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Viaggi pastorali in Italia

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2012 20:47
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28/04/2009 17:02
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Il Papa in Abruzzo: soluzioni rapide e solidarietà duratura. L'Aquila anche se ferita tornerà a volare


“Vorrei abbracciarvi con affetto uno a uno”. E poi, più avanti: “Non resterete soli”. In queste frasi pronunciate prima nella tendopoli di Onna e poi davanti alla folla di Coppito sta il sentimento più profondo di solidarietà, ma anche la grande commozione, che ha accompagnato oggi Benedetto XVI durante tutto il tempo della sua visita fra i terremotati dell’Abruzzo. Il maltempo che imperversa in queste ore su gran parte dell’Italia aveva costretto questa mattina il Papa a raggiungere in auto anziché in elicottero le zone colpite dal sisma, facendo slittare in avanti di un’ora i vari appuntamenti. L’ultimo, in ordine di tempo, si è concluso mezz’ora fa, nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito, da dove Benedetto XVI è ripartito in auto per il Vaticano dopo aver rivolto un discorso alla popolazione abruzzese, alle sue autorità civili e religiose, ai soccorritori. Il servizio di uno dei nostri inviati, Massimiliano Menichetti:

La pioggia mista alle lacrime ai sorrisi dei sopravvissuti al terremoto hanno accolto il Papa arrivato ad Onna, uno dei luoghi simbolo del sisma del 6 aprile che ha flagellato 49 comuni abruzzesi devastando il centro storico dell’Aquila.


“Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita”, ha detto il Papa, stretto dall’abbraccio della gente di Onna, dagli applausi: persone che hanno perso la casa, spesso gli affetti ma non la forza della fede. Benedetto XVI ha rimarcato il “dolore e la precarietà” seguiti al sisma, la sua vicinanza, la preghiera fin dai primi momenti della catastrofe:

“La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità”.


Guardando la voglia di reagire di questo popolo che più volte ha conosciuto il dramma del terremoto, il Papa ha parlato di una forza d’animo che suscita speranza e, citando un detto degli anziani aquilani, ha aggiunto: “Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso”:


“Se fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante l’impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia”.


“Il Signore crocifisso è risorto e non vi abbandona”, ha evidenziato, rispondendo così alle tante paure spesso serbate nel cuore:


“Non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo. Incoraggio tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano”.

Rivolgendosi a chi ha perso i propri cari Benedetto XVI ha esortato ad una testimonianza forte di vita e di coraggio nella consapevolezza che l’amore rimane anche al di là della “precaria esistenza terrena”, perché l’Amore vero è Dio. “Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato”, ha concluso.


Poi il Papa ha pregato per le vittime del terremoto e, tra gli applausi e la commozione della popolazione, si è recato presso la Basilica di Collemaggio dove ha venerato l’urna di Celestino V e dove ha deposto il Pallio che gli venne imposto nella celebrazione di inizio Pontificato. Quindi, dopo una breve sosta il raccoglimento davanti alla Casa dello Studente nel centro de L’Aquila dove sono morti 8 ragazzi, infine l’arrivo, tra gli applausi, nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito.


Commovente l’incontro con i fedeli, i volontari, i militari in prima linea nell’emergenza; poi il saluto dell’arcivescovo de L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, che ha consegnato al Papa una città ferita ma viva nella fede. Sulla linea della ricostruzione l’intervento del sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, e quello del presidente della Regione, Gianni Chiodi. Benedetto XVI ha ripercorso idealmente i luoghi del terremoto e volgendosi ai tanti fedeli ha portato la sua testimonianza in Cristo:


“Eccomi ora qui, in questa Piazza su cui s’affaccia la Scuola della Guardia di Finanza, che praticamente sin dal primo momento funziona come quartiere generale di tutta l’opera di soccorso. Questo luogo, consacrato dalla preghiera e dal pianto per le vittime, costituisce come il simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento”.


