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Viaggio apostolico nella Repubblica Ceca

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2009 19:22
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27/09/2009 22:29
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Dal blog di Lella...

Il Paese ripiegato su se stesso attende una minoranza creativa

Fuori dall'aeroporto c'è uno sparuto gruppo di fedeli, nessuna bandiera, nessun manifesto. Il Papa sale su un'auto scura e va verso il centro di questa capitale mitteleuropea, sonnacchiosa nel weekend. Praga non aspetta il Papa, chiusa nel suo scetticismo e prigioniera di pregiudizi.
Qui l'indifferenza religiosa è diventata vanto e titolo di modernità. Il presidente Klaus, che ha accolto il Papa all'aeroporto, qualche anno fa aveva definito la Chiesa un club turistico. Il cardinale di Praga Miloslav Vlk spera che tre giorni accanto a Benedetto XVI gli facciano cambiare idea.
Joseph Ratzinger scommette sulla sua missione e mette in campo tutta la sua forza di Pontefice intellettuale per riconquistare il Paese con il più alto tasso di agnosticismo d'Europa a una Chiesa che qui è ridotta ai minimi termini, una pratica religiosa più che tiepida, una manciata di seminaristi in Boemia e poco di più in Moravia, la regione più cattolica con capoluogo Brno, dove il Papa si reca oggi. Sull'aereo che vola da Roma sembra che allunghi lo sguardo subito oltre la corona delle Alpi verso la pianura boema, consapevole di atterrare in un luogo dove dalla religione si fugge in massa, nonostante adesso ci sia libertà di culto, dopo gli anni della repressione comunista. E osserva: «Normalmente le minoranze creative dominano il futuro».
Sta qui la ragione profonda della missione di Ratzinger. C'è una minoranza a cui dare fiducia, c'è una minoranza da scuotere nella sua consapevolezza, che è poi quella del Vangelo, c'è un pugno di vescovi, sacerdoti, laici a cui infondere energia. Dice il nunzio apostolico a Praga, monsignor Diego Causero: «Bisogna ricreare un nucleo».
Significa superare pregiudizi e anche favorire una percezione migliore della Chiesa nell'opinione pubblica del Paese. E la strategia si gioca attorno all'aggettivo che il Papa ha messo accanto a minoranza, quel «creativo» che traffica talenti, secondo la visione evangelica del «resto di Israele» che ha cambiato la storia dell'umanità.
La società ceca fa i conti con una secolarizzazione avanzata. Il 67% delle coppie divorzia; il matrimonio, e non solo quello religioso, non è più una prospettiva per i giovani. Il tempo della passione politica e civile, della lotta per la libertà dei primi anni dopo la «Rivoluzione di velluto» è lontanissimo. Oggi Praga è confusa, provata dalla crisi economica, che ha riportato sulla scena i fantasmi del protezionismo e una buona dose di arroganza nazionalista.
L'euroscetticismo ha spalmato la società a livello popolare e la classe politica. L'Unione è stata guidata nei primi sei mesi di quest'anno dai leader più lontani dall'idea di Europa di tutto il continente. Così la capitale ceca rischia di diventare il centro isolato della crisi, ai margini di un'Europa che qui ha il suo cuore geografico.
Una minoranza creativa serve a offrire stimoli a una società che si piega sempre più su se stessa. La Chiesa qui ha giocato praticamente sempre questo ruolo. Cirillo e Metodio cominciarono in Moravia l'evangelizzazione delle terre slave. Erano due pazzi o due creativi, quando decisero di trasformare alfabeto e liturgia dal bizantino in slavo, inventando il cirillico come strumento anche di azione missionaria?
Era un folle o un creativo Gregor Mendel, l'abate agostiniano della Moravia che con le sue ricerche da pioniere gettò le basi della genetica moderna? Ed erano matti quei sacerdoti di qui che durante l'Impero asburgico continuarono a predicare in ceco e salvarono la memoria della lingua, che l'Impero voleva invece cancellare per sempre? Ed erano infine stralunati visionari quei vescovi, quei laici, quei preti indomiti che resistettero al comunismo per anni e pagarono di persona con il carcere, confidando solo nella speranza e nella potenza creativa del Vangelo per costruire la società del futuro?
Benedetto XVI aveva in mente tutta questa gente, ieri a Praga.
Qualcuno lo ha citato nei suoi quattro discorsi: Cirillo e Metodio, Mendel, i cardinali Beran e Tomasek. C'è una memoria di impegno e di resistenza che Praga e la Boemia e la Moravia non possono dimenticare. È un'energia che va messa in campo per uscire dalla crisi. Il Papa ha chiaramente mostrato la strada: «Normalmente le minoranze creative indicano il futuro». Praga ha bisogno di trovare nuova strade, ha bisogno di leader di nuovo appassionati. La Chiesa, i suoi giovani, che si stanno formando in tante associazioni e movimenti, devono giocare per se stessi e per il Paese la carta del futuro con il Vangelo in mano.
Al. B.

© Copyright Eco di Bergamo, 27 settembre 2009


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