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Viaggio apostolico in Giordania e Israele

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2009 21:40
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07/05/2009 16:43
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Domani inizia il pellegrinaggio del Papa in Terra Santa. Mons. Franco: una speranza di pace e giustizia per il Medio Oriente


Domani Benedetto XVI inizierà il suo pellegrinaggio in Terra Santa. Il Papa partirà dall'aeroporto di Roma-Fiumicino alle 9.30 alla volta di Amman, in Giordania, dove arriverà alle 13.30, ora italiana. La prima visita sarà dedicata ai disabili del Centro "Regina Pacis"; poi l'incontro con il Re e la Regina di Giordania. Il 9 maggio il Papa si recherà all'antica Basilica del Memoriale di Mosè, sul Monte Nebo, e visiterà la moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman. Il 10 maggio la Messa all'International Stadium della capitale giordana e la visita al sito del Battesimo sulle rive del Giordano. Dall'11 al 15 maggio Benedetto XVI sarà in Israele e nei Territori palestinesi. Ma diamo subito al linea al nostro inviato a Gerusalemme, Roberto Piermarini:

A 45 anni dallo storico viaggio di Paolo VI ed a 9 da quello di Giovanni Paolo II, un altro Papa ritorna come pellegrino sui luoghi resi santi dalla vita di Gesù. Lo fa in un momento di forte tensione per la tormentata Terra Santa dove la tregua, dopo il conflitto a Gaza, è solo un surrogato della pace vera. E Benedetto XVI viene - come ha detto alla vigilia della sua partenza - per pregare per "il dono della pace e dell'unità". Il clima di forte speranza socio-politica che aveva fatto da sfondo alla visita di Papa Wojtyla nel 2000, sembra svanito; nella gente c'è molta rassegnazione. Eppure sembrano svanite anche le polemiche su Ratisbona, da parte musulmana, e sul caso Williamson sul fronte ebraico.


Nei Territori Autonomi Palestinesi lo attendono le autorità politiche, lacerate dopo la spaccatura con Hamas a Gaza, ed i profughi del Campo di Aida, che dal 1948 vivono in condizioni di estrema povertà: un gesto per manifestare la vicinanza del Papa alle sofferenze del popolo palestinese. Da Gaza oltre 200 arabi cristiani non hanno ricevuto il permesso di entrare in Israele per le Messe a Gerusalemme e Betlemme. Diverso trattamento per i cristiani di Cisgiordania: su 15 mila richieste, ne sono state accolte 11 mila. In questa Terra dove Gesù ha compiuto la sua missione, il Papa dovrà ridare speranza ai cristiani locali: nella sola Gerusalemme al tempo della creazione dello Stato d'Israele erano 24 mila, ora poco meno di sei mila. Cristiani che emigrano a causa della mancanza di alloggi, per l'incertezza del lavoro, il precario futuro dei figli, in una società spesso a loro ostile.


A tutto questo si deve aggiungere lo smembramento di molte famiglie causato dal muro di separazione costruito da Israele, che ha diviso quelle coppie che avevano la residenza nei Territori palestinesi. Le autorità israeliane attribuiscono al viaggio un'importanza altissima ed hanno stanziato 10 milioni di euro per l'organizzazione; altri 10 milioni di dollari per le 44 scuole cattoliche in modo che possano preparare alla visita i loro 24 mila studenti, cristiani e musulmani. Il presidente Peres parla di “evento toccante e di importanza primaria dal quale spira un'aria di pace e di speranza”. I giornali indugiano più sulla preparazione che sui commenti mentre la radio statale continua a mandare in onda spot con gli appuntamenti della visita. Il programma a Gerusalemme prevede anche la tappa allo Yad Vashem, il memoriale dell'Olocausto, per una cerimonia in ricordo delle vittime della Shoah. Ma il Pontefice non entrerà nella sala del Museo che contiene una didascalia offensiva contro Pio XII. Benedetto XVI si farà quindi pellegrino di pace per riaffermare - come ha detto nel Messaggio di Pasqua - che "Cristo ha bisogno di uomini e donne, che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell'amore.


Sull'attesa del Papa ascoltiamo mons. Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Palestina e Gerusalemme, al microfono di Roberto Piermarini:

R. – C’è grande attesa proprio per il messaggio del Papa. Veramente, si spera che egli, con la sua parola, possa riattivare quell’impegno per la ricerca di soluzioni a questa situazione che oramai si trascina da decenni.