Il Papa, guardando il piazzale che ha ospitato le salme delle tante vittime per la celebrazione delle esequie presiedute dal cardinale Tarcisio Bertone, ha sottolineato che oggi questo stesso spazio “raccoglie le forze impegnate ad aiutare L’Aquila e l’Abruzzo a risorgere presto dalle macerie del terremoto”. Poi ha sottolineato il valore della solidarietà:


“E’ come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio”.

“Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?”, ha chiesto il Papa volgendosi al mistero salvifico del Cristo risorto che porta “nuova luce”, illumina e dà senso. Poi l’invito alla comunità civile :


“Ma anche come Comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare”.


Quindi l’invito a volgere lo sguardo verso la statua della Madonna di Roio alla quale il Papa a affidato la città e tutti gli altri paesi toccati dal terremoto. A Lei il Papa ha lasciato una Rosa d’oro, quale segno della sua preghiera.
(Canto)





In un clima di grande commozione l'abbraccio di Benedetto XVI ai terremotati


Nubi, pioggia e fango non hanno smorzato l’intensità con la quale, nelle varie tappe del suo percorso tra tendopoli e macerie - davanti alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio come davanti ai resti della Casa dello studente - Benedetto XVI ha parlato, pregato, confortato i sopravvissuti al sisma. Ripercorriamo allora i singoli istanti che hanno scandito la mattina del Papa in Abruzzo, prima del suo arrivo alla Caserma di Coppito. La cronaca è del nostro inviato al seguito di Benedetto XVI, Fabio Colagrande:

C’è chi lo definisce il Papa ‘teologo’, c’è chi parla a sproposito della sua ‘solitudine’: ma Benedetto XVI, vero Pastore tra la gente, trasmette la speranza della Resurrezione soprattutto attraverso gli sguardi e i gesti più semplici.


Fin dall’arrivo nella tendopoli di Onna – la frazione quasi completamente distrutta dal sisma del 6 aprile, che ha sepolto sotto le macerie ben 40 dei suoi abitanti – il Papa ha mostrato che lo scopo di questa sua visita era - al di là di ogni momento ufficiale – dare direttamente la consolazione della fede a questa gente, squarciata dal dolore di tanti lutti e ancora atterrita e spaurita a tre settimane da quei drammatici 28 secondi che hanno ferito e mutilato per sempre tante famiglie. In modo informale Benedetto XVI ha ascoltato le loro storie, stringendo mani e dando parole di conforto ai familiari delle vittime, commossi di vederlo finalmente fra di loro. Sentiamo le loro reazioni alle parole del Papa:

R. - E’ stato di buon auspicio. Confidiamo nella fede e in lui. Siamo fiduciosi.


D. - E’ stato di conforto…


R. - Sì, di sostegno. Siamo nelle mani del Signore, come ha detto giustamente Sua Santità. Speriamo che le autorità ci aiutino e che anche Sua Santità sia di monito a spingere le autorità, perché ci aiutino a risollevarci da questo grande disastro che purtroppo ci ha colpito.


R. - E’ un’emozione fortissima che riempie di gioia tutti i nostri cuori e siamo davvero onorati per la presenza del Sommo Pontefice tra noi. Speriamo davvero che grazie alla sua preghiera Onna possa risorgere e siamo fiduciosi per questo. E’ importante la sua presenza qui perché ravviva la fede nei nostri cuori ed è fondamentale per superare questo momento di grande sconforto e di grande dolore per tutti noi.


D. - Cosa l’ha colpita delle parole del Santo Padre?


R. – Sono state delle parole splendide, meravigliose, e l’emozione è fortissima nei nostri cuori. Poi, questa vicinanza, questa umanità infinita che lui ha; condivide con noi questo immenso dolore. Il Papa è grande e noi lo amiamo.

