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Viaggio apostolico nella Repubblica Ceca

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2009 19:22
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PAPA: IN EUROPA RISCHI EGEMONIA RELATIVISMO

(AGI) - Praga, 27 set.

(dall'inviato Salvatore Izzo)

Se il relativismo che avanza in Europa riuscira' a cancellare le radici cristiane del Vecchio Continente, "le nostre societa' non diventeranno piu' ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto piu' fragili e meno inclusive, e dovranno faticare sempre di piu' per riconoscere quello che e' vero, nobile e buono".
E' questo il monito lanciato da Papa Ratzinger alla fine del secondo giorno della sua visita pastorale nella Repubblica Ceca, uno dei paesi che dopo la dittatura comunista stentano a ritrovare la loro identita' cristiana e dove - ha detto nella celebrazione di questa mattina a Brno, in una spianata gremita da 150 mila fedeli - si vive in "una condizione culturale che rappresenta spesso una sfida radicale per la fede e, quindi, anche per la speranza", virtu' "relegate sul piano privato e ultraterreno" da un progresso scientifico ed economico che il Pontefice definisce "ambiguo", in quanto "apre possibilita' di bene insieme a prospettive negative".
"Gli sviluppi tecnici ed il miglioramento delle strutture sociali sono importanti e certamente necessari, ma - ha spiegato ai cattolici radunati nel capoluogo della - non bastano a garantire il benessere morale della societa'".
"La verita' vi fara' liberi", ha poi scritto di suo pugno sul registro d'onore dell'Universita' "Carlo" di Praga, al termine dell'incontro di stasera con rettori e docenti degli atenei cechi.
A vent'anni dal crollo del comunismo, in un'Europa che "continua ad essere sottoposta a molti cambiamenti", anche in Paesi come la Repubblica Ceca, per il Papa "stanno emergendo sotto nuove forme tentativi tesi a marginalizzare l'influsso del cristianesimo nella vita pubblica, talora sotto il pretesto che i suoi insegnamenti sono dannosi al benessere della societa'".
La rilevanza del cristianesimo per l'Europa e' un dato che, ha osservato nell'incontro con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane all' arcivescovado di Praga, "pochi potrebbero contestare". E non e' affatto vero che "queste radici siano da tempo avvizzite: al contrario, esse continuano, in maniera tenue ma al tempo stesso feconda, a provvedere al Continente il sostegno spirituale e morale che permette di stabilire un dialogo significativo con persone di altre culture e religioni".
"Quando l'Europa si pone in ascolto della storia del cristianesimo - infatti - ascolta la sua stessa storia: le sue nozioni di giustizia, liberta' e responsabilita' sociale, assieme alle istituzioni culturali e giuridiche stabilite per difendere queste idee e trasmetterle alle generazioni future, sono plasmate dalla sua eredita' cristiana". Una "memoria del passato" che "anima le sue aspirazioni per il futuro".
Eppure, ed e' sotto gli occhi di tutti, il relativismo sembra ormai prevalere nell'Europa di oggi e a livello culturale esso "genera un camuffamento, dietro cui possono nascondersi nuove minacce". A preoccupare il Papa e' "la tendenza, cosi' evidente nella societa' contemporanea, verso la frammentazione del sapere: con la massiccia crescita dell'informazione e della tecnologia - ha spiegato nel discorso rivolto ai rettori e docenti nella Sala del Trono al Castello di Praga - nasce la tentazione di separare la ragione dalla ricerca della verita'". E la ragione, "una volta separata dal fondamentale orientamento umano verso la verita', comincia a perdere la propria direzione", cosi' "finisce per inaridire sotto la parvenza di modestia, quando si accontenta di cio' che e' puramente parziale o provvisorio, oppure sotto l'apparenza di certezza, quando impone la resa alle richieste di quanti danno in maniera indiscriminata uguale valore praticamente a tutto".
Per il Papa teologo, che negli anni '70 fu vicerettore dell'Universita' di Ratisbona, tutto questo puo' avere ricadute negative sull'autonomia delle istituzioni accademiche. "Se per un verso e' passato il periodo di ingerenza derivante dal totalitarismo politico, non e' forse vero - si e' chiesto - che di frequente oggi nel mondo l'esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti in maniera sottile e a volte nemmeno tanto sottile, a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine o solo pragmatici? Cosa potra' accadere - ha incalzato il Pontefice - se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda, con scarso riferimento ad una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate? Cosa potra' accadere se, nell'ansia di mantenere una secolarizzazione radicale, finisse per separarsi dalle radici che le danno vita?". La denuncia del Papa riguardo al tentativo di cancellare le radici cristiane dell'Europa e' molto circostanziata: giustamente, ha rilevato, dopo la caduta dei regimi oppressivi comunisti "i cristiani si sono uniti assieme ad altri uomini di buona volonta' nell'aiutare a ricostruire un ordine politico giusto, e continuano oggi ad impegnarsi nel dialogo per aprire nuove vie verso la comprensione reciproca, la collaborazione in vista della pace e il progresso del bene comune". Ma oggi "quanti propongono questa esclusione positivistica del divino finiscono per contrastare proprio quel dialogo delle culture che loro stessi propongono". Cosi' "una comprensione della ragione sorda al divino, che relega le religioni nel regno delle subculture, e'
incapace di entrare in quel dialogo delle culture di cui il nostro mondo ha urgente bisogno". "Noi dobbiamo riaffermare questo - ha concluso - per donare al mondo intellettuale il coraggio necessario per lo sviluppo di un futuro di autentico benessere, un futuro veramente degno dell'uomo".

© Copyright (AGI)


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