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Viaggio apostolico nella Repubblica Ceca

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2009 19:22
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24/09/2009 16:36
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Benedetto XVI mostrerà le radici cristiane di Praga
Prima tappa del suo viaggio nella Repubblica Ceca



ROMA, giovedì, 24 settembre 2009 (ZENIT.org).- Maestosa, enigmatica, piena di cultura e storia. E' Praga, la capitale della Repubblica Ceca, che si prepara a ricevere questo sabato Benedetto XVI.

Si tratterà di un viaggio di tre giorni in cui il Pontefice vuole ricordare le radici e i valori cristiani del continente europeo e promuovere la libertà e la democrazia.

Praga è stata scenario di importanti avvenimenti storici del XX secolo: le due guerre mondiali, la rivoluzione russa, la caduta della Cortina di Ferro e l'inizio della democrazia. E' un luogo in cui si intrecciano elementi della cultura ceca, tedesca ed ebraica.

Per gli innumerevoli tesori d'arte, storia e architettura, è una delle 20 città più visitate del mondo. Riceve ogni anno 6 milioni di turisti. Il suo centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità.

Fondata nell'870, nasce dalla progressiva fusione di quattro piccoli agglomerati urbani: Hradcany, il Castello, a ovest della Moldova; Malá Strana, il piccolo quartiere nell'area sud del castello; Staré Mesto, la città vecchia, sul lato orientale opposto al castello; Nové Mesto, la città nuova a sud-ovest.

Il Bambin Gesù: una devozione di origine spagnola

Subito dopo la cerimonia di benvenuto e il discorso che offrirà al suo arrivo all'aeroporto internazionale Stará Ruzyne, questo sabato il Papa si dirigerà alla chiesa di Santa Maria della Vittoria, la cui cura pastorale è affidata ai Carmelitani Scalzi.

Il tempio, in origine luterano, ospita una statuetta venerata da secoli: il Bambin Gesù di Praga.

La storia di questa immagine inizia nel sud della Spagna. Si ignora il nome dello scultore, ma sembra che il luogo di provenienza sia un convento di Córdoba.

Da lì lo prese la regina Isabela Manrique de Lara y Mendoza. Sua figlia María Manrique sposò un nobile ceco, Vratislav di Pernstein.

Come dono di nozze, la ricevette sua figlia Polyssena, sposando Vilem di Rozumberk. Non avendo figli, la donna donò la statua al priore dei Carmelitani Scalzi nel 1628.

Tre anni dopo l'esercito di Sassonia conquistò Praga, saccheggiando i conventi e le chiese. La statua del Bambin Gesù subì gravi danni.

Venne ritrovata solo sei anni più tardi, quando si recò a Praga padre Cirillo della Madre di Dio, proveniente dal convento dei Carmelitani Scalzi della Baviera, che riuscì a far finanziare il restauro. Il Bambino tornò ad essere oggetto di culto e gli vennero attribuiti vari miracoli, come la salvezza della città in occasione di un assedio da parte degli svedesi.

Nel 1655 l'allora Vescovo ausiliare di Praga pose solennemente sulla sua testa una corona d'oro commissionata dal nobile Bernardo Ignazio di Martinic.

La statua venne posta nella cappella all'ingresso della chiesa, e in seguito, per l'affluenza dei pellegrini, venne spostata all'altare laterale centrale. Era il 1741.

Ora l'altare serve a sottolineare la spiritualità del Bambin Gesù. In linea orizzontale, alla sinistra c'è Maria, alla destra San Giuseppe. Con questo si vuole indicare che “il Santo Bambino di Praga è comprensibile solo all´interno del mistero dell´incrocio fra la famiglia divina e la famiglia umana”.

Oggi la festa del Bambin Gesù di Praga si celebra la prima domenica di maggio.

La statua è alta 47 centimetri. E' fatta di cera e si crede che abbia una struttura interna di legno.

Ha più di 100 abiti, confezionati e donati da alte personalità di tutto il mondo. Essendo un'immagine così delicata, solo alcune religiose specializzate ed esperte possono cambiare i vestiti.

La statua ha due corone: una originale del 1767, un'altra fatta tra il 1810 e il 1820.

Un castello ricco di arte e di storia

Un altro luogo millenario della capitale ceca che verrà visitato da Benedetto XVI questa domenica è il Castello, dalle dimensioni monumentali e imponenti: 570 metri di lunghezza e 128 di larghezza su una superficie di 7,28 ettari.

Secondo alcune ricerche archeologiche, la sua costruzione risale all'880 per ordine del principe Borivoj della dinastia dei Premyslidi.

E' stato la residenza del re di Boemia, degli imperatori del Sacro Romano Impero, dei Presidenti della Cecoslovacchia e dei Presidenti della Repubblica Ceca. E' stato anche sede episcopale.

Al suo interno si trova anche la chiesa di San Giorgio, accanto al monastero dei Benedettini, fondato nel 973 e che ospita notevoli opere d'arte.

Dal 1989 i turisti possono accedere ad altre aree del Castello come il Giardino Reale, la Sala della Pallacorda, i giardini meridionali e le scuderie imperiali.

Nel Salone di Vladislav il Papa incontrerà questa domenica il mondo accademico.





