Google+
 
Pagina precedente | 1 2 3 4 5 6 7 | Pagina successiva

Viaggio apostolico in Camerun e Angola

Ultimo Aggiornamento: 02/05/2009 17:13
Autore
Stampa | Notifica email    
21/03/2009 01:51
OFFLINE
Post: 9.167
Post: 535
Registrato il: 22/08/2006
Registrato il: 20/01/2009
Utente Comunità
Utente Senior
Discorso del Papa ai politici e ai diplomatici dell'Angola

LUANDA, venerdì, 20 marzo 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo venerdì da Benedetto XVI nell'incontrarsi a Luanda, con le autorità politiche e civili e i membri del Corpo diplomatico dell'Angola.


* * *

Signor Presidente della Repubblica,

Distinte Autorità,

Illustri Ambasciatori,

Venerati Fratelli nell’Episcopato,

Signore e Signori,

Con gentile gesto di ospitalità, il Signor Presidente ha voluto accoglierci nella sua residenza, offrendomi così la gioia di potere incontrare tutti voi, per salutarvi e augurarvi i migliori successi nell’esercizio delle formidabili responsabilità che ciascuno di voi porta su di sé nei settori governativo, civile e diplomatico, dove serve la propria nazione a bene dell’intera famiglia umana. Signor Presidente, grazie per la Sua accoglienza e per le parole appena rivoltemi, piene di stima verso la persona del Successore di Pietro e di fiducia nell’attività della Chiesa cattolica a beneficio di questa Nazione tanto amata.

Amici miei, voi siete artefici e testimoni di un’Angola che si sta risollevando. Dopo ventisette anni di guerra civile che ha devastato questo Paese, la pace ha cominciato a mettere radici, portando con sé i frutti della stabilità e della libertà. Gli sforzi palpabili del Governo per stabilire le infrastrutture e rifare le istituzioni fondamentali per lo sviluppo e il benessere della società hanno fatto rifiorire la speranza tra i cittadini della Nazione. A sostegno di questa speranza sono intervenute diverse iniziative di agenzie multilaterali, decise a trascendere interessi particolari per operare nella prospettiva del bene comune. Non mancano in varie parti del Paese esempi di insegnanti, operatori sanitari e impiegati statali che, con magri stipendi, servono con integrità e dedizione le loro comunità umane; e vanno moltiplicandosi le persone impegnate in attività di volontariato al servizio dei più bisognosi. Voglia Iddio benedire e moltiplicare tutte queste buone volontà e le loro iniziative a servizio del bene!

L’Angola sa che è arrivato per l’Africa il tempo della speranza. Ogni comportamento umano retto è speranza in azione. Le nostre azioni non sono mai indifferenti davanti a Dio; e non lo sono neanche per lo sviluppo della storia. Amici miei, armati di un cuore integro, magnanimo e compassionevole, voi potete trasformare questo Continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell’avidità, della violenza e del disordine, guidandolo sul sentiero segnato dai principi indispensabili ad ogni moderna civile democrazia: il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un'onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione. Nel Messaggio di quest'anno per la Giornata Mondiale della Pace ho voluto richiamare all’attenzione di tutti la necessità di un approccio etico allo sviluppo. Infatti, più che semplici programmi e protocolli, le persone di questo continente stanno giustamente chiedendo una conversione profondamente convinta e durevole dei cuori alla fraternità (cfr n. 13). La loro richiesta a quanti servono nella politica, nella amministrazione pubblica, nelle agenzie internazionali e nelle compagnie multinazionali è soprattutto questa: stateci accanto in modo veramente umano; accompagnate noi, le nostre famiglie, le nostre comunità!

