Google+
 
Pagina precedente | 1 2 3 4 | Pagina successiva

Viaggio apostolico in Malta

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2010 00:13
Autore
Stampa | Notifica email    
18/04/2010 16:14
OFFLINE
Post: 15.091
Post: 3.569
Registrato il: 22/08/2006
Registrato il: 20/01/2009
Utente Comunità
Utente Master
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17-18 APRILE 2010) (IV)

Alle ore 9.15 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI lascia la Nunziatura Apostolica a Rabat e si trasferisce in auto panoramica al Piazzale dei Granai a Floriana, dove alle ore 10.00 presiede la Santa Messa della III Domenica di Pasqua davanti alla Chiesa di San Publio.
Nel corso della Celebrazione Eucaristica, introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Malta e Presidente della Conferenza Episcopale maltese, S.E. Mons. Paul Cremona, O.P., dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:



SANTA MESSA NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA

OMELIA DEL SANTO PADRE




Cari Fratelli e Sorelle in Gesù Cristo,
Maħbubin uliedi [Miei cari figli e figlie],

Sono molto contento di essere qui con voi tutti oggi davanti alla bella chiesa di San Publio per celebrare il grande mistero dell’amore di Dio reso manifesto nella Santa Eucarestia. In questo tempo, la gioia del periodo Pasquale riempie i nostri cuori perché stiamo celebrando la vittoria di Cristo, la vittoria della vita sul peccato e sulla morte. E’ una gioia che trasforma le nostre vite e ci riempie di speranza nel compimento delle promesse di Dio. Cristo è risorto alleluia!

Saluto il Presidente della Repubblica e la Signora Abela, le Autorità civili di questa amata Nazione e tutto il popolo di Malta e Gozo. Ringrazio l’Arcivescovo Cremona per le sue gentili parole e saluto anche il Vescovo Grech e il Vescovo Depasquale, l’Arcivescovo Mercieca, il Vescovo Cauchi e gli altri Vescovi e sacerdoti presenti, così come i fedeli cristiani della Chiesa che è in Malta e in Gozo. Fin dal mio arrivo ieri sera ho avvertito la stessa calorosa accoglienza che i vostri antenati hanno riservato all’apostolo Paolo nell’anno sessanta.

Molti viaggiatori sono sbarcati qui nel corso della vostra storia. La ricchezza e la varietà della cultura maltese è un segno che il vostro popolo ha tratto grande profitto dallo scambio di doni ed ospitalità con i viaggiatori venuti dal mare. Ed è significativo che voi abbiate saputo esercitare il discernimento nell’individuare il meglio di ciò che essi avevano da offrire.

Vi esorto a continuare a fare così. Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole di essere accolto dai Maltesi. Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa. Se siamo tentati di credere a loro, dovremmo ricordare l’episodio del Vangelo di oggi, quando i discepoli, tutti esperti pescatori, hanno faticato tutta la notte, ma non hanno preso neppure un solo pesce. Poi, quando Gesù è apparso sulla riva, ha indicato loro dove pescare e hanno potuto realizzare una pesca così grande, che a stento potevano trascinarla. Lasciati a se stessi, i loro sforzi erano infruttuosi; quando Gesù è rimasto accanto a loro, hanno catturato una grande quantità di pesci. Miei cari fratelli e sorelle, se poniamo la nostra fiducia nel Signore e seguiamo i suoi insegnamenti, raccoglieremo sempre grandi frutti.

La prima lettura della Messa odierna è di quelle che so che amate ascoltare: il racconto del naufragio di Paolo sulla costa di Malta e la calorosa accoglienza a lui riservata dalla popolazione di queste isole. Notate come i componenti dell’equipaggio della barca, per poter sopravvivere, furono costretti a gettare fuori il carico, l’attrezzatura della barca ed anche il frumento che era il loro unico sostentamento. Paolo li esortò a porre la loro fiducia solo in Dio, mentre la barca era scossa dalle onde. Anche noi dobbiamo porre la nostra fiducia in lui solo. Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva sulle coste di Malta. Essi hanno fatto ciò che Paolo esortava loro di compiere e fu così che "tutti poterono mettersi in salvo a terra" (At 27,44).