D. – Eccellenza, questo viaggio ha un carattere spirituale e religioso. Lei crede che si possa dare una lettura politica? C’è il rischio di strumentalizzazioni?


R. – Distinguerei tra lettura politica e strumentalizzazioni, cioè: anche il messaggio religioso che si cala in una realtà sociale in un certo senso è un messaggio anche un po’ politico, intendendo la politica nel senso vero, originario della parola – la ‘polis’, quello che riguarda la vita della società. Strumentalizzazione: ecco, io ho cercato in tutti i modi di far capire e di scongiurare una qualsiasi velleità di poter usare il Santo Padre per uno scopo ritenuto nobile da una parte ma che poi sarebbe risentito dall’altra parte, e spero veramente che sia stato capito, questo mio messaggio. Mi pare che la stampa l’abbia capito …


D. – Che significato dare alla visita del Papa al Memoriale dell’Olocausto, lo Yad Vashem, che ancora presenta sotto una luce negativa Pio XII?


R. – Questa è una domanda che mi hanno fatto tutti, in questi giorni, e io ho precisato molto bene che la visita è una visita per rendere omaggio e per pregare per le vittime dell’Olocausto: è una realtà storica che deve anche essere per noi monito di riflessione. E quindi, da questo punto di vista, il significato è questo. Chiaramente, c’è l’altro aspetto: l’altro aspetto, lei sa bene che noi stiamo cercando di farlo evolvere, di trattare, di stabilire dei ponti per potersi incontrare, poter riflettere insieme, poter leggere insieme tutta la documentazione che riguarda la Seconda Guerra Mondiale. Oramai, siamo già in una fase in cui si può parlare di uno studio storico-critico. Le emozioni, anche se sono ancora molto vive, già il tempo ci distanzia un poco e io sono fiducioso che questo lavoro possa continuare e sono sicuro che porterà frutti. Ci vuole un po’ di pazienza, ma sono convinto che questo porterà frutto: magari, creare una nuova mentalità ci farà guardare al futuro, perché noi dobbiamo costruire qualcosa in cui quei fenomeni non si verifichino più nel mondo.


D. – Mons. Franco, ci sono ancora difficoltà per i permessi ai cristiani di Gaza che vogliono partecipare alla Messa del Papa a Betlemme?


R. – Personalmente, sono convinto che i permessi ci saranno: forse non per Gerusalemme, ma per Betlemme forse arriveranno all’ultimo momento ma io sono fiducioso che questo ci sarà, perché altrimenti sarebbe un colpo anche per Israele. Perché la stampa internazionale sta tutta pronta ad aspettare questo evento.


D. – Cosa si aspetta da questa visita che giunge in un momento di forte tensione per il Paese?


R. – Mi aspetto proprio, come prima cosa, che questa faccia un poco – come dire – smorzare le tensioni e dia un respiro nuovo, dia un poco di ossigeno per riprendere forza e per continuare nella ricerca e nell’impegno di costruire la pace in questa terra. Per me è una grande gioia ed una grande attesa, questa visita, e chiaramente siamo tutti un po’ emozionati, perché il Papa starà un po’ con noi. Ma io ho una grande speranza: che il Signore, attraverso Benedetto, voglia dire una Parola oggi e voglia compiere qualcuno dei Suoi prodigi per rimettere in modo tutta la macchina che deve portare ad una pace giusta e duratura, come ha detto il Papa stesso. (Montaggio a cura di Maria Brigini)


Il nunzio in Giordania: un pellegrinaggio per la pace e il dialogo, di grande incoraggiamento per i cristiani della Terra Santa


La Giordania sarà dunque la prima tappa del pellegrinaggio del Papa in Terra Santa. Ieri pomeriggio, ad Amman, ne hanno parlato in conferenza stampa il vicario patriarcale latino per la Giordania, il vescovo Salim Sayegh, il vescovo di Petra e Filadelfia dei Greco-Melkiti, mons. Yaser Ayyash, insieme al nunzio apostolico in Giordania, l’arcivescovo Francis Assisi Chullikat. Il servizio del nostro inviato Pietro Cocco.

Parlando a nome dei vescovi della Giordania, il vicario patriarcale latino Sayegh ha voluto sottolineare come i vescovi siano cittadini giordani cristiani, quale segno di piena partecipazione dell’intero Paese alla gioia dell’arrivo di Benedetto XVI. Mons. Sayegh ha quindi sintetizzato in tre aspetti l’importanza di questa visita.