D. – Che significato ha questa visita del Papa ad Onna?


R. – E’ molto importante. Ci porta speranza e ci porta serenità, perchè ne abbiamo veramente bisogno.
‘Noi abruzzesi siano forti e gentili e lo siamo grazie alla nostra fede. Abbiamo sentito il Papa vicino, fin dai primi momenti di questa tragedia’. Questo un passaggio del messaggio che i sopravvissuti di Onna hanno preparato per l’occasione. A guidarli anche oggi c’era il parroco don Cesare Cardoso che così commenta la visita del Pontefice:

R. – Prima di tutto abbiamo sperimentato un’emozione molto grande con la presenza del Papa e con le sue parole, che ci hanno incoraggiato a vivere questo momento nella serenità e, soprattutto, innanzitutto, nella fede, che è l’unica arma che ci aiuta in questi momenti così difficili e di grande calamità.


D. – Che le ha detto quando l’ha abbracciato, quando è sceso dalla macchina?


R. – Sua Santità ci ha detto: “Da quando ho saputo, prego per voi. Vi sono vicino con la preghiera e, quindi, adesso la mia presenza qui è una vicinanza fisica, ma da quando è successo tutto, vi ho sempre pensato. Ho sempre pregato per voi”.

Dopo l’incontro con la popolazione il Papa ha visto le macerie del paesino, accompagnato dal sottosegretario Bertolaso, e poi è tornato verso L’Aquila, mentre una folla di abruzzesi lo salutava lungo la statale. L’omaggio a San Celestino, nella Basilica di Collemaggio scoperchiata dal terremoto, ha un grande valore per gli aquilani che hanno visto riaprirsi eccezionalmente la Porta santa della Perdonanza, assieme alla speranza di un riscatto dalla sofferenza. Poi, dopo aver visitato il centro storico del capoluogo, ormai una città fantasma, Benedetto XVI è arrivato nella via dolorosa, com’è stata ribattezzata via XX settembre, e davanti alle macerie della Casa dello studente ha incontrato uno per uno gli universitari sopravvissuti a quel drammatico crollo, informandosi sui loro studi e incoraggiandoli a proseguire nella vita di sempre. Con loro c’era Don Luigi Epicoco, il cappellano universitario che così descrive quell’esperienza drammatica:

R. - E’ stata un’esperienza terribile. Quella notte abbiamo cercato di scappare un po’ tutti. Noi, fortunatamente, siamo riusciti a uscire dalle nostre case prima che crollassero. La cosa bella, però, è che se in quei momenti prevale l’istinto di sopravvivenza, lì è prevalso l’istinto di solidarietà. Vedevo questi ragazzi che si cercavano a vicenda. Nonostante il terremoto continuasse, non avevano paura di rientrare nei vicoli, nelle stradine, cercare di tirare fuori gli amici, ricercarli, scavare a mani nude. Proprio accanto alla nostra parrocchia, che è crollata, è crollato anche il palazzo di fianco dove vivevano diverse famiglie e lì un gruppo di studenti, qualche minuto dopo il terremoto, ha sentito dei lamenti e ha cominciato a scavare. In una famiglia, i genitori hanno protetto i propri figli di 10 e 7 anni con il proprio corpo e, infatti, questi bambini si sono salvati, i genitori no. Questi ragazzi sono stati salvati da questi universitari che hanno cominciato a scavare nel buio senza nessuna protezione e li hanno tirati fuori. Vedevo tanta commozione e smarrimento ma anche questo senso di responsabilità. In una notte soltanto, penso che questi ragazzi siano cresciuti di trent’anni.






