggio apostolico in Spagna

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2010 15:29
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06/11/2010 16:28
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VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A SANTIAGO DE COMPOSTELA E BARCELONA (6 - 7 NOVEMBRE 2010) (I)





LA PARTENZA DA ROMA


Ha avuto inizio questa mattina il 18° Viaggio internazionale del Santo Padre Benedetto XVI, che lo porta a Santiago de Compostela in occasione dell’Anno Santo Compostelano e a Barcelona per la dedicazione della Chiesa della Sagrada Familia.

L’aereo con a bordo il Santo Padre - un AZ A320 dell’Alitalia - è partito dall’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino (Roma) alle ore 8.30. L’arrivo all’aeroporto internazionale Lavacolla di Santiago de Compostela è previsto per le ore 11.30.



TELEGRAMMI A CAPI DI STATO

Nel momento di lasciare il territorio italiano e nel sorvolare poi lo spazio aereo della Francia, il Santo Padre Benedetto XVI fa pervenire ai rispettivi Capi di Stato i seguenti messaggi telegrafici:

A SUA ECCELLENZA

ON. GIORGIO NAPOLITANO

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

PALAZZO DEL QUIRINALE

ROMA

MI È CARO RIVOLGERE A LEI SIGNOR PRESIDENTE UN DEFERENTE SALUTO NEL MOMENTO IN CUI LASCIO ROMA PER RECARMI IN SPAGNA IN OCCASIONE DELL’ANNO COMPOSTELANO E PER LA DEDICAZIONE DELL’IMPONENTE CHIESA DELLA SACRA FAMIGLIA A BARCELLONA (.) MENTRE INVOCO SULL’INTERA NAZIONE COPIOSI DONI DI BENE INVIO A LEI E AL POPOLO ITALIANO LA MIA BENEDIZIONE

BENEDICTUS PP. XVI




SON EXCELLENCE MONSIEUR NICOLAS SARKOZY
PRÉSIDENT DE LA RÉPUBLIQUE FRANÇAISE
PARIS

AU MOMENT OÙ JE SURVOLE LA FRANCE POUR ME RENDRE EN VOYAGE APOSTOLIQUE EN ESPAGNE J’ADRESSE À VOTRE EXCELLENCE MES SALUTATIONS CORDIALES (.) QUE DIEU BÉNISSE LA FRANCE ET DONNE À TOUS SES HABITANTS PROSPÉRITÉ ET BONHEUR

BENEDICTUS PP. XVI












VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A SANTIAGO DE COMPOSTELA E BARCELONA (6 - 7 NOVEMBRE 2010) (II)


CERIMONIA DI BENVENUTO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI SANTIAGO DE COMPOSTELA



All’arrivo all’aeroporto internazionale di Santiago de Compostela, alle ore 11.30, il Santo Padre Benedetto XVI è accolto dalle loro Altezze Reali i Principi delle Asturie Felipe di Spagna e la Consorte Letizia e dall’Arcivescovo di Santiago de Compostela S.E. Mons. Julián Barrio Barrio. Sono inoltre presenti Autorità politiche del Governo Centrale, dell’Autonomia della Galizia e del Comune di Santiago, i Cardinali spagnoli e il Comitato esecutivo della Conferenza Episcopale Spagnola, con alcune centinaia di fedeli.
Dopo gli onori militari e l’esecuzione degli inni nazionali e dopo il discorso di Sua Altezza Reale Felipe di Spagna, Principe delle Asturie, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

In spagnolo:

Altezze Reali,

Distinte Autorità Nazionali, Regionali e Locali,

Signor Arcivescovo di Santiago di Compostela,

Signor Cardinale Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola,

Signori Cardinali e Fratelli nell’Episcopato,

Cari fratelli e sorelle,

Amici tutti.

Grazie, Altezza, per le deferenti parole che mi ha rivolto a nome di tutti, e che sono l’eco profondo dei sentimenti di affetto verso il Successore di Pietro dei figli e delle figlie di queste nobili terre.