Il primo, pastorale: il Papa viene a visitare i suoi figli, prima di tutto quelli più poveri, che incontrerà subito dopo la cerimonia di benvenuto, recandosi al Centro ‘Regina Pacis’, dedicato alla riabilitazione dei portatori di handicap e al loro reinserimento sociale. Poi i giovani giordani, che saranno presenti con una rappresentanza al Centro Regina Pacis; essi sono la speranza ed il futuro della Chiesa in Giordania. Il vicario della Chiesa latina ha poi definito una grande grazia la Messa che il Papa celebrerà nello Stadio di Amman, domenica mattina. Benedetto XVI pregherà per noi e con noi, ha aggiunto, lui che è il successore di Pietro, su cui si edifica la Chiesa. E ha aggiunto: questa dimensione pastorale è anche un sostegno ed un incoraggiamento ai cristiani a rimanere qui insieme agli altri.


Il secondo aspetto della visita è la dimensione del pelleginaggio: la Giordania è stata infatti per gli ultimi tre Papi, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI la porta di ingresso alla Terra Santa. In questo Paese si trovano il sito del Battesimo e il ‘Memoriale di Mosè’ sul Monte Nebo, dove si recherà Benedetto XVI, e anche il Santuario di Elia e Mukawir, il luogo dove è stato decapitato San Giovanni Battista.


Infine, il terzo aspetto, il dialogo interreligioso. Il vescovo Sayegh ha ricordato la lunga tradizione di convivenza pacifica tra la maggioranza musulmana e le comunità arabe cristiane in Giordania. Il Papa, che entrerà nella Moschea Al-Hussein Bin Talal di Amman e incontrerà i Capi religiosi musulmani, desidera confermare e incoraggiare tale dialogo.


Sull'importanza del viaggio del Papa in Terra Santa ascoltiamo il nunzio apostolico in Giordania, mons. Francis Assisi Chullikat, al microfono di Pietro Cocco:

R. – E’ importantissima questa visita che tutta la Chiesa, in Terra Santa, stava aspettando da un bel po’ di tempo. Infatti, dall’inizio del Pontificato di Benedetto XVI, tutta la Chiesa in Terra Santa stava aspettando la Chiesa Madre. In più, i cristiani della Chiesa della Terra Santa stanno attraversando un tempo abbastanza difficile. In questo momento hanno bisogno di una parola di incoraggiamento e di un messaggio di speranza da parte del Santo Padre e stanno aspettando questo messaggio ansiosamente. Loro sono consapevoli che le parole del Santo Padre porteranno molti frutti e avranno anche una grande eco, non solo a livello della Terra Santa ma anche a livello regionale. Quindi, è importantissima questa visita del Santo Padre anche per dare un messaggio di pace e di unità, come egli stesso ha ripetuto varie volte adesso, in vista di questo viaggio apostolico che lui ha qualificato come pellegrinaggio. Sarà allora un viaggio nutrito da una preghiera intensa, prima di tutto per la Chiesa in Terra Santa affinché possa superare questo momento difficile che tutti i fedeli della Terra Santa stanno vivendo e, allo stesso tempo, possono dare, da parte loro, una testimonianza di coraggio e di fede che, in tutti questi secoli, dall’inizio della vita della Chiesa, hanno offerto a tutto il mondo.


D. – La Chiesa e la comunità cristiana in Giordania, godono di una situazione più tranquilla. Che cosa possono portare in una regione in cui, invece, i conflitti segnano ancora così dolorosamente la vita di tante famiglie?


R. – La Giordania, in questo senso, ha un ruolo molto importante perché il governo giordano sta cercando di promuovere la pace in Medio Oriente, specialmente nel conflitto israelo-palestinese. Anche in questo, la Chiesa in Giordania sta svolgendo un ruolo molto attivo e, la coesistenza pacifica, che è molto evidente qui in Giordania, può anche essere un segnale di speranza ed incoraggiamento per tutte le comunità cristiane a livello regionale. Infatti, per venire in Giordania, coloro che provengono dal Medio Oriente, non hanno alcuna difficoltà; ci sono anche molte riunioni internazionali promosse dalla Chiesa qui. Anche per questo, la Giordania accoglie tutte le fedi e cerca di venire incontro alle loro esigenze. Recentemente, è stato costituito un Consiglio dei capi cristiani in Giordania per dare riconoscimento ufficiale alle Chiese più importanti che sono qui. Quindi, sono dei gesti positivi che il governo sta dimostrando verso tutte le comunità cristiane che esistono in Giordania e che può, eventualmente, diventare un modello anche per altri Paesi della regione.



