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Viaggio apostolico in Camerun e Angola

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2009 17:13
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22/03/2009 21:43
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Analisi

Il viaggio «cucinato» dai mass media e quello che c’è stato davvero

Mimmo Muolo

DAL NOSTRO INVIATO A LUANDA (ANGOLA)

Tutto ci si sarebbe aspettato dal pri mo viaggio in Africa di Benedetto XVI, ma non che alla fine i viaggi sa rebbero stati addirittura due.

Quello vero e quello raccontato da gran parte dei me dia occidentali.

Si comincia ancor prima di toccare il suolo africano.
A bordo del l’aereo, il Papa parla della fede gioiosa de gli africani, dei problemi economici mon diali che rischiano di affondare ancor più il continente già duramente provato dal la povertà.
Ma tutto si concentra su una frase: «L’Aids non si combatte distribuen do preservativi, che anzi aggravano il pro blema».

Niente di nuovo sul piano del ma gistero della Chiesa, ma le reazioni dei so liti ambienti radical chic sono durissime.

«Il Papa condanna a morte milioni di a fricani» è più o meno la vulgata del suo discorso, volto in realtà a ricordare come il profilattico non serva, se a monte non c’è un’autentica educazione sessuale e non si concentrano le risorse sulla cura dei malati. Anzi, all’arrivo a Yaoundé Be nedetto XVI chiede espressamente medi cinali gratis per tutti. Ma su questo, natu ralmente, i mass media del primo mondo tacciono.

Così come è quasi impossibile trovare traccia della trionfale accoglienza che gli africani (gli stessi che lui vorrebbe «con dannare a morte») gli tributano in tutte le fasi della visita.

I giornali di Yaoundé, il giorno dopo l’arrivo, hanno titoli del tipo 'In trionfo', ma nella Ue scendono in campo perfino diverse cancellerie e si sca tena la solita canea dei sostenitori del bu siness del preservativo.
«Il Papa è un irre sponsabile », è il commento più benevo lo, e alcuni interventi sono davvero al li mite dell’offesa personale. Tuttavia gli autori di tali dichiarazioni ap partengono al gruppo di quei Paesi ricchi che nel Round di Doha hanno promesso di devolvere lo 0,7 per cento del Pil agli aiuti allo sviluppo e non l’hanno mai fat to; che attuano una colonizzazione eco nomica che fa rimpiangere persino quel la politica di qualche decennio fa; e che di menticano sistematicamente guerre, ca restie e malattie (leggi Darfur e malaria, ad esempio), a causa delle quali, invece, la gente muore davvero.
Il Papa no. Non dimentica. Parla dei pro blemi dell’Africa, chiede il rispetto degli impegni presi a Doha, denuncia corru zione politica, guerre fratricide, violenze sulle donne e sui bambini, visita malati e rifiuta i conflitti in nome di Dio.

Ma torna a far notizia solo quando stigmatizza che sotto il concetto di 'salute riproduttiva delle donne' si voglia far passare l’aborto come mezzo di regolazione delle nascite.

E di nuovo fioccano le polemiche, con il fondo toccato da chi interpreta le parole del Pontefice come un appoggio al vesco vo di Recife e alla sua frettolosa scomuni ca nei confronti della bambina brasiliana costretta ad abortire dopo la violenza su bita dal patrigno.
Incredibile ma vero. È successo anche questo nel viaggio me diatico di Benedetto XVI.
Quello vero è un’altra cosa. È la risposta di chi sa che la vera speranza non viene da quanti vogliono vendere quantità indu striali di preservativi per i propri interes si economici, ma da uomini e donne co me i tanti sacerdoti religiosi e laici che o gni giorno stanno a fianco dei poveri. Que sto fa la Chiesa, questo è venuto a testi moniare il Papa.
E gli africani lo hanno compreso. A differenza di tanti commen tatori occidentali.

© Copyright Avvenire, 22 marzo 2009


Papa Ratzi Superstar









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