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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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22/06/2009 17:17
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Padre Rupnik parla, ai nostri microfoni, dei suoi mosaici nella Chiesa inferiore di San Pio, illustrati al Papa al termine della visita pastorale


Dopo il discorso al clero e ai giovani, Benedetto XVI è sceso nella Chiesa inferiore di San Pio da Pietrelcina. Qui ha potuto ammirare i mosaici di padre Marco Ivan Rupnik. Lo stesso padre gesuita ha illustrato al Papa il significato teologico della sua opera, che fonde mirabilmente la vita di San Pio con quella di San Francesco d’Assisi. Proprio su questo binomio, si sofferma padre Rupnik intervistato da Debora Donnini:

R. – Lui aveva un grande senso per l’uomo contemporaneo al quale si rivolgeva. Allora mi sono posto la domanda: che cosa tirare fuori da tutto questo per la mentalità odierna, per l’uomo di oggi? Mi sembrava importante far vedere che cosa è un Santo. Un Santo non è mai da solo, un individuo eccezionale, come si rischia alle volte di pensare. Allora bisogna far vedere che in Padre Pio noi troviamo una similitudine a un altro Santo, perché è simile alla Chiesa, lui è tessuto dentro la Chiesa e siccome la Chiesa è una comunione delle persone che vivono veramente la vita che abbiamo ricevuto dal Battesimo, allora siamo uno legato all’altro, la nostra vita è legata alla vita dell’altro. In Pio io ho trovato Francesco. Poi c’è un altro tratto: ogni Santo è simile a un altro ma, soprattutto, è simile a Cristo. Allora io ho cercato tre caratteristiche costanti.

D. – Che cosa l’ha ispirata nel descrivere queste immagini? C’è questa raffigurazione di Gesù Cristo in croce e Padre Pio anch'egli in croce abbracciato a Lui…

R. – Qui si vede quello che dicevo prima, cioè il Santo è Santo perché è simile a Cristo, ha realizzato la somiglianza a Cristo, ma la somiglianza a Cristo non si raggiunge attraverso un’imitazione esterna, un modello che io imito: questo è spersonalizzante, moralmente dubbio e spiritualmente non sano. Noi riceviamo la stessa vita di Cristo perciò possiamo diventare simili a Lui, per la comunione che ci unisce. Vediamo Padre Pio che contempla Francesco come “alter Cristus” che era il grande titolo di Francesco nella Chiesa, “l’altro Cristo”. Siccome i padri dicono: noi diventiamo ciò che contempliamo, ecco, lui contempla la vita di Francesco in cui trova Cristo e in Padre Pio cresce Cristo, cresce la sua vita.

D. – C’è una di queste scene della vita di Padre Pio che l’ha particolarmente coinvolta e che, secondo lei, in qualche modo, rappresenta il messaggio ciò che Padre Pio dice a noi, all’uomo?

R. – Per me, fondamentale, è la lotta spirituale. Padre Pio è un grande testimone che il male non è una forza cieca che si può dominare con la politica, la sociologia, la psicologia, ma è una forza che ha i fondamenti nel mondo dello spirito e necessita di una vita spirituale, di una lotta spirituale, che non si può prendere solo dall’uomo ma che si deve attingere in Dio. Perciò, secondo me, è la cosa che veramente oggi, in un mondo un po’ leggero, spensierato, lui testimonia. Dietro le quinte c’è un dramma e così come lo vive l’uomo il dramma nel mondo c’è. Penso che lui faccia vedere molto bene il dramma e l’esito del dramma. Fondamentalmente lui è un uomo felice, come Francesco. Io finisco proprio la discesa verso la cripta con due immagini della felicità, cioè della consolazione. Penso che sia questo il messaggio più forte e incisivo: solo con Cristo si riesce non a distruggere il male, non a vincere il male, ma a tradurlo nel bene. (Montaggio a cura di Maria Brigini)





L’arcivescovo D’Ambrosio: nella visita a San Giovanni Rotondo, il Papa è entrato nel cuore della gente