Più di ogni carico che possiamo portare con noi - nel senso delle nostre realizzazioni umane, delle nostre proprietà, della nostra tecnologia - è la nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore. Fate attenzione alla domanda che per tre volte egli rivolge a Pietro sulla riva del lago: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?". Sulla base della risposta affermativa di Pietro, Gesù gli affida un compito, il compito di pascere il suo gregge. Qui vediamo il fondamento di ogni ministero pastorale nella Chiesa. E’ il nostro amore per il Signore che deve plasmare ogni aspetto della nostra predicazione ed insegnamento, della celebrazione dei sacramenti, e della nostra cura per il Popolo di Dio. E’ il nostro amore per il Signore che ci spinge ad amare quelli che Egli ama, e ad accettare volentieri il compito di comunicare il suo amore a coloro che serviamo. Durante la passione del Signore, Pietro lo ha rinnegato tre volte. Ora, dopo la Resurrezione, Gesù lo invita tre volte a dichiarare il suo amore, offrendo in tal modo salvezza e perdono, e allo stesso tempo affidandogli la sua missione. La pesca miracolosa aveva sottolineato la dipendenza degli apostoli da Dio per il successo dei loro progetti terreni. Il dialogo tra Pietro e Gesù ha sottolineato il bisogno della divina misericordia per guarire le loro ferite spirituali, le ferite del peccato. In ogni ambito della nostra vita necessitiamo dell’aiuto della grazia di Dio. Con lui possiamo fare ogni cosa: senza di lui non possiamo fare nulla.

Conosciamo dal Vangelo di san Marco i segni che accompagnano coloro che hanno posto la loro fede in Gesù: prenderanno in mano serpenti e questo non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno (cfr Mc 16,18). Tali segni sono stati presto riconosciuti dai vostri antenati, quando Paolo venne fra loro. Una vipera si attaccò alla sua mano ma egli semplicemente la scosse e gettò nel fuoco senza soffrire alcun danno. Paolo fu condotto a vedere il padre di Publio, il "protos" dell’isola, e dopo aver pregato e imposto le mani su di lui, lo guarì dalla febbre. Di tutti i doni portati a queste rive nel corso della storia della vostra gente, quello portato da Paolo è stato il più grande di tutti, ed è vostro merito che esso sia stato subito accolto e custodito. Għożżu l-fidi u l-valuri li takom l-Appostlu Missierkom San Pawl. [Preservate la fede e i valori che vi sono stati trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo.] Continuate ad esplorare la ricchezza e la profondità del dono di Paolo e procurate di consegnarlo non solo ai vostri figli, ma a tutti coloro che incontrate oggi. Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di essere espresso. Come insegnò Mosè al popolo di Israele, i precetti del Signore "ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai" (Dt 6,6-7). Ciò è stato ben capito dal primo santo canonizzato di Malta, Dun Ġorɍ Preca. La sua instancabile opera di ca

techesi, ispirando giovani ed anziani con un amore per la dottrina cristiana ed una profonda devozione al Verbo incarnato, è diventata un esempio che vi esorto a mantenere. Ricordate che lo scambio di beni tra queste isole ed il resto del mondo è un processo a due vie. Quello che ricevete, valutatelo con cura, e ciò che possedete di valore sappiatelo condividere con gli altri.

Desidero rivolgere una particolare parola ai sacerdoti qui presenti in questo anno dedicato alla celebrazione del grande dono del sacerdozio. Dun Ġorɍ era un prete di straordinaria umiltà, bontà, mitezza e generosità, profondamente dedito alla preghiera e con la passione di comunicare le verità del vangelo. Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore. Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: "Mi ami tu?". Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? Desiderate condurre altri a conoscerlo ed amarlo? Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: "Sì, Signore, tu sai che io ti amo" e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato. La missione affidata ai sacerdoti è veramente un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che brama irrompere nel mondo (cfr Omelia, 24 aprile 2005).

Guardando ora attorno a me alla grande folla raccolta qui in Floriana per la celebrazione dell'eucarestia, mi torna alla mente la scena descritta nella seconda lettura di oggi, nella quale miriadi di miriadi e migliaia di migliaia unirono le loro voci in un grande inno di lode: "A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli" (Ap 5,13). Continuate a cantare questo inno, a lode del Signore risorto ed in ringraziamento per i suoi molteplici doni. Con le parole di San Paolo, Apostolo di Malta, concludo la mia esortazione a voi questa mattina: "L-imħabba tiegħi tkun magħkom ilkoll fi Kristu Ġesù" ["Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!"] (1 Cor 16,24).

Ikun imfaħħar Ġesù Kristu! [Sia lodato Gesù Cristo!]















VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17-18 APRILE 2010) (V)


Al termine della Santa Messa nel Piazzale dei Granai a Floriana, il Santo Padre guida la recita del Regina Cæli con i fedeli presenti. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana del tempo pasquale:


RECITA DEL REGINA CÆLI NEL PIAZZALE DEI GRANAI, A FLORIANA

PAROLE DEL SANTO PADRE



Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

quando voi rendete grazie, quando avete particolari intenzioni di preghiera e quando cercate celeste protezione per i vostri cari, è vostra usanza rivolgervi alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra. Conosco la particolare devozione del popolo maltese alla Madre di Dio, espressa con grande fervore a Nostra Signora di Ta’ Pinu e sono lieto di avere l’opportunità di pregare davanti alla sua immagine, portata qui appositamente da Gozo per questa occasione. Sono inoltre compiaciuto di presentare una Rosa d’Oro a lei, come segno del nostro filiale affetto, che condividiamo per la Madre di Dio. Vi chiedo in particolare di pregarla con il titolo di Regina della Famiglia, un titolo aggiunto alle Litanie Lauretane dal mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, egli stesso ospite, in varie occasioni, di queste terre. Offrendovi questo tangibile ricordo della mia stessa visita, vi ringrazio per tutto quello che ho ricevuto da voi in contraccambio, specialmente per il calore della vostra devozione e per il sostegno delle vostre preghiere per il mio ministero di Successore di Pietro.

Ci volgiamo ora in preghiera a Maria, Madre della Chiesa e Regina del Cielo, rallegrandoci nella Risurrezione di Colui che lei ha portato nel suo seno.

Regina Cæli, lætare …

[We join in prayer those gathered in Valladolid Cathedral, in Spain, where Bernardo Francisco de Hoyos, a priest of the Society of Jesus, was beatified this morning. Let us give thanks to God for all the holy men and women he has given to his Church.]

Sono lieto di salutare tutti i pellegrini di lingua italiana qui presenti oggi in questa felice occasione, specialmente quelli che sono giunti da Lampedusa e Linosa! Grazie per essere venuti a condividere questo momento di celebrazione e di preghiera con i fratelli e le sorelle maltesi. Che l’Apostolo Paolo, del quale commemoriamo l’anniversario della presenza in queste isole, sia per voi un esempio di fede salda e coraggiosa di fronte alle avversità.
Su tutti voi e sui vostri familiari a casa, ben volentieri invoco abbondanti Benedizioni del Signore per un felice e santo tempo di Pasqua.








VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A MALTA IN OCCASIONE DEL 1950° ANNIVERSARIO DEL NAUFRAGIO DI SAN PAOLO (17-18 APRILE 2010) (VI)


PRESS RELEASE: MEETING OF THE POPE WITH A GROUP OF PERSONS WHO WERE SEXUALLY ABUSED


On Sunday 18 April 2010, in the Apostolic Nunciature in Malta, the Holy Father met a small group of persons who were sexually abused by members of the clergy.

He was deeply moved by their stories and expressed his shame and sorrow over what victims and their families have suffered. He prayed with them and assured them that the Church is doing, and will continue to do, all in its power to investigate allegations, to bring to justice those responsible for abuse and to implement effective measures designed to safeguard young people in the future.

In the spirit of his recent Letter to the Catholics of Ireland, he prayed that all the victims of abuse would experience healing and reconciliation, enabling them to move forward with renewed hope.








L'amore di Dio salva, non la tecnologia; non lasciatevi irretire dalle voci che invitano a mettere da parte la fede: così il Papa nella Messa a Floriana


Malta ha accolto il Papa con una grande e calorosa partecipazione: circa centomila persone hanno salutato Benedetto XVI lungo le strade, ieri pomeriggio al suo arrivo, per questa visita apostolica in occasione dei 1950 anni del naufragio di San Paolo in quest'isola del Mediterraneo. E stamani, il Piazzale dei Granai, a Floriana, non è bastato a contenere la folla per la Messa presieduta dal Pontefice: erano attesi 15 mila fedeli; ne sono giunti 50 mila. Il Papa, nell’omelia, ha esortato a non lasciarsi irretire da quelle voci che invitano a mettere da parte la fede. Non è la tecnologia che salva – ha detto – ma l’amore di Dio. Diamo la linea al nostro inviato a Malta, Alessandro De Carolis:

(canto)

Non c’è un momento in cui la vita di una persona non dipenda interamente da Dio. Pensare che possa essere un altro “qualcosa”, forse un ritrovato tecnologico, a salvare l’uomo dal male è una pura illusione. Solo Dio conosce la rotta che conduce “a un porto sicuro”. Questo, ha spiegato Benedetto XVI ai maltesi, è ciò che quel giorno d’inverno del 60 dopo Cristo, sballottati dalle onde del Mediterraneo, sperimentarono Paolo e i suoi compagni di un pericoloso naufragio e di un’insperata salvezza. E questo è ciò che quell’evento lontano insegna all’uomo di oggi, che spesso, con poca coscienza, si affida al solo ingegno della scienza.