Testimonianze dei terremotati. Il sindaco Cialente invita il Papa a tornare. L'ambasciatore tedesco: impegno della Germania per Onna

Il Papa ci ha riportato la speranza. Con accenti simili, da Onna a L’Aquila, molti degli abruzzesi colpiti dal terremoto hanno commentato così la visita di Benedetto XVI. Massimiliano Menichetti ha raccolto alcune di queste voci, a cominciare dal parroco della cattedrale de L’Aquila, don Renzo d’Ascenzo, e Domenico Di Cesare, sindaco di Carapelle Calvisio, il più piccolo centro colpito dal terremoto, che raccontano le impressioni a caldo del loro incontro con il Papa:

R. – E’ veramente un privilegio, perché per noi sacerdoti il Papa è colui che è vicino a Cristo.


D. – Don Renzo, cosa ha portato lei nel suo cuore al Papa, cosa ha dato lei al Papa in questo incontro?


R. – Ho rivolto alcune preghiere al Signore. Ho detto: “Signore, tieni il Papa nella salute, nella forza, perché è una bellissima figura che mi suscita davvero tanta commozione”. Ecco, ho portato la mia piccola preghiera che sembra un mezzo debole ma è un mezzo potente, il mezzo più potente che esista.


D. – Domenico Di Cesare, come è stato interessato dal sisma il suo comune?


R. – Metà paese è crollato, però per fortuna non ci sono stati morti e feriti. Siamo tutti vivi. E’ un paese di 96 abitanti, il più piccolo del centro-sud. Andiamo avanti, ricostruiamo.


D. – Cosa ha significato per lei l’incontro con il Papa?


R. - E’ un conforto e un aiuto che ci dà con la sua presenza su questo territorio. Siamo molto grati al Santo Padre.


D. – Cosa porterà ai suoi concittadini di questo incontro?


R. –Il ricordo, soprattutto, e la benevolenza del Santo Padre.


R. – (Una signora) Sono emozionata e sono contenta che sia venuto da noi, a sostenerci. Speriamo che ci dia la forza, lui, con Dio, di andare avanti.


D. – Il Papa ha incontrato degli studenti della Casa dello Studente...


R. – (Un giovane) Fa piacere che il Papa abbia voluto dare questo segno, che sia voluto venire ad incontrarci, soprattutto a visitare questa popolazione, perché penso sia importante anche la sua presenza qui come un punto di riferimento per ripartire, per far sentire che la Chiesa ci è vicina.


R. – Sono il ministro provinciale dei Cappuccini d’Abruzzo.


D. – Il Papa ha abbracciato, con questa visita, non solo L’Aquila e i tanti comuni terremotati, ma l’intero Abruzzo. Che messaggio ha portato?


R. – Per l’intero Abruzzo è un ritorno ai principi della fede, all’essenziale: in questo momento in cui tutto il resto è andato perso o distrutto, l’unico riferimento solido sono i principi della fede, della speranza e dell’amore. In questi momenti, uno quasi quasi pensa di lasciarsi andare, invece il riferimento, l’aggrapparsi alla fede in questi casi, il sentire vicina la presenza di Cristo, di Cristo crocifisso … è Cristo che condivide le nostre prove.


D. – Il Papa ha incontrato una città ferita: che cosa ha significato pregare insieme al Papa?


R. – Significa vedere accolta la sofferenza di tanti, è una sofferenza che condividiamo e vedere il Papa che accoglie questa sofferenza è una grande consolazione.


Il sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, ha voluto invitare il Papa a tornare nella città terremotata per la prossima festa della Perdonanza celestiniana del 28 agosto. Il nostro inviato, Massimiliano Menichetti, ha chiesto al sindaco un commento alle parole del Pontefice che ha esortato a ricostruire case e chiese più sicure:

R. – Siamo stati particolarmente felici. Sa qual è la nostra paura? Glielo dico sinceramente, che fra qualche mese, quando poi si resterà soli, noi avremo tanti problemi da affrontare - soprattutto i primi due anni saranno durissimi - per mantenere in vita questa città. Il fatto che anche il Santo Padre con le sue parole abbia rimarcato oltre ad un aspetto spirituale anche un aspetto direi civile, concreto, questo mi darà la forza e permetterà anche di mantenere forte l’attenzione di tutti.