Lo sviluppo economico e sociale in Africa richiede il coordinamento del Governo nazionale con le iniziative regionali e con le decisioni internazionali. Un simile coordinamento suppone che le nazioni africane siano viste non solo come destinatarie dei piani e delle soluzioni elaborate da altri. Gli stessi africani, lavorando insieme per il bene delle loro comunità, devono essere gli agenti primari del loro sviluppo. A questo proposito, vi è un numero crescente di efficaci iniziative che meritano di essere sostenute. Tra esse, la New Partnership for Africa's Development (NEPAD), il Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella Regione dei Grandi Laghi, il Kimberley Process, la Publish What You Pay Coalition e l'Extractive Industries Transparency Iniziative: loro comune obiettivo è promuovere la trasparenza, l'onesta pratica commerciale e il buon governo. Quanto alla comunità internazionale nel suo insieme, è di urgente importanza il coordinamento degli sforzi per affrontare la questione dei cambiamenti climatici, la piena e giusta realizzazione degli impegni per lo sviluppo indicati dal Doha round e ugualmente la realizzazione della promessa dei Paesi sviluppati molte volte ripetuta di destinare lo 0,7 % del loro PIL (prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali per lo sviluppo. Questa assistenza è ancor più necessaria oggi con la tempesta finanziaria mondiale in atto; l’auspicio è che essa non sia una in più delle sue vittime.

Amici, desidero concludere la mia riflessione confidandovi che la mia visita in Camerun e in Angola va suscitando in me quella gioia umana profonda che si prova nel trovarsi tra famiglie. Penso che tale esperienza possa essere il dono comune che l’Africa offre a quanti provengono da altri continenti e giungono qui, dove "la famiglia è il fondamento sul quale è costruito l'edificio sociale" (Ecclesia in Africa, 80). Eppure, come tutti sappiamo, anche qui numerose pressioni si abbattono sulle famiglie: ansia e umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio, per menzionarne solo alcune. Particolarmente sconvolgente è il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze, senza parlare della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi. Devo anche riferire un'ulteriore area di grave preoccupazione: le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare 1’«edificio sociale», minacciano le sue stesse fondamenta. Quanto amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute "materna"! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva (cfr Protocollo di Maputo, art. 14)!

La Chiesa, Signore e Signori, la troverete sempre – per volontà del suo divino Fondatore – accanto ai più poveri di questo continente. Posso assicurarvi che essa, attraverso iniziative diocesane e innumerevoli opere educative, sanitarie e sociali dei diversi Ordini religiosi, programmi di sviluppo delle Caritas e di altre organizzazioni, continuerà a fare tutto ciò che le è possibile per sostenere le famiglie – comprese quelle colpite dai tragici effetti dell'AIDS – e per promuovere l’uguale dignità di donne e uomini sulla base di un'armoniosa complementarità. Il cammino spirituale del cristiano è quello della quotidiana conversione; a questo la Chiesa invita tutti i leaders dell’umanità, affinché essa possa seguire i sentieri della verità, dell'integrità, del rispetto e della solidarietà.

Signor Presidente, desidero confermarLe la mia viva riconoscenza per l’accoglienza che ci ha offerta nella Sua casa. Ringrazio ciascuno di voi per la gentilezza della presenza e dell’attento ascolto. Contate sulle mie preghiere per voi e per le vostre famiglie e per tutti gli abitanti di questa meravigliosa Africa! Il Dio del cielo vi sia propizio e tutti benedica!

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]



Il Papa in Angola: non arrendetevi alla legge del più forte, condividete le ricchezze con giustizia

Con un forte appello contro la discriminazione delle donne, con una dura condanna dell’aborto e con un vibrante appello ai paesi più ricchi del mondo affinché mantengano le loro promesse di aiuto all’Africa, è iniziato oggi il viaggio di Benedetto XVI in Angola, dopo aver concluso stamattina la visita in Camerun. Dopo la cerimonia di benvenuto all’aeroporto di Luanda, il papa ha incontrato il presidente della repubblica Dos Santos, le autorità politiche e civili ed il corpo diplomatico. Successivamente prima della cena, in nunziatura, l’incontro con i vescovi dell’Angola e Sao Tomé. Da Luanda, il servizio del nostro inviato Davide Dionisi


