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Viaggio apostolico in Portogallo

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2010 15:39
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10/05/2010 20:58
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PIETRO E IL MONDO

Il patriarca di Lisbona: «Fatima svela il senso della storia»

Luigi Geninazzi

«Ma lei lo sa che ben 500 diocesi nel mondo hanno avuto origine da una missione portoghese?».

Il patriarca di Lisbona, cardinale José da Cruz Policarpo, ci tiene a presentasi come l’erede di una grande tradizione missionaria che continua ancora oggi. Sarà lui ad accogliere dopodomani Benedetto XVI che, subito dopo l’arrivo, celebrerà una Messa sulle rive del Tago e pronuncerà un’omelia, non a caso, su «santità e missione». 74 anni, fisico robusto e intelligenza vivace, Policarpo è noto per la sua capacità di dialogo unita alla difesa intransigente delle ragioni della fede. Uomo di vasta cultura è stato docente e rettore dell’Università cattolica del Portogallo. Dal 1998 è patriarca di Lisbona. L’abbiamo incontrato nella sua residenza privata alla periferia della capitale, un antico palazzo decorato con magnifici azulejos (le bellissime formelle decorative), dove il cardinale abita insieme con tutti i suoi vescovi ausiliari.

Eminenza, il Papa arriva in Portogallo in un momento particolarmente difficile, segnato da una grave crisi che suscita forti preoccupazioni ed anche paura per il futuro. Cosa si aspetta dalla visita di Benedetto XVI?

Non so se il Papa si riferirà esplicitamente a questa situazione che non riguarda solo il Portogallo ma tutta l’Europa. Io penso che la sua visita rappresenterà un momento intenso di spiritualità e di fede che potrà dare un soffio nuovo, una ripresa di dinamismo interiore per essere più uomini e più cristiani. E spero proprio che il mio Paese sappia aprirsi a questo messaggio di speranza.

A suo avviso il Portogallo può ancora essere definito come uno dei Paesi più cattolici d’Europa?

Le statistiche affermano che poco meno del 90 % dei portoghesi si dice cattolico. Ma c’è un paradosso. Nella città di Lisbona è risultato che la frequenza alla Messa domenicale è del 13 %. Ma quando si è andati a chiedere ai cittadini della capitale se si definiscono cattolici praticanti il 33 % ha risposto di sì. Vuol dire che lo stesso concetto di pratica religiosa sta cambiando: se uno si reca al santuario di Fatima una volta l’anno, (e questo è molto diffuso da noi), gli basta per definirsi come buon cattolico. Qui emerge in tutta la sua gravità la sfida della secolarizzazione che ha investito anche il nostro Paese.

Dopo la liberalizzazione dell’aborto e il divorzio veloce adesso è in arrivo il matrimonio omosessuale, tutte leggi volute dal governo socialista. C’è un conflitto tra Chiesa e potere in Portogallo?

Sui contenuti certamente esiste un conflitto. Ma questo non significa che si siano rotti i ponti del dialogo. Io sono a favore di un rapporto franco e schietto su tutti i problemi. Ovviamente questo non significa negare ai cattolici il diritto di protestare. Io però come vescovo non scendo in piazza a manifestare.

E questa strategia funziona?

Io ci credo e sono convinto che sia più feconda della manifestazioni di protesta. Anche perché i governi eletti democraticamente risultano ormai vaccinati contro dimostrazioni e cose di questo genere. Naturalmente non escludo che in situazioni limite anche l’episcopato possa scendere in piazza. Ma la via maestra resta quella del dialogo nella verità. La Chiesa riconosce l’autonomia dello Stato ma fa appello perché questo non diventi una laicità negativa che mette a rischio i fondamenti della nostra civiltà, come c’insegna continuamente Benedetto XVI.

Tra il Santuario mariano di Fatima e la figura del Papa c’è un legame molto speciale. Lo si è visto con Giovanni Paolo II. Cosa rappresenta per Benedetto XVI?

Credo che sarà lui stesso a spiegarlo nel corso della visita. Io noto due cose. La prima è che Benedetto XVI, fin dal giorno della sua elezione a Pontefice, ha desiderato venire a Fatima. Ed anche quando in Portogallo circolavano dubbi sul suo viaggio, dal Vaticano mi hanno fatto sapere che il Papa ci teneva moltissimo e, appena possibile, l’avrebbe compiuto. L’altra cosa riguarda il terzo segreto di Fatima di cui l’allora cardinale Ratzinger si è occupato personalmente, producendo un bellissimo commento teologico che resta il punto più alto di tutto quanto è stato scritto sull’argomento.

Il messaggio di Fatima è ancora attuale?

Certamente. E Benedetto XVI ce lo ridirà con la profondità di pensiero che lo caratterizza. A Fatima la Madonna ha avuto l’arte, che spesso noi non abbiamo, di presentare l’essenza del Vangelo in modo semplice e immediato. Invita tutti alla conversione e svela il senso delle sofferenze della Chiesa e del Vicario di Cristo. Oggi vediamo che anche Benedetto XVI viene colpito, sottoposto ad attacchi e calunnie da parte di coloro che vogliono distruggere la credibilità della Chiesa e l’autorità del Pontefice. Ancora una volta Fatima ci svela il senso della storia.

© Copyright Avvenire, 9 maggio 2010


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