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Viaggio apostolico in Camerun e Angola

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2009 17:13
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27/03/2009 01:38
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Vescovi del Camerun: i media occidentali hanno “disinformato”
La polemica sul preservativo non ha intaccato il successo del viaggio papale


YAOUNDÉ, giovedì, 26 marzo 2009 (ZENIT.org).- I Vescovi del Camerun hanno pubblicato una dichiarazione in cui accusano “certi media occidentali” di aver “disinformato” sulla visita del Papa, negando che esista “malessere” nell'opinione pubblica del Paese per le dichiarazioni del Pontefice sull'uso dei preservativi nella lotta all'Aids.

Nel testo, firmato dal presidente della Conferenza Episcopale, monsignor Victor Tonye Bakot, e distribuito dall'agenzia Fides, i presuli mostrano il proprio “sconcerto” per l'accaduto, soprattutto perché “la stampa vuole far credere che esista un malessere nell'opinione pubblica camerunense per la visita del Santo Padre, a causa delle sue dichiarazioni”.

In primo luogo, si offre il testo completo delle parole del Papa che hanno suscitato la polemica, e si lamenta che “ciò che i giornalisti sottolineano di questa dichiarazione così completa del Pontefice sia solo l'opposizione ai preservativi, nascondendo tutta l'azione della Chiesa nella lotta all'Aids e nella cura dei malati”.

In secondo luogo, si nega tassativamente che questo abbia intaccato l'accoglienza al Papa nel Paese africano.

“L'episcopato del Camerun sottolinea e in modo molto forte che i camerunensi hanno accolto con gioia ed entusiasmo Papa Benedetto XVI, confermando così la loro nota ospitalità. Non per questo nega la realtà dell'Aids, né il su effetto devastante nelle famiglie del Camerun”, afferma la nota.

I presuli spiegano che il Papa ha dato un doppio messaggio al riguardo: da un lato, “la Chiesa cattolica in ogni luogo è impegnata quotidianamente nella lotta all'Aids”, attraverso “strutture atte all'accoglienza, al controllo e alla cura delle persone affette dall'Hiv. Questa assistenza è allo stesso tempo morale, psicologica, nutrizionale, medica e spirituale”.

Dall'altro lato, “la Chiesa, forza morale, ha l'imperioso dovere di ricordare ai cristiani che ogni pratica sessuale al di fuori del matrimonio e disordinata è pericolosa e favorisce la diffusione dell'Aids. E' per questo che predica l'astinenza per i non sposati e la fedeltà all'interno della coppia. E' il suo dovere. Non può sottrarvisi”.

I presuli accusano anche i media occidentali di “aver dimenticato chiaramente altri aspetti essenziali del messaggio africano del Santo Padre sulla povertà, la riconciliazione, la giustizia e la pace”.

“Ciò è molto grave, quando si conosce il numero di morti provocati da altre malattie in Africa, sul quale non c'è alcuna pubblicità vera; quando si sa il numero di morti che provocano in Africa le lotte fratricide dovute alle ingiustizie e alla povertà”.

I Vescovi concludono il loro messaggio sottolineando che la Chiesa cattolica “non rifiuta i malati di Aids e non promuove in alcun modo la diffusione della malattia come vogliono far credere certi mezzi di comunicazione”.



Gli africani, indignati per gli attacchi al Papa
Il Pontefice dà speranza mentre i profilattici corrompono l’Africa

di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 26 marzo 2009 (ZENIT.org).- Mentre in Occidente i media e alcuni governi hanno criticato quanto detto dal Pontefice Benedetto XVI durante la sua visita in Angola e Camerun, molti africani si sono indignati del trattamento riservato al Papa, perché è stato lui l’unico ad offrire loro un cammino di speranza.

Per capire il perchè di questa differenza di vedute, ZENIT ha intervistato Jean Paul Kayihura, (rwandese), rappresentante del continente africano nel Consiglio di amministrazione della Ong World Family di Radio Maria, una emittente presente in 13 paesi africani.

Che cosa pensa del recente viaggio di Benedetto XVI in Africa?

Jean Paul Kayihura: E’ stata la visita di un padre ai suoi figli. Benedetto XVI ha manifestato un affetto paterno nei confronti degli africani inpoveriti dalle guerre e dalle conseguenze della povertà come le malattie. Ha incontrato la comunità cristiana nel suo insieme, dai Vescovi ai laici con una attenzione particolare per i giovani, le donne e i malati. In un momento in cui l’Occidente sembra impegnato in una campagna contro la persona, il Pontefice ha manifestato rispetto per gli africani e per la loro cultura.

Il Santo Padre si è mostrato compassionevole con gli africani ed ha incoraggiato le autorità politiche ed ecclesiali a lavorare insieme per conciliare il continente, trovare la pace e favorire lo sviluppo. L’Africa deve impegnarsi con coraggio nello sviluppo spirituale, umano e socio-politico. Il Pontefice ha portato agli africani un messaggio di speranza e questo segnerà la storia africana del terzo millennio.

