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Viaggio apostolico in Malta

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2010 00:13
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17/04/2010 15:29
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Nel segno di San Paolo: Malta attende con gioia l’arrivo di Benedetto XVI. L’arcivescovo Grech: dalla visita del Papa, una rigenerazione spirituale


Ancora poche ore e Malta potrà abbracciare il Papa, che si fa pellegrino per celebrare il 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo sull’isola mediterranea. Il 14.mo viaggio apostolico di Benedetto XVI prenderà il via poco dopo le 15 con la partenza da Fiumicino. L’arrivo del volo papale all’aeroporto internazionale maltese di Luqa è previsto per le ore 17. Qui il primo atto della visita con la cerimonia di benvenuto e i discorsi del Pontefice e del presidente George Abela. Sul clima che si respira a Malta, in queste ore di attesa, ci riferisce il nostro inviato a La Valletta, Alessandro De Carolis:

“Pope arrives today”. Il titolo in apertura del Times di Malta esprime l’evento imminente senza giri di parole, anche se la concisione britannica rende in tono minore l’attesa che cresce di ora in ora a La Valletta, Floriana e Rabat, tra le prime località ad essere attraversate oggi pomeriggio e stasera dalla papamobile, che sarà il mezzo di trasporto utilizzato da Benedetto XVI in ognuno degli spostamenti di questo suo 14.mo viaggio apostolico. Per tutti qui il Papa viene a rivivere la drammatica epopea e lo straordinario epilogo che 1950 anni fa videro protagonista San Paolo: un pericoloso naufragio sulle coste maltesi e da quell’evento imprevisto la nascita di una Chiesa ancor oggi tra le più solide in Europa.

E l’evento centrale di oggi pomeriggio – dopo l’arrivo a Malta verso le 17, e il saluto al presidente maltese Abela – sarà per il Papa proprio la visita alla Grotta di San Paolo: un piccolo anfratto roccioso, oggi sormontato da una chiesa, che la tradizione ricorda e conserva come il luogo dove l’Apostolo visse a Malta prima di ripartire per Roma. Si consolida intanto a Malta la presenza dei giornalisti stranieri – circa 200 quelli accreditati – anche se la nube di cenere del vulcano islandese, che ha provocato la cancellazione di migliaia di voli internazionali, ha costretto molti cronisti della visita papale a ritardare l’arrivo o a cercare alternative.

Sui moli de La Valletta, sotto un sole oggi piuttosto pallido, i cameraman provano le inquadrature del porto, che con le sue banchine dominate dagli antichi bastioni cinquecenteschi domani pomeriggio farà da quinta a uno degli incontri più attesi: quello del Papa con i giovani, alcuni dei quali racconteranno le loro storie a Benedetto XVI.

Prima di questo appuntamento, il Pontefice avrà presieduto nella mattina la Messa e la recita del Regina Coeli nella grande Piazza dei Granai a Floriana, con 800 sacerdoti e almeno 35 mila persone. Quindi, più tardi, il suggestivo arrivo in catamarano al Waterfront di Floriana: tre brevi, simboliche, miglia marine su quelle stesse acque solcate da Paolo all’alba dell’era cristiana.
La preghiera del Papa a Rabat, nella Grotta che custodisce la memoria dello sbarco di San Paolo a Malta, permetterà dunque al 14.mo viaggio apostolico di Benedetto XVI di toccare subito la sua principale corda spirituale. L’arcivescovo di Gozo, Mario Grech, uno dei presuli che, fra poche ore, accoglierà il Pontefice al suo arrivo a Malta, spiega al microfono di Alessandro De Carolis l’importanza attribuita alle radici paoline nella Chiesa locale:

R. – A noi San Paolo dice tutto: è da lui che noi abbiamo ricevuto la fede ed è lui che ci ha generato in Cristo. Noi speriamo che con questa visita, Benedetto XVI ci aiuti per una nuova rigenerazione spirituale. La Chiesa a Malta ha una storia particolare ed anche la religiosità è abbastanza forte. Io non posso nascondere che tante famiglie sono molto religiose, ma devo anche ammettere che l’aria che tira, che arriva dal continente, continua a lasciare le sue tracce. Anche la nostra fede ha, quindi, bisogno di questa spinta, di questa rigenerazione.

