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Viaggio apostolico in Inghilterra ed Scozia

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2010 00:27
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I quotidiani inglesi moderano i toni dopo la visita papale
di Inma Álvarez


LONDRA, martedì, 21 settembre 2010 (ZENIT.org).- La rivista satirica britannica Private Eye pubblica spesso ipotetiche lettere di scusa della stampa quando l'opinione che questa ha trasmesso su una persona viene smentita dai fatti.

“Potrebbe applicarsi alla visita di Stato di Papa Benedetto XVI”, ha affermato Dominic Lawson, editorialista del The Independent, nella sua rubrica di questo martedì Pope Benedict... an apology.

“Il Papa. Una scusa. Vogliamo chiedere scusa per aver descritto Sua Santità come il leader tirannico con gli stivali militari di un'istituzione corrotta impegnata nella violenza sui bambini e nello sterminio di tutto il continente africano. Ora accettiamo che è un uomo anziano e dolce, mai più felice di quando bacia i bambini, e che questo Paese ha molto da imparare dalla sua umanità e dalla sua preoccupazione per i più deboli della società”.

Con questo tono ironico, Lawson constata il cambiamento di tono generale della stampa inglese dopo la visita del Papa. Lo stesso Independent, osserva, ha pubblicato commenti editoriali che “sarebbero stati impensabili una settimana prima”.

“Quando qualcuno viene definito un mostro (o 'un vecchio villano lascivo in sottana', come ha detto Richard Dawkins) ed emerge come una modesta figura accademica visibilmente a disagio con la magniloquenza politica di una visita di Stato, i commentatori comprendono che i loro lettori preferirebbero un tono più gentile”, afferma Lawson.

“Sospetto che sia proprio il carattere apolitico di Papa Benedetto XVI a dargli una certa attrattiva popolare, anche da parte di coloro che non sono membri della Chiesa cattolica, e che senza dubbio non si sentono costretti a seguire i suoi inamovibili pronunciamenti dottrinali”.

L'articolista, che è stato direttore dello Spectator, conclude: “L'umiltà è forse la più difficile delle virtù; i più presuntuosi critici laicisti del Papa potrebbero imparare da lui”.

Non è l'unico commento al riguardo. Nel “giorno dopo” della visita, come constata un rapporto di Catholic Voices, è evidente la moderazione della stampa inglese di ogni settore d'opinione, così come è unanime il riconoscimento del successo della visita, contro quasi tutti i pronostici.

Ripercorrendo una per una le cinque maggiori testate inglesi nella loro edizione di lunedì 20 settembre, il rapporto mostra come è stata la copertura della beatificazione del Cardinale Newman a Cofton Park.

La sinistra

The Guardian, rappresentante della sinistra liberale, dedica una doppia pagina a un reportage sulla beatificazione, firmato dal suo corrispondente religioso Stephen Bates.

Un'altra corrispondente, Riazat Butt, afferma che “il vero successo di questo viaggio storico non è stato Benedetto XVI, ma il suo gregge, che ha sfidato le aspettative e la pubblicità negativa per dare il benvenuto al Papa in Gran Bretagna”.

Nella sezione del quotidiano dedicata ai commenti, un dirigente ricorda ai lettori perché The Guardian ha sostenuto la visita “nonostante il conservatorismo intransigente e a volte crudele di Benedetto XVI”, perché “si trattava di una questione diplomatica seria”.

L'editoriale non crede che il Papa abbia superato “la divisione religiosa-laica”, ma ha alcune parole critiche contro i manifestanti, che “forse non vedono alcun legame tra loro e le torme antipapiste del passato, ma c'è un fallimento nel dare alla fede il rispetto sincero che le è dovuto”.

Nella sezione della difesa del lettore, spicca la critica di molti lettori verso quella che considerano l'“ostilità istintiva nei confronti della religione” da parte del quotidiano, anche se l'ombudsman ricorda l'estesa copertura data dal Guardian alla visita.

Forse il cambiamento più sintomatico è stato, come riferiva l'inizio di questa notizia, il caso del The Independent, quotidiano che nel periodo precedente la visita si era fatto portavoce del settore laicista più aggressivo.

Nel suo editoriale di questo lunedì,Benedict spoke to Britain, il quotidiano ammetteva che la visita è “andata meglio, anche molto meglio di quanto ci si poteva aspettare”, grazie soprattutto “a ciò che il Papa ha detto e a come l'ha detto”, mostrando “che ha un lato molto più caldo, più umano e meno rigido di quanto può sembrare da lontano”.

