02/01/2014 14:04 |
|
| | | OFFLINE | Post: 27.550 Post: 14.178 | Registrato il: 17/06/2005 Registrato il: 18/01/2009 | Administratore Unico | Utente Gold | |
|
Da "Ilpapaemerito.blogspot.it"
Il "perché" di una rinuncia
Mercoledì 1 gennaio 2014
L'altra sera ero a cena da un mio carissimo amico e, come il nostro solito, fra una portata e l'altra, discutevamo di accadimenti ecclesiali. Ad un certo punto, questo mio amico, pensoso, esclama: "Come mai papa Benedetto si è dimesso? Io quel gesto non l'ho ancora capito. Sembra quasi uno scendere dalla croce. Giovanni Paolo II non mollò neanche quando non era più capace di parlare...". Controbatto subito io: "Grande coraggio quello di Giovanni Paolo II, ma in che situazione ci ha lasciati? Le nomine, gli spostamenti delle cariche erano ormai tutti decisi dai suoi "collaboratori". E che nomine!". Risponde il mio amico: "Ma se uno confida nello Spirito Santo sa che è proprio Lui che guida la Chiesa e non gli uomini". Belle parole! Ma i fatti? Lo Spirito agisce se l'uomo ha la buona volontà di agire, e sappiamo come andò a finire... Giovanni Paolo II morì e gli succedette Joseph Ratzinger che si ritrovò dentro quel marasma di nomine e in quel covo di serpi più arzille che mai. Il resto è sotto gli occhi di tutti...
Poi pensai: "Forse Benedetto non voleva che la situazione della Chiesa precipitasse come in quegli anni prima del 2005!". All'istante il mio amico mi fermò: "ma Benedetto aveva intorno collaboratori da lui scelti". E' vero, quelli che stavano intorno al Papa erano suoi stretti collaboratori. Allora perché la rinuncia? E' stata forse colpa della curia incapace e inefficiente? O è stata colpa dello stesso Benedetto che, appreso il fallimento delle sue scelte, quasi per stanchezza morale ha deciso di lasciare tutto? Io non credo a nessuna delle due ipotesi. E a dir la verità io ancora non ho capito il perché di quella rinuncia; e non prendiamoci in giro: nessuno di noi ha capito fino in fondo quel gesto. E non lo abbiamo capito perché siamo umani. Cosa voglio dire? Io credo fermamente che Benedetto XVI sia un santo del nostro tempo e credo che la sua amicizia con Cristo sia estremamente forte, quasi come faccia a faccia. Prima che con noi, Benedetto avrà parlato della rinuncia a Lui e Lui gli avrà dato conferma. Non mi fraintendete: sicuramente non ci saranno state visioni o apparizioni quotidiane ma tutto è maturato nella preghiera incessante.
A quali conclusioni voglio arrivare? Il perché di quella rinuncia è un "mistero" che non potremo mai afferrare pienamente e sfido chiunque a farlo. Quando Dio agisce nella storia, l'uomo si sente disorientato, incredulo, confuso e così ci siamo sentiti dopo quell'undici Febbraio. Sì, Dio ha agito attraverso Benedetto ma non per far spazio alla "nuova primavera" di papa Francesco (queste sono baggianate da cristiani sentimentali e superficialmente "adulti"). Ha agito per comunicarci qualcosa e guai a noi se tentassimo una frettolosa lettura dei disegni del Signore. Ci vuole calma, tempo e pazienza come altrettanta pazienza ci vorrà per riprenderci dal "colpo" di aver perso una persona cara come quella del nostro Papa emerito.
E' a lui, che voglio dedicare questo umile blog, perché il suo altissimo e luminoso Magistero risplenda ancora e sia segno di "contraddizione" per molti. Con una cosa non sono d'accordo con Benedetto: quando lui dice che non scende dalla croce ma rimane presso di essa in modo nuovo. Non è vero, caro Benedetto: tu puoi dire come San Paolo: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me".
http://ilpapaemerito.blogspot.it/2014/01/il-perche-di-una-rinuncia.html
|
|
|
|
|