(canto)

Imponente il colpo d’occhio offerto dalla grande e affollata Piazza dei Granai a Floriana. A sinistra della Chiesa di San Publio, l’altare della Messa papale, protetto da una tettoia e inquadrato in una serie di cornici concentriche bianche, a loro volta comprese da un semicerchio composto di pannelli, quasi come una gigantesca porzione d’ostia. Con al fianco l’arcivescovo di Malta, Paul Cremona, e il vescovo di Gozo, Mario Grech, Benedetto XVI ha presieduto con circa 800 sacerdoti la celebrazione tornando all’omelia sui temi paolini, così profondamente innestati nella fede dei maltesi. So che è “una pagina che amate ascoltare”, ha detto il Pontefice ai 40 mila fedeli presenti nella piazza, che avevano ascoltato la lettura degli Atti degli Apostoli sul naufragio di Paolo. In quei momenti drammatici l’Apostolo, ha ricordato Benedetto XVI, esortò gli altri “a porre la loro fiducia solo in Dio”. “Anche noi – ha soggiunto – dobbiamo porre la nostra fiducia in Lui solo”:

It is tempting to think that today...
”Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva sulle coste di Malta”.
Coste sulle quali, ha osservato, “molti viaggiatori sono sbarcati” nel corso della storia, anche se non tutti hanno portato del bene. Il Papa si è complimentato con i maltesi per aver saputo scegliere il meglio di ciò che i secoli hanno portato nel Paese e li ha esortati “a continuare così”:

Not everything that today's world proposes...
“Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole di essere accolto dai maltesi. Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa”.
A contrario, ha ripetuto, “in ogni ambito della vita necessitiamo dell’aiuto della grazia di Dio” e di nuovo il Pontefice ha insistito perché i maltesi continuino a “esplorare la ricchezza e la profondità del dono di Paolo” e a “consegnarlo” a chiunque:

No visitor to malta could fail to be impressed...
“Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di essere espresso”.
Ancor più intenso si è fatto il tono di Benedetto XVI quando la sua riflessione si è soffermata sul ruolo del sacerdozio. Il 9 maggio 2001, la Piazza dei Granai aveva visto Giovanni Paolo II beatificare una figura molto amata dai maltesi, Dun Ġorġ Preca. Rivolgendosi ai presbiteri, Benedetto XVI ha detto:

Let him serve as a model and an inspirationfor you...
“Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore. Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: ‘Mi ami tu?’. Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? (…) Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: ‘Sì, Signore, tu sai che io ti amo’ e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato”.
Il dialogo tra Gesù e Pietro che lo aveva rinnegato dimostra, ha osservato il Pontefice, che le “ferite spirituali” hanno bisogno della “misericordia divina” per essere guarite. Esperienza questa, aveva notato in precedenza mons. Cremona nel suo indirizzo di saluto, di cui è consapevole la Chiesa maltese, “umile abbastanza da riconoscere gli errori e i peccati dei suoi membri ma abbastanza forte per contare sulla presenza dello Spirito Santo”.

(canto)

Gli applausi – scoppiati in particolare quando Benedetto XVI ha pronunciato alcune parole in lingua maltese (“Għożżu l-fidi u l-valuri li takom l-Appostlu Missierkom San Pawl” - Preservate la fede e i valori che vi sono stati trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo) – hanno accompagnato anche la recita del Regina Coeli al termine della Messa. Il Papa ha ricordato la “particolare devozione” che i maltesi nutrono verso la Madonna – venerata in particolare nel Santuario di Nostra Signora di Ta’ Pinu, sull’Isola di Gozo – ed ha deposto ai piedi dell’immagine mariana al lato dell’altare una Rosa d’oro come segno del suo affetto. Il Pontefice ha poi invitato i presenti a unirsi in preghiera di ringraziamento per la Beatificazione di Bernardo Francisco De Hoyos, avvenuta oggi a Valladolid, in Spagna. L’ultimo pensiero di Benedetto XVI è stato per i pellegrini di lingua italiana, giunti in particolare da Lampedusa e Linosa, salutati con queste parole:
“Grazie per essere venuti a condividere questo momento di celebrazione e di preghiera con i fratelli e le sorelle maltesi. Che l’Apostolo Paolo, del quale commemoriamo l’anniversario della presenza in queste isole, sia per voi un esempio di fede salda e coraggiosa di fronte alle avversità”.