Il popolo angolano dà finalmente il suo caloroso benvenuto a Benedetto XVI. E’ terminata questa mattina la lunga attesa durata diciassette anni, da quando nel 1992 Giovanni Paolo II venne per alleviare “le sofferenze di una lunga e sanguinosa guerra civile”. L’aereo papale ha atterrato in tarda mattinata all’aeroporto internazionale “4 de Fevereiro” di Luanda e fin dal suo primo discorso, il Santo Padre ha sottolineato la personale comunione di sentimenti con il popolo angolano, entrambi con trascorsi di guerra e di tragedia: la Germania della Seconda Guerra Mondiale e l’Angola di ventisette anni di guerra civile. Ma è il dialogo tra gli uomini, ha ricordato il Pontefice, lo strumento principe per costruire quella civiltà dell’amore da tanta parte evocata. Il Papa ha successivamente ricordato le piogge abbondanti dei giorni scorsi che hanno causato alluvioni e smottamenti soprattutto nel Kunene, estremo sud del paese, al confine con la Namibia ed ha espresso piena solidarietà, incoraggiando le comunità colpite alla fiducia per ricominciare con l’aiuto di tutti.
Nel ricordare che l’Angola è una delle nazioni più ricche di risorse naturali (petrolio e diamanti su tutte), papa Benedetto XVI ha invitato a sfruttare al meglio i doni che il Signore ha donato a questa importante fetta d’Africa per il raggiungimento di una pace duratura. Senza però mai cedere alla tentazione di sopraffare l’altro con la forza.

Cari amici angolani, il vostro territorio è ricco; la vostra Nazione è forte. Utilizzate queste vostre prerogative per favorire la pace e l’intesa fra i popoli, su una base di lealtà e di uguaglianza che promuovano per l’Africa quel futuro pacifico e solidale al quale tutti anelano e hanno diritto. A tale scopo vi prego: Non arrendetevi alla legge del più forte!

Nel pomeriggio con l’incontro con le autorità politiche e civili e con il corpo diplomatico, è entrata nel vivo la visita di Benedetto XVI in Angola. Dopo il colloquio privato con il Presidente della Repubblica, José Eduardo Dos Santos, il Santo Padre ha incontrato quelli che lui stesso ha definito, durante il suo discorso, gli “artefici e testimoni di un’Angola che si sta risollevando”. Il Papa ha riconosciuto il lavoro svolto dalle autorità locali e finalmente dopo ventisette anni di guerra civile, la pace, ha sottolineato il pontefice, ha cominciato a mettere radici, portando con sé i frutti della stabilità e della libertà. Ma rivolgendosi alle autorità convenute nel Salone d’onore del Palazzo presidenziale, Benedetto XVI ha ricordato che è necessario un approccio etico allo sviluppo. Più che semplici programmi e protocolli, gli africani chiedono una conversione profondamente convinta e durevole dei cuori alla fraternità e soprattutto continuano a lanciare un segnale inequivocabile: stateci accanto in modo veramente umano; accompagnate noi, le nostre famiglie, le nostre comunità.
Il Papa ha ricordato poi le difficoltà di tante famiglie e le discriminazioni nei confronti delle donne, con una grave preoccupazione:

Le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare 1’«edificio sociale», minacciano le sue stesse fondamenta. Quanto amara è l'ironia di coloro che promuovono l'aborto tra le cure della salute "materna"! Quanto sconcertante la tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva

In serata il trasferimento alla Nunziatura Apostolica e il terzo appuntamento di questa prima intensa giornata: l’incontro con i vescovi dell’Angola e Sao Tomé nella cappella della stessa nunziatura. Il Pontefice ha definito “decisivo” in ordine al futuro della fede e all’indirizzo globale della vita della Nazione il campo della cultura, in cui la Chiesa gode di rinomate istituzioni accademiche, le quali devono proporsi come punto d’onore di far sì che la voce dei cattolici sia sempre presente nel dibattito culturale della Nazione.
Ai presuli, il Papa ha chiesto di continuare ad alzare la voce in difesa della sacralità della vita umana e del valore dell’istituto matrimoniale e per la promozione del ruolo che ha la famiglia nella Chiesa e nella società, chiedendo misure economiche e legislative che le rechino sostegno nella generazione e nell’educazione dei figli. Benedetto XVI ha invitato i vescovi, infine, a seguire da vicino i presbiteri, e a preoccuparsi della loro formazione permanente affinché siano autentici testimoni della Parola che annunziano e dei Sacramenti che celebrano.