Saluto cordialmente coloro che sono qui presenti e tutti quelli che si uniscono a noi attraverso i mezzi di comunicazione sociale, ringraziando anche quanti hanno collaborato generosamente, ai diversi livelli ecclesiale e civile, perché questo breve ma intenso viaggio a Santiago di Compostela e Barcellona sia molto fruttuoso.

Nel più profondo del suo essere, l’uomo è sempre in cammino, è alla ricerca della verità. La Chiesa partecipa a questo anelito profondo dell’essere umano e si pone essa stessa in cammino, accompagnando l’uomo che anela alla pienezza del proprio essere. Allo stesso tempo, la Chiesa compie il proprio cammino interiore, quello che la conduce attraverso la fede, la speranza e l’amore, a farsi trasparenza di Cristo per il mondo. Questa è la sua missione e questo è il suo cammino: essere sempre più, in mezzo agli uomini, presenza di Cristo, "il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione" (1Cor 1,30). Perciò, anch’io mi sono messo in cammino per confermare nella fede i miei fratelli (cfr Lc 22,32).

Vengo come pellegrino in questo Anno Santo Compostelano e porto nel cuore lo stesso amore a Cristo che spingeva l’Apostolo Paolo a intraprendere i suoi viaggi, con l’anelito di giungere anche in Spagna (cfr Rm 15,22-29). Desidero unirmi così alla grande schiera di uomini e donne che, lungo i secoli, sono venuti a Compostela da tutti gli angoli della Penisola Iberica e d’Europa, e anzi del mondo intero, per mettersi ai piedi di san Giacomo e lasciarsi trasformare dalla testimonianza della sua fede. Essi, con le orme dei loro passi e pieni di speranza, andarono creando una via di cultura, di preghiera, di misericordia e di conversione, che si è concretizzata in chiese e ospedali, in ostelli, ponti e monasteri. In questa maniera, la Spagna e l’Europa svilupparono una fisionomia spirituale marcata in modo indelebile dal Vangelo.

Proprio come messaggero e testimone del Vangelo, andrò anche a Barcellona, per rinvigorire la fede del suo popolo accogliente e dinamico. Una fede seminata già agli albori del cristianesimo, e che germinò e crebbe al calore di innumerevoli esempi di santità, dando origine a tante istituzioni di beneficienza, cultura ed educazione. Fede che ispirò il geniale architetto Antoni Gaudí a intraprendere in quella città, con il fervore e la collaborazione di molti, quella meraviglia che è la chiesa della Sacra Famiglia. Avrò la gioia di dedicare quella chiesa, nella quale si riflette tutta la grandezza dello spirito umano che si apre a Dio.

Provo una gioia profonda nell’essere di nuovo in Spagna, che ha dato al mondo una moltitudine di grandi Santi, fondatori e poeti, come Ignazio di Loyola, Teresa di Gesù, Giovanni della Croce, Francesco Saverio, fra tanti altri; Spagna che nel secolo XX ha suscitato nuove istituzioni, gruppi e comunità di vita cristiana e di azione apostolica e, negli ultimi decenni, cammina in concordia e unità, in libertà e pace, guardando al futuro con speranza e responsabilità. Mossa dal suo ricco patrimonio di valori umani e spirituali, cerca pure di progredire in mezzo alle difficoltà e offrire la sua solidarietà alla comunità internazionale.

