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Viaggio apostolico in Cipro

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2010 16:13
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PAPA A CIPRO: MUSULMANI NOSTRI FRATELLI, E "PERDONA" TURCHIA E ISRAELE

(AGI) - Nicosia, 4 giu.

(di Salvatore Izzo)

L'uccisione del vescovo Luigi Padovese e' "un fatto molto doloroso che non puo' essere attribuito alla Turchia e ai turchi". "Non si tratta - infatti - di assassinio politico o a sfondo religioso", ma piuttosto di "un tragico evento che non va confuso con il dialogo con l'islam e con i temi del viaggio a Cipro". Benedetto XVI ha voluto affermarlo prima di mettere piede, unico Papa nella storia, sull'Isola che nel Mediteraneo collega l'Europa al Medio Oriente ma e' oggi anche l'emblema del conflitto tra i due mondi, divisa dalla barriera che l'occupazione turca del 1974 ha creato isolando circa un terzo del territorio attualmente sottoposto di fatto a un'islamizzazione forzata, come ha denunciato senza mezzi termini Chrysostomos II nel suo saluto al Pontefice.
"La Turchia - ha detto l'arcivescovo capo di tutta Cipro, successore di Macarios che negli anni '60 fu anche il promo presidente della Repubblica - sta realizzando un piano di distruzione nazionale. Ha espulso tutti i cristiani e ha portato e continua a portare migliaia di coloni dall'Anatolia.
Il nostro patrimonio culturale e' saccheggiato senza pieta', venduto a trafficanti senza scrupoli per far scomparire da Cipro occupata i segni del cristianesimo", ha spiegato descrivendo il "martirio" cui e' sottopposta oggi la sua Chiesa.
Il Papa non ha evitato l'argomento, ma ha preferito riportare la questione sul puiano del diritto internazionale: "possano l'amore della vostra Patria e delle vostre famiglie e il desiderio di vivere in armonia con i vostri vicini sotto la protezione misericordiosa di Dio onnipotente, ispirarvi - ha auspicato rivolto ai dirigenti di ambedue gli stati ciprioti - a risolvere pazientemente i problemi che ancora condividete con la Comunita' Internazionale per il futuro della vostra Isola".
Una prudenza e un equilibrio che il Papa ha manifestato anche con il suo "incoraggiamento al dialogo con i fratelli musulmani" pronunciato sull'aereo dopo la risposta sull'uccisione di mons. Padovese.
"Dobbiamo continuare - ha spiegato - con una visione comune, nonostante tutti i problemi". Riferendosi all'aggressione israeliana alla flottigia pacifista ha poi detto che "dopo tutti i casi di violenza, non bisogna perdere la pazienza e avere il coraggio di ricominciare" . Sono parole molto chiare che non vogliono assolvere eventuali responsabilita' di chi in Turchia eventualmente abbia armato la mano del giovane Murat ne' quelle dei comandanti militari israeliani che hanno ordinato di colpire le navi al largo di Gaza. Esse invece, come sottolinea a Nicosia il direttore dell'Osservatore Romano, prof. Giovanni Maria Vian, suonano come un'esortazione "alla pazienza del bene".
"Non vengo con un messaggio politico, ma con un messaggio religioso, che dovrebbe preparare di piu' le anime ad essere aperte per la pace. Queste non sono cose che si fanno dall'oggi al domani, ma e' molto importante non solo compiere i necessari passi politici, ma soprattutto anche preparare le anime a tali passi, per quella apertura interiore per la pace che viene dalla fede in Dio e dalla convinzione che siamo tutti figli di Dio, fratelli e sorelle fra di noi".
"Il Papa non può che dare consigli religiosi - ha precisato - e forse anche politici, ma in questo caso consiglia la pazienza: c'è solo da sperare che si prosegua nei tentativi di trovare la via della pace, senza spazientirsi di fronte a intoppi e difficoltà. Per rafforzare questo consiglio Benedetto XVI ha raccontato un episodio della vita del santo Curato d'Ars, il quale, al peccatore che continuava a ripetergli di cadere sempre nello stesso peccato, raccomandava proprio di avere pazienza e di continuare a pregare Dio. "Anche noi - ha commentato il Pontefice - dobbiamo fare la stessa cosa e continuare a chiedere a Dio il dono della pace, senza perdere la pazienza e continuando a rifiutare la violenza.
Quest'ultima - ha assicurato - non è una soluzione, la pazienza può esserlo". E' questa convinzione profonda di Joseph Ratzinger ad averlo spinto a convocare il prossimo Sinodo per il Medio Oriente.
"Il suo primo frutto concreto - ha sottolineato oggi - è il fatto che per i pastori delle Chiese mediorientali sarà un'occasione per incontrarsi, per stare insieme e scambiarsi informazioni sulle rispettive realtà. Essi vivono in condizioni tanto diverse e non sempre si conoscono bene. Sarà anche un'occasione di visibilità per la comunità cristiana, la cui esistenza è spesso ignorata dal resto del mondo. Infine i presuli avranno la possibilità di parlare e confrontarsi". L'auspicio del Pontefice è che proprio dialogando tra loro imparino anche a farlo con i seguaci delle altre religioni, con l'islam in particolare. Un dialogo, ha concluso, che "bisogna continuare a cercare con coraggio perché in esso c'è la speranza del futuro".
La tappa di Paphos e' stata caratterizzato questa mattina da alcuni gesti fuori protocollo che hanno fatto sentire ai ciprioti la vicinanza del Papa che e' venuto a trovarli: scendendo dall'aereo che lo ha portato a Cipro, Benedetto XVI si e' tolto la papalina dal capo per evitare che il forte vento la portasse via mentre era sulla scaletta. Questo gesto e' stato accompagnato da un grande sorriso del Pontefice che e' apparso di buon umore e in ottima forma mentre il vento continuava a giocare con la veste durante l'esecuzione dell'inno nazionale cipriota (tanto che la cerimonia si e' dovuta spostare all'interno di un hangar, per consentire al presidente di Cipro, Demetris Christofias, di dichiarare in diretta mondiale che la visita di oggi "e' senza dubbio un evento storico"). A confermare la serenita' con la quale Joseph Ratzinger vive ogni situazione, c'e' stato anche l'episodio successivo dell'incontro inatteso con alcuni bambini.
Uscendo dalla antica chiesa della "Santissima Signora Ricoperta d'Oro" di Paphos, per raggiungere l'auto che lo attendeva per portarlo a Nicosia, il Papa ha costeggiato infatti una transenna dietro la quale erano assiepati i fedeli del Patriarcato Latino. In due punti diversi del percorso, alcuni bambini hanno scavalcato la protezione, tollerati dagli uomini della sicurezza, e sono riusciti ad avvicinarsi.
Benedetto XVI se li e' cosi' trovati davanti e con gioia ha potuto salutarli. A Nicosia sono ben 500 gli i giornalisti cattolici e ortodossi giunti dall'Italia e da altri Paesi dell'area. Un'attenzione che lascia ben sperare per i risultati che potra' dare il Sinodo Speciale per il Medio Oriente che domenica il Pontefice avviera' consegnando l'Instrumentum Labosris ai presuli di tutta la regione. Sono gia' arrivati il ptariarca di Gerusalemme Fouad Twal e quello di Baghdad Emanuel III Delly. Si aspettava anche mons. Luigi Padovese, ma il suo posto nella Cattedrale rimarra' vuoto.

© Copyright (AGI)


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