(canto)







Il Papa incontra alcune vittime degli abusi: profonda commozione, vergogna e dolore

Il Papa, dopo la Messa, ha incontrato presso la nunziatura apostolica alcune vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero. “Profondamente commosso” per la loro storia – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana – “ha espresso la sua vergogna e il suo dolore per quanto hanno sofferto le vittime e le loro famiglie. Ha pregato con loro, assicurandoli che la Chiesa sta facendo, e continuerà a fare, tutto ciò che è in suo potere per indagare sulle denunce, portare alla giustizia i responsabili di abusi e attuare misure efficaci volte a tutelare i giovani nel futuro. Nello spirito della sua recente Lettera ai cattolici d'Irlanda – conclude il comunicato - ha pregato affinché tutte le vittime di abusi possano fare esperienza di guarigione e riconciliazione, permettendo loro di andare avanti con rinnovata speranza”.





Grande accoglienza per il Papa a Malta. Benedetto XVI: avete un importante ruolo nella promozione dei valori cristiani in Europa


Malta ha un ruolo importante nel promuovere i valori cristiani in Europa: lo ha sottolineato Benedetto XVI, ieri pomeriggio, nella cerimonia di benvenuto a Malta all’aeroporto internazionale di Luqa. Subito dopo il Papa si è recato al Palazzo dei Gran Maestri alla Valletta per una visita di cortesia al presidente maltese, caratterizzata da una grande cordialità e da un fuori programma. Ce ne parla Sergio Centofanti.

Il Papa sente molto il calore e l’amicizia del popolo maltese: l’accoglienza della gente è andata oltre le stesse attese delle autorità locali. E Benedetto XVI ha risposto con gioia a tanto affetto. Nella visita al presidente George Abela, migliaia di ragazzi gli hanno cantato in festa gli auguri per i suoi 83 anni. E al termine dell'incontro, il Pontefice, invece di salire - come da programma - sulla papamobile, si è incamminato a piedi verso la folla per salutare alcuni bambini, malati terminali in carrozzella, salutandoli e benedicendoli uno per uno, tra le lacrime dei genitori.


Nel discorso all’aeroporto, Benedetto XVI ha parlato del ruolo di Malta in Europa, a cominciare dall’approdo imprevisto di san Paolo nell’isola, che - ha affermato - alcuni potrebbero giudicare un semplice accidente della storia, mentre gli occhi della fede vi riconoscono “l’opera della Divina Provvidenza”.


Malta - ha aggiunto - ha “giocato un ruolo chiave nello sviluppo politico, religioso e culturale dell’Europa, del Vicino Oriente e del Nord Africa”, ha contribuito “moltissimo alla difesa della cristianità sia per terra che per mare”, ha offerto una testimonianza coraggiosa “durante i giorni bui dell’ultima guerra mondiale” e continua a giocare “un valido ruolo nei dibattiti odierni sull’identità, la cultura e le politiche europee” e in campi come “la tolleranza, la reciprocità, l’immigrazione ed altre questioni cruciali per il futuro di questo Continente”:


“Your Nation should continue to stand up for the indissolubility of marriage…
La vostra Nazione dovrebbe continuare a difendere l’indissolubilità del matrimonio quale istituzione naturale e sacramentale, come pure la vera natura della famiglia, come già sta facendo nei confronti della sacralità della vita umana dal concepimento sino alla morte naturale, e il vero rispetto che si deve dare alla libertà religiosa secondo modalità che portino ad un autentico sviluppo integrale sia degli individui sia della società”.


“Il popolo maltese, illuminato per quasi due millenni dagli insegnamenti del Vangelo e continuamente irrobustito dalle proprie radici cristiane – ha detto il Papa - è giustamente fiero del ruolo indispensabile che la fede cattolica ha avuto nello sviluppo della propria Nazione”. Quindi il Pontefice ha rilevato “l’impegno del Governo nei progetti umanitari ad ampio raggio, specialmente in Africa” auspicando “che ciò possa servire per promuovere il benessere dei meno fortunati … quale espressione di genuina carità cristiana”.


