05/12/2009 14:04 |
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Il Papa è nelle classifiche dei più influenti al mondo
PRIMO PIANO
Di Andrea Bevilacqua
vaticaneide - È al 17° posto nella graduatoria redatta dalla rivista foreign policy
Cresce rapidissimamente la sua immagine di innovatore che prima gli veniva negata
La prestigiosa rivista americana di politica internazionale e di area democratica Foreign Policy ha pubblicato l'elenco dei cento pensatori più influenti del pianeta. A sorpresa, diciassettesimo è arrivato Benedetto XVI, scavalcato in classifica da Ben Bernanke, Barack Obama, Zahra Rahnavard, Nouriel Rubini, Rajendra Pachauri, Bill Clinton, Cass Sunstein and Richard Thaler, David Petraeus, Zhou Xiaochuan, Sayyid Imam al-Sharif, Fernando Henrique Cardoso, Bill Gates, Dick Cheney, Larry Summers, Martin Wolf, Mohamed El-Erian. Dopo il Papa, Richard Dawkins e altre 81 personalità.
Ma, più che il dicissettesimo posto, a stupire sono due cose: anzitutto che il Papa è entrato in classifica e in secondo luogo la motivazione per la quale lo stesso Pontefice è stato votato.
Un anno fa Benedetto XVI rimase fuori dalla top 100. La cosa suscitò diverse polemiche anche perché vi entrarono doversi esponenti di altre religioni giudicati più influenti. Tra questi il mistico turco Fethullah Gülen.
Ma quest'anno le cose sono andate diversamente. E il motivo del voto dato al Papa è del tutto particolare: in sostanza, Ratzinger ha ribaltato il giudizio che i più avevano di lui: era ritenuto da tutti un «God Rotweiler» per avere più volte «purgato i liberali riformisti», così scrive l'autorevole rivista americana, insomma per aver promosso, da custode della dottrina delle fede negli anni in cui era prefetto dell'ex Sant'Uffizio sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, una strenua difesa della dottrina delle fede contro le derive moderniste, riformatrici e liberali.
Per il Foreign Policy le cose non stanno più così. Per chi l'ha votato oggi Benedetto XVI è un'altra persona. Papa Ratzinger, in questi primi anni di pontificato, ha dimostrato anche altre cose: in particolare è stato in grado di portare la chiesa verso la modernità. Di aprirla alla modernità. E che le cose stiano andando in questa direzione lo dimostra anzitutto l'inattesa apertura verso gli anglicani. Il Papa ha mostrato concessioni (ad esempio sul celibato sacerdotale) prima impensabili.
Poi vengono altre azioni significative del Pontefice: il Papa ha scritto un'enciclica lungimirante circa la crisi economica e i rapporti tra economie e globalizzazione e, insieme, ha usato parole importanti circa l'ambiente e il pericolo dei cambiamenti climatici.
Nel 2008 il Papa era stato escluso da un'altra importante classifica, quella compilata da Time e anch'essa dedicata ai cento personaggi più influenti del pianeta. Invece di lui furono altri personaggi a entra in classifica, tra questi il Dalai Lama e il Patriarca ortodosso Bartolomeo I. Il Vaticano non commentò la cosa e probabilmente non lo farà ora, a classifica del Foreign Policy divulgata.
Infatti, non è sempre possibile conoscere i criteri per i quali si entra o si esce da classifiche siffatte. Oggi, comunque, oltre Tevere si godono il risultato del Foreign Policy sperando che in futuro sempre di più si riconoscano le doti di Benedetto XVI.
© Copyright Italia Oggi, 5 dicembre 2009
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