Questi apporti e iniziative della vostra lunga storia, e anche di oggi, insieme al significato di questi due luoghi della vostra bella geografia che visiterò in questa occasione, mi spronano ad allargare il mio pensiero a tutti i popoli di Spagna e d’Europa. Come il Servo di Dio Giovanni Paolo II, che da Compostela esortò il Vecchio Continente a dare nuovo vigore alle sue radici cristiane, anch’io vorrei esortare la Spagna e l’Europa a edificare il loro presente e a progettare il loro futuro a partire dalla verità autentica dell’uomo, dalla libertà che rispetta questa verità e mai la ferisce, e dalla giustizia per tutti, iniziando dai più poveri e derelitti. Una Spagna e un’Europa non solo preoccupate delle necessità materiali degli uomini, ma anche di quelle morali e sociali, di quelle spirituali e religiose, perché tutte queste sono esigenze autentiche dell’unico uomo e solo così si opera in modo efficace, integro e fecondo per il suo bene.

In gallego:

Cari amici, vi ripeto la mia gratitudine per il vostro cordiale benvenuto e la vostra presenza in questo aeroporto. Rinnovo il mio affetto e la mia vicinanza agli amatissimi figli di Galizia, di Catalogna e degli altri popoli della Spagna. Nell’affidare all’intercessione di san Giacomo Apostolo la mia presenza tra voi, supplico Dio che giunga a tutti la sua benedizione. Molte grazie.






INCONTRO PRIVATO CON I PRINCIPI DELLE ASTURIE ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI SANTIAGO DE COMPOSTELA

Alle ore 12.15, subito dopo la cerimonia di benvenuto, nella "Sala de Autoridades" dell’aeroporto internazionale di Santiago de Compostela, ha luogo un breve incontro privato tra il Santo Padre Benedetto XVI e le loro Altezze Reali i Principi delle Asturie, Felipe e Letizia.
Il Papa si trasferisce quindi in auto alla Cattedrale di Santiago de Compostela.









Discorso del Papa nella Cattedrale di Santiago de Compostela
Dopo aver abbracciato la statua dell’Apostolo



SANTIAGO DE COMPOSTELA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo sabato da Benedetto XVI nella Cattedrale di Santiago de Compostela, dove si trovavano riuniti religiosi e religiose spagnoli, assieme ad una rappresentanza di anziani e malati.

* * *



In spagnolo:

Signori Cardinali,

Cari Fratelli nell’Episcopato,

Distinte Autorità,

Cari sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose,

Cari fratelli e sorelle,

Amici tutti.

In gallego:

Ringrazio Monsignor Julián Barrio Barrio, Arcivescovo di Santiago di Compostela, per le cortesi parole che mi ha appena rivolto e alle quali rispondo con piacere, salutando tutti con affetto nel Signore e ringraziandovi per la vostra presenza in questo luogo così significativo.

In spagnolo:

Andare in pellegrinaggio non è semplicemente visitare un luogo qualsiasi per ammirare i suoi tesori di natura, arte o storia. Andare in pellegrinaggio significa, piuttosto, uscire da noi stessi per andare incontro a Dio là dove Egli si è manifestato, là dove la grazia divina si è mostrata con particolare splendore e ha prodotto abbondanti frutti di conversione e santità tra i credenti. I cristiani andarono in pellegrinaggio, anzitutto, nei luoghi legati alla passione, morte e resurrezione del Signore, in Terra Santa. Poi a Roma, città del martirio di Pietro e Paolo, e anche a Compostela, che, unita alla memoria di san Giacomo, ha accolto pellegrini di tutto il mondo, desiderosi di rafforzare il loro spirito con la testimonianza di fede e amore dell’Apostolo.

In questo Anno Santo Compostelano, come Successore di Pietro, ho voluto anch’io venire in pellegrinaggio alla Casa del "Señor Santiago" [san Giacomo ndt.], che si appresta a celebrare l’anniversario degli ottocento anni dalla sua consacrazione, per confermare la vostra fede e ravvivare la vostra speranza, e per affidare all’intercessione dell’Apostolo i vostri aneliti, fatiche e opere per il Vangelo. Nell’abbracciare la sua venerata immagine, ho pregato anche per tutti i figli della Chiesa, che ha la sua origine nel mistero di comunione che è Dio. Mediante la fede, siamo introdotti nel mistero di amore che è la Santissima Trinità. Siamo, in un certo modo, abbracciati da Dio, trasformati dal suo amore. La Chiesa è questo abbraccio di Dio nel quale gli uomini imparano anche ad abbracciare i propri fratelli, scoprendo in essi l’immagine e somiglianza divina, che costituisce la verità più profonda del loro essere, e che è origine della vera libertà.