Il Papa infine ha incoraggiato Malta a ad essere sempre più “ponte nella comprensione tra i popoli, le culture e le religioni presenti nel Mediterraneo” e a “stendere la mano dell’amicizia ai propri vicini a nord e a sud, ad est e ad ovest”.

Il presidente Abela, da parte sua, ha sottolineato la profonda tradizione cristiana di Malta, criticando quelle correnti laiciste che vogliono relegare la fede nella sfera privata.







Annunciate a tutti la bellezza della fede: così il Papa alla Grotta di San Paolo


Nella serata di ieri, il Papa ha visitato la Grotta di San Paolo a Rabat, dove, secondo la tradizione, l’Apostolo delle Genti passò tre mesi predicando e facendone il punto di riferimento per la prima comunità cristiana. Su questo evento, il servizio del nostro inviato Alessandro De Carolis:

La nube di cenere sui cieli d’Europa non ha fermato ieri il volo di Benedetto XVI, come 1950 anni fa una tempesta sul Mediterraneo non fermò San Paolo, che anzi seppe trasformare quello che allora apparve un approdo certamente “non programmato” – il naufragio sulle spiagge maltesi – nell’inizio di una lunghissima storia cristiana. Risale con questa consapevolezza Benedetto XVI dalla penombra silenziosa che avvolge la Grotta di San Paolo a Rabat per spiegare alla folla – che qui è pronta ad acclamarlo con grandi feste ad ogni sua apparizione in pubblico – che se i “marinai possono tracciare una rotta”, è Dio, “nella sua sapienza e provvidenza” a dispiegare “il proprio itinerario”.


"Today the same Gospel which Paul preached continues to summon the people ....".
"Oggi lo stesso Vangelo che Paolo predicò continua a esortare il popolo di queste isole alla conversione, ad una nuova vita e ad un futuro di speranza. Mentre mi trovo fra voi come Successore dell’apostolo Pietro, vi invito ad ascoltare la parola di Dio con animo nuovo, come fecero i vostri antenati, e di lasciare che essa sfidi i vostri modi di pensare e la maniera in cui trascorrete la vostra vita”.


Un po’ di ritardo sui tempi previsti, il Papa era giunto intorno alle 20.20 alla Chiesa di San Paolo, che da secoli sovrasta la Grotta: si è inginocchiato in preghiera davanti alla statua dell’Apostolo, ha offerto una lampada votiva in argento cesellata a mano da maestri orafi romani, quindi tornato all’esterno della Chiesa si è rivolto alla gente e in particolare ai 250 missionari presenti, che sull’esempio di San Paolo hanno imparato il valore dell’essere apostoli in tutto il mondo:


"Dear missionaries: I thank all of you, in the name of the whole Church, ...".
“Cari missionari: ringrazio ciascuno di voi, a nome di tutta la Chiesa, per la vostra testimonianza al Signore Risorto e per le vite spese al servizio degli altri. La vostra presenza ed attività in così tanti Paesi del mondo fa onore alla vostra Patria e testimonia la spinta evangelica innestata nella Chiesa a Malta”.


Ma tutti i maltesi, in ogni ambito della loro vita, sono stati esortati da Benedetto XVI a dare testimonianza, specie ai giovani, della “bellezza” e della “ricchezza” della fede cattolica:


"In the face of so many threats to the sacredness of human life, ... ".
“Di fronte a così tante minacce alla sacralità della vita umana, alla dignità del matrimonio e della famiglia, non hanno forse bisogno i nostri contemporanei – si è chiesto il Papa – di essere costantemente richiamati alla grandezza della nostra dignità di figli di Dio e alla vocazione sublime che abbiamo ricevuto in Cristo?”


Il senso profondo di questa domanda lasciata in consegna, come un pungolo collettivo, ai maltesi, Benedetto XVI l’ha affidata come auspicio nella frase scritta nel Libro degli Ospiti della Grotta di San Paolo: “In questo luogo santo, che ha conosciuto i passi pellegrini di San Paolo, prego che come lui noi possiamo conoscere, amare e servire il Signore risorto nella pace e nella gioia. Dio benedica Malta e Gozo".