D. – Secondo lei, la città ha risposto a questo invito del Papa oppure no?


R. – Sì, sì, ha riposto. Le posso assicurare che c’è questa voglia di rivincita molto forte, che non vinca il terremoto. La cosa che a me ha colpito nei giorni immediatamente successivi, è che tutti i concittadini che incontravo, mi dicevano “Ricomincia, riparti”. E il giorno dei funerali, su questa piazza, sono andato a salutare i familiari delle vittime e tanti miei amici, tante persone che conosco, e fra le lacrime mi dicevano, non dico con rabbia, ma quasi in modo da trovare una consolazione a quel dolore, mi dicevano: “Adesso ricominciamo. Tieni duro. Datti da fare. Ricostruisci. Ripartiamo e così via”. Questa è una delle cose che rimarranno indelebili nella mia memoria.


D. – Sindaco, il controllo sulle case va avanti. Quando le persone potranno rientrare a casa? Si aspetta l’ordinanza che lei deve firmare...


R. – Nel pomeriggio: la comunicherò alle 16.00. Potranno, quando se la sentiranno, perché il rientro in casa dovrà essere un momento di riconquistata serenità. In questo momento abbiamo troppa paura: il sisma continua.




Onna, il “paese che non c’è più”. Dalla drammatica scossa del 6 aprile, che l’ha praticamente rasa al suolo, questa frazione de L’Aquila è diventata suo malgrado l’icona della distruzione del terremoto e, insieme, dell’estrema dignità di tutta la popolazione abruzzese di fronte alla tragedia. Ma già nel 1944 Onna fu protagonista di una sanguinosa pagina di storia, quando l’esercito tedesco massacrò 17 suoi abitanti. Oggi, sulle macerie di quell’episodio la Germania vuole costruire un presente di solidarietà, come conferma l’ambasciatore tedesco a Roma, Michael Steiner, intervistato dalla collega della nostra redazione tedesca, Birgit Pottler:

R. – Abbiamo un legame speciale con Onna: l’11 giugno 1944 c’è stata una strage della Wehrmacht. Sono stati uccisi 17 civili, e questo evento – giustamente! – non è mai stato dimenticato, ad Onna. Abbiamo quindi pensato che siccome noi abbiamo questo legame storico con Onna, è bene concentrare i nostri interventi direttamente a Onna.


D. – Non sarà possibile ricostruire tutto il Paese: quali sono i punti principali su cui si concentrano gli aiuti?


R. – Lei ha ragione: non possiamo fare tutto e non sarebbe bene, perché noi dobbiamo lavorare insieme alle autorità comunali, ma anche con i cittadini di Onna: dobbiamo lavorare insieme. Credo che la cosa più importante per i cittadini sia la ricostruzione del “borgo”, ma per questo ci vorrà tempo: realisticamente, non si potrà fare nel corso di questo anno, ci vorrà del tempo. Per questo, noi vogliamo garantire la presenza della nostra Protezione civile, e questo dovrebbe avvenire a partire da mercoledì. Il personale della Protezione civile aiuterà nello svolgimento dei lavori di ricostruzione e sosterrà i cittadini nelle difficili situazioni in cui si trovano. Credo che sia importante per i cittadini poter contare sulla concreta solidarietà tedesca. Lavoreremo insieme ad un progetto da realizzarsi dopo l’esperienza dolorosa del passato, della guerra: questa volta, faremo qualcosa di buono per Onna.


D. – Lei come ha visto il paese di Onna e la gente che è rimasta lì?

R. – La distruzione delle case è così devastante … è traumatico alla vista! Ma i cittadini hanno una dignità così impressionante, che invita ad aiutare. E, se posso dirlo, sono anche molto contento di sapere che il Santo Padre sa bene dell’iniziativa tedesca: sono molto contento di avere questo sostegno.







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