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Ultimo Aggiornamento: 19/10/2015 04:06
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20/01/2009 22:28
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Accordo tra la Santa Sede e il più importante motore di ricerca a livello mondiale
Definitivo imprimatur ai nuovi media, 14 anni dopo la prima trasmissione via web


nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

I gesuiti hanno appena promosso «Facebook», perché anche lì si può esprimere la fede, nonostante che qualcuno avesse messo in rete un falso profilo del segretario del Papa, monsignor Georg Gänswein, senza che lui ne sapesse nulla. Ha scritto padre Antonio Spadaro sulla Civiltà Cattolica: «In fondo incarna un'utopia, quella di stare sempre vicino alle persone a cui teniamo e di conoscerne altre che siano compatibili con noi».
È anche il senso del messaggio di Benedetto XVI per la prossima giornata per le comunicazioni sociali: «Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo e di amicizia». Verrà presentato la settimana prossima e alla conferenza stampa parteciperà anche Henrique de Castro, direttore «Media Solution», cioè le opportunità per i media, di Google, il più potente e importante motore di ricerca mondiale, con il quale la Santa Sede e precisamente la Radio Vaticana e il Centro televisivo vaticano hanno appena firmato un accordo per sbarcare su un canale speciale di YouTube, nel quale reperire filmati, foto, informazioni e materiali prodotti sul Papa e l'attività del Vaticano.
È l'imprimatur definitivo della Chiesa alle nuove tecnologie, esattamente 14 anni dopo la prima trasmissione diretta via web dalla Santa Sede: la benedizione «Urbi et orbi» di Natale da piazza san Pietro di Giovanni Paolo II. In pratica si tratta della televisione via web vaticana, affaccio sulla frontiera dei nuovi media, ulteriore strumento di comunicazione accanto all'Osservatore Romano e alla Radio Vaticana e al sito web www.vatican.va. Oggi Google offre circa 120 milioni di pagine di risultati con le parole chiave «Papa» e «Vaticano» e oltre un milione con la chiave «Joseph Ratzinger».
Al primo posto tra i siti più cliccati c'è la voce «Benedetto XVI» su Wikipedia, l'enciclopedia libera della rete, seguita dal sito «ratzinger.it», curato da un gruppo di «amici» del Papa, che mette in rete documenti, interventi a conferenze, interviste di Ratzinger dal 1982, con una selezione anche di quanto aveva detto e scritto prima di diventare prefetto della Congregazione per la Dottrina delle fede e Papa, per un totale di quasi due milioni e mezzo di pagine visitate.
Otto anni fa fu Giovanni Paolo II a distribuire esclusivamente via internet per la prima volta un suo documento, l'Esortazione post-sinodale «Ecclesia in Oceania».
Con Wojyla furono inviati anche per la prima volta sms con pensieri del Papa e l'esperienza è stata ripetuta l'anno scorso a Sidney con Benedetto XVI, il quale mandò ad ogni giovane che partecipava alla Gmg un messaggio al giorno. D'altra parte il web può essere considerato «l'agorà» del Terzo Millennio e ormai la Chiesa, le associazioni, i movimenti, le parrocchie, le diocesi, le congregazioni religiose sono presenti in forza in un aeropago, che se San Paolo dovesse predicare oggi utilizzerebbe senza alcuna paura. In Italia i siti cattolici sono passati dai 247 di dieci anni fa ad oltre 12 mila. E domani comincia a Roma un convegno dal titolo «Chiesa in rete 2.0», che la Cei dedica alla approfondimento delle opportunità pastorali di Internet.
Da alcuni anni i webmaster cattolici si sono riuniti un'associazione che si chiama Weca e molti vescovi, cardinali, parroci e conventi hanno profili su Facebook e postano filmati su YouTube. In questi giorni gira sulla rete un video delle carmelitane di clausura di San José de Ecija in Spagna nel quale le suore spiegano come occupare la mente «soltanto con Dio».
Su Facebook ci sono il cardinale di Napoli Crescenzo Sepe, gruppi di gesuiti, francescani, salesiani, profili di rettori di collegi e di conventi. Molti vescovi e sacerdoti «chattano» con i propri fedeli, partecipano a forum collettivi e hanno propri blog aperti alla discussione.