D. – Questa impronta paolina, avvertita così intensamente nella chiesa maltese, si traduce, eccellenza, anche in una forte spinta missionaria nelle vostre comunità…

R. – Per quanto riguarda la mia diocesi, posso vantarmi di contare più di 50 sacerdoti diocesani all’estero. E questo non contando poi le religiose. Noi crediamo ed auspichiamo che con la visita del Santo Padre, questa dimensione paolina, questa dimensione missionaria della Chiesa venga rafforzata, perché la nostra nazione - nonostante sia piccola - così come ha fatto nel passato, passa dare anche nel presente e nel futuro questo contributo per l’evangelizzazione e non dico del continente africano o sudamericano, ma anche dell’Europa stessa. Nei pressi della Grotta di San Paolo, si è sviluppato nel corso dei secoli il Museo di Wignacourt, che espone numerose opere d’arte dedicate al culto dell’Apostolo. Alessandro De Carolis ha intervistato il direttore del museo, mons. John Azzopardi, autore di numerose pubblicazioni sulla storia della Grotta: R. – Per 35 anni sono stato curatore del Museo della Cattedrale, dedicata a San Paolo – questa dedicazione è la prima e risale al Tardo Medioevo – e della Grotta. Quindi, sono sempre vissuto in questo ambiente paolino, che ho cercato di studiare storicamente e iconograficamente, e sono stato felicissimo di potermi dedicare alla ricerca e di poter pubblicare molti libri sulla cultura paolina a Malta. Noi chiamiamo San Paolo non solo “l’Apostolo delle Genti”, ma il maltese, quando si menziona San Paolo, dice: “Nostro padre, San Paolo”. Nella Grotta di San Paolo, dove il Papa scenderà, troverà le parole – in una bellissima iscrizione marmorea in latino – Meletensium Patrem Gentiumque Apostolum: quello che per tutto il mondo è l’Apostolo delle Genti, per noi è nostro padre.

D. – Che cosa vuol dire per la Chiesa di Malta essere una Chiesa “paolina”?

R. – Certamente, siamo una Chiesa domestica; sotto i Romani, viene trattato bene dal centurione e quindi voleva essere prudente, ma ce n’è abbastanza per dire che Paolo ha fondato una Chiesa domestica. San Paolo era un evangelizzatore, e ci ha contagiato con questa febbre di evangelizzazione tanto che i maltesi non solo hanno conservato la fede, nella grande maggioranza, ma Malta e Gozo hanno dato un grandissimo contributo alle missioni. Quindi, tanti sacerdoti, tante suore in tutto il mondo hanno evangelizzato! Infatti quando il Papa verrà nella Grotta, nella chiesa ci saranno tutti i missionari e le missionarie in pensione. E’ questo che San Paolo significa per noi!

D. – Lei ha detto che San Paolo ha formato la coscienza cristiana dei maltesi. Possiamo parlare anche di una consapevolezza sociale che viene da San Paolo? Cioè, di una coscienza civile che viene da San Paolo? E che cosa significa in ottica europea difendere questo come “radice cristiana”?

R. – Quando Malta chiese di entrare in Europa, Papa Giovanni Paolo II disse: “Speriamo che Malta porti una cosa positiva, un po’ di fede in questa Europa, che sta diventando meno cristiana!”. E credo che noi abbiamo dato e stiamo dando tuttora il nostro contributo. La Chiesa di Malta non si può accusare di non aver dato il suo contributo sociale: tanti orfanotrofi, tante scuole … La Chiesa ha educato. La prima educazione, la prima scuola a Malta è stata fondata dalla Chiesa. Oggi mi sembra che ci sia anche molta collaborazione con il governo.