Tra verità e libertà vi è una relazione stretta e necessaria. La ricerca onesta della verità, l’aspirazione ad essa, è la condizione per un’autentica libertà. Non si può vivere l’una senza l’altra. La Chiesa, che desidera servire con tutte le sue forze la persona umana e la sua dignità, è al servizio di entrambe, della verità e della libertà. Non può rinunciare ad esse, perché è in gioco l’essere umano, perché la spinge l’amore all’uomo, "il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa" (Gaudium et spes, 24), e perché senza tale aspirazione alla verità, alla giustizia e alla libertà, l’uomo si perderebbe esso stesso.

Permettetemi che da Compostela, cuore spirituale della Galizia e, allo stesso tempo, scuola di universalità senza confini, esorti tutti i fedeli di questa cara Arcidiocesi, e tutti quelli della Chiesa in Spagna, a vivere illuminati dalla verità di Cristo, professando la fede con gioia, coerenza e semplicità, in casa, nel lavoro e nell’impegno come cittadini.

Che la gioia di sentirvi figli amati di Dio vi spinga anche ad una amore sempre più profondo per la Chiesa, collaborando con essa nella sua opera di portare Cristo a tutti gli uomini. Pregate il Padrone della messe, perché molti giovani si consacrino a questa missione nel ministero sacerdotale e nella vita consacrata: oggi, come sempre, vale la pena dedicarsi per tutta la vita a proporre la novità del Vangelo.

Non voglio concludere senza prima esprimere felicitazione e ringraziamento a tutti i cattolici spagnoli per la generosità con la quale sostengono tante istituzioni di carità e di promozione umana. Non stancatevi di mantenere queste opere, che apportano beneficio a tutta la società, e la cui efficacia si è manifestata in modo speciale nell’attuale crisi economica, così come in occasione delle gravi calamità naturali che hanno colpito vari Paesi.

In gallego:

Con questi sentimenti, prego l’Altissimo che conceda a tutta l’audacia che ebbe san Giacomo per essere testimone di Cristo Risorto, e così rimaniate fedeli nei cammini della santità e vi spendiate per la gloria di Dio e il bene dei fratelli più abbandonati. Molte grazie.




[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]























Il Papa alla Spagna: progettare il futuro partendo dalla verità dell'uomo
Cerimonia di benvenuto all'aeroporto di Santiago de Compostela

di Inma Álvarez


SANTIAGO DE COMPOSTELA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha invitato questo sabato la Spagna e l'Europa a “edificare il loro presente e a progettare il loro futuro a partire dalla verità autentica dell’uomo, dalla libertà che rispetta questa verità e mai la ferisce, e dalla giustizia per tutti, iniziando dai più poveri e derelitti”.

Nel discorso che ha pronunciato durante la cerimonia di benvenuto a Santiago de Compostela, il Pontefice ha parlato dell'importanza di costruire “una Spagna e un’Europa non solo preoccupate delle necessità materiali degli uomini, ma anche di quelle morali e sociali, di quelle spirituali e religiose”.

“Tutte queste sono esigenze autentiche dell’unico uomo e solo così si opera in modo efficace, integro e fecondo per il suo bene”, ha aggiunto.

Il Papa, accompagnato alla tribuna delle autorità dai Principi delle Asturie, eredi al trono del Paese, ha espresso la sua “gioia profonda nell’essere di nuovo in Spagna, che ha dato al mondo una moltitudine di grandi Santi, fondatori e poeti”.

Un altro dei contributi del Paese è stato rappresentato, nel XX secolo, da “nuove istituzioni, gruppi e comunità di vita cristiana e di azione apostolica”, ha sottolineato.