Il cardinale Spidlik: il Papa nella Repubblica Ceca per una Europa spiritualmente unita


Fervono gli ultimi preparativi nella Repubblica Ceca per il viaggio apostolico di Benedetto XVI in questa terra dal 26 al 28 settembre. Il Papa visiterà la capitale Praga, Brno, capoluogo della Moravia, e Stará Boleslav, luogo del martirio di San Venceslao, Patrono principale della nazione, la cui festa, lunedì prossimo, è l’occasione del viaggio. Il servizio del nostro inviato a Praga, Sergio Centofanti.

Praga è una delle città più belle del mondo: placidamente adagiata, come Roma, sui dolci pendii di sette colli e attraversata dalle curve sinuose del fiume Moldava, le cui acque, solcate da vecchi e nuovi ponti, riflettono le immagini suggestive di un passato che ci parla di una fede tradotta in romanico, gotico e barocco. Piccola perla d’Europa. In queste terre, oltre mille anni fa, iniziarono la loro missione i fratelli Cirillo e Metodio per gettare i primi ponti tra il mondo ebraico-greco-latino e quello slavo, inventando un alfabeto grazie al quale queste popolazioni poterono leggere il Vangelo nella loro lingua.


Ma i due fratelli non ebbero vita facile nella costruzione di questi ponti di dialogo. E così chi li imitò. Questa è una terra di martiri: San Venceslao, ucciso perché con il Vangelo mise in questione gli interessi dei potenti; Santa Ludmilla, nonna di Venceslao, strangolata perché i suoi consigli erano semplicemente “cristiani”; Sant’Adalberto, trafitto dalle lance per aver annunciato che Gesù è Dio fatto carne; San Giovanni Nepomuceno, lasciato annegare nel Fiume Moldava perché non volle svelare al re i segreti del confessionale; San Giovanni Sarkander, torturato e ucciso perché durante le guerre di religione non stava con nessuno se non con la pace di Dio.


Terra del dolore e della risurrezione: a Brno, nel carcere fortezza dello Spielberg, il patriota italiano Silvio Pellico, dopo otto anni di sofferenze, ritrovò la fede e il perdono per i persecutori, scrivendo “Le mie prigioni”, primo trattato sui diritti dei detenuti. Terra violentata da due dittature: quella nazista e quella comunista che ebbero la pretesa illusoria di costruire un mondo contro Dio e senza Dio. Vent’anni fa cadeva il regime filosovietico che pensava di risolvere le ansie dell’uomo sul piano economico e materiale. E proprio vent’anni fa, Giovanni Paolo II canonizzava Agnese, principessa boema che nel XIII secolo distribuì ai poveri tutti i suoi beni per seguire Cristo crocifisso. Forse meno logico, ma più convincente.


Le ansie dell’umanità sono state ben descritte da un grande scrittore nato a Praga, Franz Kafka, vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900. Nelle sue opere (La Metamorfosi, Il Processo, Il Castello) l’uomo è sovrastato da una colpa misteriosa che deve espiare senza sapere il perché. Un male irrisolvibile che schiaccia la vita nei meandri di una quotidianità senza senso. Giovanni Paolo II, nei suoi tre viaggi in questo Paese, ha annunciato la Verità che libera da questo peso insostenibile e dalle violenze che ne derivano: ha annunciato la misericordia di Dio. A cui deve seguire il perdono dell’uomo. E così ha chiesto perdono e offerto perdono: per le sofferenze inflitte – e lo ha detto chiaramente nel caso di Jan Hus, il riformatore boemo ucciso sul rogo nel 1415 - e per le sofferenze subìte. Il perdono di Dio appartiene ad un’altra logica, ha un’altra grammatica, e genera pensieri e azioni completamente nuovi. E soprattutto ha i suoi misteriosi tempi nel produrre frutti e che l’umanità insofferente – nella sua fretta - non riesce a comprendere. Benedetto XVI viene in questa terra sulle orme di Giovanni Paolo II invitando a non avere paura, a non dubitare, a ripartire dalla fede: i tempi sono di Dio. I mulini del Signore – dice un proverbio ceco – macinano lentamente, ma macinano certamente.


Personalità di spicco della Chiesa ceca è il cardinale Tomáš Špidlík, nato 90 anni fa a Brno, in Moravia. Gesuita, costretto ai lavori forzati durante la guerra prima dai nazisti e poi dai comunisti, è diventato sacerdote a 30 anni in mezzo a difficoltà di ogni tipo. Noto per i suoi studi e per i suoi libri sulla spiritualità delle Chiese d’Oriente, vive e lavora al Centro Aletti di Roma con padre Marko Ivan Rupnik. Da quasi 50 anni collabora con la Radio Vaticana, con la sua meditazione del venerdì. Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale nel 2003. Al cardinale Tomáš Špidlík, la collega Helene Destombes ha chiesto quale sia il significato di questa visita di Benedetto XVI in Cechia:

“Giovanni Paolo II è venuto qui 20 anni fa, quando è caduto il muro di Berlino e quindi quando è caduto il comunismo ed è nata la nuova Europa. Giovanni Paolo II ha affermato che scopo della sua visita era quello di lavorare all’unità spirituale dell’Europa. Benedetto XVI viene 20 anni dopo e viene proprio a Praga che è il centro geografico dell’Europa. Allora questa nuova visita del Papa ci fa pensare: dobbiamo fare un’Europa spiritualmente unita. Il viaggio del Papa non è un viaggio politico ma spirituale. I cechi sono un popolo di origine orientale che però è vissuto 2000 anni nella civiltà e nella cultura occidentale: così possono conciliare queste due mentalità affinché l’Europa - che per tanto tempo è stata divisa in due - possa tornare ad essere una sola Europa”.



Radio Vaticana

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