Benedetto XVI si è presentato con parole chiare all’Angola e, d’altra parte, palpabile è l’attesa nel Paese per i contenuti di questa visita pastorale. Lo sottolinea, il primo segretario dell’Ambasciata d’Italia in Angola, Riccardo Villa, al quale il nostro inviato, Davide Dionisi, ha domandato quale sia il messaggio che più viene in evidenza con la presenza del Pontefice a Luanda:

R. – Sicuramente, un messaggio di speranza. Il popolo angolano esce da 30 anni di guerra civile che si è conclusa nel 2002, è iniziato un processo di riconciliazione nazionale: non dimentichiamo che le prime elezioni legislative nel Paese ci sono state nel settembre del 2008, elezioni che sono state affrontate dal popolo angolano con grande maturità, con grande serenità. Ne è uscito un responso elettorale molto chiaro per il partito del presidente Eduardo dos Santos, che oggi è al governo. Non si ricostruisce il Paese, dopo 30 anni di guerra civile, in tre-quattro anni! Quindi, decisamente la visita del Papa potrà aiutare a migliorare, forse, l’intervento, l’attenzione delle autorità angolane verso settori – quali quello sociale – che forse sono stati un po’ più trascurati negli anni scorsi rispetto alle esigenze più immediate di riabilitare le infrastrutture del Paese: dalle strade, ai porti … Fino a due anni fa, il Paese non si poteva visitare se non per via aerea: oggi si può percorrere quasi tutto e stiamo parlando di un Paese che è quattro volte più grande dell’Italia!

D. – Ha fatto riferimento alla guerra civile: nel 2002 è finita, sono passati sette anni. Il popolo angolano, come ha reagito?

R. – Il popolo angolano è un popolo che ama la pace, quindi ha sicuramente sposato immediatamente l’idea della pace. Quando è stato dato l’annuncio della fine della guerra, sono state immediatamente abbandonate le armi, da parte di tutti. Non ci sono stati strascichi: questa è una cosa che ha impressionato un po’ tutti. Adesso, il Paese è incamminato su un’altra strada che è quella, appunto, della ricostruzione nazionale che richiede lo sforzo di tutti i cittadini angolani. L’appuntamento elettorale che c’è stato l’anno scorso ha aiutato un po’ a chiarire la situazione politica; ora si potrà forse procedere anche in maniera più spedita e ci sono moltissime opportunità sia a livello sociale sia anche a livello economico.(Montaggio a cura di Maria Brigini)


Dopodomani pomeriggio è in programma, a Luanda, l’atteso incontro di Benedetto XVI con i Movimenti cattolici che lavorano per la promozione della donna. Una delle ong presente sul posto è “Medici con l’Africa Cuamm”. Il nostro inviato in Angola, Davide Dionisi, ha parlato della questione con una delle volontarie dell’ong, Guglielmina Bentu, che spiega come ancora la strada da percorrere per migliorare la dignità della donna africana sia ancora lunga:

R. – Dobbiamo sempre lottare per raggiungere quel livello di emancipazione che la donna africana auspica.

D. – Ma vive ancora in una situazione di sofferenza, o qualche cosa sta migliorando?

R. – La sofferenza non è ancora finita. Bisogna che lo Stato e la società civile, proprio, facciano qualcosa per aiutare anche la stessa donna ad uscire da questa situazione di povertà. Perché, infatti, la povertà colpisce di più la donna.

D. – In che modo colpisce di più la donna?

R. – Perché la donna ha meno possibilità di studiare e quindi non ha lo stesso accesso ad un lavoro degno che la aiuti a guadagnare meglio e a concorrere con gli uomini sul lavoro. La donna deve faticare il doppio per dimostrare agli uomini che lei è veramente brava!

D. – Uno dei momenti più importanti della visita di Benedetto XVI sarà proprio l’incontro con le donne. Ecco: che cosa significa questo appuntamento?

R. – Un messaggio di speranza per la donna africana, che è chiamata a educare meglio i figli affinché domani possano diventare uomini moralmente capaci di dirigere questa nazione con dignità. (Montaggio a cura di Maria Brigini)


www.radiovaticana.org

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 3 4 5 6 7 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:24. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com