“Vengo come pellegrino in questo Anno Santo Compostelano e porto nel cuore lo stesso amore a Cristo che spingeva l’Apostolo Paolo a intraprendere i suoi viaggi, con l’anelito di giungere anche in Spagna”, ha proseguito il Papa.

Il Vescovo di Roma vuole così unirsi “alla grande schiera di uomini e donne che, lungo i secoli, sono venuti a Compostela da tutti gli angoli della Penisola Iberica e d’Europa, e anzi del mondo intero”.

“Essi, con le orme dei loro passi e pieni di speranza, andarono creando una via di cultura, di preghiera, di misericordia e di conversione, che si è concretizzata in chiese e ospedali, in ostelli, ponti e monasteri”.

Grazie al Cammino di Santiago, ha affermato, “la Spagna e l’Europa svilupparono una fisionomia spirituale marcata in modo indelebile dal Vangelo”.

Uomo in cammino

Il Papa ha dedicato una parte del suo discorso all'importanza dell'esperienza del pellegrinaggio.

“Nel più profondo del suo essere, l’uomo è sempre in cammino, è alla ricerca della verità. La Chiesa partecipa a questo anelito profondo dell’essere umano e si pone essa stessa in cammino, accompagnando l’uomo che anela alla pienezza del proprio essere”.

Allo stesso tempo, ha spiegato, “la Chiesa compie il proprio cammino interiore, quello che la conduce attraverso la fede, la speranza e l’amore, a farsi trasparenza di Cristo per il mondo”.

Benedetto XVI si è anche riferito alla seconda tappa del suo viaggio, Barcellona, alludendo alla “fede del suo popolo accogliente e dinamico. Una fede seminata già agli albori del cristianesimo, e che germinò e crebbe al calore di innumerevoli esempi di santità, dando origine a tante istituzioni di beneficenza, cultura ed educazione”.

Questa fede, ha aggiunto, “ispirò il geniale architetto Antoni Gaudí a intraprendere in quella città, con il fervore e la collaborazione di molti, quella meraviglia che è la chiesa della Sacra Famiglia”.

“Avrò la gioia di dedicare quella chiesa, nella quale si riflette tutta la grandezza dello spirito umano che si apre a Dio”, ha rimarcato.

Il Papa ha voluto poi congedarsi in galiziano, la lingua della regione di Santiago de Compostela, esprimendo “affetto” e “vicinanza” “agli amatissimi figli di Galizia, di Catalogna e degli altri popoli della Spagna”.

“Nell’affidare all’intercessione di san Giacomo Apostolo la mia presenza tra voi, supplico Dio che giunga a tutti la sua benedizione”, ha concluso.

Il Principe Felipe, che ha dato il benvenuto al Papa a nome dei reali Juan Carlos e Sofía, ha ricordato nel suo discorso l'importanza delle precedenti due visite a Santiago di Giovanni Paolo II.

“Da quelle occasioni è derivato un autentico boom del numero di pellegrini che arrivano a Compostela. Provengono da tutta la Spagna, dal resto d'Europa e dall'America Latina. Arrivano in numero sempre maggiore anche dal resto del mondo, dagli altri continenti, sottolineando così la proiezione e la dimensione universale del Cammino”, ha riconosciuto l'erede al trono.

Lo stesso Principe e la moglie hanno compiuto nel maggio scorso varie tappe del Cammino, “questo grande Cammino di incontro e di dialogo, così legato alla nostra storia e alla nostra cultura, che percorre e unisce l'Europa da secoli” e che è stato “il primo progetto europeo comune”.

Il Principe ha anche espresso l'apprezzamento degli spagnoli per l'impegno del Papa “nei confronti della pace, della libertà e della dignità dell'essere umano”.