© Copyright Eco di Bergamo, 18 gennaio 2009



Prete e musicista: il Papa ha ricordato la duplice vocazione del fratello. «Inno alla bellezza di Dio, aiuto nei momenti oscuri»

DA ROMA

GIANNI SANTAMARIA

Un «canto di gioia sulla bellezza di Dio» ha accompagnato anche i «tanti momenti oscuri» della vita di monsignor Georg Ratzinger. Una vita dedicata alla musica e alla liturgia che è arrivata a 85 anni.
E per fare gli auguri al fratello, Papa Ratzinger ha ripercorso – nella suggestiva cornice della Cappella Sistina – alcune delle tappe più significative dell’esistenza umana e sacerdotale da loro vissuta.
Uno spartito che Benedetto XVI ha dipanato prendendo la parola, alternando il tedesco e l’italiano, al termine del concerto con il quale è stato celebrato il compleanno, caduto il 15 gennaio.
«Quando sei venuto al mondo – ha ricordato Benedetto XVI alla presenza di Georg – i nostri genitori avevano perso tutto per l’inflazione», c’erano «la crisi economica mondiale, la guerra, la cattività».
Poi ognuno, ha aggiunto, ha preso il suo cammino, irto di difficoltà, accompagnati, però, dal sostegno di Dio. Per il fratello maggiore si è subito manifestata la «doppia vocazione alla musica e al sacerdozio», ha sottolineato il minore. Vocazione condivisa dal Papa , che come è noto è anche lui amante e praticante della settima musa.
Nella Sistina sono risuonate proprio le note di un compositore amatissimo dai due fratelli bavaresi: la «Grande Messa in do minore» di Wolfgang Amadeus Mozart. «Magnifica e profonda composizione sacra del grande figlio della città di Salisburgo», l’ha definita Benedetto XVI. Sarebbe stata composta da Mozart per ringraziare Dio per il matrimonio. Dunque, ha rimarcato Papa Ratzinger, esprime gioia, non «qualcosa di superficiale, ma un grazie che fa vedere tutta la profondità della sua ricerca del Dio misericordioso».
«Quante volte dopo la Seconda guerra mondiale siamo andati a Salisburgo per sentire questa Messa nel duomo», ha poi rievocato rivolto a Georg. Sin dal lontano 1941. Sotto le volte affrescate dal Buonarroti, arte visiva e arte musicale, dunque, si sono unite per l’evento in onore del fratello del Papa , che nei giorni scorsi aveva spento le candeline a Roma in modo riservato, come è nel suo stile. Ma a questo omaggio non si è potuto sottrarre.
Ad eseguire l’opera sacra, infatti, c’erano i suoi Regensburger Domspatzen, il coro di voci bianche della cattedrale di Ratisbona, il più antico e famoso del mondo. Una vera e propria scuola di musica e di fede, la cui fondazione risale addirittura al 975 e che il festeggiato ha diretto dal 1964 al 1994. Ad accompagnare coro e solisti – i soprani Simona Saturova e Stella Doufexis, il tenore Robert Buckland – l’orchestra barocca Orfeo.
A dirigere c’era il successore di Ratzinger come Maestro di cappella del duomo, Roland Büchner. A tutti il grazie del Papa , che ha invitato a pregare «perché il Signore conceda altri anni di vita a mio fratello per dedicarsi alla musica e soprattutto al sacerdozio, per donare felicità agli uomini».
Prima dell’esecuzione, il vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Müller, aveva annunciato la nomina di monsignor Georg a canonico onorario del duomo, come segno di riconoscenza per la fedeltà alla cattedrale e al suo coro giovanile (i cui membri ancora oggi lo circondano di affetto e lo aiutano in piccole pratiche quotidiane come la lettura della corrispondenza).
«La musica sacra», ha spiegato il vescovo e teologo di fama internazionale, non è qualcosa di effimero, ma un «sintonizzarsi sulla liturgia celeste, di cui la liturgia sacramentale della nostra Chiesa è immagine». Proprio a «questo servizio di introduzione degli uomini nella comunione del Dio trinitario» il fratello del Papa ha dedicato la «grande e ammirevole opera di una vita».
Infine, anche un’onorificenza italiana per il monsignore tedesco, la Gran Croce della Repubblica, che gli è stata consegnata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta.

© Copyright Avvenire, 18 gennaio 2009

Papa Ratzi Superstar









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