Oggi il Papa a Malta: la gioia del presidente George Abela e dell'arcivescovo Paul Cremona


Questo pomeriggio il Papa inizia la sua visita apostolica a Malta. Si tratta del suo 14.mo viaggio internazionale, l’ottavo nel Continente europeo. La breve visita, che si concluderà domani, avviene nel 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo sull’isola del Mediterraneo. Il servizio del nostro inviato a Malta, Alessandro De Carolis:
La bambina ferma sul marciapiede assieme alla mamma svolge lentamente la grande pagina centrale a colori di quella che sembra una rivista per i più piccoli e l’immagine che appare è quella di un sorridente Benedetto XVI. La scena, un semplice scorcio di quotidianità colta a poche ore dall’arrivo del Papa, anima una polverosa viuzza di Rabat, sobborgo dove vecchie pietre a ridosso del mare custodiscono la piccola grotta nella quale 1950 anni fa San Paolo, sbattuto dalla tempesta contro le sue coste, fece scoccare a Malta la prima scintilla della fede. Tutto ciò che riguarda il prossimo arrivo eccellente è accompagnato da grande sobrietà. Foto, stemmi vaticani campeggiano in modo discreto, quasi a dire al mondo che il calore, l’affetto – quello sì intenso – che si nutre per il Papa non ha bisogno di essere acceso dal clamore. Del resto, per la gente dell’Isola, la cui solidità cristiana è testimoniata dalle 365 chiese sparse dovunque – “una per ogni giorno dell’anno”, dicono con orgoglio – San Paolo è più che l’Apostolo delle Genti universalmente noto. Qui è venerato come un “padre” dai 413 mila cattolici, il 95% dei 443 mila abitanti.

Da Rabat in mezz’ora si arriva a La Valletta e a Floriana, sorta di città-quartieri fortificate che si snodano l’una di seguito all’altra, divise da invisibili confini amministrativi ma unite da un unico cordone urbano: qui, si lavora per ultimare l’accoglienza e la sicurezza dei luoghi che vedranno la presenza di Benedetto XVI. Si ritocca il grande altare davanti alla Chiesa di San Publio che affaccia sulla piazza dei Granai, dove una volta i romani ammassavano le granaglie e gli angloamericani le vettovaglie di guerra, e da dove il Papa domani parlerà al cuore dei maltesi durante la Messa. E fermento si registra sulle banchine della frazione portuale di Kalkara, da dove domani pomeriggio il Pontefice rivivrà in simbolo l’arrivo di San Paolo a Malta, percorrendo in catamarano 3 miglia marine fino al Porto Grande di La Valletta, luogo del raduno dei giovani. A raccontare gli eventi saranno quasi 200 giornalisti stranieri (più di 300 contando i locali) e una sessantina di televisioni, gran parte dei quali già al lavoro nell’accogliente centro stampa allestito all’Hotel Excelsior. Per le strade saranno in servizio 1800 poliziotti. Intanto, la Chiesa maltese – annunciano i giornali – prepara al Papa una sorpresa: 5 mila bambini pronti a intonare oggi pomeriggio, subito dopo la visita al presidente, il “Tanti auguri a te” al Papa, che ieri ha festeggiato il suo compleanno. Un segno di festa e soprattutto di innocenza in un periodo in cui – e Malta non è immune – la tempesta degli abusi commessi dal clero si è abbattuta sulla Chiesa. Ma qui sanno bene, e la loro storia lo insegna, che da venti contrari, tempeste e naufragi Dio sa impiantare il seme del Vangelo.

Ascoltiamo il presidente di Malta George Abela, al microfono di Alessandro De Carolis:

R. - Siamo molto lieti, siamo entusiasti di ricevere il Santo Padre qui, a Malta, in questo tempo particolare per il Santo Padre e anche per la nostra Isola. E' veramente una impronta sui nostri valori, basati sulla fede cattolica. E' una grande occasione, una grande gioia.

