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Viaggio apostolico in Giordania e Israele

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2009 21:40
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PAPA: MADRI PIANSERO PER SHOAH, OGGI SALVINO FIGLI

(AGI) - Gerusalemme, 11 mag.

(dell'inviato Salvatore Izzo)

Le vittime dell'Olocausto - sei milioni, ha ricordato oggi Benedetto XVI - avevano dei padri e delle madri.
"Posso soltanto immaginare la gioiosa aspettativa dei loro genitori, mentre attendevano con ansia la nascita dei loro bambini. Quale nome daremo a questo figlio? Che vita avra'? Mai avrebbero immaginato per loro un destino cosi' lacrimevole", si e' commosso il Papa tedesco nel memoriale dello Yad Vashem di Gerusalemme, prima tappa della sua visita in Israele e occasione per una rinnovata condanna di ogni forma di negazionismo. E' stata organizzata "una insidiosa rete di bugie per convincere che certi gruppi non meritano rispetto, ma per quanto ci si sforzi, non si puo' mai portar via il nome di un altro essere umano", ha detto auspicando che le sofferenze degli ebrei "non siano mai negate, sminuite o dimenticate".
La Chiesa intera vuole "operare senza stancarsi per assicurare che l'odio non regni mai piu' nel cuore degli uomini, schierandosi accanto a quanti oggi sono soggetti a persecuzioni per causa della razza, del colore, della condizione di vita o della religione". Parole sgorgate dal cuore del Papa dopo l'incontro con alcuni superstiti dell'Olocausto e parenti delle vittime che lo ha molto toccato a livello personale. E lo stesso sentimento di partecipazione il Papa ha manifestato in un incontro con i genitori e i fratelli di Gilad Shalit, il giovane soldato rapito 1050 giorni fa e da allora tenuto prigioniero a Gaza.
Noam Shalit, il padre, ha detto al Pontefice di sperare che grazie all'impegno del Vaticano possano esservi progressi per Gilad e l'ufficio di Shimon Peres, che aveva organizzato l'appuntamento ha parlato di "un incontro molto importante in quanto il Papa rappresenta un miliardo e mezzo di fedeli e ha incontri con leader politici e spirituali di tutto il mondo". E proprio ai papa' e alle mamme sia israeliani che palestinesi, Benedetto XVI si e' rivolto con tono accorato nel discorso piu' "politico" della giornata. "Quali genitori vorrebbero mai violenza, insicurezza o divisione per il loro figlio o per la loro figlia?" Al termine della visita alla residenza del presidente della Repubblica di Israele, Benedetto XVI ha introdotto con questa domanda il suo appello "alle comuni famiglie di questa citta', di questa terra" affinche' contribuisacano tutte alla causa della pace. "Quale umano obiettivo politico - si e' chiesto il Pontefice - puo' mai essere servito attraverso conflitti e violenze?". Per il Papa sono gia' in molti nei due popoli a invocare la pace e a lavorare concretamente per essa. "Odo il grido - ha affermato - di quanti vivono in questo Paese che invocano giustizia, pace, rispetto per la loro dignita', stabile sicurezza, una vita quotidiana libera dalla paura di minacce esterne e di insensata violenza. So che un numero considerevole di uomini, donne e giovani stanno lavorando per la pace e la solidarieta' attraverso programmi culturali e iniziative di sostegno pratico e compassionevole; umili abbastanza per perdonare, essi hanno il coraggio di tener stretto il sogno che e' loro diritto".
In questo stesso intervento il Papa ha fatto cenno al muro di divisione costruito da Israele per "controllare" l'ingresso dei palestinesi sul suo territorio, al quale ha contrapposto l'immagine biblica di "un giardino ricolmo di frutti, non segnato da blocchi e ostruzioni".
"Nel linguaggio ebraico, la parola sicurezza, che si dice 'batah', deriva - ha rilevato - da fiducia e non si riferisce soltanto all'assenza di minaccia ma anche al sentimento di calma e di confidenza". "Naturalmente - ha ammesso il Pontefice - ci si aspetta che i leader civili e politici assicurino una giusta e adeguata sicurezza per il popolo a cui servizio essi sono stati eletti. Questo obiettivo - infatti - forma una parte della giusta promozione dei valori comuni all'umanita'" ma "i valori e i fini autentici di una societa', che sempre tutelano la dignita' umana, sono indivisibili, universali e interdipendenti e non si possono pertanto realizzare quando cadono preda di interessi particolari o di politiche frammentarie". "Il vero interesse di una nazione - ha insisitito il Papa - viene sempre servito mediante il perseguimento della giustizia per tutti".
Dunque, ha concluso, "una sicurezza durevole e' questione di fiducia, alimentata nella giustizia e nell'integrita', suggellata dalla conversione dei cuori che ci obbliga a guardare l'altro negli occhi e a riconoscerlo come un mio simile, un mio fratello, una mia sorella".
La prima giornata del Papa in Israele ha registrato un indubbio consenso. Da parte ebraica, va registrato il commento di Avner Shalev, il direttore del memoriale dell'Olocausto che ha definito la visita allo Yad Vashem "molto importante e positiva", anche se, ha aggiunto, un'ombra puo' essere individuata nel fatto che "il Papa non ha nominato direttamente i persecutori, cioe' i nazisti tedeschi". Ma e' stato soprattutto il presidente Shimon Peres a compiere una serie di gesti che testimoniavano grande amicizia verso il Papa: rispettando la tradizione ebraica dell'accoglienza, gli ha offerto dei frutti da mangiare insieme. Poi, scambiandosi una zappa, i due anziani ma vigorosi amici, hanno piantato insieme un albero di ulivo. "Rapporti di riconciliazione e di comprensione si stanno ora intessendo tra la Santa Sede e il popolo ebraico", mentre in Israele si diffonde "la convinzione che la pace e' realizzabile sia il desiderio bruciante di ottenerla", ha assicurato Peres nel discorso ufficiale rivolto al Papa, che ha definito "promotore di pace, grande leader spirituale e potente latore di un messaggio di pace per questa terra e per tutti". E quando Ratzinger ha chiesto agli israeliani di non creare "restrizioni" nell'accesso ai luoghi santi di Gerusalemme, Peres ha risposto: "Israele salvaguarda l'assoluta liberta' della pratica religiosa e il libero accesso ai luoghi santi. Siamo sempre felici di ricevere i pellegrini in Terra Santa da dovunque nel mondo".
In serata, l'incontro con i leader religiosi della Terra Santa ha consentito al Papa di ripetere quanto sia importante che essi non aumentino le tensioni in quest'area restando fedeli al loro ruolo, ma un imam ha pronunciato parole di fuoco contro Israele provocando imbarazzo e costernazione.

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