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I lefebvriani

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2013 22:40
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08/07/2012 17:35
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8/07/2012

I Lefebvriani, infine, decideranno?

Da domani si riunirà nel quartiere generale di Econe, in Svizzera, il capitolo generale della Fraternità di San Pio X

REDAZIONE
ROMA


La riunione dei vertici degli ultratradizionalisti durerà fino al 14 luglio. Si tratta di un incontro che si annuncia delicato e pieno di incognite, infatti il gruppo dovrà dare una risposta definitiva all’offerta di accordo proveniente da Roma per tornare a far parte della Chiesa cattolica.

I lefebvriani sono divisi, in particolare si registra una spaccatura fra il Superiore generale della Fraternità, monsignor Bernard Fellay - disposto a una mediazione con la Santa Sede - e gli altri tre vescovi ordinati da monsignor Marcel Lefebvre e successivamente scomunicati da Giovanni Paolo II e dall’allora cardinale Joseph Ratzinger: Alfonso de Galarreta, Richard Williamson e Tissier de Mallerais. Poi Benedetto XVI, con un gesto di apertura al gruppo, all’inizio del 2009 aveva revocato la scomunica, tuttavia la Fraternità non si può tuttora considerare in comunione con la Chiesa di Roma.


Il negoziato fra Vaticano e lefebvriani è andato avanti in questi ultimi anni fra alti e basi, poi dal settembre del 2011 c’è stata un’importante accelerazione. Da parte della Santa Sede è stata avanzata la proposta di un preambolo dottrinale che il gruppo guidato da Fellay avrebbe dovuto sottoscrivere. Quindi, da parte sua, il Vaticano avrebbe riconosciuto alla Fraternità la figura istituzionale e canonica di Prelatura personale, cioè una diocesi senza territorio che risponde direttamente al Papa e gode di ampia autonomia.

Un’offerta assai importante, che però si è scontrata con le resistenze del gruppo ad accettare il Concilio Vaticano II, i principi della libertà religiosa, del dialogo fra le fedi, del riconoscimento del popolo ebraico, dell’accettazione della pluralità cultura e spirituale del mondo, della laicità moderna.

Il preambolo dottrinale che è stato sottoposto a settembre a monsignor Fellay dalla Congregazione per la dottrina della fede su indicazione di Benedetto XVI, è stato modificato dai lefebvriani in modo giudicato negativo e irricevibile dal Vaticano.

A quel punto il Papa ha chiesto alla Fraternità di procedere rapidamente alla stesura di una nuova risposta. Così lo stesso Fellay con i suo collaboratori ha elaborato un nuovo testo che era stato valutato come «un passo avanti nella direzione giusta» dalla Santa Sede. Tuttavia lo scorso 13 giugno la Santa Sede ha consegnato - attraverso l’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale americano William Levada - le ulteriori osservazioni del Pontefice alla Fraternità, cioè ulteriori aggiustamenti e precisazioni sulle questioni più delicate e discusse.

Quest’ultima risposta del Vaticano è stata valutata negativamente dallo stesso Fellay e dagli altri vescovi. «I negoziati - ha detto il Superiore della Fraternità - sono giunti a un punto morto, il nuovo testo del Vaticano rappresenta un ritorno al punto di partenza». Tutto da rifare, insomma. Ma il tempo a questo punto stringe, Benedetto XVI non è disposto ad attendere all’infinito.


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