“Ci conforta in modo particolare nei tempi complessi e di crisi che vive il mondo. Tempi in cui la guerra e il terrorismo, la fame e la povertà, l'ingiustizia e il dolore richiedono la fermezza, l'impegno personale e lo sforzo dei governanti della Terra e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]












“Chi verrà alla Sagrada Familia vedrà qualcosa di straordinario”
Intervista all'architetto che dirige i lavori del tempio, Jordi Bonet

di Patricia Navas


BARCELLONA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- Uno dei segreti del successo della Sagrada Familia di Barcellona, visitata da 8.000-10.000 persone al giorno e che il Papa consacrerà il 7 novembre, è la sua architettura innovativa, sostiene l'architetto che dirige i lavori del tempio espiatorio, Jordi Bonet.

“Non c'è niente di simile in tutto il mondo”, indica in questa intervista rilasciata a ZENIT. “Le persone che vengono qui devono sapere che vedranno qualcosa di straordinario”.

Figlio dell'architetto Lluís Bonet, uno dei primi continuatori della Sagrada Familia, l'attuale direttore dei lavori sottolinea la novità dell'architettura che Gaudí ha progettato per il tempio espiatorio: forme a doppia curvatura, navate ideate come un bosco, colonne inclinate, colori... Bonet riconosce in Antonio Gaudí “un uomo pietoso, di fede, e geniale”.

A che punto è la Sagrada Familia?

Jordi Bonet: Il tempio è già coperto. Non si tratta solo della navata centrale, ma di tutto lo spazio che occupa la chiesa, che include, oltre a questa, le navate laterali, il transetto, le cappelle absidali, il deambulatorio...

Perché ci possa essere la consacrazione è necessario che la chiesa sia del tutto chiusa, perché non entrino vento e acqua.

Che cosa manca per terminare la Sagrada Familia nel suo insieme?

Jordi Bonet: Mancano quasi 100 metri della torre dedicata a Gesù. Mancano anche i cimborri dedicati alla Vergine e ai quattro evangelisti e le quattro torri della facciata della Gloria dedicate a Pietro, Paolo, Andrea e Giacomo.

Ciò richiederà anni, ma l'interno della chiesa sarà praticamente finito. Non tutto, perché ad esempio le vetrate delle navate laterali verranno collocate man mano che giungeranno le rispettive donazioni.

L'aspetto economico è fonte di problemi?

Jordi Bonet: Da questo punto di vista siamo ben messi: riceviamo donazioni da qualsiasi luogo. I promotori della Sagrada Familia, i Devoti di San Giuseppe, hanno iniziato a pagare tutto, ma poi si sono uniti i barcellonesi, gli spagnoli, quelli delle colonie spagnole... Le acquasantiere, ad esempio, sono state finanziate dai fedeli delle Filippine.

E' bello vedere che sta collaborando a quest'opera gente di tutto il mondo.

Che cosa significa per la Giunta costruttrice della Sagrada Familia che sarà Benedetto XVI a consacrare il tempio?

Jordi Bonet: E' un privilegio che il Papa venga a Barcellona. La Sagrada Familia è un tempio di livello universale.

In fondo, Gaudí era un uomo pietoso, di fede, e geniale. Le sue opere erano sempre realizzate come esperimenti che potevano servire per la Sagrada Familia.

Lì applica per la prima volta al mondo una serie di elementi che scopre nella natura e possono essere usati nell'architettura: forme a doppia curvatura, enormemente resistenti, che si possono realizzare con una tecnologia mediterranea: le volte catalane.

Queste forme nuove suscitano vera ammirazione in tutti coloro che visitano il tempio. E' naturale che il Papa abbia voluto essere presente e intervenire alla sua consacrazione.

Quante persone visitano la Sagrada Familia?

Jordi Bonet: E' difficile dare una risposta esatta: tra ottomila e diecimila persone al giorno. E' un caso unico al mondo, tante visite a un tempio in costruzione.

Le persone che vengono qui devono sapere che vedranno qualcosa di straordinario. Pochi mesi fa, ha visitato il tempio il Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, e ha scritto sul libro d'oro della Sagrada Familia: “Ho ammirato il Dante dell'architettura”.