Il Papa sull'aereo spiega i motivi della visita a Malta: omaggio a San Paolo, l'amore di Malta per una Chiesa ferita dai peccati, il dramma dei profughi


Nel consueto incontro con i giornalisti sull'aereo papale, Benedetto XVI ha spiegato i motivi del viaggio a Malta. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:

Tre i motivi di questo viaggio a Malta, primo dei cinque già programmati per quest’anno. Motivi che Benedetto XVI ha sinteticamente riassunti in un discorso breve e puntuale. Per seguire le orme di San Paolo, e poter mettere in luce la grande figura e il suo messaggio:


“Io penso si possa sintetizzare l’essenziale del suo viaggio con le parole che lui stesso ha riassunto alla fine della lettera ai Galati: fede operante nella carità. Queste sono le cose importanti anche oggi: la fede, la relazione con Dio, che si trasforma poi in carità”.


Dal naufragio dell’Apostolo delle Genti, 1950 anni fa, per Malta nacque la fortuna di avere la fede, ciò è valido anche per oggi ha spiegato il Papa:


“Possiamo pensare anche noi che i naufragi della vita possono fare il progetto di Dio per noi e possono anche essere utili per nuovi inizi nella nostra vita”.


Secondo motivo del viaggio, per rendere omaggio alla Chiesa di Malta, vivace e feconda nelle vocazioni. Una Chiesa pronta a rispondere alle odierne sfide:


“So che Malta ama Cristo e ama la sua Chiesa che è il suo Corpo e sa che, anche se questo Corpo è ferito dai nostri peccati, il Signore tuttavia ama questa Chiesa, e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce”.


Una Chiesa ferita dai peccati come la crisi degli abusi, a questo il Papa si riferiva, come ha poi spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, parlando di naufragio e di corpo ferito, ma sottolineando anche la forza di guarigione che viene dal Vangelo.


Malta è anche il punto, ha detto poi il Papa parlando del terzo e ultimo motivo, dove le correnti dei profughi arrivano dall’Africa per bussare alle porte dell’Europa, e a questo occorre che rispondano tutti, non può farlo solo Malta:


“Noi tutti dobbiamo rispondere a questa sfida, lavorare perché tutti possano, nella loro terra, vivere una vita dignitosa e dall’altra parte fare il possibile perché questi profughi trovino qui dove arrivano, trovino, in ogni caso, uno spazio di vita dignitosa”.


Questi quindi i punti cardine di questo viaggio in un’isola che ricorda, ha concluso Benedetto XVI, che proprio la fede è la forza che dà la carità e dunque anche la fantasia per rispondere bene a queste sfide.






Il Papa dona una Rosa d’Oro al Santuario mariano di Ta’Pinu
E invita i fedeli maltesi a pregare Maria come Regina della Famiglia



FLORIANA, domenica, 18 aprile 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha compiuto questa domenica un gesto antico, donando una Rosa d’Oro al Santuario di Nostra Signora di Ta’ Pinu, a conferma della devozione del popolo maltese per la Madonna.

Queste Rose vengono benedette dal Papa durante la Quaresima. In passato i Papi riservavano questo tipo di dono a Re e Regine, o ad altre personalità cattoliche illustri, in segno di rispetto e amore paterno. In alcune occasioni sono state anche donate a governi e città particolarmente meritevoli per il loro spirito cattolico e la loro lealtà verso la Santa Sede.

Non si sa con precisione quando questa pratica abbia avuto inizio. Alcuni sostengono che si debba a Charles Le Magne (742-814), ciò che è certo tuttavia è che si deve far risalire a prima del 1050, perché Papa Leone IX (1049-1054) ne parla come di una usanza antica.

Si calcola che nell'ultimo millennio siano state offerte 180 Rose d'Oro, di cui 7 nell'ultimo secolo.

In occasione della recita del Regina Cæli al termine della Santa Messa nel Piazzale dei Granai a Floriana, il Papa ha detto: “Conosco la particolare devozione del popolo maltese alla Madre di Dio, espressa con grande fervore a Nostra Signora di Ta’ Pinu e sono lieto di avere l’opportunità di pregare davanti alla sua immagine, portata qui appositamente da Gozo per questa occasione”.

“Sono inoltre compiaciuto di presentare una Rosa d’Oro a lei, come segno del nostro filiale affetto, che condividiamo per la Madre di Dio”, ha aggiunto.

“Vi chiedo – ha esortato il Pontefice – in particolare di pregarla con il titolo di Regina della Famiglia, un titolo aggiunto alle Litanie Lauretane dal mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, egli stesso ospite, in varie occasioni, di queste terre”.

“Offrendovi questo tangibile ricordo della mia stessa visita – ha quindi aggiunto –, vi ringrazio per tutto quello che ho ricevuto da voi in contraccambio, specialmente per il calore della vostra devozione e per il sostegno delle vostre preghiere per il mio ministero di Successore di Pietro”.












