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I libri che parlano di lui...

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Il Borgo, il quartiere dei gatti di Ratzinger



Curioso libro di Paolo Mosca su storie e personaggi del rione medievale addossato al Vaticano

Maria Pia Forte

Alla «grattachecca» di Maria Moscaroli non ha resistito nemmeno Madre Teresa, che con le sue suore si è gustata, al chiosco in via di Porta Cavalleggeri, un bicchierone di ghiaccio tritato innaffiato di sciroppo al cocco. E nella tintoria di Borgo Pio le guardie svizzere fanno lavare le loro festose divise disegnate da Michelangelo.
Anche le suore che lavorano in Vaticano o nella Casa del clero arrivano nella «Tintoria Borgo» cariche di abiti di preti, vescovi, cardinali e persino del Papa; alcuni cardinali, invece, vengono di persona e si fermano a fare due chiacchiere coi proprietari: faceva così Tarcisio Bertone prima di diventare segretario di Stato. «Questo è il centro della cristianità», dice con orgoglio il signor Stefano, che descrive il piacere che prova quando gli danno da rinfrescare gli indumenti di pontefici di due o tre secoli fa; e ogni volta che va in Vaticano per fare i conti gli pare di respirare «un po' d'aria di paradiso».
Borgo, l'antica Città Leonina, è un rione di Roma tutto speciale. Addossato al «Passetto», il corridoio coperto che da un millennio collega il Vaticano a Castel Sant'Angelo, è ciò che resta della «Spina di Borgo» in gran parte demolita negli anni Trenta per far posto a via della Conciliazione. Questo sopravvissuto villaggio medievale che adegua il suo battito cardiaco a quello del Vaticano ha ispirato allo scrittore Paolo Mosca l'insolito e sorridente volume Il ciabattino del Papa e altre storie. I piccoli miracoli di piazza San Pietro (Edizioni San Paolo, 318 pagine, 17 euro).
Per Borgo passano frotte di persone dirette a San Pietro e ai Musei Vaticani, ma nessuno sospetta che ospiti una umanità unica al mondo. Per questo Paolo Mosca ha voluto parlarne: «A forza di percorrere i suoi vicoli andando all'Angelus del Papa la domenica - mi dice - mi è venuta voglia di scoprire chi fossero le persone che ci vivono e che cosa provino a vivere tanto vicini al Santo Padre».

Com'è riuscito, secondo lei, quest'angolo di Roma a non perdere la sua genuinità, a differenza di quanto è accaduto a quasi tutti i centri storici delle maggiori città?

«La fedeltà e la semplicità di sacerdoti, suore e persino alti prelati che ancora preferiscono servirsi nei negozi vicini a casa sono stati fondamentali per la sopravvivenza di artigiani e commercianti di Borgo, mentre in altre zone del centro di Roma piccole botteghe e laboratori sono stati sostituiti da bar, pub, ristorantini o boutique di moda».

Si può dire che Borgo sia anello di congiunzione tra lo Stato del Vaticano e il resto di Roma, anzi del globo intero?

«Sì, anche se è un anello di congiunzione estremamente discreto. Nelle mie chiacchierate con i "borghiciani" ho sempre trovato tanto pudore nel raccontare gli episodi legati agli abitanti di Città del Vaticano. Quasi un atteggiamento di protezione».

Come vedono queste persone i pontefici, di cui seguono da vicino, giorno dopo giorno, le vicende?

«Li considerano un po' i loro padri. A papa Benedetto XVI, poi, che prima di salire al soglio pontificio è stato per molti anni "uno di loro" in quanto abitante di Borgo, vogliono molto bene.
Lo ammirano per la discrezione e il rispetto con cui si è sempre comportato. Su di lui hanno centinaia di aneddoti da raccontare, come il fabbro di via del Falco che incrociandolo ogni mattina alle 8,30 in punto sotto l'obelisco di piazza San Pietro ne riceveva un sorriso; o come il proprietario della "Cantina Tirolese", a cento metri dal portone vaticano di Sant'Anna, che ricorda come per venticinque anni il vescovo, poi arcivescovo e quindi cardinale Ratzinger si sia seduto almeno una volta alla settimana al tavolo 4 del suo locale, dove si servono ottimi gulasch e zuppe di verze e cipolla. O l'orologiaio di Borgo Pio, che fin da ragazzo ha lavorato per i pontefici e che il giorno dopo l'elezione di Ratzinger ha dovuto sostituire il cinturino nero del suo orologio con uno bianco. Mentre Francesca, nel suo emporio per gli animali a via Porta Castello, è fiera di aver nutrito con i suoi mangimi anche i cinque gatti del cardinale Ratzinger...».

© Copyright Eco di Bergamo, 30 giugno 2009


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