Duecento rabbini danno il benvenuto al Papa sul quotidiano “Haaretz”

In occasione del viaggio del Papa in Terra Santa duecento rabbini delle varie denominazioni firmeranno un messaggio che verrà pubblicato su una pagina del quotidiano israeliano “Haaretz” per dare il benvenuto a Benedetto XVI in Terra Santa e promuovere il dialogo tra ebrei e cristiani. E' un'iniziativa promossa dal rabbino Jack Bemporad, direttore del Center for Interreligious Understanding (CIU) del New Jersey e docente di Studi Interreligiosi presso l'Angelicum di Roma, che lunedì 11 maggio su invito di Oded Wiener, direttore generale del Gran Rabbinato d’Israele, accoglierà il Papa nell’Auditorium Notre Dame di Gerusalemme per l’incontro con le organizzazioni per il dialogo interreligioso. Il messaggio dei rabbini è intitolato “United in our age”, ispirandosi alla Nostra Aetate, la Dichiarazione del Concilio Vaticano II pubblicata il 28 ottobre 1965 che ha costituito una svolta per le relazioni tra ebrei e cattolici. In particolare, i rabbini citano il numero 4 del documento, che afferma: “Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo”. Rivolgendosi direttamente al Papa, la pagina pubblicata da “Haaretz” spiegherà: “In questo spirito, noi – rabbini e leader ebraici – diamo un caldo benvenuto a lei e alla sua missione di pace in Israele. Con una sola voce, siamo uniti nel nostro impegno per il dialogo interreligioso ad aprire più sentieri per una maggiore comprensione, e a riconoscere e a rafforzare continuamente l'importante rapporto tra cattolici ed ebrei in tutto il mondo”. “E quale posto migliore per riaffermare questo impegno della Terra Santa di Israele, un luogo che entrambe le religioni custodiscono come parte di un'eredità condivisa?”, aggiunge il testo firmato dai rabbini, che termina augurando "Peace be with you, B’shalom". (A cura di Isabella Piro)


[Radio Vaticana]



Israele: in vendita i primi francobolli dedicati alla visita papale
Con immagini dei Luoghi Santi e riferimenti biblici



TEL AVIV, giovedì, 7 maggio 2009 (ZENIT.org).- La Società Postale di Israele vende da questa settimana fino al 15 maggio sulla sua pagina web la prima delle due serie speciali di dodici francobolli ciascuna, emessa dal Servizio Filatelico di Israele in occasione dell'imminente visita di Papa Benedetto XVI in Terra Santa.

La prima serie, in diecimila copie, mostra immagini dei Luoghi Santi e riferimenti biblici.

E' realizzata dal giornalista e scrittore cattolico Peter Jennings, membro della Società Filatelica Reale di Londra.

La seconda serie verrà emessa subito dopo la visita e si realizzerà con fotografie scattate durante il soggiorno del Papa in Terra Santa e la frase “Israele dà il benvenuto a Benedetto XVI”.

Ogni foglio della serie chiamata “Il mio francobollo della visita papale” viene venduto in un pacchetto ricordo speciale che include i francobolli e un opuscolo informativo.

L'opuscolo segnala che “Benedetto XVI ha dato un nuovo impulso alla speranza, alla comprensione, alla riconciliazione e alla pace tra le popolazioni e le religioni in Terra Santa. La sua visita promuoverà i pellegrinaggi e il turismo in Israele”.

Viene venduto anche un francobollo commemorativo in tre serie di cinque cartoline postali ciascuna. Ogni cartolina ha il francobollo adesivo già attaccato.

I francobolli adesivi della visita del Papa verranno diffusi dai distribuiti automatici di Nazareth e Gerusalemme fino al 17 maggio.

Ci sono infine quattro emissioni speciali: una di Nazareth, per lunedì scorso, 4 maggio; un'altra del primo giorno di visita a Gerusalemme, l'11 maggio; la terza di Gerusalemme il giorno successivo e l'ultima di Nazareth, il 14 maggio.

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