Nel pomeriggio l'incontro del Papa con i giovani maltesi


Oggi pomeriggio, poco dopo le 17.00, il Papa incontrerà i giovani sulla banchina del Porto Grande della Valletta. Quindi, la cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Malta e il rientro a Roma, in serata. Ma veniamo all’incontro con i giovani maltesi: l’attesa è grande. Alessandro De Carolis ha intervistato Mariella, un'insegnante di religione, e Nathànael, studente universitario, entrambi 26enni. Ci raccontano la loro fede e le loro aspettative per questo evento:

R. – (Mariella) Io sento che siamo molto fortunati ad avere questa radice cristiana, ma sento anche che questa esperienza dobbiamo interiorizzarla. Ma qual è l’altra cosa bella? Il Papa ci dà lo stimolo per fare di questa esperienza non soltanto un qualcosa di legato alla tradizione, un qualcosa che leggiamo nella nostra storia, ma una esperienza personale che ci faccia capire non soltanto il Vangelo con la nostra testa, ma ce lo faccia vivere nella nostra vita quotidiana.


R. – (Nathànael) Credo che ci sia una riscoperta di questa tradizione. La riscoperta di un qualcosa di nuovo nella nostra fede, che sta andando in profondità. Questo vuol dire che stiamo andando indietro attraverso la tradizione per ritrovare la novità di quella radice.


D. – Mariella, guardando alla vita di tutti i giorni, per te cosa significa essere una cristiana?


R. – (Mariella) Cercare di essere cristiana nelle piccole cose di ogni giorno e quindi anche nel mio lavoro. Cerco di parlare della mia fede e ci sono poi delle bellissime occasioni in cui si può anche celebrare la fede.


D. – Per te Nathànael, in che modo vivi la fede nella vita quotidiana?


R. – (Nathànael) Penso che la cosa fondamentale sia quella di provare a tenere gli occhi aperti al bello della vita. Credo che questa sia la cosa fondamentale. La vivi nei modi più semplici – come ha detto Mariella – ed anche nei periodi più difficili. La nostra fede è orientata verso questo apprezzamento della vita, che in ogni momento ti rinnova.


D. – Tra poche ore incontrerete il Papa. Se vi dessero un microfono - ed alcuni dei vostri amici lo avranno - che cosa gli direste?


R. – (Mariella) Io credo che gli chiederei di parlarci un po’ della famiglia e delle relazioni interpersonali, perché credo – e questo lo vedo anche quando le ragazze a cui insegno mi parlano – ci sia molta paura dell'esperienza bellissima di fare dono di sé ad un’altra persona, così come di avere dei figli. Credo, quindi, che gli chiederei di parlarci di come oggi si può – in questa vita che viviamo e che non è facile – avere fiducia e quindi gli chiederei proprio di darci un po’ di fiducia e speranza, perché questo è ancora possibile nei nostri giorni.


R. – (Nathànael) Penso che gli chiederei cosa fa lui quando guarda verso di Dio e non lo trova. Sono molto curioso di sapere come lui vive questa esperienza quando è nel silenzio di Dio.


D. – Voi siete due giovani maltesi che chiaramente guardano al futuro con tanti sogni, tanti desideri, tante aspettative. Quali di questi sogni e di queste aspettative sono comuni con gli altri coetanei, anche non cristiani, di Malta?


R. – (Mariella) Credo che tutti i giovani vogliano avere una bella vita, che abbia del significato. Credo che tutti i giovani non vogliano sprecare questi anni bellissimi della gioventù e credo che anche tutti i giovani vogliano scoprire cos’è l’Amore e – come diceva Giovanni Paolo II – il “Bell’Amore”. Giovanni Paolo II credeva che tutti i giovani, anche coloro che non conoscono ancora Dio, abbiano questa voglia di fare un’esperienza di amore bello. Lui ha dato la sua vita per farci conoscere questo "Bell’Amore". Anche Papa Benedetto XVI sta facendo la stessa cosa.


R. – (Nathànael) Penso che siamo in un periodo in cui i giovani guardano molto al futuro e con grande aspettativa. I sogni dei giovani sono spesso quelli della carriera, di avere una famiglia e c’è il sogno di fare una vita in cui si sia ben accompagnati.







www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1348&sett...

www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1347&sett...

www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1346&sett...

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 3 4 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:46. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com