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I libri scritti da lui...

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2013 02:02
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PAPA: CELIBATO E' RELITTO DEL PASSATO SE SI PERDE SACRALITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 3 nov.

Per il teologo Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, "se si trascura la relazione simbolica inerente al sacramento, il celibato sacerdotale scade a mero relitto di un passato ostile al corpo, ed e' individuato ed osteggiato come unica causa della carenza di sacerdoti.
Non da ultimo, scompare infine anche l'evidenza per la dottrina e la prassi della Chiesa di conferire il sacramento dell'Ordine soltanto agli uomini.
Un ministero ecclesiale inteso in senso funzionale da' adito al sospetto di legittimare un potere che andrebbe peraltro motivato e limitato democraticamente".
Lo ha affermato l'arcivescovo di Ratisbona, mons. Gerhard Ludwig Muller, che ha presentato oggi in Vaticano il XII volume, in lingua tedesca, dell'Opera Omnia del Papa teologo.
Nel volume, intitolato "Teologia del sacramento dell'Ordine", ha spiegato mons. Muller, "Joseph Ratzinger analizza le cause di tali dubbi e illustra positivamente il fondamento biblico ed il coerente sviluppo storico-dogmatico del sacramento dell'Ordine".
"Dove crolla il fondamento dogmatico del sacerdozio cattolico, non si estingue - infatti - soltanto la fonte da cui si alimenta un'esistenza al seguito di Gesu', ma vien meno anche la motivazione a rinunciare al matrimonio per amore del Regno dei Cieli, e con la forza dello Spirito Santo accettare con gioia e convinzione il celibato come un rimando escatologico al futuro mondo di Dio".
Per il Papa, ha spiegato mons. Muller, "la crisi del sacerdozio che ha colpito l'Occidente negli ultimi decenni, e' anche il risultato di un fondamentale disorientamento del cristiano di fronte a una filosofia che trasferisce l'intimo significato e l'obiettivo ultimo della storia e di ogni esistenza umana in una dimensione mondana, sbarrandogli in tal modo l'orizzonte trascendente e recidendone la prospettiva escatologica.
Riporre ogni aspettativa in Dio e fondare l'intera esistenza su Colui che in Cristo ci ha dato tutto: solo questa puo' essere la logica di una scelta di vita che si pone con assoluta dedizione al seguito di Gesu' e partecipa alla sua missione di Redentore del mondo, da lui adempiuta con la passione e crocifissione ed inequivocabilmente rivelata con la sua risurrezione dai morti".
"Non vanno tuttavia trascurati - ha suggerito Muller ancora citando i contenuti del volume - anche altri fattori di natura interna alla Chiesa. Joseph Ratzinger, come mostrano i suoi primi interventi, aveva acutamente presagito le scosse che con impeto sempre crescente preannunciavano il terremoto: in primo luogo l'apertura all'esegesi protestante negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento".
"Spesso da parte cattolica non ci si rese affatto conto delle sistematiche premesse poste dalla Riforma alla base dell'esegesi. Fu cosi' che la pesante critica del sacerdozio consacrato, apparentemente non motivabile biblicamente, investi' la Chiesa cattolica (e ortodossa)", ha ammesso in proposito l'arcivescovo di Ratisbona ricordando che "il sacerdozio sacramentale strettamente riferito al sacrificio eucaristico, come era stato affermato dal Concilio Tridentino, sembrava a prima vista non aver alcun riscontro nella Bibbia, ne' sotto il profilo terminologico, ne' per quanto concerne le particolari prerogative del sacerdote nei confronti dei laici, specialmente il mandato della consacrazione".
"La critica radicale del culto, e quindi il vagheggiato superamento di un sacerdozio che limitava a se stesso la rivendicata funzione di intermediario, sembrava - cioe' - togliere terreno ad un mediatorato sacerdotale nella Chiesa.
Con la critica protestante nei confronti di un sacerdozio sacramentale che metterebbe in questione l'unicita' del sommo sacerdozio di Cristo (secondo la lettera agli Ebrei) e relegherebbe ai margini il generale sacerdozio dei credenti, si alleava infine il moderno concetto di autonomia, che guardava con sospetto ad ogni esercizio di autorita'".
Di fatto, ha attecchito poi in certa cultura contemporanea "l'osservazione che, dal punto di vista della sociologia della religione, Cristo non era un ministro di culto e quindi, in termini anacronistici, era un laico", con l'idea di una "impropria" trasformazione, prodottasi nella Chiesa primitiva a partire dal terzo secolo, dei funzionari comunali ricorrenti nella Bibbia in una nuova classe di ministri di culto".
Da parte sua, pero', ha concluso Mueller, "Joseph Ratzinger analizza criticamente la critica storica improntata alla teologia protestante, operando una distinzione tra le premesse filosofiche e teologiche e le metodiche storiche.
In questo modo e' in grado di dimostrare come, con le cognizioni dell'esegesi biblica moderna ed una puntuale analisi dello sviluppo storico dei dogmi, si possa fondatamente giungere agli enunciati dogmatici" ed oggi "la teologia cattolica puo' recepire la confutazione di una concezione di sacerdote, se questo sacerdote fosse inteso come mediatore in senso autonomo o anche solo complementare accanto o oltre il Cristo.
Per questa ragione anche l'obiezione di Martin Lutero non tange tuttavia la dottrina, vincolante sotto il profilo dogmatico, del sacerdozio sacramentale.
Il Concilio Tridentino, nel suo decreto sul sacramento dell'Ordine, si limito' a respingere le contestazioni del primo riformatore, rinunciando peraltro all'esposizione di un approccio teologico complessivo. Nei sovente trascurati decreti di riforma, tuttavia, come mette in rilievo Joseph Ratzinger, acquista risalto la concezione biblica del sacerdote come servitore della Parola e dei Sacramenti, nonche' pastore e padre spirituale dei fedeli".

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