In che cosa crede che risieda il segreto del suo successo?

Jordi Bonet: L'architettura è molto innovativa, non c'è niente di simile in tutto il mondo.

Gaudí diceva di voler superare il gotico. Per questo non ci sono grandi contrafforti né sordini, ma ci sono colonne inclinate. Ha ideato le navate della Sagrada Familia come un bosco, in cui la luce entra dall'alto.

Quando è iniziata la costruzione di questa chiesa emblematica?

Jordi Bonet: La prima pietra è stata collocata nel giorno di San Giuseppe del 1882. La cripta è stata terminata dallo stesso Gaudí, che non è stato il primo architetto del tempio, che è stato invece l'architetto diocesano Villar.

Terminata la cripta, è stata ricevuta una donazione così consistente che i giuseppini hanno deciso che diventasse un tempio monumentale e si è passati da uno a diciotto campanili.

Gaudí ha visto che ciò sarebbe durato secoli e che non sarebbe arrivato a vederlo. Per questo ha lasciato le sue idee plasmate in alcuni plastici, che si sono salvati dall'incendio del suo studio nel 1936.

Partendo da un lavoro di ricerca, abbiamo trovato le leggi geometriche che Gaudí aveva ideato.

Diceva che l'architettura deve essere viva e che la vita si mostra con il colore e il movimento. Con l'aiuto della geometria, produce questa nuova architettura con forme a doppia curvatura generate da linee rette.

In seguito questo metodo è stato usato ad esempio nella Cattedrale di Brasilia, che è un enorme iperboloide, o nei paraboloidi iperbolici al Padiglione Philips di Le Corbussier. Gaudí, ripeto, era un genio.

Crede che nella costruzione della Sagrada Familia si sia fedeli a questa idea originale?

Jordi Bonet: Certamente. Abbiamo plastici in scala 1:10. Chieda agli architetti se si costruiscono edifici su quella scala. Gaudí lo faceva perché era una cosa così nuova che aveva bisogno di essere compresa, sia dagli architetti che da quanti donavano denaro.

I plastici sono stati restaurati e abbiamo trovato tutte le leggi geometriche che ci permettono di fare esattamente ciò che egli voleva.

La costruzione di un tunnel vicino alle fondamenta per farvi passare il treno ad alta velocità ha danneggiato in qualche modo la Sagrada Familia?

Jordi Bonet: Sì, ha danneggiato e probabilmente danneggerà nel corso del tempo, perché le reazioni del sottosuolo non sono immediate.

Ci hanno fatto perdere moltissimo tempo e dal 2007 siamo in causa contro la costruzione di questo tunnel, ma i tribunali non si sono ancora pronunciati.

Ci hanno fatto spendere molte energie e molto tempo, lottando contro qualcosa che sembra incredibile che si sia potuto realizzare, pensando che la tecnica può tutto.

Può davvero fare cose valide, ma a volte sbaglia, e pensiamo che sia stata una temerarietà.

Quali rischi esistono, per la costruzione del tunnel e per il successivo passaggio del treno?

Jordi Bonet: Il primo rischio è che il tunnel dell'AVE passi sotto il livello freatico, dove ci sono acque sotterranee. Alcuni antichi torrenti passavano per la via Sardenya e per la piazza Gaudí e vi continua a scorrere acqua.

Fin dall'inizio non abbiamo voluto perforare sotto il livello freatico, perché l'acqua comporta sempre pericoli. Tutte le fondamenta della Sagrada Familia si trovano al di sopra del livello freatico.

Il tunnel di per sé provoca come un muro di contenimento. Il muro di schermi che si sono voluti collocare per evitare danni alla Sagrada Familia è, in fondo, un'altra diga.

L'acqua che scorre sotto il suolo, allora, vede salire il proprio livello, il che provoca una pressione: quanto più è alta l'acqua, maggiore è la pressione.

