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27/11/2009 13:14
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VENERDÌ 27 NOVEMBRE 2009

La comunione al tempo del colera

La diffusione dell'influenza suina (o influenza A, o N1H1; il colera non c'entra nulla, se non a parafrasare il romanzo di Garcìa Marquez) ha creato allarmi di pandemìa un po' in tutto il mondo e la cosa ha avuto risvolti anche liturgici.

E' parso infatti che alcuni vescovi non aspettassero altro per sfruttare l'occasione come pretesto per proibire la comunione sulla lingua ed imporla sulle mani: e con tanto maggiore impegno, in quanto occorre contrastare il buon esempio che il Papa si sforza di dare, per il ritorno alla corretta postura nel ricevere l'Eucarestia.

La moda del divieto è iniziata in Messico (il paese per primo colpito dall'epidemia) e si è poi diffusa, al pari del virus, qua e là per il mondo.

Il minimo buon senso ha poi portato ad accorgersi che, ben più del rischio (tutto sommato remoto) di scambi salivari mediante la comunione sulla lingua, altri comportamenti a Messa rappresentano fonti di ben maggior pericolo di contagio: massimamente lo scambio della pace (sulle mani si concentrano virus, bacilli, germi e batteri, specie allorché ci si ripara la bocca con le mani, tossendo o starnutendo); il tenersi per mano al Padrenostro; la comunione sotto le due specie effettuata bevendo al calice. Come dire: ce n'è per i tradizionalisti, ma ce n'è ancor più per i novusordisti.

Sicché, normalmente i vescovi si preoccupano equanimemente di vietare sia la comunione sulla lingua, sia lo scambio della pace. Ma la cosa preoccupa poco i modernisti: convincere le persone ad abbandonare il tradizionale modo di comunicarsi, sanno bene, produce di norma effetti irreversibili. Le pestifere strette di mano, invece, riprenderanno senza problemi passata la pestilenza, grazie alla pressione sociale: come si fa a snobbare sdegnosamente la mano tesa del vicino?

Ora, chiariamo un punto. Noi non siamo in linea di principio contrari a norme eccezionali, temporanee e giustificate da serie ragioni sanitarie, che imponessero rivolgimenti liturgici come il divieto di comunicarsi sulla lingua. In tempo di pestilenza, è lecito perfino sciogliere dal precetto domenicale. Né è accettabile un contegno di chi voglia assumere rischi inutili dicendo di confidare nella protezione divina: quella non è Fede, è fideismo; anzi, è un tentare Dio: Gesù Cristo respinse la tentazione del demonio, che gli suggeriva di gettarsi dal pinnacolo confidando nel soccorso degli angeli inviati dal Padre. Spesso, forme di fideismo sono state le migliori alleate delle epidemie: Manzoni ci ricorda come la peste si diffuse in Milano in un lampo, per effetto della calca e della promiscuità verificatesi durante la solennissima processione che era stata indetta proprio per impetrare protezione da quella peste.

Questo, in linea di principio. Ma che nel caso attuale un divieto di comunicarsi sulla lingua abbia giustificazione, è del tutto indimostrato. Pertanto salutiamo con favore una lettera della Congregazione per il Culto Divino, che ricorda come comunicarsi nel modo tradizionale sia un diritto per ogni fedele non altrimenti impedito. Quel che più conta, la Congregazione promette di intervenire per far rispettare quel diritto.

Ecco il testo della lettera pubblicata da Rorate Caeli e da noi tradotta.


Roma, 24 luglio 2009

Egregio ****

Questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti desidera accusare ricevuta della Sua lettera datata 22 giugno 2009 concernente il diritto del fedele a ricevere la S. Comunione sulla lingua.

Questo dicastero osserva che la sua Istruzione Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004) chiaramente osserva che "ogni fedele ha diritto a ricevere la S. Comunione sulla lingua" (n. 92), né è lecito negare la S. Comunione ad alcun fedele di Cristo che non sia impedito per legge a ricevere la Sacra Eucarestia (cfr. n. 91).

Questa Congregazione La ringrazia per aver portato questa importante questione alla sua attenzione. Sia certo che saranno effettuati gli opportuni interventi.

Possa Ella perseverare nella fede e nell'amore per N. Signore e la Sua S. Chiesa e nella continua devozione al SS. Sacramento.

Con ogni augurio ed i migliori saluti

Suo in Cristo

P. Anthony Ward S.M., Sotto-Segretario

C'è anche chi, fiutando l'affare delle fobie ipocondriache, si è andato a inventare il distributore di ostie perfettamente igienizzato; eccovelo qua sotto; se vi interessa saperne di più, andate a leggere su Cantuale Antonianum e sul blog di Fr. Z.


Nella pubblicità dell'aggeggio è un piccolo capolavoro di blasfemia la frase: "per ridurre il costo, il tempo e il personale necessario a distribuire la comunione, fino al 50%". Almeno servisse a togliere di mezzo un po' di ministri straordinari dell'Eucarestia...


Papa Ratzi Superstar









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