D. - Quindi, le radici cristiane che qui sono antichissime sono anche un valore da esportare?

R. - Sì, sì: certamente. Però dobbiamo essere un esempio per tutta l'Europa!

“E’ inevitabile che andiamo a finire su qualche isola”. Con queste parole tratte dagli Atti degli Apostoli i vescovi di Malta hanno deciso di sintetizzare lo spirito della visita apostolica che Benedetto XVI compirà sull’Isola del Mediterraneo. Le parole, attribuite a San Paolo, descrivono gli attimi prima del naufragio che nel 60 dopo Cristo porta l’Apostolo delle Genti a fondare sulle coste maltesi la prima comunità cristiana locale. Una comunità che sta preparandosi da diversi mesi all’incontro con il Papa. Lo conferma l’arcivescovo di Malta, Paul Cremona, nell’intervista di Alessandro De Carolis:
R. – Tra la popolazione, il clima è di attesa per la visita del Pontefice a Malta; in particolare, la Chiesa ha chiesto ai fedeli, nella Lettera pastorale pubblicata dai vescovi, di essere pronti ad accoglierlo come hanno fatto i maltesi quasi duemila anni fa con San Paolo: l’hanno accolto con tanto amore e con grande ospitalità, nella fede. E noi stiamo preparando le anime dei maltesi, in particolare di quelli che sono parte attiva nella Chiesa locale, affinché siano spiritualmente ricettive ai suoi messaggi, per poi ritrasmetterli quando il Santo Padre ci avrà lasciati, nella vita della Chiesa, nella società in cui viviamo. Aspettiamo questi messaggi nell’amore e nella fedeltà.

D. – “Oggi la Chiesa si trova in acque agitate”; qualcuno “vuole soffocare la voce profetica del Papa”, avete scritto. In particolare, il vostro messaggio come pastori ha trovato parole molto chiare di dolore, di pentimento, nell’affrontare le vicende degli abusi sui minori …

R. – Sì: questa è una delle prime cose che abbiamo detto. Insieme al Pontefice, in sintonia con la sua Lettera ai fedeli irlandesi, abbiamo mostrato la nostra angoscia in particolare nei riguardi delle vittime degli abusi da parte di sacerdoti in tutto il mondo, ma anche qui a Malta. Da 11 anni abbiamo un “response team”, al quale si può rivolgere chiunque abbia una segnalazione di un simile abuso e che si farà carico di aprire un’indagine in merito. Abbiamo anche scritto che noi vogliamo fare del nostro meglio per eliminare questi abusi dalla Chiesa e quindi abbiamo rivolto un appello a tutti i maltesi: chiunque sia a conoscenza di un abuso, venga da noi per aiutarci ad estirpare – come ha detto il Papa – questo peccato, questo delitto.

D. – Come capo della Chiesa di Malta, quali echi ha raccolto finora tra i giovani della sua diocesi, e quelli maltesi in generale, che incontreranno Benedetto XVI?

R. – Da alcune settimane è stata istituita, qui a Malta, la Commissione diocesana per i giovani; a Gozo ce n’è un’altra. La preparazione dei giovani si fa anche andando di parrocchia in parrocchia, quasi come si fa anche per il World Youth Day, con una croce, con un’icona della Madonna, e con programmi formativi sulla figura del Papa e in particolare sui suoi insegnamenti. Si sono già prenotati 500 tra artisti e gruppi che daranno un concerto per i giovani in attesa dell’arrivo del Pontefice, domenica pomeriggio alle 17.

D. – Il prossimo viaggio del Papa è anche una sorta di conclusione ideale dell’Anno Paolino, con la sosta nella Grotta di Rabat, che 1950 anni fa divenne, con il naufragio di San Paolo, il nucleo della prima Chiesa di Malta. Come vi siete preparati a questo momento di grande intensità spirituale?

R. – Due anni fa si è celebrato l’Anno Paolino, in cui già la Chiesa ha preparato il popolo con degli scritti e con dei corsi su San Paolo e sui suoi insegnamenti, con pellegrinaggi, anche, e con mostre culturali. Anche questa volta sono state allestite mostre culturali proprio per preparare la popolazione, attraverso questo viaggio di Papa Benedetto, ad un nuovo incontro con l’apostolo Paolo e recepire il suo modo di evangelizzare, che è forte: è proprio di San Paolo!