Ciò può far sì che la sabbia che si trova in questa parte del sottosuolo venga trascinata e restiamo con le nostre fondamenta senza la parte di terreno che le deve sostenere. Può accadere tra tre o trent'anni, non si sa, ma è già avvenuto in altri luoghi.

C'è un altro rischio. Sappiamo che non si realizzano i calcoli dovuti. Il muro schermo è un trasmettitore di vibrazioni del passaggio del treno, e anche se si introducono elementi per ridurre le vibrazioni non ridurranno la lunghezza d'onda. Speriamo che non si produca una risonanza, che causa la caduta di ponti.

Abbiamo collocato dei sensori e trasmettiamo all'Audiencia Nacional i nuovi dati. L'UNESCO ha detto che se si superano determinati parametri bisogna fermare i lavori di scavo.

Vedremo se si presterà attenzione all'UNESCO. Visto che non è vincolante, il Ministero procede con il suo ritmo e fa ciò che ritiene di dover fare, anche se alla lunga può provocare problemi.

Con molta cognizione di causa, pochi giorni fa, l'architetto e cattedratico di strutture dell'Università Politecnica della Catalogna Margarit ha denunciato che è una barbarie far passare il tunnel a così poca distanza dalle fondamenta della Sagrada Familia e della Casa Milà.

Il potere, però, non vuole cambiare idea perché non vuole riconoscere di essersi sbagliato.

Il tracciato del progetto è stato modificato nel 2003 per evitare che passasse sotto il tempio, e si è stabilito che il tunnel passasse sotto alcune case, con tutte le amministrazioni d'accordo.

Nel 2004, però, quando il tunnel è stato fatto passare sotto il quartiere barcellonese del Carmelo, è avvenuto il disastro, perché hanno pensato che si sistemasse la cosa evitando che il tunnel passasse sotto delle abitazioni.

Ma su questo ci sono esperienze, mentre queste opere di Gaudí sono eccezionali, non c'è alcuna esperienza e può costare caro.

Dove si trova ora il macchinario che sta perforando?

Jordi Bonet: Credo che ora stia nelle vicinanze di piazza Gaudí.

Il sottosuolo è traditore, ti trovi ad aver a che fare con un problema quando meno te lo aspetti. Il macchinario della Linea 9 della metropolitana di Barcellona è stato arenato un anno, e può succedere.

Nel sottosuolo sai che cosa accade in un punto preciso, ma a venti centimetri il tipo di terreno può cambiare.

Ultimamente si è parlato di crepe nella Sagrada Familia. Hanno a che vedere con i lavori dell'AVE?

Jordi Bonet: Alcune di quelle crepe hanno più di 80 anni. Le stiamo sistemando e termineremo di farlo in base alle nostre possibilità.

Non suscitano preoccupazioni. Sono vecchie, in parte sono state provocate durante la rivoluzione avvenuta pochi giorni dopo la ribellione del 1936, perché c'erano ponteggi di legno che sono stati incendiati con benzina.

E' in corso il processo di canonizzazione di Antonio Gaudí. Personalmente crede che sia un santo?

Jordi Bonet: Io non l'ho conosciuto, ma mio padre, che ha avuto a che fare con lui dal 1914, lo ammirava e direi addirittura che lo venerava.

Suo padre ha partecipato alla costruzione del tempio?

Jordi Bonet: Sì. Mio padre è stato colui che gli ha portato i campioni del mosaico di Venezia serviti per collocare il colore nei campanili che Gaudí ha costruito direttamente e dei quali è rimasto soddisfatto.

Quando crede che verrà terminato il tempio?

Jordi Bonet: Non lo so. Se indicassi una data mentirei. Non sappiamo cosa accadrà. Ci vorranno sicuramente altri 10 o 12 anni. Quando gli ponevano questa domanda, Gaudí rispondeva: “Il mio cliente non ha fretta”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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