“Quanto alle sue allusioni su quanto sia rischioso per la tolleranza relegare la religione ai margini, forse ha lasciato una Gran Bretagna con la mente un po' più aperta di quando l'ha trovata”, conclude sorprendentemente l'editoriale.

Conservatori

Dal canto suo, il Daily Mail, conservatore, pubblica un commento firmato da Stephen Glover in cui si afferma che la visita “è andata molto al di là” di un successo che la stessa gerarchia cattolica non si aspettava. “Il Papa ha parlato all'anima del nostro Paese, affermando le verità morali eterne che i nostri leader politici e religiosi preferiscono evitare”.

Uno dei successi sorprendenti sottolineati da Glover è il “volto giovane” della Chiesa cattolica britannica. Si criticano poi gli atei radicali contrari alla visita: “non hanno niente da offrire né ai giovani né agli altri come via di speranza”.

The Times non ha dedicato un editoriale, ma ha pubblicato un reportage di Richard Owen, il suo corrispondente a Roma, che si sorprende dell'enfasi del Papa sul “sano pluralismo” e sulle “diverse tradizioni religiose” della società britannica, affermando che “questo non è l'uomo che è stato eletto Papa cinque anni fa”.

Il Daily Thelegraph, infine, riporta un Papa sorridente in prima pagina e afferma che il Pontefice “sembrava molto più preoccupato di riconstruire il dialogo tra la Chiesa e la società civile che di convertire”, criticando allo stesso tempo le “esagerazioni laiciste”.

Il rapporto può essere letto sul blog di Catholic Voices.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]










Molti britannici colpiti da "post papal depression”
Il “perché” di un così grande successo di Benedetto XVI nel Regno Unito

di Luis Badilla*



ROMA, martedì, 21 settembre 2010 (ZENIT.org).- Anna Arco, vaticanista britannica, collaboratrice di numerose pubblicazioni specializzate, ha confessato di soffrire di "ppd", e cioè "post papal depression".

Forse, nella gigantesca mole di articoli scritti in queste ore per fare un bilancio dei quattro giorni di Benedetto XVI nel Regno Unito, non c'è battuta migliore per dare una misura, seppur immediata, di quanto sia la dimensione del successo pastorale, ecclesiale, spirituale e umano della visita del Papa.

I primi sorpresi di un così grande successo, come scrive oggi Fiona Ehlers su “Der Spiegel” (online), non sempre tenero con Benedetto XVI, sono i cittadini del Regno Unito. Da un estremo all'altro del tessuto sociale britannico serpeggia, anche tra i critici (e nonostate i loro "però") una sola idea, quella di Damian Thompson su “The Telegraph”: "Un vero trionfo personale".

Perché? Le ragioni sono molte, ma la prima è una sola: i britannici hanno visto "le cose come sono", la verità, e non più ciò che un giornalismo molto forbito, acculturato e griffato ha visto per alcuni mesi; a volte contro ogni evidenza e non sempre rispettando la verità.

Hanno "visto" il Papa (centinaia di migliaia da vicino e un bel po' di milioni atraverso la tv). Hanno "sentito parlare" il Papa, in diverse circostanze, e su molti temi che stanno a cuore alle persone semplici che hanno sete di pensiero e di serietà. Poi, c'è anche un'altra ragione da non sottovalutare: la società britannica, come tutte le altre società europee, attraversa un periodo, ormai troppo lungo e devastante, di superficialità esistenziale e sente profondamente, con dolore e lacerazione, la mancanza di progetto, di futuro, di utopia, in un sola parola: di umanità (e di umanesimo), all'interno della quale ciascuno è persona e non solo cittadino, elettore, utente o consumatore.

Benedetto XVI non è andato a conquistare voti; a vendere profumi o macchina di grossa cilindrata; a promuovere un improbabile format televisivo o a dire il contrario di ciò che pensa.

Infine, come ha detto il suo portavoce, padre Federico Lombardi, è andato a proporre "il messaggio della fede come un qualche cosa di positivo", a proporre "delle riflessioni per poter discernere, per poter capire la situazione in cui noi ci troviamo oggi storicamente come società, come mondo, di fronte alle grandi sfide dell’oggi e del futuro, a quali valori possiamo orientarci, ai rischi anche di perdere l’orientamento ai valori essenziali".

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*Luis Badilla è creatore e curatore di Il Sismografo.

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