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I libri che parlano di lui...

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La Lev pubblica il volume con le catechesi del Papa sui Dottori della Chiesa

La Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato l’ultimo volume che raccoglie le recenti catechesi di Benedetto XVI sui Dottori della Chiesa. Si tratta dell’11.mo capitolo di quella “biblioteca” che da diversi anni, durante le udienze generali del mercoledì, il Papa è andato componendo a partire dagli Apostoli, passando per i Padri della Chiesa, fino ai maestri e scrittori – uomini e donne – del Medioevo. Un itinerario che ora si aggiorna con i protagonisti delle catechesi tenute nei primi mesi di quest’anno, che hanno per protagonisti alcune delle massime figure del cristianesimo del 16.mo e del 17.mo secolo. Alessandro De Carolis ne ricorda alcune in questo servizio:

L’unica Santa più vicina ai nostri giorni, con la quale Benedetto XVI chiude il 6 aprile scorso la sua personale “galleria” dedicata ai Dottori della Chiesa, è Teresa di Lisieux, vissuta alla fine dell’Ottocento. Gli altri sono tutti contemporanei fra loro o quasi, ma di un’epoca antecedente di due o trecento anni. Un’epoca difficile per la Chiesa, quella della Riforma luterana e della stagione del Concilio di Trento, segnata dalla dolorosa frattura tra cattolici e protestanti. Tra febbraio e aprile di quest’anno, Benedetto XVI traccia i profili dei “grandi” che attraversano questa fase: Teresa d’Avila, S. Giovanni della Croce, San Francesco di Sales, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Ma ci sono anche tre figure, forse meno conosciute rispetto a quelle citate, unite da un “filo rosso” che si potrebbe sintetizzare così: in un periodo in cui – per effetto della Riforma protestante – si registra spesso il sopravvento, come dice il Papa, della “retorica dell’ira”, tre Dottori della Chiesa si distinguono per l’intelligenza della fede e, in particolare, per il coraggio della mitezza.

All’inizio di febbraio, Benedetto XVI parla di San Pietro Canisio, un gesuita olandese che nella seconda metà del Cinquecento porta il messaggio di Cristo nel cuore del protestantesimo, la Germania, con un ben preciso stile:

“In un momento storico di forti contrasti confessionali, evitava - questa era una cosa straordinaria - l’asprezza e la retorica dell’ira - cosa rara a quei tempi nelle discussioni tra cristiani, dall’una e dall’altra parte - e mirava soltanto alla presentazione delle radici spirituali e alla rivitalizzazione dell’intero corpo della Chiesa”. (Udienza generale, 9 febbraio 2011)

Pietro Canisio parla alla gente con semplice schiettezza, mettendo in evidenza l’importanza della preghiera quotidiana, della Messa domenicale, cioè di una vita cristiana che fa di Gesù il proprio cuore. Non diversamente si muove, nella sua predicazione, San Roberto Bellarmino, di vent’anni più giovane, che arriverà alla porpora cardinalizia senza mai patire un distacco comunicativo dai fedeli della sua diocesi, ai quali racconta sempre, afferma il Papa, “dell’immensa bontà di Dio”:

“Egli evita ogni taglio polemico e aggressivo nei confronti delle idee della Riforma, ma utilizzando gli argomenti della ragione e della Tradizione della Chiesa, illustra in modo chiaro ed efficace la dottrina cattolica (…) La sua predicazione e le sue catechesi presentano quel medesimo carattere di essenzialità che aveva appreso dall’educazione ignaziana, tutta rivolta a concentrare le forze dell’anima sul Signore Gesù intensamente conosciuto, amato e imitato”. (Udienza generale, 23 febbraio 2011)

Nel 1602, anno in cui il cardinale Bellarmino diventa arcivescovo di Capua, all’interno dell’Ordine francescano dei Cappuccini viene eletto ministro generale un altro futuro Santo, Lorenzo da Brindisi. Anche costui, rammenta Benedetto XVI, si rivela un vero “uomo di pace”. La pacatezza dei modi e delle parole lo rende amabile e soprattutto rende efficace il richiamo che rivolge ai cristiani: la “coerenza” della vita “con la fede professata”. La forza di San Lorenzo da Brindisi, afferma il Papa, nasce da una preghiera intensa e coltivata. E questo, soggiunge, lo rende immune dal rischio dell’“attivismo” dal quale devono guardarsi i cristiani contemporanei, non esclusi i sacerdoti:

“Anche oggi la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano”. (Udienza generale, 23 marzo 2011)

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