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Benedetto XVI ai vescovi iracheni: fate valere presso le autorità i diritti umani e civili dei cristiani perché cessino le violenze contro di loro


Le autorità irachene difendano i diritti umani e civili dei cristiani in Iraq. E’ l’appello che Benedetto XVI ha lanciato durante l’udienza concessa questa mattina ai vescovi del Paese mediorientale, ricevuti durante la loro visita ad Limina. Il Papa ha ricordato in particolare la violenza che in più occasioni ha insanguinato la Chiesa irachena, ricordando che “il sangue dei martiri è una potente intercessione presso Dio”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La stola di mons. Ragheed Aziz Ganni, trucidato a Mosul il 3 giugno 2007 con tre diaconi dopo aver celebrato Messa. La casula di mons. Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mosul trovato morto il 13 marzo 2008 dopo essere stato sequestrato 14 giorni prima. Ha commosso il Papa il dono dei paramenti liturgici appartenuti alle due vittime fattogli dai vescovi del Patriarcato caldeo. “Questo dono - ha detto nel riceverli - parla del loro supremo amore per Cristo e per la Chiesa”. Benedetto XVI ha mostrato grande attenzione e preoccupazione per la sorte delle comunità cattoliche dell’Iraq. Il ricordo di quelli che ha definito “martiri” si è accompagnato a una rinnovata richiesta di protezione per quei cristiani che invece vivono un’esistenza segnata da violenza e da una crescente emarginazione sociale:

“Je salue leur courage…
Saluto il loro coraggio e la perseveranza di fronte alle prove e alle minacce delle quali sono oggetto, in particolare in Iraq. La testimonianza che danno del Vangelo è un segno eloquente della vitalità della loro fede e della forza della loro speranza. Vi esorto a sostenere i fedeli a superare le difficoltà attuali e a far valere la loro presenza - appellandomi in particolare alle autorità responsabili per il riconoscimento dei loro diritti umani e civili - e li incoraggio ad amare la terra dei loro antenati, alla quale sono profondamente legati”.

I cristiani che vivono in Iraq, aveva ribadito poco prima il Pontefice, “sono cittadini a pieno titolo con diritti e doveri di tutti, senza distinzione di religione. Vorrei dare il mio sostegno agli sforzi di comprensione e di buone relazioni che avete scelto come strada comune per vivere sulla medesima terra che è sacra per tutti”. Parole cariche di intensità, dilatate in un richiamo alla pace che da troppo tempo manca nel Paese del Golfo:

“Je prie Dieu pour que…
Chiedo a Dio che uomini e donne di pace in questa regione amata mettano in comune le loro forze per porre fine alla violenza e consentire a tutti di vivere in sicurezza e nella comprensione reciproca!”.

Benedetto XVI si è rifatto alle antichissime radici cristiane della Chiesa caldea per ricordare che nella sua storia essa “ha sempre svolto un ruolo attivo e fecondo nella vita” delle nazioni nelle quali è presente. E oggi che “occupa un posto importante tra le varie componenti del vostro Paese”, la Chiesa caldea - ha insistito il Papa - “deve continuare questa missione al servizio del loro sviluppo umano e spirituale”. Le indicazioni del Pontefice per raggiungere questo obiettivo hanno riguardato tanto la promozione di “un elevato livello culturale dei fedeli, soprattutto giovani”, quanto una “adeguata formazione nei vari campi della conoscenza, sia religiosi e secolari”. Curate, ha aggiunto fra l’altro, l’unità episcopale in seno alla vostra Assemblea sinodale, la liturgia in base agli orientamenti del Vaticano II, i cristiani della diaspora, i rapporti ecumenici. E ancora, aspetto fondamentale, la solidarietà:

“Est-il important de développer…
E’ importante mettere a punto le opere di carità, in modo che il maggior numero di fedeli sia impegnato a servire i più poveri. So che in Iraq, nonostante i terribili momenti che ha attraversato e ancora vive, si sono sviluppate piccole opere di straordinaria carità, che fanno onore a Dio, la Chiesa e il popolo iracheno”.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=665&set...

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