Una visita intensa, all'insegna della spiritualità di Padre Pio. Per un bilancio della giornata del Papa a San Giovanni Rotondo, la nostra inviata Debora Donnini ha intervistato il nuovo arcivescovo di Lecce, mons. Domenico Umberto d’Ambrosio, amministratore apostolico della diocesi Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. Il presule si sofferma sui messaggi più importanti consegnati dal Papa ai fedeli della sua diocesi:

R. - Il Papa è andato al di là delle nostre attese, l’ho capito anche dal volto entusiasta e sorridente della gente. Ma poi è entrato nel cuore dei problemi, è entrato nel cuore della gente. Ecco, ci siamo sentiti soprattutto noi che siamo qui, confortati e indirizzati verso il prosieguo di una testimonianza, di un’indicazione di un progetto di vita che scaturisce dalla Santità. Il Papa ci ha richiamato al fatto che la Santità è alla portata di tutti e siamo chiamati a vedere in questo modello, che è San Pio da Pietrelcina, anche un sostegno per il cammino che ci deve vedere insieme.


D. – Il Papa fondamentalmente ha testimoniato che Padre Pio è vivo, che il suo messaggio è vivo e forte, importante per il mondo di oggi...


R. – Direi che ha riletto un po’ la vita di Padre Pio facendo trasparire la proposta di vita che Gesù fa ai suoi discepoli. E ci ha parlato sì di questo amore, che qui ha trovato delle incarnazioni credibili, soprattutto l’amore che si fa condivisione, che si fa solidarietà, che si inchina sulle sofferenze: ecco la grande opera di carità di San Pio da Pietrelcina. E poi ci ha richiamato al primato della preghiera, ci ha messo in guardia dalle tentazioni e ci ha detto che l’unico nostro sguardo in fondo è a Cristo Gesù. Ha ricordato ai giovani di non cedere alla tentazione, ma di guardare alla proposta che è realizzazione di un progetto di vita autentico, quale è quella che Cristo Gesù fa ai suoi discepoli. Credo che i giovani hanno capito questo legame forte con un Papa, che in fondo li sprona ad essere un po’ coloro che sono in fondo: una nuova linfa di speranza per la Chiesa in questa realtà, in questo mondo per troppi versi schiavo di tentazioni, di paure e di incertezze.


D. – Lei nell’incontro del pomeriggio è stato abbracciato dal Papa e gli ha chiesto di benedirla per la sua prossima missione. Lei, infatti, sta per andare come arcivescovo a Lecce e lascerà San Giovanni Rotondo...


R. – Mi sono sentito confortato, il Papa è stato ricco di elogi che sicuramente non merito. Ma tutto questo, in fondo, cosa mi dice? Lui ha fatto quello che è il suo ministero: mi ha confermato in questo servizio che non può legarsi ad un luogo, a delle persone, ma che è servizio per il Regno di Dio. E con questo affetto, con il quale il Papa si è avvicinato a me, mi ha trattato. Il Papa mi conforta e mi dice che posso andare tranquillo.


D. – Che cosa le ha dato la figura di Padre Pio, cosa le ha dato in questi anni?


R. – La figura di Padre Pio mi ha dato molto. Io sono stato qui già 20 anni da parroco e quindi lo avevo già conosciuto. Ma venire qui ed essere il responsabile di tutto il Santuario e delle opere di San Pio da Pietrelcina, in fondo mi ha avvicinato a questa figura ben più di prima. Se c’è una cosa che mi ha dato Padre Pio, a distanza di 44 anni, l’incontro con lui, questo essere vicino a lui, è sentire la responsabilità di non sciupare la ricchezza di questo dono e di questa eredità. In fondo se c’è una cosa che mi ha dato di più è la Messa, che celebro certamente da un po’ di anni a questa parte con un impegno, con una gioia, con una disponibilità, con un’offerta, che prima non conoscevo.


Radio Vaticana

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