Difesa della fede e servizio ai poveri e ai sofferenti. Da 960 anni circa, da quando ne venne istituito il primo nucleo in Palestina, è questo il motto dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. Un antico Ordine cavalleresco e insieme religioso-laicale, conosciuto più comunemente come Ordine dei Cavalieri di Malta, che oggi gestisce attività mediche, sociali e assistenziali in 120 nazioni del mondo. L’isola di Malta, dove Benedetto XVI giungerà sabato prossimo per la sua visita apostolica di due giorni, è stata per quasi tre secoli la sede ufficiale del Sovrano Ordine Militare, che vi ha lasciato indelebili tracce architettoniche e artistiche, oltre che delle sue profonde radici cristiane. Alessandro De Carolis ne ha parlato con Eugenio Ayroldi di Robbiate, direttore dell’Ufficio comunicazioni dei Cavalieri di Malta:

R. – Noi abbiamo un legame strettissimo con l’Isola, che ci ha visto protagonisti dal 1536 al 1798. I nostri legami con Malta sono quindi molto stretti. Dal mio punto di vista, noi dobbiamo molto a Malta così come Malta deve molto all’Ordine dei Cavalieri e mi riferisco in particolar modo alle straordinarie opere artistiche che sono oggi patrimonio di Malta e che sono state realizzate nel periodo di presenza dei Cavalieri a Malta, come i grandi bastioni di La Valletta che porta il nome di uno dei Gran Maestri dell’Ordine; ma penso anche alla co-cattedrale di San Giovanni, che era la cattedrale dell’Ordine di Malta, un’opera straordinaria con le tombe dei Cavalieri nel pavimento. Sicuramente c’è stato uno scambio intellettuale e culturale straordinario da entrambe le parti.

D. – Possiamo dire che, del prossimo viaggio del Papa, il protagonista naturale sarà certamente il mare: il mare che circonda l’isola; il mare che quasi duemila anni fa vide il naufragio di San Paolo; il mare sul quale incrociano da molti anni a questa parte, spesso in modo molto drammatico, le rotte degli immigrati. L’Ordine di Malta ha un’antica e solida esperienza nel campo dell’assistenza, ma in che modo in particolare affrontate il fenomeno dell’immigrazione?

R. – Noi abbiamo sottoscritto con la Guardia Costiera Italiana nel 2007 un Protocollo di intesa che permette ai nostri medici e ai nostri volontari di imbarcarsi sulle navi della Guardia Costiera che sono di stanza a Lampedusa e che pattugliano il Mare di Sicilia. Questo ci permette di essere in prima linea nell’aiutare e nel soccorrere quelle migliaia di disperati che ogni anno tentano di giungere in Europa attraverso il Canale di Sicilia. Questo è un servizio veramente molto importante ed è fatto con spirito puramente umanitario. E’ estremamente importante poter intervenire e dare assistenza direttamente in mare, perché spesso e volentieri le distanze in mare e soprattutto in avverse condizioni di tempo possono richiedere alle imbarcazioni numerose ore prima di poter arrivare in porto.

D. – Tra qualche giorno, attraversando La Valletta e le altre città dell’isola, Benedetto XVI potrà ammirare le tracce lasciate dall’Ordine dei Cavalieri di Malta sull’isola nel corso dei secoli. Allora con quale auspicio l’Ordine dei Cavalieri di Malta segue la prossima visita del Papa?

R. – Noi siamo felicissimi, ovviamente, che il Papa si rechi a Malta e lo seguiremo come lo seguiamo in tutti i suoi viaggi apostolici. Ci sarà sicuramente una presenza dei nostri rappresentanti sull’isola, che parteciperà alle celebrazioni. Siamo molto, molto contenti che abbia la possibilità di visitare un’isola straordinaria, che ha un patrimonio architettonico ed artistico davvero unico.




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