In Europa e nelle istituzioni internazionali ha fatto molto scalpore la dichiarazione del Pontefice secondo cui l’aids “è una tragedia che non si può superare solo con i soldi” e “non si può sconfiggere con la distribuzione di preservativi, che al contrario aumenterà i problemi”. Qual è il suo parere in proposito?

Jean Paul Kayihura : Le reazioni contro le dichiarazioni del Santo Padre hanno generato un sentimento di indignazione tra gli africani, perchè i mass media mondiali hanno focalizzato la loro attenzione sui preservativi e non sul messaggio papale e sul significato del suo viaggio in Africa.

Gli africani sono rimasti scandalizzati da come i giornali e i governi occidentali hanno attaccato il Papa.

Chi più del Pontefice intende aiutare gli africani? E poi il Papa non ha fatto nient’altro che riaffermare la posizione già conosciuta della Chiesa cattolica nella lotta contro l’AIDS. La campagna di propaganda per diffondere l’utilizzo dei preservativi in Africa va avanti da decine di anni, ed i rapporti stilati dall’ONU mostrano chiaramente che la diffusione dell’HIV non è affatto diminuita.

Nonostante questo evidente fallimento, c’è chi continua a sostenere che i profilattici possono salvare l’Africa dall’AIDS. Mentre è chiaro che i rapporti sessuali pre o extra coniugali costituiscono la via principale della diffusione dell’HIV. Così come è evidente che l’uso dei profilattici non limita la diffusione dell’HIV.

Lei ha svolto una ricerca e pubblicato una tesi presso l’Università Cattolica dell'Africa dell'Ovest, a Abidjan (Costa d’Avorio) sul tema “la promozione dei preservativi nella lotta contro l’AIDS”. Può illustracene il contenuto e i risultati?

Jean Paul Kayihura: Nel 2001 nel Liceo Sainte Marie a Abidjan, si svolgeva una campagna di lotta contro la diffsione dell’HIV. I promotori di questa campagna distribuivano un volantino e offrivano un pacchetto di preservativi. Mi chiesi quanta illusione c’era negli occhi di quei ragazzi che pensavano di fermare l’AIDS utilizzando i profilattici. Feci una ricerca dettagliata e realizzai che i profilattici sono un mero palliativo.

Tutte le campagne che ne hanno favorito la diffusione non hanno tenuto conto né hanno illustrato gli studi condotti sull’efficacia dei preservativi. Ho intervistato i ragazzi di Abidjan chiedendo loro cosa sapevano dei preservativi. Quasi tutti dicevano che li avrebbe protetti dall’AIDS, ma nessuno conosceva i limiti ed i rischi di contagio.

La propaganda mediatica li aveva convinti che con il preservativo non avrebbero corso nessun rischio. Inoltre le istruzioni connesse all’utilizzo dei profilattici erano nella maggior parte dei casi sconosciute.

I ragazzi hanno utilizzato il messaggio propagandistico di ‘sesso sicuro’ per convincere le ragazze ad avere più rapporti. A lungo termine i giovani si sono abituati a consumare sesso senza freni, anche con le prostitute.

Così la campagna per la promozione dei preservativi ha favorito la promiscuità sessuale, ha banalizzato i rapporti umani e ha favorito la diffusione dell’HIV. Come ha detto il Pontefice per una lotta efficace contro l’AIDS bisogna coltivare le virtù, sostenere la verginità e l’astinenza prima del matrimonio, praticare la fedeltà nei rapporti di coppia.

Non mi faccio illusioni, ma credo che la sopravvivenza della popolazione africana passerà necessariamente attraverso un cambiamento dei comportamenti in campo sessuale.

Di che cosa ha veramente bisogno l’Africa per uscire dal sottosviluppo?

Jean Paul Kayihura : L'Africa ha bisogno di leader politici che amano veramente la popolazione. E’ disdicevole che le regioni dove si trovano grandi risorse petrolifere o diamantifere, siano zone mortifere, dove regna la miseria. E’ urgente porre fine alle guerre interne per garantire alle popolazioni africane l’opportunità di creare le condizioni e pianificare lo sviluppo a corto e lungo termine.

Se la popolazione intera, e non solo singole etnie o regioni, beneficierà dei proventi del petrolio, dei diamanti, dell’oro, del cacao, del the, dei prodotti agricoli ecc. lo sviluppo non tarderà a realizzarsi. L’Africa ha bisogno di raggiungere rapidamente gli strumenti che hanno permesso all’Occidente di svilupparsi. Penso al rispetto dei diritti umani, all’educazione, alla sanità per tutti, al buon governo, all’industrializzazione, alla democrazia, alla lotta contro la corruzione, ecc.

Lo sviluppo africano dovrà tener conto della minaccia per l’economia e per le risorse umane rappresentato dalla diffusione dell’AIDS. Per questo la lotta contro l’AIDS dovrà svilupparsi insieme al superamento del sottosviluppo e all’educazione della donna in particolare. Lo sfruttamento sessuale è infatti espressione e conseguenza della estrema povertà dell’Africa.



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